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Dieselgate: Ducati torna sotto esame?

Marco Gentili il 18/06/2018 in Attualità

Col cambio al vertice del gruppo Volkswagen e l'arresto del ceo di Audi Rupert Stadler, le attività non centrali sono nell'occhio del ciclone. E anche l'azienda di Borgo Panigale torna a essere una sorvegliata speciale. Vi spieghiamo perché

Dieselgate: Ducati torna sotto esame?
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Il tormentone dell’estate, nel mondo delle moto, da due anni a questa parte si chiama Ducati. La storica azienda bolognese, fiore all’occhiello dell’Italia che piace all’estero, si trova ancora suo malgrado i riflettori puntati contro, dopo il tentativo di vendita dello scorso anno. Tutta colpa della forza del suo marchio, sicuramente. Ma anche del fatto che nell'assetto del gruppo Volkswagen, da cui dipende la Casa di Borgo Panigale, sono successe molte cose di rilievo.

L'arresto di Stadler

In primo luogo quanto è accaduto oggi: il ceo di Audi (l'azienda da cui dipende Ducati) Rupert Stadler è stato arrestato. Accusato di frode, dichiarazioni false e omissioni nell'ambito del caso Dieselgate, è stato tratto in arresto per il timore che possa falsificare le prove. Stadler, nel 2012, fu uno dei maggiori sponsor dell'acquisto della Casa emiliana e, fino a pochi giorni prima dell'arresto, il maggiore sostenitore della necessità che Ducati restasse nel perimetro di attività del gruppo automobilistico.

L'arrivo di Diess

A ciò si aggiunga il fatto che lo scorso aprile a capo del gruppo Volkswagen (di cui fa parte Audi, che controlla Ducati) siede herr Herbert Diess. Il 59enne manager tedesco è noto per la sua grande attenzione ai costi e ai bilanci. La sua missione ai vertici del colosso di Wolfsburg è quella di dare una direzione alle attività del gruppo che, oltre ai brand dell’auto, ha anche molte attività collaterali non propriamente centrali nel proprio business (dai mezzi pesanti di Man ai sistemi di trasmissione Renk, fino appunto a Ducati).

Parola d'ordine: efficienza

Diess punta a riorganizzare in modo efficiente il business dell’auto con la creazione di nuove divisioni all’interno del gruppo. Tutto ciò che non è centrale per gli obiettivi aziendali, sia in termini di business sia di volumi (Ducati, con 55mila moto prodotte all’anno, rappresenta una nicchia nell’ottica delle attività di gruppo), è tenuto sotto osservazione. Al momento non si parla di cessione, però è chiaro che un’azienda come Ducati – che ha 51 milioni di risultato operativo (pari al 7% dei ricavi) – ha necessità di investimento continue, se vuole continuare a crescere. E dal 2012, ovvero quando è stata acquistata da Audi per 900 milioni, non ha mai ripagato l’investimento dei tedeschi, almeno in termini di dividendi.

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