In Italia, secondo i dati ACI aggiornati a pochi giorni fa, circolano 6.689.911 motocicli. Di questi, solo 25mila beneficiano della
riduzione tariffaria del 30% (secondo i dati freschissimi di Autostrade per l’Italia). In percentuale, sono appena lo 0,37. Una quota talmente risibile da giudicare come un fiasco totale l’applicazione del provvedimento annunciato dal Ministero dei trasporti lo scorso luglio.
I motivi di un fallimento
Di per sé l’idea di far pagare alle moto un pedaggio autostradale ridotto rispetto alle auto è una battaglia di civiltà sacrosanta. Il problema è che è stata affrontata in modo sbagliato. Innanzitutto mettendo i bastoni tra le ruote ai potenziali clienti su due ruote. Infatti per beneficiare della riduzione tariffaria è necessario sottoscrivere un nuovo contratto
Telepass Family ad hoc per la moto con cui si viaggia. In secondo luogo all’inizio vi sono state molte difficoltà per l’applicazione di tale sconto, che veniva stornato dalle fatture successive (in pratica bisognava anticipare la tariffa intera e poi si veniva rimborsati). Infine, si tratta pur sempre di una normativa transitoria, applicata in via sperimentale. I risultati statistici del primo anno sono stati decisamente scoraggianti.
L’ennesima proroga
Il neoministro ai trasporti Danilo Toninelli, impiegato in faccende ben più serie di quelle che riguardano la nicchia della moto (come la gestione dei porti nella questione migranti), appena insediatosi, si è trovato alla fine di giugno con l’impellente scadenza della convenzione sottoscritta nel luglio 2017 e prorogata di sei mesi fino al 30 giugno 2018. Per non inimicarsi il pubblico delle due ruote, ha optato per un’ulteriore proroga di 12 mesi. Che però non risolve lo scoglio principale della questione, ossia la strenua opposizione dei concessionari autostradali a tale sistema di tariffazione agevolata.
Cosa succederà?
Tra 12 mesi ci troveremo punto e a capo. Non si può affrontare il tema della tariffazione autostradale delle moto a colpi di proroghe e provvedimenti tampone. Serve una più profonda ristrutturazione del sistema concessionario che non penalizzi le due ruote e non le costringa a doversi dotare di un contratto Telepass ad hoc, che conviene solamente allo zoccolo duro (una nicchia infinitesimale) dei grandi viaggiatori.