Attualità
Nicola Dutto: "Vittorie? Continuo a correre fino a che mi diverto"
A tu per tu con il motociclista, reduce dal terzo posto alla Baja Aragon corsa assieme ai normodotati: "Mi mancava gareggiare, ho dimostrato di essere competitivo"
Nicola Dutto ci ha abituati a una nuova normalità. Facile dare per scontati i suoi risultati in gara, ottenuti competendo con colleghi normodotati. Ma i suoi piazzamenti hanno sempre i connotati dell'impresa, se consideriamo che siamo al cospetto di un endurista che ha perso l'uso delle gambe.
Dutto, alla Baja Aragon ha conquistato il terzo posto tra i Veteran e il 32° assoluto.
"Al di là del risultato, sono davvero soddisfatto della mia prova. La Baja dal 2014 si corre a Teruel, su un percorso montagnoso, con curve e controcurve, su pietre smosse dal passaggio delle auto. Questo rende il percorso molto enduristico, tecnico e difficile da affrontare. Sono caduto una sola volta, per una mia distrazione, e anche questa è stata una bella conquista".
Lei non gareggiava dalla Africa Eco Race del 2020. Com'è stato ritornare a competere?
"Non avevo grosse aspettative alla vigilia, e forse ho conseguito un ottimo risultato proprio perché ho gareggiato senza pressioni particolari. Certo, alla vigilia avevo qualche dubbio sulla mia tenuta in gara, ma ho dimostrato coi fatti di essere ancora competitivo".
Come si è preparato per la Baja?
"Con tantissimo allenamento, a dire il vero più sulla handbike adattata all'off-road che sulla moto, e con tanta palestra. Nell'anno della pandemia ho proseguito col mio programma, solo non ho avuto l'obiettivo finale delle gare. Adesso però si torna a fare sul serio".
In cosa si sente migliorato?
"E'indubbio che, gareggiando coi piloti normodotati, devo dare sempre più del massimo. Cadere nell'enduro è all'ordine del giorno. Io devo cercare di evitare il più possibile le cadute. Sono molto migliorato sul fronte dell'equilibrio, sulla mia KTM ormai sono meglio di un trialista anche da fermo (ride; ndr)".
Programmi per il 2021?
"Punto a correre in autunno alla Baja 1000 e a fare l'Hispania Rally a ottobre: sono 5 giorni di gara con 1500 chilometri di prove speciali, roba tosta. Mi piacerebbe anche correre la Ensenada-La Paz nel percorso in linea, ma non si sa se quest'anno gli organizzatori riusciranno a farla disputare. Infine a marzo tornerò all'Africa Eco Race".
Ragiona sul lungo termine. Dove vuole arrivare?
"Finché mi divertirò, continuerò a correre. Davanti al crono non conta l'età ma la testa, e io corro sempre per dare il massimo. E oltre alle moto mi piacerebbe ritornare a correre sulle 4 ruote, a livello competitivo. Sui quad le differenze coi normodotati sono prativsmente annullate, grazie al cambio automatico".
Il motociclismo sportivo e la disabilità hanno trovato un punto d'incontro sulle piste di velocità, dove si corrono gare autorizzate dalla FMI. Per l'enduro ci sono ancora molti scogli.
"Il fatto è che i piloti disabili sono pochissimi e non riescono a ottenere una licenza agonistica. Io stesso corro con una licenza spagnola.Sono convinto che bisogna incentivare il para-motociclismo e gli sport motoristici, si tratta di continuare ad abbattere barriere culturali e pregiudizi".
Intanto lei coltiva con amore un suo figlioccio sportivo.
"Esatto, lui si chiama Lorenzo Lodola e fa 18 anni ad agosto. E' rimasto paralizzato dopo un incidente in downhill. Da mesi si allena nel mio paese (Beinette, in Piemonte), l'ho portato anche alla Baja Aragon. Ha una grande testa, è determinato e può fare strada nel motorsport: proverà a correre coi quad e forse con le moto, questo sarà lui a deciderlo. Ecco, se un giorno passerò il testimone a qualcuno, quel qualcuno sarà Lorenzo".
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