I viaggi dei lettori
Road to Wheels and Waves, day 4: Biarritz e il Wheels and Waves
Preludio: la sera prima corriamo al faro, il luogo del tanto atteso raduno. L’albergo era stato scelto 9 mesi fa proprio perché ci avrebbe consentito di raggiungere l’evento a piedi. Arriviamo fin su dopo una consistente scarpinata ma… niente. Vuoto.
Dicevamo: la sera in giro, moto e gente stilosa ovunque. Tantissime moto. Sembra di stare in un B Movie dal titolo: “Gli angeli dell’inferno invadono il paradiso”. Le moto e le facce sono da film, l’ambientazione pure. Ci sono anche moto, facce e abbigliamenti banali, ma sono la minoranza.
Mattino, ore 10.00: Siamo tutti eccitati come bambini prima di uscire dal letto il giorno di Natale. Questa volta si va, le aspettative sono alte. Lunga camminata, finalmente si arriva alla location di quest’anno: la Cité de L’Ocean. Ci troviamo davanti a un lungo prato che scende morbidamente verso l’oceano, incastonato tra due promontori. Su uno dei due, si vede in lontananza una villa in stile Addams semplicemente meravigliosa. Le tende militari, tutte uguali e basse, danno una sensazione di coerenza e uniformità. Sotto le tende si trovano i grandi marchi ufficiali, da HD a Yamaha e Ducati, fino a piccoli preparatori. Le moto che hanno accesso all’evento sono tutte pre ’77, pezzi unici e meravigliosi circondate da un aurea magica che evoca storie di corse selvagge nascoste nelle curve dei loro telai. Qui si definisce un pezzo importante del codice stilistico kustom dei prossimi anni. Se ami questo linguaggio espressivo applicato alle moto, non c’è al mondo un posto migliore dove essere. In giro ci sono tante persone, ma non troppe. Tutti parlano, chiacchierano, ascoltano musica in un clima rilassato e mai troppo rumoroso. Forse il segreto che ha reso questo raduno l’evento kustom migliore al mondo è tutto qui: persone rilassate che si scambiano idee su ciò che più amano in un contesto splendido.
Scorazziamo contenti da una tenda all’altra come un cane che si rotola nell’erba. Siamo bimbi sperduti sull’Isola Che Non C’è e le moto sono il nostro Peter Pan.
Alle 22.00 nella saletta dell’albergo si riunisce il Consiglio di Sicurezza: domani danno pioggia e bisogna decidere che strada fare per minimizzare gli sciacquoni. Ci muoviamo intorno a una cartina in scala 1:1 della Francia come gli ufficiali nel quartier generale degli Alleati prima dello sbarco in Normandia. Movimenti precisi, le espressioni dei volti sono grevi e attente. Parole poche e secche. Qui si decidono le sorti dei prossimi 1300km. Da una parte la cartina, dall’altra il meteo sul cellulare di Francy. Claudio ha già pianificato sul Tom Tom il giro che passa da Bordeaux, giù per la valle del fiume Dordogne, ma il meteo consiglia di ripassare dai Pirenei e ripercorrere la costa. Dibattiamo, esprimiamo pareri, teorizziamo improbabili passaggi via traghetto da Barcellona. Si nota che qualcuno ripete solo l’ultima cosa detta, tanto per dare l’impressione di una partecipazione attiva. Decidiamo che si tornerà sui nostri passi passando dalla Costa Azzurra.
Buonanotte: domani si torna in sella e non sarà meno dura dell’andata per gente come noi, con la preparazione atletica costruita faticosamente in un inverno al Birrificio e con l’ardimento dei pensionati in fila in Posta.Siamo partiti con grandi aspettative sul Wheels an Waves, torniamo con la sensazione di piena soddisfazione e anzi la convinzione che sarebbe stato bello avere più tempo da dedicare.
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