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I viaggi dei lettori
Destinazione Marocco
di Leonardo Scudella
il 27/04/2012 in I viaggi dei lettori
Nessuna tappa, nessuna prenotazione, nessun orario da rispettare. Questa volta andrò la dove mi sembrerà che ci sia un posto più bello di un altro
Martedì, 28 febbraio 2012
Ci siamo quasi, poco meno di 48 ore e poi, sarò in strada diretto verso il Marocco.
Stamattina tagliando alla moto, eseguito da me nell'officina di Max Power con l'aiuto e la supervisione di Cristian; domani ultimi ritocchi alla moto e ultimi acquisti e giovedì mattina, a dio piacendo, prenderò la strada per Civitavecchia e da li il traghetto per Barcellona, poi tutta strada fino ad Almeria e quindi di nuovo traghetto per Nador e il Marocco. Namasté è un saluto in uso fra i buddhisti.
Venerdì, 2 marzo 2012
Da Fano a Perpignan. Finalmente sono riuscito a partire!! Ho deciso di fare il viaggio di andata su strada e così mi sono sciroppato circa 1200 km, fa Fano a Perpignan, perdendo un sacco di tempo per via dell'incredibile sistema di riscossione del pedaggio delle autostrade francesi (c'è un casello ogni tot. km!!) e di un metodo di pagamento alle stazioni di servizio Esso molto fantasioso e, come sempre, senza nessuno che ti dia una mano e senza qualcuno che sappia parlare un'altra lingua, a parte il francese ovviamente!!! Il resto è stata solo strada, tanta, tanta strada... Namasté.
Ci siamo quasi, poco meno di 48 ore e poi, sarò in strada diretto verso il Marocco.
Stamattina tagliando alla moto, eseguito da me nell'officina di Max Power con l'aiuto e la supervisione di Cristian; domani ultimi ritocchi alla moto e ultimi acquisti e giovedì mattina, a dio piacendo, prenderò la strada per Civitavecchia e da li il traghetto per Barcellona, poi tutta strada fino ad Almeria e quindi di nuovo traghetto per Nador e il Marocco. Namasté è un saluto in uso fra i buddhisti.
Venerdì, 2 marzo 2012
Da Fano a Perpignan. Finalmente sono riuscito a partire!! Ho deciso di fare il viaggio di andata su strada e così mi sono sciroppato circa 1200 km, fa Fano a Perpignan, perdendo un sacco di tempo per via dell'incredibile sistema di riscossione del pedaggio delle autostrade francesi (c'è un casello ogni tot. km!!) e di un metodo di pagamento alle stazioni di servizio Esso molto fantasioso e, come sempre, senza nessuno che ti dia una mano e senza qualcuno che sappia parlare un'altra lingua, a parte il francese ovviamente!!! Il resto è stata solo strada, tanta, tanta strada... Namasté.
MANDATECI I VOSTRI ITINERARI! |
Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo: redazione@dueruote.it |
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Sabato, 3 marzo 2012
Da Perpignan a Almeria. Le autostrade francesi sono noiose come quelle italiane e, per di più, procurano una notevole perdita di tempo a causa dei frequenti pedaggi dove, per chi è in moto, compiere semplici operazioni come prendere il biglietto, inserire le monete e "au revoir" e "bon voyage", significa smadonnare tra guanti, lampo, bottoni, sempre sperando che non ti caschi nulla; a me è caduto un guanto: mi ci è voluta un'ora per recuperarlo! perché non puoi scendere dalla moto ma devi: a) andare al primo punto di accoglienza, b) segnalare la cosa ad un addetto che parla solo francese, b) attendere che questo chiami l'addetto ai barrage, c) sperare che entrambi abbiano compreso il problema, d) affidarti alla buona sorte! mi è andata bene e ho recuperato il guanto ma se sapevo di dover perdere tutto quel tempo lasciavo li anche l'altro e me ne facevo spedire un altro paio dall'Italia... Le autostrade spagnole hanno lo svantaggio di essere care ma corrono quasi parallele alle strade statali e nazionali, per cui si va più veloci, ammirando lo stesso paesaggio; ad avere tempo bisognerebbe viaggiare sulle stradine secondarie ma ad avercelo tutto 'sto tempo!!!
Il vantaggio di viaggiare verso est è che il sole cala più tardi, così da sfruttare fino all'ultimo sprazzo di luce per viaggiare ma gli ultimi 150 km della A7 - Autopista del mediterraneo (bellissima) che dal confine francese scende fino a Gibilterra, li ho percorsi nel buio e nella solitudine più assoluti; in pratica da Murcia ad Almerìa non c'era un cane per la strada, a parte me... Namasté
Da Perpignan a Almeria. Le autostrade francesi sono noiose come quelle italiane e, per di più, procurano una notevole perdita di tempo a causa dei frequenti pedaggi dove, per chi è in moto, compiere semplici operazioni come prendere il biglietto, inserire le monete e "au revoir" e "bon voyage", significa smadonnare tra guanti, lampo, bottoni, sempre sperando che non ti caschi nulla; a me è caduto un guanto: mi ci è voluta un'ora per recuperarlo! perché non puoi scendere dalla moto ma devi: a) andare al primo punto di accoglienza, b) segnalare la cosa ad un addetto che parla solo francese, b) attendere che questo chiami l'addetto ai barrage, c) sperare che entrambi abbiano compreso il problema, d) affidarti alla buona sorte! mi è andata bene e ho recuperato il guanto ma se sapevo di dover perdere tutto quel tempo lasciavo li anche l'altro e me ne facevo spedire un altro paio dall'Italia... Le autostrade spagnole hanno lo svantaggio di essere care ma corrono quasi parallele alle strade statali e nazionali, per cui si va più veloci, ammirando lo stesso paesaggio; ad avere tempo bisognerebbe viaggiare sulle stradine secondarie ma ad avercelo tutto 'sto tempo!!!
Il vantaggio di viaggiare verso est è che il sole cala più tardi, così da sfruttare fino all'ultimo sprazzo di luce per viaggiare ma gli ultimi 150 km della A7 - Autopista del mediterraneo (bellissima) che dal confine francese scende fino a Gibilterra, li ho percorsi nel buio e nella solitudine più assoluti; in pratica da Murcia ad Almerìa non c'era un cane per la strada, a parte me... Namasté
Domenica, 4 marzo 2012
Da Almerìa a Asilah. La notte porta consiglio, così, al mattino decido di NON imbarcami da Almerìa ma di andare a Gibilterra e poi proseguire per Tarifa e da li in Marocco. Scelta quanto mai azzeccata!!! Proseguendo verso Malaga si costeggia il Mediterraneo, ad Almunecar termina l'autostrada e comincia un tratto di strada statale spettacolare!!! Sembra di essere fra le curve della costiera amalfitana o sulla strada da Alghero a Bosa Marina (per chi la conosce). Alle 14:00 raggiungo Gibilterra e vado fin sotto la rocca: la temperatura è di 27°!, foto di rito e poi di nuovo in strada verso Tarifa; alle 16:00 mi imbarco e dopo 45 minuti sbarco nel porto di Tangeri dove, al contrario delle più fosche previsioni di chi ci era già passato, in meno di un'ora sbrigo tutte le formalità e mi metto subito in strada verso sud.
Il GPS è impostato per evitare autostrade e strade a pedaggio, così proseguo verso Rabat costeggiando l'oceano Atlantico e raggiungo Asilah quando inizia a fare buio.
Trovo un posto per la notte e dopo una contrattazione serrata, per l'astronomica cifra di 240 dirham (23 euro) ottengo una stanza di 20mq con tutti i confort e un bagno che è immenso, inclusa la cena, la prima colazione e un guardiano che per 1€ mi sorveglierà la moto tutta la notte... come in Italia!! Prima di addormentarmi mi rendo conto che dalla mia stanza si sente il rumore delle onde dell'oceano che si infrangono sulla spiaggia. Apro la finestra e mi addormento. Namasté
Da Almerìa a Asilah. La notte porta consiglio, così, al mattino decido di NON imbarcami da Almerìa ma di andare a Gibilterra e poi proseguire per Tarifa e da li in Marocco. Scelta quanto mai azzeccata!!! Proseguendo verso Malaga si costeggia il Mediterraneo, ad Almunecar termina l'autostrada e comincia un tratto di strada statale spettacolare!!! Sembra di essere fra le curve della costiera amalfitana o sulla strada da Alghero a Bosa Marina (per chi la conosce). Alle 14:00 raggiungo Gibilterra e vado fin sotto la rocca: la temperatura è di 27°!, foto di rito e poi di nuovo in strada verso Tarifa; alle 16:00 mi imbarco e dopo 45 minuti sbarco nel porto di Tangeri dove, al contrario delle più fosche previsioni di chi ci era già passato, in meno di un'ora sbrigo tutte le formalità e mi metto subito in strada verso sud.
Il GPS è impostato per evitare autostrade e strade a pedaggio, così proseguo verso Rabat costeggiando l'oceano Atlantico e raggiungo Asilah quando inizia a fare buio.
Trovo un posto per la notte e dopo una contrattazione serrata, per l'astronomica cifra di 240 dirham (23 euro) ottengo una stanza di 20mq con tutti i confort e un bagno che è immenso, inclusa la cena, la prima colazione e un guardiano che per 1€ mi sorveglierà la moto tutta la notte... come in Italia!! Prima di addormentarmi mi rendo conto che dalla mia stanza si sente il rumore delle onde dell'oceano che si infrangono sulla spiaggia. Apro la finestra e mi addormento. Namasté
Lunedì, 5 marzo 2012
Appena alzato l'oceano mi regala una nebbia così fitta da non riuscire a vedere la spiaggia che è a meno di 20mt. ma, per fortuna, dopo colazione inizia a sollevarsi... credevo.
Parto in direzione sud, deciso ad andare a vedere gli scavi archeologici di Volubilis e la città di Meknesm, sulla strada si ripresenta la nebbia, ancora più fitta e devo rallentare l'andatura; finalmente dopo Larache la nebbia scompare del tutto e posso mantenere una buona andatura, anche se bisogna prestare attenzione ai controlli della polizia, veramente capillari; in media c'è un posto fisso ad ogni entrata e uscita di ogni villaggio, paese, accampamento e poi ci sono dei controlli mobili sulla strada, con tanto di telelaser. Alle 12:30 (ora locale) raggiungo Volubilis e dopo una rapida occhiata decido che non vale la pena spenderci soldi e tempo, in Italia abbiamo di meglio; proseguo per Meknes ma, invece di fermarmi, decido di proseguiro verso Er Rachidia e, anche questa volta, ho azzeccato la decisione! Percorro una strada che sale verso il Medio Atlante, fino a 2200 mt. di altitudine, fra paesaggi mozzafiato, curve disegnate con il compasso, boschi, corsi d'acqua e sprazzi di neve; contavo di fermarmi ad Azrou ma è ancora presto e proseguo ancora su una strada che, da sola, vale la pena di tutta la fatica per arrivare fino a qui.
Ero intenzionato ad andare avanti fino a Midelt ma, poco prima di arrivarci, lungo la strada trovo un riad e mi fermo a domandare se hanno disponibilità e, anche qui, per la 'astronomica' cifra di 220 dirham (20€ circa) ottengo un mini appartamento, colazione, cena e recinto sorvegliato per la moto. Affare fatto!!!
Namasté.
Appena alzato l'oceano mi regala una nebbia così fitta da non riuscire a vedere la spiaggia che è a meno di 20mt. ma, per fortuna, dopo colazione inizia a sollevarsi... credevo.
Parto in direzione sud, deciso ad andare a vedere gli scavi archeologici di Volubilis e la città di Meknesm, sulla strada si ripresenta la nebbia, ancora più fitta e devo rallentare l'andatura; finalmente dopo Larache la nebbia scompare del tutto e posso mantenere una buona andatura, anche se bisogna prestare attenzione ai controlli della polizia, veramente capillari; in media c'è un posto fisso ad ogni entrata e uscita di ogni villaggio, paese, accampamento e poi ci sono dei controlli mobili sulla strada, con tanto di telelaser. Alle 12:30 (ora locale) raggiungo Volubilis e dopo una rapida occhiata decido che non vale la pena spenderci soldi e tempo, in Italia abbiamo di meglio; proseguo per Meknes ma, invece di fermarmi, decido di proseguiro verso Er Rachidia e, anche questa volta, ho azzeccato la decisione! Percorro una strada che sale verso il Medio Atlante, fino a 2200 mt. di altitudine, fra paesaggi mozzafiato, curve disegnate con il compasso, boschi, corsi d'acqua e sprazzi di neve; contavo di fermarmi ad Azrou ma è ancora presto e proseguo ancora su una strada che, da sola, vale la pena di tutta la fatica per arrivare fino a qui.
Ero intenzionato ad andare avanti fino a Midelt ma, poco prima di arrivarci, lungo la strada trovo un riad e mi fermo a domandare se hanno disponibilità e, anche qui, per la 'astronomica' cifra di 220 dirham (20€ circa) ottengo un mini appartamento, colazione, cena e recinto sorvegliato per la moto. Affare fatto!!!
Namasté.
Martedì, 6 marzo 2012
La giornata inizia con una abbondante colazione e, subito dopo aver caricato la moto, arriva un gruppo di motoviaggiatori spagnoli... donde va.. adonde viene...da solo?... foto di gruppo, saluti e baci, poi monto in sella e mi dirigo verso Er Rachiddia dove farò tappa per la notte per poi andare a zonzo nei dintorni; almeno questo era quello che avevo in mente, invece...
Dopo Midelt percorro la strada lungo le gole di Ziz con le sue rocce lunari, i palmeti e i villaggi con le ksar quasi tutte abbandonate ma è uno spettacolo che vale la pena vedere.
Giunto a Er Rachiddia, la mia fobia per il traffico locale mi spinge a proseguire per Al Rissani ma anche li, benché la città meriti una sosta, decido di andare oltre, non prima di avere messo qualcosa sotto i denti. Nel ristorante Timbouctù si fanno in quattro per prepararmi la più abbondante e saporita insalata marocchina mangiata fino ad ora, accompagnata da olive speziate e pane arabo.
Faccio la conoscenza di Mustafa' un ragazzo dall'abbigliamento tipicamente europeo che parla perfettamente italiano, mi dice che sua moglie e di Milano e che lui è il tramite a Merzouga degli amici di www.dueruoteinliberta.it e di www.motoexplora.it; Mustafà, mi propone un albergo di sua conoscenza (grazie ma no, grazie) e poi di acquistare souvenir di artigianato locale da un suo amico (grazie, la prossima volta). Pago la bellezza di 23 drm per il pasto (2€ circa), saluto e riparto fra un nugolo di ragazzini che mi chiedono 1drm o una penna.
Raggiungo Merzouga che il sole è ancora alto così decido di spingermi ancora più a sud e arrivare fino a Taouz, a pochi km dal confine algerino. Quando sono li si avvicina un simpaticone che vuole fare una foto vicino alla moto e lo accontento, poi mi chiede 1 drm per avergli scattato la foto, io gli chiedo 5 drm per avergli prestato la moto come soggetto... ride, rido anche io e poi gli do 1 drm (10 centesimi di euro!) e mi ringrazia scattandomi due foto.
Ritorno verso Merzouga e sulla strada ne approfitto per mettere i 'piedi' nella sabbia del deserto ma c'è una tentazione ancora più forte... parallele alla strada asfaltata ci sono piste segnate che passano tra la sabbia e non riesco a resistere: ne imbocco una e la percorro per circa 3 o 4 km, fino al villaggio prima di Merzouga poi esco, meglio non sfidare la sorte. Merzouga si trova in una vasta distesa a ridosso delle dune dell'Erg; sull'unica collina che domina il villaggio, sorge questo ksar dal quale si gode una vista panoramica su tutta la piana circostante e un posto in prima fila, proprio davanti al grande Erg Chebbi, con due terrazze dalle quali il punto di vista si eleva ancora di più. Per arrivarci bisogna però percorrere una pista lunga circa 1km con un ultimo tratto in salita, in curva e con un fosso da un lato... il ragazzo che lo gestisce, vedendomi arrivare su dritto e sparato all'interno dello ksar mi ha fatto i complimenti, dicendomi che tanti, in moto, cadono nella curva perché rallentano a causa dello sterrato e del fosso... e so' soddisfazioni anche queste so'... L'inversione termica del deserto sta arrivando e la temperatura cambia nel giro di pochi istanti. Namasté.
Mercoledì, 7 marzo 2012
Da Merzouga a Ouazarzate. Stamattina la sveglia ha suonato alle 5:30, non volevo perdermi il sorgere del sole sulle dune del deserto ma, purtroppo, il sole ha fatto solo una timida apparizione, poi è scomparso dietro un banco di nubi... peccato, vorrà dire che dovrò tornare! Lascio Merzouga e lo ksar che mi ha ospitato, gestito da un ragazzo di nome Ismael molto simpatico e in gamba (se ci andate ve lo consiglio), e torno indietro fino a Erfoud da dove mi dirigo verso la meta di oggi; lungo la strada ci sono delle tappe intermedie, una di queste è Goulmima. In teoria dovrei arrivare a Tinejad e poi risalire verso nord ma, lungo la strada, vedo un cartello che indica una strada alternativa "Goulmima 26 km". Il Garmin non funziona e la carta indica la strada come una 'pista' ma la tentazione è forte, così smetto di pensare e imbocco la strada. L'asfalto non è il massimo, la carreggiata è ridotta a causa della sabbia che la invade ed è piena di buche ma il paesaggio è "marocchino verace". Passo per un paio di villaggi dove sarò sembrato un marziano, in uno di questi è in corso il mercato e la strada è ingolfata di bancarelle, ambulanti e clienti tanto che sono costretto a rallentare e fermarmi in qualche caso. Il rombo del motore richiama l'attenzione e per qualche istante divento l'attrazione principale del villaggio di (non ricordo il nome). Riparto ma a metà strada circa l'asfalto termina e la pista si inoltra in una specie di cava, dalla mia posizione non vedo cosa c'è in fondo ne dove la strada risale... smetto di nuovo di pensare e scendo lungo la pista: se risalendo non trovo asfalto torno indietro; per fortuna è solo questo tratto, l'asfalto riprende ma quella che credevo una cava è in realtà il letto di un fiume e sul fondo c'è lo 'uadi'... se per caso volete farlo vi consiglio di verificare come sono state le precipitazioni piovose dei giorni precedenti perché sospetto che se c'è acqua, di la non si passa. Raggiungo Goulmima e proseguo verso Tinghir da dove mi inoltro per 12 km verso le gole del Todra, spettacolo che merita tutta la strada e la fatica, più mentale che fisica, a causa delle condizioni della strada e della guida dei locali. Terminato il giro, torno sulla strada principale e proseguo verso la mia metà. Lungo il percorso ed è tutto un susseguirsi di villaggi, casbah, oasi, palmeti, rettilinei infiniti sui quali trovo un vento laterale costante così forte che devo guidare quasi inclinato (alla sera avrò un mal di testa notevole). Quando finalmente raggiungo Ouazarzate, il sole è ancora alto, cerco un alloggio e, nemmeno lo avessi fatto apposta, trovo un comodo hotel proprio a due passi dalla casbah di Taourit e mi ci fiondo, dopo aver fatto check-in e doccia. E domani Marrakech... Namasté.
La giornata inizia con una abbondante colazione e, subito dopo aver caricato la moto, arriva un gruppo di motoviaggiatori spagnoli... donde va.. adonde viene...da solo?... foto di gruppo, saluti e baci, poi monto in sella e mi dirigo verso Er Rachiddia dove farò tappa per la notte per poi andare a zonzo nei dintorni; almeno questo era quello che avevo in mente, invece...
Dopo Midelt percorro la strada lungo le gole di Ziz con le sue rocce lunari, i palmeti e i villaggi con le ksar quasi tutte abbandonate ma è uno spettacolo che vale la pena vedere.
Giunto a Er Rachiddia, la mia fobia per il traffico locale mi spinge a proseguire per Al Rissani ma anche li, benché la città meriti una sosta, decido di andare oltre, non prima di avere messo qualcosa sotto i denti. Nel ristorante Timbouctù si fanno in quattro per prepararmi la più abbondante e saporita insalata marocchina mangiata fino ad ora, accompagnata da olive speziate e pane arabo.
Faccio la conoscenza di Mustafa' un ragazzo dall'abbigliamento tipicamente europeo che parla perfettamente italiano, mi dice che sua moglie e di Milano e che lui è il tramite a Merzouga degli amici di www.dueruoteinliberta.it e di www.motoexplora.it; Mustafà, mi propone un albergo di sua conoscenza (grazie ma no, grazie) e poi di acquistare souvenir di artigianato locale da un suo amico (grazie, la prossima volta). Pago la bellezza di 23 drm per il pasto (2€ circa), saluto e riparto fra un nugolo di ragazzini che mi chiedono 1drm o una penna.
Raggiungo Merzouga che il sole è ancora alto così decido di spingermi ancora più a sud e arrivare fino a Taouz, a pochi km dal confine algerino. Quando sono li si avvicina un simpaticone che vuole fare una foto vicino alla moto e lo accontento, poi mi chiede 1 drm per avergli scattato la foto, io gli chiedo 5 drm per avergli prestato la moto come soggetto... ride, rido anche io e poi gli do 1 drm (10 centesimi di euro!) e mi ringrazia scattandomi due foto.
Ritorno verso Merzouga e sulla strada ne approfitto per mettere i 'piedi' nella sabbia del deserto ma c'è una tentazione ancora più forte... parallele alla strada asfaltata ci sono piste segnate che passano tra la sabbia e non riesco a resistere: ne imbocco una e la percorro per circa 3 o 4 km, fino al villaggio prima di Merzouga poi esco, meglio non sfidare la sorte. Merzouga si trova in una vasta distesa a ridosso delle dune dell'Erg; sull'unica collina che domina il villaggio, sorge questo ksar dal quale si gode una vista panoramica su tutta la piana circostante e un posto in prima fila, proprio davanti al grande Erg Chebbi, con due terrazze dalle quali il punto di vista si eleva ancora di più. Per arrivarci bisogna però percorrere una pista lunga circa 1km con un ultimo tratto in salita, in curva e con un fosso da un lato... il ragazzo che lo gestisce, vedendomi arrivare su dritto e sparato all'interno dello ksar mi ha fatto i complimenti, dicendomi che tanti, in moto, cadono nella curva perché rallentano a causa dello sterrato e del fosso... e so' soddisfazioni anche queste so'... L'inversione termica del deserto sta arrivando e la temperatura cambia nel giro di pochi istanti. Namasté.
Mercoledì, 7 marzo 2012
Da Merzouga a Ouazarzate. Stamattina la sveglia ha suonato alle 5:30, non volevo perdermi il sorgere del sole sulle dune del deserto ma, purtroppo, il sole ha fatto solo una timida apparizione, poi è scomparso dietro un banco di nubi... peccato, vorrà dire che dovrò tornare! Lascio Merzouga e lo ksar che mi ha ospitato, gestito da un ragazzo di nome Ismael molto simpatico e in gamba (se ci andate ve lo consiglio), e torno indietro fino a Erfoud da dove mi dirigo verso la meta di oggi; lungo la strada ci sono delle tappe intermedie, una di queste è Goulmima. In teoria dovrei arrivare a Tinejad e poi risalire verso nord ma, lungo la strada, vedo un cartello che indica una strada alternativa "Goulmima 26 km". Il Garmin non funziona e la carta indica la strada come una 'pista' ma la tentazione è forte, così smetto di pensare e imbocco la strada. L'asfalto non è il massimo, la carreggiata è ridotta a causa della sabbia che la invade ed è piena di buche ma il paesaggio è "marocchino verace". Passo per un paio di villaggi dove sarò sembrato un marziano, in uno di questi è in corso il mercato e la strada è ingolfata di bancarelle, ambulanti e clienti tanto che sono costretto a rallentare e fermarmi in qualche caso. Il rombo del motore richiama l'attenzione e per qualche istante divento l'attrazione principale del villaggio di (non ricordo il nome). Riparto ma a metà strada circa l'asfalto termina e la pista si inoltra in una specie di cava, dalla mia posizione non vedo cosa c'è in fondo ne dove la strada risale... smetto di nuovo di pensare e scendo lungo la pista: se risalendo non trovo asfalto torno indietro; per fortuna è solo questo tratto, l'asfalto riprende ma quella che credevo una cava è in realtà il letto di un fiume e sul fondo c'è lo 'uadi'... se per caso volete farlo vi consiglio di verificare come sono state le precipitazioni piovose dei giorni precedenti perché sospetto che se c'è acqua, di la non si passa. Raggiungo Goulmima e proseguo verso Tinghir da dove mi inoltro per 12 km verso le gole del Todra, spettacolo che merita tutta la strada e la fatica, più mentale che fisica, a causa delle condizioni della strada e della guida dei locali. Terminato il giro, torno sulla strada principale e proseguo verso la mia metà. Lungo il percorso ed è tutto un susseguirsi di villaggi, casbah, oasi, palmeti, rettilinei infiniti sui quali trovo un vento laterale costante così forte che devo guidare quasi inclinato (alla sera avrò un mal di testa notevole). Quando finalmente raggiungo Ouazarzate, il sole è ancora alto, cerco un alloggio e, nemmeno lo avessi fatto apposta, trovo un comodo hotel proprio a due passi dalla casbah di Taourit e mi ci fiondo, dopo aver fatto check-in e doccia. E domani Marrakech... Namasté.
Giovedì, 8 marzo 2012
La tappa di oggi è breve ma la strada mi dicono che è impegnativa, io preferisco partire presto solo perché voglio avere il tempo per fermarmi a fotografare tutto ciò che attrae la mia attenzione. Alle 8:00 sono già per strada e, visto che di tempo ne ho a sufficienza, mi fermo in un autolavaggio per togliere la sabbia dalla moto, fare un rapido check-in generale, lavare e lubrificare di nuovo la catena, mezz'ora e sono di nuovo in marcia. Il tragitto è breve e costellato di villaggi, ognuno con la sua casbah. In realtà, spesso, sono più di una. A causa della composizione dei muri fatti paglia e fango, con il tempo l'erosione degli agenti atmosferici rende la casbah inabitabile e gli occupanti la abbandonano, costruendone un'altra poco più in la, lasciando che quella vecchia torni ad essere quello che era: solo terra!! La strada si inerpica su per il Grande Atlante, toccando circa 2.500 mt. sul mare subito dopo Aguelmous ed è un lungo serpentone fatto di curve per tutti i gusti, davvero impegnativo, sia per la sabbia e del pietrisco, sempre in agguato sulla sede stradale, sia per la guida dei locali. Bisogna davvero stare con gli occhi bene aperti. Mi fermo spesso per poter scattare qualche foto ma per fotografare tutto mi ci vorrebbero due giorni a piedi! Quasi tutti i villaggi, sono percorsi da un'unica strada asfaltata ma tutto intorno le strade sono fatte di terra e sassi; lungo la strada ci sono persone che sbucano dal nulla e aspettano che passi qualcuno che gli dia un passaggio, è una prassi comune da queste parti, come lo sono i minibus che trasportano persone (vecchi furgoni che da noi sono da rottamare), capita spesso di vederne uno fermo sul bordo di una strada con due tizi sdraiati in terra a guardare sotto il motore o infilati nel cofano, mentre tutti i passeggeri attendono pazientemente, senza dare in escandescenze o aggredire l'autista. Lungo i tanti km di strada percorsi in solitaria e nel nulla più assoluto fra i monti, ho notato spesso cartelli che indicano una località, per raggiungere la quale l'unica strada è una pista che porta verso i monti ma dalla strada si vedono solo monti a perdita d'occhio... mi piacerebbe prenderne una e vedere dove va a finire ma evito, già lo so che se ne prendo una poi vorrò farle tutte!!! è già successo... Viaggiare nel nulla e da soli è comunque un fatto relativo: se pensate di essere completamente soli e non vedete anima viva per kilometri, provate a fermarvi perché vi scappa la pipì e vedrete che passerà un bus pieno di turisti comparso dal nulla, proprio mentre non potete più trattenerla!! Finalmente arrivo a Marrakech, sono le 14.40 e sembra di essere sul G.R.A. di Roma in un giorno feriale, all'ora di punta, con lo sciopero generale dei mezzi pubblici, mentre è in corso una grande manifestazione e il centro è chiuso al traffico, tutto insieme! Il mio Garmin da giorni ha deciso di funzionare solo quando vuole lui ma, per fortuna, questa è una di quelle e così riesco a trovare il mio alloggio, un albergo a un paio di km dalla Medina ma collegato dai mezzi pubblici.
L'alloggio è decente (visto il prezzo) e, data l'ora, faccio subito la doccia e mi concedo un'oretta di riposo, così da uscire all'imbrunire: qui ci sono 30°! Esco dall'albergo (c'è anche la nazionale di calcio della Nigeria) e vengo subito assalito da accompagnatori che si offrono di farmi da guida a piedi, in bici, in moto o in auto. Grazie ma no, grazie! Mi avvio a piedi e si fermano decine di tassisti, con quello che mi ispira di più parte la trattativa e per 12 drm (dai 20 iniziali) mi porta fino alla Moschea della Kasbah da dove mi consiglia di iniziare il giro turistico, in modo da arrivare a visitare la grande piazza di Jemaa El Fna all'imbrunire, così da godermi la piazza senza essere importunato eccessivamente. Faccio il giro della Kasbah e poi mi dirigo verso la piazza. E' molto caratteristica e faccio un giro per il souk, illuminato a giorno, mangio in uno dei banchetti tipici della piazza. 5€ per una cena a base di cous-cous di carne e verdure, accompagnato da pane, salse e olive, bevande incluse! Lo scenario è molto pittoresco, sullo sfondo si staglia la grande moschea di Koutoubia ma devo ammettere che preferisco gli scenari rurali a quelli cittadini. Viaggiare però è anche questo. Namasté.
Venerdì, 9 marzo 2012
Da Marrakech a Casablanca. Alle 9.00 sono già fuori dal traffico di Marrakech, diretto a Essaouira che raggiungo agevolmente, grazie ad una strada 'secondaria', tutta a 4 corsie!! Il paesaggio è piuttosto monotono, rispetto a quello visto fino a ieri. C'è un posto dove ci sono delle capre arrampicate sugli alberi e frotte di turisti che scattano foto (secondo me le capre le mette li il padrone che poi prende 1drm per ogni foto scattata); poi ci sono gli immancabili uomini sbucati dal nulla, fermi sul ciglio della strada in attesa, e ancora file di muli e mezzi trainati da animali. Di tanto in tanto sbuca qualche dromedario, molti somari, qualche mucca e qualche capra, ma l'animale che sovrasta tutti per numero di presenze è la pecora! c'è ne sono decine di migliaia sparse ovunque, anche nei posti più sperduti. A pensarci bene, anche da noi ci sono molti somari e un numero impressionante di pecore ma non stanno nei campi a pascolare... a buon intenditor! Arrivo a Essaouira alle 10.30 con l'intenzione di fermarmi qui per la notte, intanto vado a vedere la città che dicono sia molto affascinante. Un tempo era un porto fortificato e un fiorente mercato per la tratta dei neri, dal quale i portoghesi imbarcavano gli africani che sarebbero diventati schiavi nel nuovo mondo; il centro storico è racchiuso all'interno delle mura e, mentre sono fermo a scattare un paio di foto, si avvicina un tizio che, vista la targa, mi saluta calorosamente e mi racconta che lui ha vissuto e lavorato per anni a Verona ma, con la crisi, ha perso il posto e se ne è tornato in Marocco. Mi offre di parcheggiare la moto nella sua casa e di farmi da guida. Mi conduce nell'unico garage all'interno delle mura (almeno così dice lui), mi offre il thé di benvenuto e poi mi porta a fare il giro turistico che, in realtà dura circa mezz'ora. Fa un certo senso visitare il luogo dove si svolgeva l'asta e pensare che qui venivano venduti uomini e non merci. I principali fornitori dei portoghesi erano berberi che andavano a caccia di uomini da vendere come schiavi nelle regioni africane a sud del Marocco. La mia guida, Mustafà, mi dice anche che molti degli schiavi caricati (come bestie!) a bordo delle navi portoghesi non arriveranno mai sulle coste americane, finendo gettati in mare. Anche molti inglesi, seppure non ufficialmente, venivano qui a comprare schiavi da rivendere nelle loro colonie. Finito il giro, ci fermiamo a mangiare frittura di pesce in uno dei tanti chioschetti (due persone 80drm/8eur, e potevamo mangiare in quattro) ma mi rendo conto che, a questo punto, restare non ha più alcun senso, quindi decido di rimettermi in viaggio e di risalire la costa atlantica. A onor del vero, a parte alcuni scorci davvero suggestivi, non è che questa parte del Marocco sia così interessante e poi tira un forte vento laterale quasi costante che piega la moto e spesso la spinge fuori traiettoria. Guidare così è davvero stancante e poi causa un consumo di benzina superiore alla norma; inoltre solleva tanta sabbia che si deposita lungo la strada e, ad ogni curva, bisogna stare bene attenti. Tutto questo non fa altro che rallentare la mia tabella di marcia e arriva quasi buio che sono a pochi km da Casablanca. In Marocco, guidare di giorno in prossimità dei centri abitati è un'impresa, figurarsi vicino le grandi città, ma guidare di sera è una follia!! A prescindere dal traffico, non tutti accendono le luci, di rispettare il codice della strada nemmeno se ne parla ma, soprattutto, ci sono animali e uomini che attraversano la strada nel buio totale. Contavo di arrivare a Rabat ma al primo albergo mi fermo. E' una specie di residence e quando entro mi squadrano come se fossi un marziano. Il mio abbigliamento fa sempre più schifo per lo sporco e in principio il tizio dice di non avere stanze ma mentre sto per andare via mi richiama e mi dice di avere un mini-appartamento a 60€ per notte (in Italia credo saremmo sui 200€ a notte). Avvio una estenuante trattativa e alla fine ci mettiamo d'accordo per 40€ comprese cena e colazione. In realtà l'avrei presa anche alla cifra iniziale: la sicurezza non ha prezzo! Il vento di oggi mi ha costretto a guidare con il capo inclinato in una posizione innaturale e ho la testa che mi scoppia, la cervicale che mi da il tormento e le braccia dolenti. Due aspirine e domani sarò come nuovo, mi attende la trafila al porto di Tangeri. Spero di avere lo stesso trattamento dell'andata. Namasté.
La tappa di oggi è breve ma la strada mi dicono che è impegnativa, io preferisco partire presto solo perché voglio avere il tempo per fermarmi a fotografare tutto ciò che attrae la mia attenzione. Alle 8:00 sono già per strada e, visto che di tempo ne ho a sufficienza, mi fermo in un autolavaggio per togliere la sabbia dalla moto, fare un rapido check-in generale, lavare e lubrificare di nuovo la catena, mezz'ora e sono di nuovo in marcia. Il tragitto è breve e costellato di villaggi, ognuno con la sua casbah. In realtà, spesso, sono più di una. A causa della composizione dei muri fatti paglia e fango, con il tempo l'erosione degli agenti atmosferici rende la casbah inabitabile e gli occupanti la abbandonano, costruendone un'altra poco più in la, lasciando che quella vecchia torni ad essere quello che era: solo terra!! La strada si inerpica su per il Grande Atlante, toccando circa 2.500 mt. sul mare subito dopo Aguelmous ed è un lungo serpentone fatto di curve per tutti i gusti, davvero impegnativo, sia per la sabbia e del pietrisco, sempre in agguato sulla sede stradale, sia per la guida dei locali. Bisogna davvero stare con gli occhi bene aperti. Mi fermo spesso per poter scattare qualche foto ma per fotografare tutto mi ci vorrebbero due giorni a piedi! Quasi tutti i villaggi, sono percorsi da un'unica strada asfaltata ma tutto intorno le strade sono fatte di terra e sassi; lungo la strada ci sono persone che sbucano dal nulla e aspettano che passi qualcuno che gli dia un passaggio, è una prassi comune da queste parti, come lo sono i minibus che trasportano persone (vecchi furgoni che da noi sono da rottamare), capita spesso di vederne uno fermo sul bordo di una strada con due tizi sdraiati in terra a guardare sotto il motore o infilati nel cofano, mentre tutti i passeggeri attendono pazientemente, senza dare in escandescenze o aggredire l'autista. Lungo i tanti km di strada percorsi in solitaria e nel nulla più assoluto fra i monti, ho notato spesso cartelli che indicano una località, per raggiungere la quale l'unica strada è una pista che porta verso i monti ma dalla strada si vedono solo monti a perdita d'occhio... mi piacerebbe prenderne una e vedere dove va a finire ma evito, già lo so che se ne prendo una poi vorrò farle tutte!!! è già successo... Viaggiare nel nulla e da soli è comunque un fatto relativo: se pensate di essere completamente soli e non vedete anima viva per kilometri, provate a fermarvi perché vi scappa la pipì e vedrete che passerà un bus pieno di turisti comparso dal nulla, proprio mentre non potete più trattenerla!! Finalmente arrivo a Marrakech, sono le 14.40 e sembra di essere sul G.R.A. di Roma in un giorno feriale, all'ora di punta, con lo sciopero generale dei mezzi pubblici, mentre è in corso una grande manifestazione e il centro è chiuso al traffico, tutto insieme! Il mio Garmin da giorni ha deciso di funzionare solo quando vuole lui ma, per fortuna, questa è una di quelle e così riesco a trovare il mio alloggio, un albergo a un paio di km dalla Medina ma collegato dai mezzi pubblici.
L'alloggio è decente (visto il prezzo) e, data l'ora, faccio subito la doccia e mi concedo un'oretta di riposo, così da uscire all'imbrunire: qui ci sono 30°! Esco dall'albergo (c'è anche la nazionale di calcio della Nigeria) e vengo subito assalito da accompagnatori che si offrono di farmi da guida a piedi, in bici, in moto o in auto. Grazie ma no, grazie! Mi avvio a piedi e si fermano decine di tassisti, con quello che mi ispira di più parte la trattativa e per 12 drm (dai 20 iniziali) mi porta fino alla Moschea della Kasbah da dove mi consiglia di iniziare il giro turistico, in modo da arrivare a visitare la grande piazza di Jemaa El Fna all'imbrunire, così da godermi la piazza senza essere importunato eccessivamente. Faccio il giro della Kasbah e poi mi dirigo verso la piazza. E' molto caratteristica e faccio un giro per il souk, illuminato a giorno, mangio in uno dei banchetti tipici della piazza. 5€ per una cena a base di cous-cous di carne e verdure, accompagnato da pane, salse e olive, bevande incluse! Lo scenario è molto pittoresco, sullo sfondo si staglia la grande moschea di Koutoubia ma devo ammettere che preferisco gli scenari rurali a quelli cittadini. Viaggiare però è anche questo. Namasté.
Venerdì, 9 marzo 2012
Da Marrakech a Casablanca. Alle 9.00 sono già fuori dal traffico di Marrakech, diretto a Essaouira che raggiungo agevolmente, grazie ad una strada 'secondaria', tutta a 4 corsie!! Il paesaggio è piuttosto monotono, rispetto a quello visto fino a ieri. C'è un posto dove ci sono delle capre arrampicate sugli alberi e frotte di turisti che scattano foto (secondo me le capre le mette li il padrone che poi prende 1drm per ogni foto scattata); poi ci sono gli immancabili uomini sbucati dal nulla, fermi sul ciglio della strada in attesa, e ancora file di muli e mezzi trainati da animali. Di tanto in tanto sbuca qualche dromedario, molti somari, qualche mucca e qualche capra, ma l'animale che sovrasta tutti per numero di presenze è la pecora! c'è ne sono decine di migliaia sparse ovunque, anche nei posti più sperduti. A pensarci bene, anche da noi ci sono molti somari e un numero impressionante di pecore ma non stanno nei campi a pascolare... a buon intenditor! Arrivo a Essaouira alle 10.30 con l'intenzione di fermarmi qui per la notte, intanto vado a vedere la città che dicono sia molto affascinante. Un tempo era un porto fortificato e un fiorente mercato per la tratta dei neri, dal quale i portoghesi imbarcavano gli africani che sarebbero diventati schiavi nel nuovo mondo; il centro storico è racchiuso all'interno delle mura e, mentre sono fermo a scattare un paio di foto, si avvicina un tizio che, vista la targa, mi saluta calorosamente e mi racconta che lui ha vissuto e lavorato per anni a Verona ma, con la crisi, ha perso il posto e se ne è tornato in Marocco. Mi offre di parcheggiare la moto nella sua casa e di farmi da guida. Mi conduce nell'unico garage all'interno delle mura (almeno così dice lui), mi offre il thé di benvenuto e poi mi porta a fare il giro turistico che, in realtà dura circa mezz'ora. Fa un certo senso visitare il luogo dove si svolgeva l'asta e pensare che qui venivano venduti uomini e non merci. I principali fornitori dei portoghesi erano berberi che andavano a caccia di uomini da vendere come schiavi nelle regioni africane a sud del Marocco. La mia guida, Mustafà, mi dice anche che molti degli schiavi caricati (come bestie!) a bordo delle navi portoghesi non arriveranno mai sulle coste americane, finendo gettati in mare. Anche molti inglesi, seppure non ufficialmente, venivano qui a comprare schiavi da rivendere nelle loro colonie. Finito il giro, ci fermiamo a mangiare frittura di pesce in uno dei tanti chioschetti (due persone 80drm/8eur, e potevamo mangiare in quattro) ma mi rendo conto che, a questo punto, restare non ha più alcun senso, quindi decido di rimettermi in viaggio e di risalire la costa atlantica. A onor del vero, a parte alcuni scorci davvero suggestivi, non è che questa parte del Marocco sia così interessante e poi tira un forte vento laterale quasi costante che piega la moto e spesso la spinge fuori traiettoria. Guidare così è davvero stancante e poi causa un consumo di benzina superiore alla norma; inoltre solleva tanta sabbia che si deposita lungo la strada e, ad ogni curva, bisogna stare bene attenti. Tutto questo non fa altro che rallentare la mia tabella di marcia e arriva quasi buio che sono a pochi km da Casablanca. In Marocco, guidare di giorno in prossimità dei centri abitati è un'impresa, figurarsi vicino le grandi città, ma guidare di sera è una follia!! A prescindere dal traffico, non tutti accendono le luci, di rispettare il codice della strada nemmeno se ne parla ma, soprattutto, ci sono animali e uomini che attraversano la strada nel buio totale. Contavo di arrivare a Rabat ma al primo albergo mi fermo. E' una specie di residence e quando entro mi squadrano come se fossi un marziano. Il mio abbigliamento fa sempre più schifo per lo sporco e in principio il tizio dice di non avere stanze ma mentre sto per andare via mi richiama e mi dice di avere un mini-appartamento a 60€ per notte (in Italia credo saremmo sui 200€ a notte). Avvio una estenuante trattativa e alla fine ci mettiamo d'accordo per 40€ comprese cena e colazione. In realtà l'avrei presa anche alla cifra iniziale: la sicurezza non ha prezzo! Il vento di oggi mi ha costretto a guidare con il capo inclinato in una posizione innaturale e ho la testa che mi scoppia, la cervicale che mi da il tormento e le braccia dolenti. Due aspirine e domani sarò come nuovo, mi attende la trafila al porto di Tangeri. Spero di avere lo stesso trattamento dell'andata. Namasté.
Sabato, 10 marzo 2012
Non mi interessa visitare ne Casablanca ne Rabat, quindi prendo la strada alle 8.00 e filo via liscio verso Tangeri, costeggiando l'oceano Atlantico. Sulla strada c'è un vento così forte che la moto sta inclinata su un fianco e la mia testa viene sbattuta a destra e a sinistra. Eccezion fatta per Essaouira, la costa non ha nulla a che vedere con l'interno, a saperlo prima me la sarei risparmiata volentieri... e poi un vento davvero fastidioso che non da un attimi di tregua. All'arrivo al porto vengo accolto dall'immancabile codazzo di venditori di prodotti o servizi ma dico loro che ho solo la carta di credito e si tolgono dalle pa..e. Per fortuna il ferry parte in meno di mezz'ora, così mi lascio alle spalle il Marocco e tutte le sue suggestioni. Sbarcato a Tarifa la strada è esattamente quella dell'andata. Qualunque altra considerazione la rimando a quando sarò tornato a casa. Namasté
Domenica, 11 marzo 2012
Da Almerìa a Girona. Dopo una notte di sonno profondo e riposante, riesco finalmente a partire in tutta calma prima delle 8:00. Nonostante ci sia un bel sole, la temperatura è bassa e devo indossare il sottogiacca e i sottoguanti termici (veramente efficaci). Vado spedito fino a Murcia, percorrendo la AP7 (Autopista 7, le nostre autostrade) ma, visto che sono in orario, che è domenica e che c'è pochissimo traffico, lascio l'autostrada e prendo la N340, e mi godo una piacevole passeggiata tra una serei di paesi dell' Andalucia. Dopo Murcia riprendo l'AP7 e mi fermo nella stazione di servizio di Marina, un amico motoviaggiatore abita da queste parti e sarebbe bello poterci incintrare ma non ho memorizzato il suo numero di cellulare prima di partire; provo a inviargli un messaggio via FB ma, prima che Jaime riesca a leggerlo, si è già fatto tardi e devo andare via. Sarà per la prossima volta... Man mano che passano le ore, la giornata diventa più calda e posso fare a meno degli indumenti termici. Di nuovo lascio la AP7 per prendere la A7 (Autovia 7, come le nostre superstrade) e seguendo le indicazioni arrivo fino a Tarragona, dove rientro in autostrada per raggiungere Barcellona. Al porto però c'è una sorpresa: il prezzo del biglietto in offerta è solo per le prenotazioni on-line, in biglietteria costa il doppio!! Poco male, non mi andava proprio di passare 24 ore in mare, così riprendo la strada e dopo quasi 2 ore, riesco a venir fuori dal traffico domenicale di Barcellona e mi dirigo verso Girona. Qui passerò la notte e domani riprenderò la strada verso casa. Namasté.
Lunedì, 12 marzo 2012
Da Girona a Pietra Ligure (passando per il Parco Nazionale della Camargue). Questa mattina riesco a partire ancora prima di ieri, e alle 8.30 sono già in cima ai Pirenei. Visto che sono così in anticipo, a Perpignan lascio l'autostrada e prendo la RN (Route Nazionale) ed è la scelta che cambia il viaggio, ancora una volta; il resto lo fa il GPS che non funziona. Da Perpignan arrivo a Montpellier, senza aver percorso neppure 1 km. di autostrada poi vado in direzione di Nimes ma a [boh!] vedo un segnale stradale che indica "Arles, percorso alternativo", cedo alla tentazione e mi ritrovo ad attraversare il Parco Nazionale della Camargue, percorrendo una strada che ha un fascino meraviglioso: ci sono auberge, chambre e maison ad ogni angolo; vicino S.t Gilette c'è ne uno che meriterebbe una sosta. Passando di villaggio in villaggio, arrivo fino ad Arles e mi dirigo dritto nel centro storico, arrivando in moto fin dove è possibile. Il tutto meriterebbe una visita più accurata ma oggi va così, teniamolo buono per un'altra occasione. Mi rimetto in marcia, imbocco l'autostrada e alle 18.00 rientro in Italia. C'è ancora un po' di sole ma le temperature sono decisamente più basse rispetto ai paesi che ho attraversato. Alle 19.30 il termometro segna 10° e immagino che sulla A7 le cose potrebbero anche andare peggio, quindi esco dall'autostrada e cerco una sistemazione per la notte. Questo viaggio non finirà per oggi. Namasté.
Martedì, 13 marzo 2012
Da Pietra Ligure a Fano. Il sole illumina la Riviera dei Fiori e la distanza da casa è sempre di meno. Parto in tutta scioltezza e guido, ripercorrendo con la mente la strada percorsa. Il contachilometri segna più di 7.000 km percorsi fin qui e devo ancora arrivare alla fine del viaggio. Mi rendo conto di essere ormai in Italia quando mi fermo per fare rifornimento: 16 € per riportare l'indicatore del livello del carburante su di UNA sola tacca!!!! In Marocco ho speso la stessa cifra per fare il pieno e, in realtà, anche in Spagna e in Francia le cose andavano molto meglio. Pazienza e rassegnazione... Attraverso il Passo del Turchino, fino a Reggio Emilia, mentre il sole resta nascosto da una fastidiosa foschia che non lascia risalire la temperatura ma, subito dopo, il sole rispende e la temperatura è piacevole. Dato che è statisticamente provato che il momento più pericoloso di ogni attività è nelle fasi finali, ogni viaggio in moto non si discosta da questo fatto inconfutabile: minore è la distanza dalla meta, maggiori sono i rischi di restare coinvolti in qualche inconveniente; l'adrenalina che accompagna all'andata non c'è più e neppure la spinta emotiva, il tutto unito alla stanchezza, a uno stato di appagamento e alla fretta di arrivare, inducono una sorta di rilassatezza, mix altamente rischioso per la propria incolumità. Proprio per questo, in questa fase di ogni viaggio, riduco la velocità e aumento il mio livello di attenzione, cercando di non distrarmi o di non perdermi completamente nei ricordi. Ritengo sia una responsabilità verso i propri cari, prima ancora che verso se stessi, fare tutto il possibile per evitare di trovarsi in situazioni rischiose; dopodiché, se ti viene addosso un folle o un ubriaco... non c'è prudenza che possa aiutarti. Divagando su questi argomenti, raggiungo la meta finale: casa! Rimetto la moto nel garage, spengo il motore e scarico i bagagli. Adesso questo viaggio è finito. Prepariamoci per il prossimo. Namasté.
Non mi interessa visitare ne Casablanca ne Rabat, quindi prendo la strada alle 8.00 e filo via liscio verso Tangeri, costeggiando l'oceano Atlantico. Sulla strada c'è un vento così forte che la moto sta inclinata su un fianco e la mia testa viene sbattuta a destra e a sinistra. Eccezion fatta per Essaouira, la costa non ha nulla a che vedere con l'interno, a saperlo prima me la sarei risparmiata volentieri... e poi un vento davvero fastidioso che non da un attimi di tregua. All'arrivo al porto vengo accolto dall'immancabile codazzo di venditori di prodotti o servizi ma dico loro che ho solo la carta di credito e si tolgono dalle pa..e. Per fortuna il ferry parte in meno di mezz'ora, così mi lascio alle spalle il Marocco e tutte le sue suggestioni. Sbarcato a Tarifa la strada è esattamente quella dell'andata. Qualunque altra considerazione la rimando a quando sarò tornato a casa. Namasté
Domenica, 11 marzo 2012
Da Almerìa a Girona. Dopo una notte di sonno profondo e riposante, riesco finalmente a partire in tutta calma prima delle 8:00. Nonostante ci sia un bel sole, la temperatura è bassa e devo indossare il sottogiacca e i sottoguanti termici (veramente efficaci). Vado spedito fino a Murcia, percorrendo la AP7 (Autopista 7, le nostre autostrade) ma, visto che sono in orario, che è domenica e che c'è pochissimo traffico, lascio l'autostrada e prendo la N340, e mi godo una piacevole passeggiata tra una serei di paesi dell' Andalucia. Dopo Murcia riprendo l'AP7 e mi fermo nella stazione di servizio di Marina, un amico motoviaggiatore abita da queste parti e sarebbe bello poterci incintrare ma non ho memorizzato il suo numero di cellulare prima di partire; provo a inviargli un messaggio via FB ma, prima che Jaime riesca a leggerlo, si è già fatto tardi e devo andare via. Sarà per la prossima volta... Man mano che passano le ore, la giornata diventa più calda e posso fare a meno degli indumenti termici. Di nuovo lascio la AP7 per prendere la A7 (Autovia 7, come le nostre superstrade) e seguendo le indicazioni arrivo fino a Tarragona, dove rientro in autostrada per raggiungere Barcellona. Al porto però c'è una sorpresa: il prezzo del biglietto in offerta è solo per le prenotazioni on-line, in biglietteria costa il doppio!! Poco male, non mi andava proprio di passare 24 ore in mare, così riprendo la strada e dopo quasi 2 ore, riesco a venir fuori dal traffico domenicale di Barcellona e mi dirigo verso Girona. Qui passerò la notte e domani riprenderò la strada verso casa. Namasté.
Lunedì, 12 marzo 2012
Da Girona a Pietra Ligure (passando per il Parco Nazionale della Camargue). Questa mattina riesco a partire ancora prima di ieri, e alle 8.30 sono già in cima ai Pirenei. Visto che sono così in anticipo, a Perpignan lascio l'autostrada e prendo la RN (Route Nazionale) ed è la scelta che cambia il viaggio, ancora una volta; il resto lo fa il GPS che non funziona. Da Perpignan arrivo a Montpellier, senza aver percorso neppure 1 km. di autostrada poi vado in direzione di Nimes ma a [boh!] vedo un segnale stradale che indica "Arles, percorso alternativo", cedo alla tentazione e mi ritrovo ad attraversare il Parco Nazionale della Camargue, percorrendo una strada che ha un fascino meraviglioso: ci sono auberge, chambre e maison ad ogni angolo; vicino S.t Gilette c'è ne uno che meriterebbe una sosta. Passando di villaggio in villaggio, arrivo fino ad Arles e mi dirigo dritto nel centro storico, arrivando in moto fin dove è possibile. Il tutto meriterebbe una visita più accurata ma oggi va così, teniamolo buono per un'altra occasione. Mi rimetto in marcia, imbocco l'autostrada e alle 18.00 rientro in Italia. C'è ancora un po' di sole ma le temperature sono decisamente più basse rispetto ai paesi che ho attraversato. Alle 19.30 il termometro segna 10° e immagino che sulla A7 le cose potrebbero anche andare peggio, quindi esco dall'autostrada e cerco una sistemazione per la notte. Questo viaggio non finirà per oggi. Namasté.
Martedì, 13 marzo 2012
Da Pietra Ligure a Fano. Il sole illumina la Riviera dei Fiori e la distanza da casa è sempre di meno. Parto in tutta scioltezza e guido, ripercorrendo con la mente la strada percorsa. Il contachilometri segna più di 7.000 km percorsi fin qui e devo ancora arrivare alla fine del viaggio. Mi rendo conto di essere ormai in Italia quando mi fermo per fare rifornimento: 16 € per riportare l'indicatore del livello del carburante su di UNA sola tacca!!!! In Marocco ho speso la stessa cifra per fare il pieno e, in realtà, anche in Spagna e in Francia le cose andavano molto meglio. Pazienza e rassegnazione... Attraverso il Passo del Turchino, fino a Reggio Emilia, mentre il sole resta nascosto da una fastidiosa foschia che non lascia risalire la temperatura ma, subito dopo, il sole rispende e la temperatura è piacevole. Dato che è statisticamente provato che il momento più pericoloso di ogni attività è nelle fasi finali, ogni viaggio in moto non si discosta da questo fatto inconfutabile: minore è la distanza dalla meta, maggiori sono i rischi di restare coinvolti in qualche inconveniente; l'adrenalina che accompagna all'andata non c'è più e neppure la spinta emotiva, il tutto unito alla stanchezza, a uno stato di appagamento e alla fretta di arrivare, inducono una sorta di rilassatezza, mix altamente rischioso per la propria incolumità. Proprio per questo, in questa fase di ogni viaggio, riduco la velocità e aumento il mio livello di attenzione, cercando di non distrarmi o di non perdermi completamente nei ricordi. Ritengo sia una responsabilità verso i propri cari, prima ancora che verso se stessi, fare tutto il possibile per evitare di trovarsi in situazioni rischiose; dopodiché, se ti viene addosso un folle o un ubriaco... non c'è prudenza che possa aiutarti. Divagando su questi argomenti, raggiungo la meta finale: casa! Rimetto la moto nel garage, spengo il motore e scarico i bagagli. Adesso questo viaggio è finito. Prepariamoci per il prossimo. Namasté.
Destinazione Marocco
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