Attualità
Il 1968 e la Vespa Primavera 125
Cinquanta anni fa il boom dello scooter Piaggio, che divenne il mezzo simbolo della rivoluzione studentesca in Italia. Ripercorriamo la sua storia
Gli inizi del 1966
Nel 1966 c'è l'alluvione a Firenze: arrivano in migliaia da tutta Italia, soprattutto studenti, per portare aiuto allo sfregio che l'Arno ha fatto alla città. Prima ancora, a gennaio, all'Università di Trento viene occupata la facoltà di Sociologia. Il mese dopo, al liceo classico Parini di Milano, sul giornalino d'istituto "La Zanzara" un gruppo di genitori cattolici denuncia per oscenità a mezzo stampa i propri figli, rei di aver pubblicato un'inchiesta degli studenti sulle opinioni in fatto di sentimenti e rapporti con la famiglia. La cosa finisce in questura, poi in tribunale (che assolve tutti) e soprattutto sui giornali. Ne parlano tutti, in un'Italia che era ancora Italietta, provinciale e bigotta, ben diversa rispetto a quella che sarà di lì a poco. La pentola della contestazione bolliva, in pochi se ne accorsero. Stava per succedere qualcosa di grosso. Il 1968 era alle porte. Il movimento studentesco universitario si forma, si organizza, prende coscienza. E gli scontri arrivano poi in piazza. Il primo marzo del 1968 a Roma c'è la battaglia di Valle Giulia, forse il momento topico di quell'anno: studenti contro polizia, 10 arresti e oltre 200 fermi.I giovani alzano la testa
Cambia tutto, in quel periodo. Anche la voglia di mobilità. E sono i giovani a tirare la volata. In quel periodo arriva sul mercato la Vespa Primavera 125. Presentata al Salone del Motociclo di Milano nel 1967, è l'anno seguente che registra un boom di vendite. Piace ai liceali e agli universitari che, in modo quasi spontaneo, ne fanno il loro mezzo di trasporto elettivo. Il nome stesso, "Primavera", evoca una rinascita, un risveglio. Per pura coincidenza, viene battezzata così anche la stagione riformista della Cecoslovacchia, soffocata dai carrarmati russi nell'agosto successivo. Fatto sta che in Piaggio colgono l'importanza del momento. Voglia di libertà, di evasione, di vita. I giovani hanno queste necessità, la famiglia inizia a essere una struttura pesante e oppressiva per molti.
Nasce una coscienza di classe, più antropologica che politica. I ragazzi percepiscono che "i giovani" non sono più solo degli adulti che si faranno, ma una massa critica. L'azienda di Pontedera inizia a comprendere il potenziale di quella bomba (prima commerciale che culturale) pronta a esplodere. Basta vedere le bellissime pubblicità d'epoca. Bastavano 107mila lire (rivalutati al cambio attuale poco più di mille euro) per comprare un sogno. "Con Vespa si può", era lo slogan della campagna di comunicazione in quel fatidico 1968 pieno di sogni. Nelle foto e nelle illustrazioni si spiega che i ragazzi vogliono "guardare avanti, guardare lontano, essere un gruppo di amici che preparano la loro vita".
Nelle réclame i ragazzi non indossano più - o indossano sempre meno - camicie con rigidi colletti abbottonati fino in cima, non sanno nemmeno cosa sia la cravatta. Certo, il look non è così informale come lo diventerà dal 1969 in poi, ma ci sono maglie a collo alto e pantaloni a zampa di elefante. E si respira un certo senso di complicità erotica tra ragazzi e ragazze: "Accanto al fuoco, dove si rinnovano mille incontri, mille occasioni", recita una réclame. In altre pubblicità di quell'anno, dove si percepisce ancora un notevole moralismo di fondo da parte dei copy dell'agenzia, si parla anche di sesso, con delle finte domande poste da una ipotetica mamma preoccupata "dalla curiosità morbosa verso tutto ciò che è eccitante" e dai turbamenti del figlio 16enne per le ragazze in minigonna. Per Piaggio, Vespa Primavera 125 è la risposta a tutto. Il figlio della signora, invece, avrebbe dato ben altri tipi di risposta...
La rivoluzione su due ruote
La rivoluzione viaggia su due ruote da 10 pollici, pesa 78 chili, consuma un litro di miscela al 2% per 50 km percorsi e tocca gli 85 chilometri all'ora. La fantasia è solo di chi la Vespa ce l'ha, come recita lo slogan: "Chi Vespa mangia le mele, chi non Vespa no". Una citazione non da poco: la "fantasia" rimanda direttamente all' "immaginazione al potere" del filosofo tedesco Herbert Marcuse, uno degli ideologi del Sessantotto. Il cambiamento è evidente nei testi e anche nelle immagini. "Le Sardomobili hanno quattro ruote ma vorrebbero averne due" è una frase che ha fatto epoca. Ma molti non ricordano che ad accompagnare questo claim c'era una bellissima ragazza languida e bagnata che frappone una mano tra sé e il cocktail che sta bevendo, con una Vespa sullo sfondo. Qui la donna si fa vedere, poco conta se qualche anno dopo diventerà anche oggetto. Ma il corpo non è più qualcosa da nascondere, anzi: diventa pian piano strumento di consapevolezza e di seduzione. La rivoluzione corre su due ruote anche dall'altra parte dell'oceano. Dove due motociclisti, interpretati da Peter Fonda e Dennis Hopper, attraversano l'America in moto alla ricerca di un Paese che non esiste più. "Easy Rider", che esce nel 1969, è uno dei film di culto di una stagione che ha lasciato, almeno nel mondo delle moto, qualche traccia e tanta nostalgia.
Una grande festa Vespa a Pontedera
Per celebrare l'anniversario della Primavera a Pontedera sabato 21 aprile e domenica 22 aprile hanno organizzato i Color Days, un grande evento che trasformerà l’intera città di Pontedera in un grande villaggio Vespa.
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