Patenti: come scongiurare il rincaro

L’introduzione dell’Iva al 22% sulle patenti e il recupero retroattivo dell’imposta sugli ultimi cinque anni (decisi dall’Agenzia delle Entrate il 2 settembre scorso per adeguarsi a una sentenza della Corte di Giustizia europea) renderà ancora più oneroso il conseguimento dell’esame di guida.

Sulla seconda questione il viceministro all’Economia Antonio Misiani (PD) si è impegnato pubblicamente a far sì che le scuole non debbano farsi carico di tutta l’Iva arretrata sui 3,8 milioni di patenti conseguite dal 2014 e dal 2018. Anche se, come segnala Unasca (l’associazione di categoria più rappresentativa del settore) l’Agenzia delle Entrate ha già eseguito ispezioni in un centinaio di scuole per recuperare i crediti relativi al 2014.

LE POSSIBILI RISPOSTE

Ma, alla fine, l’Iva al 22% sulle patenti future resterà oppure no? La politica punta a scongiurare questo aumento, anche perché le scuole guida sarebbero le uniche scuole in Italia a far pagare l’Iva sulle proprie prestazioni.

Un disegno di legge presentato dal Movimento 5 Stelle prevede l’adeguamento alla sentenza europea a partire dal 1 gennaio 2020 per le patenti B e C1, mentre tutte le altre (comprese quelle da moto e le professionali) sarebbero ancora esenti da Iva. Un ddl che, se da un lato agevola moltissimo il mondo delle moto, penalizza quello degli automobilisti (se si considera che l’85% delle patenti conseguite in Italia sonole B).

Ma sul tavolo ci sono altre due ipotesi. La prima è quella di studiare un’aliquota agevolata su tutte le patenti rispetto al 22% previsto dalla sentenza europea. L’alternativa, come dice Emilio Patella, segretario di unasca, è quella di “rendere le spese per le scuole guida scaricabili nella dichiarazione dei redditi”.