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I viaggi dei lettori
Repubbliche Baltiche 'on the road'
dI Fiorenzo Borga
il 22/03/2012 in I viaggi dei lettori
Due amici partono da Monza e puntano la bussola verso nord: quindi Austria, Slovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia e poi ritorno attraverso Germania e Svizzera. Non perdete il resoconto quest'avventura rigorosamente 'in tenda' e ovviamente su due ruote!
Repubbliche Baltiche 'on the road'
Era una sera d'inverno del 2005; il mio amico Michele ed io stavamo partecipando ad un incontro del Motoclub al quale eravamo iscritti quando, inaspettatamente, Michele ci comunica che per la prossima estate sta immaginando un viaggio a lungo raggio che ha come obiettivo una visita delle Repubbliche Baltiche.
Un po' intimidito dalla meta proposta che ritengo ambiziosa, rispondo che anche a me piacerebbe vedere quei posti e che se ne poteva riparlare più avanti.
Così verso Aprile Michele mi annuncia che ha deciso di mettere in atto il suo piano ed io accetto di valutare bene l'impresa anche se non sono del tutto convinto essere in grado di affrontare il viaggio.
Sono intimorito dalla distanza e dal numero di ore da passare in moto, penso che potrei avere dei problemi fisici e così mi cautelo dicendo al mio compagno che sarei partito, ma con l'opzione di poter rientrare nel caso sentissi di non poter portare a termine il viaggio.
Dopo tante elucubrazioni finalmente si parte il giorno 21/6/05; il periodo più consigliato per la stabilità delle condizioni atmosferiche è appunto da circa metà giugno a metà luglio.
Un po' intimidito dalla meta proposta che ritengo ambiziosa, rispondo che anche a me piacerebbe vedere quei posti e che se ne poteva riparlare più avanti.
Così verso Aprile Michele mi annuncia che ha deciso di mettere in atto il suo piano ed io accetto di valutare bene l'impresa anche se non sono del tutto convinto essere in grado di affrontare il viaggio.
Sono intimorito dalla distanza e dal numero di ore da passare in moto, penso che potrei avere dei problemi fisici e così mi cautelo dicendo al mio compagno che sarei partito, ma con l'opzione di poter rientrare nel caso sentissi di non poter portare a termine il viaggio.
Dopo tante elucubrazioni finalmente si parte il giorno 21/6/05; il periodo più consigliato per la stabilità delle condizioni atmosferiche è appunto da circa metà giugno a metà luglio.
MANDATECI I VOSTRI ITINERARI |
Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo: redazione@dueruote.it |
Le nostre moto sono:
per Michele una Kawasaki W650 e per me la mia fidata Suzuki Bandit 1200 S.
Pensa e ripensa, decido di attrezzare la moto così:
Il trittico di motovaligie GIVI MonoKey; in una valigia laterale tutta la biancheria intima e le cose da toilette; nell'altra tutto l'abbigliamento; in entrambe ho inserito un'apposita borsa floscia per maggiore garanzia in caso di infiltrazioni di pioggia; nel bauletto posteriore metto tutto ciò che mi può servire durante la marcia come: cartine, guide, tuta antipioggia, macchina fotografica compatta, ecc., badando sempre di lasciare abbastanza spazio per un casco.
Navigatore Satellitare Garmin Street Pilot III, utile fino in Austria e dalla Finlandia fino a casa al ritorno; per il Baltico allora mancava ancora la relativa cartografia.
Sul sedile posteriore posiziono due sacche stagne da 60 lt ciascuna per l'albergo (leggi tenda) ed accessori; tenda appunto, materassino e cuscino autogonfiabili, un seggiolino pieghevole, un sacco a pelo, una lampada per tenda ed accessori vari per eventuali riparazioni alla tenda ed al materassino; in una sacca metto ciò che riguarda l'alloggio e nell'altra ciò che riguarda il letto. In questo modo, anche se capitasse di dover riporre la tenda fradicia di pioggia, il letto sicuramente sarebbe asciutto.
Il carico totale risulta di circa 42 Kg, così ripartiti:
10 Kg per ciascuna valigia laterale
14 Kg sul sedile posteriore, posto il più avanzato possibile
8 Kg per il bauletto
Il peso comprende ovviamente anche i contenitori.
Decido di rinunciare alla borsa da serbatoio per maggiore comodità durante i rifornimenti ed anche per maggiore sicurezza contro i furti, nel caso di parcheggio non custodito della moto con il carico a bordo.
La borsa sarebbe magnetica e quindi facilmente asportabile.
Optiamo per una tenda a persona, scegliendo un modello a tre posti per alloggiare il bagaglio durante le soste; io decido per una Bertoni Nord Kapp 3 di colore scuro; al nord non viene quasi mai buio e voglio poter dormire un po' meglio.
per Michele una Kawasaki W650 e per me la mia fidata Suzuki Bandit 1200 S.
Pensa e ripensa, decido di attrezzare la moto così:
Il trittico di motovaligie GIVI MonoKey; in una valigia laterale tutta la biancheria intima e le cose da toilette; nell'altra tutto l'abbigliamento; in entrambe ho inserito un'apposita borsa floscia per maggiore garanzia in caso di infiltrazioni di pioggia; nel bauletto posteriore metto tutto ciò che mi può servire durante la marcia come: cartine, guide, tuta antipioggia, macchina fotografica compatta, ecc., badando sempre di lasciare abbastanza spazio per un casco.
Navigatore Satellitare Garmin Street Pilot III, utile fino in Austria e dalla Finlandia fino a casa al ritorno; per il Baltico allora mancava ancora la relativa cartografia.
Sul sedile posteriore posiziono due sacche stagne da 60 lt ciascuna per l'albergo (leggi tenda) ed accessori; tenda appunto, materassino e cuscino autogonfiabili, un seggiolino pieghevole, un sacco a pelo, una lampada per tenda ed accessori vari per eventuali riparazioni alla tenda ed al materassino; in una sacca metto ciò che riguarda l'alloggio e nell'altra ciò che riguarda il letto. In questo modo, anche se capitasse di dover riporre la tenda fradicia di pioggia, il letto sicuramente sarebbe asciutto.
Il carico totale risulta di circa 42 Kg, così ripartiti:
10 Kg per ciascuna valigia laterale
14 Kg sul sedile posteriore, posto il più avanzato possibile
8 Kg per il bauletto
Il peso comprende ovviamente anche i contenitori.
Decido di rinunciare alla borsa da serbatoio per maggiore comodità durante i rifornimenti ed anche per maggiore sicurezza contro i furti, nel caso di parcheggio non custodito della moto con il carico a bordo.
La borsa sarebbe magnetica e quindi facilmente asportabile.
Optiamo per una tenda a persona, scegliendo un modello a tre posti per alloggiare il bagaglio durante le soste; io decido per una Bertoni Nord Kapp 3 di colore scuro; al nord non viene quasi mai buio e voglio poter dormire un po' meglio.
La Bandit, per mia maggiore comodità, ha il cupolino GIVI più alto e protettivo ed il manubrio della Bandit 600 che è leggermente più alto; installo un mono posteriore WP con manopola di regolazione del precario della molla e delle molle anteriori progressive, sempre WP, in quanto le sospensioni di serie avevano perso molto delle prestazioni originali.
Per la sicurezza meccanica del mezzo invece faccio fatto fare i seguenti lavori alla moto:
Tagliando completo
Gomme nuove Pilot Road
Batteria nuova
Candele nuove
Allineamento carburatori (erano un po' fuori)
Catena di trasmissione
Freni ant. e post. (solo pastiglie)
Alla fine tutto è pronto e si parte.
Per la sicurezza meccanica del mezzo invece faccio fatto fare i seguenti lavori alla moto:
Tagliando completo
Gomme nuove Pilot Road
Batteria nuova
Candele nuove
Allineamento carburatori (erano un po' fuori)
Catena di trasmissione
Freni ant. e post. (solo pastiglie)
Alla fine tutto è pronto e si parte.
Da casa (Monza) si prende la A4 e poi la A23 fino a Tarvisio; quindi ci si dirige comodamente verso Klagenfurt dove si pernotta solamente in campeggio; distanza circa 550 Km. Il primo giorno non abbiamo intenzione di esagerare con le distanze.
Durante la sosta per il pranzo, durante il percorso, si scatena un temporale da putiferio e prendiamo questo come un segno di sventura per l'intero viaggio; ci prepariamo al peggio dato che la meta è il Nord; invece durante il corso del pranzo il tempo si placa e ripartiamo con un sole di buon auspicio.
Avremo, per esagerata fortuna, 28 giorni di sole caldo, senza mai vedere una goccia di pioggia, durante gli spostamenti.
Si riparte il mattino e per la via più veloce, evitando Vienna, ci si dirige a Bratislava, dove si pernotta soltanto. Al momento della doccia ho una sorpresa, in campeggio la doccia è in comune, con la sola divisione fra i sessi. La distanza percorsa è di circa 450 Km. L'impressione immediata di Bratislava, almeno per la periferia all'ingresso della città, è pessima; tutto ciò che vediamo è proprio nel peggior stile di un'architettura selvaggia post bellica. Lo consideravamo solo un luogo di transito e ci dispiace di non aver dedicato qualche ora in più per vedere anche il centro e quindi poter dare un giudizio più equilibrato.
L'attraversamento della Slovacchia, una volta terminata la poca autostrada, è abbastanza caotico, per cui decidiamo di seguire strade di secondaria importanza.
L'idea si rivela giusta e scopriamo paesaggi e paesi degni di rilievo che ci permettono anche di scovare una trattoria molto tipica dove poter pranzare.
La meta della giornata è Cracovia, dove facciamo tre pernottamenti; la distanza percorsa è di circa 440 Km.
Dal campeggio di Cracovia partiamo giornalmente per effettuare delle visite negli immediati dintorni.
Visitiamo campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau nei pressi di Oswiecim per un totale di 190 Km e anche se non sono i primi campi che vedo, non posso trattenere quel senso di emozione e sdegno per quanto lì è successo, Visitiamo Cracovia stessa che è molto particolare e ne vale la pena: il centro storico è bello e vivace e con tanta gente in giro; ricordo che è la città di Giovanni Paolo II e sembra che tutto giri ancora intorno al suo nome. Quel giorno in città la temperatura era di 36°.
Cracovia è una città da vivere e non solo da visitare; la gente è cordiale e siamo sempre accolti con la massima cortesia nei vari bar e ristoranti in cui sostiamo.
Visitiamo le miniere di sale di Wieliczka a 40 Km, che sono assolutamente spettacolari con tante sculture eseguite nel sale e poste fino a 148 m. di profondità, che è la sola parte aperta al turismo. Queste sculture sono state fatte, nei secoli, non da artisti ma dagli stessi minatori e rappresentano, per lo più, scene sacre.
Le miniere non sono più operative da alcuni anni; il loro sfruttamento intensivo risale però a sette secoli fa.
Durante la sosta per il pranzo, durante il percorso, si scatena un temporale da putiferio e prendiamo questo come un segno di sventura per l'intero viaggio; ci prepariamo al peggio dato che la meta è il Nord; invece durante il corso del pranzo il tempo si placa e ripartiamo con un sole di buon auspicio.
Avremo, per esagerata fortuna, 28 giorni di sole caldo, senza mai vedere una goccia di pioggia, durante gli spostamenti.
Si riparte il mattino e per la via più veloce, evitando Vienna, ci si dirige a Bratislava, dove si pernotta soltanto. Al momento della doccia ho una sorpresa, in campeggio la doccia è in comune, con la sola divisione fra i sessi. La distanza percorsa è di circa 450 Km. L'impressione immediata di Bratislava, almeno per la periferia all'ingresso della città, è pessima; tutto ciò che vediamo è proprio nel peggior stile di un'architettura selvaggia post bellica. Lo consideravamo solo un luogo di transito e ci dispiace di non aver dedicato qualche ora in più per vedere anche il centro e quindi poter dare un giudizio più equilibrato.
L'attraversamento della Slovacchia, una volta terminata la poca autostrada, è abbastanza caotico, per cui decidiamo di seguire strade di secondaria importanza.
L'idea si rivela giusta e scopriamo paesaggi e paesi degni di rilievo che ci permettono anche di scovare una trattoria molto tipica dove poter pranzare.
La meta della giornata è Cracovia, dove facciamo tre pernottamenti; la distanza percorsa è di circa 440 Km.
Dal campeggio di Cracovia partiamo giornalmente per effettuare delle visite negli immediati dintorni.
Visitiamo campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau nei pressi di Oswiecim per un totale di 190 Km e anche se non sono i primi campi che vedo, non posso trattenere quel senso di emozione e sdegno per quanto lì è successo, Visitiamo Cracovia stessa che è molto particolare e ne vale la pena: il centro storico è bello e vivace e con tanta gente in giro; ricordo che è la città di Giovanni Paolo II e sembra che tutto giri ancora intorno al suo nome. Quel giorno in città la temperatura era di 36°.
Cracovia è una città da vivere e non solo da visitare; la gente è cordiale e siamo sempre accolti con la massima cortesia nei vari bar e ristoranti in cui sostiamo.
Visitiamo le miniere di sale di Wieliczka a 40 Km, che sono assolutamente spettacolari con tante sculture eseguite nel sale e poste fino a 148 m. di profondità, che è la sola parte aperta al turismo. Queste sculture sono state fatte, nei secoli, non da artisti ma dagli stessi minatori e rappresentano, per lo più, scene sacre.
Le miniere non sono più operative da alcuni anni; il loro sfruttamento intensivo risale però a sette secoli fa.
Si riparte per attraversare tutta la Polonia in direzione di Bialystok dove troviamo campeggio nei pressi di Vasilkov in quanto quello di Bialystok, anche se indicato sulle guide, non esiste più da circa 4 anni; la traversata è di circa 600 Km.
La distanza è stata interamente percorsa senza tratti autostradali, in quanto dalla Polonia in poi fino alla Finlandia le autostrade non esistono più. Per giunta le strade polacche sono le peggiori che abbiamo incontrato, in quanto segnate da profonde solchi lasciati dai camion che incontriamo in successione continua diretti verso Est.
Varsavia la attraversiamo soltanto; non abbiamo tempo per vedere proprio tutto; d'altra parte le guide che abbiamo non citano nulla che desti particolarmente il nostro interesse.
Comunque l'attraversamento è piuttosto difficoltoso e caotico e con le moto non vediamo l'ora di esserne fuori.
A Vasilkov si dorme soltanto e si deve ripartire il mattino seguente per la Lituania.
Il campeggio che troviamo non ci entusiasma; siamo gli unici campeggiatori in un prato che assomiglia più ad una discarica che ad un vero campeggio e per giunta pioviggina.
Montiamo le tende dove troviamo un terreno un po' più sgombro nei pressi di una fontana asciutta piena di rottami.
La cosa buona è che per la doccia ci assegnano il bagno di una camera non utilizzata dell'annesso albergo.
La sera ceniamo presso il ristorante dell'albergo che, pur con piatti per noi un po' strani ma buoni, ci riserva una lieta sorpresa e ci tira su il morale.
Il tratto che congiunge questo paese alla frontiera lituana passa per un bellissimo parco naturale con stradine, abetaie e piccoli laghi, che ci lascia senza fiato; per ammirarlo ci fermiamo sulla strada che congiunge Giby a Sejny.
Attraversiamo la frontiera ad Ogrodniki, in quanto ritenuta aperta solo per il passaggio di veicoli leggeri e quindi con poca coda; infatti riusciamo a passare immediatamente; la destinazione è Druskininkai (Km 180 circa), una bella e ridente cittadina termale nei pressi di un parco "Gruto Parkas" che vogliamo visitare. Vi sono raccolte molte delle statue dei personaggi che appartenevano al regime sovietico e provenienti da tutta la Lituania, dopo la loro rimozione.
Il campeggio municipale non è ancora in funzione: siamo in anticipo, purtroppo, di soli 3 giorni sulla data di inaugurazione ed è una struttura ottima e moderna.
Ci mandano a campeggiare nel giardino di un "ospedale" che in effetti si occupa solo di riabilitazione e problemi respiratori, che è dotato anche di ostello della gioventù, piscine termali e fitness, ristorante eccellente e punto informazioni.
Nel campeggio troviamo un'altra tenda appartenente a due signore olandesi che stanno ritornando verso casa in auto, dopo aver fatto un giro simile al nostro ma in senso contrario.
I Lituani sono sempre cordiali, curiosi di sapere da dove arriviamo e disponibili; non abbiamo mai avuto problemi di sicurezza, ma non abbiamo mai suscitato le loro eventuali brame evitando di ostentare qualunque cosa ritenessimo potesse essere di loro interesse.
Riposiamo un giorno in più girovagando e nel frattempo si scatena un temporale furioso, ma non siamo in moto e come l'altra volta stiamo pranzando, per cui un buon pasto ed una Vodka in più ce la permettiamo aspettando che spiova.
Nel Baltico la vita costa abbastanza poco; gli unici prezzi simili ai nostri sono praticati nelle grandi città. Anche lì però ci si può difendere bene senza grandi difficoltà.
Le condizioni delle strade in Lituania sono abbastanza buone e colpisce la quasi assenza di traffico; anche 40 minuti di viaggio senza incontrare alcun veicolo.
E' molto diffuso l'autostop a tutte le età e garantisco che le ragazze che ce lo chiedono hanno un aspetto superbo; sulla moto però è impossibile caricare passeggeri, purtroppo.
La lingua non è del tutto incomprensibile nelle parole essenziali, soprattutto se letta; comunque ce la caviamo con l'inglese ed un minimo di tedesco (il nostro) perché loro lo parlano meglio.
La distanza è stata interamente percorsa senza tratti autostradali, in quanto dalla Polonia in poi fino alla Finlandia le autostrade non esistono più. Per giunta le strade polacche sono le peggiori che abbiamo incontrato, in quanto segnate da profonde solchi lasciati dai camion che incontriamo in successione continua diretti verso Est.
Varsavia la attraversiamo soltanto; non abbiamo tempo per vedere proprio tutto; d'altra parte le guide che abbiamo non citano nulla che desti particolarmente il nostro interesse.
Comunque l'attraversamento è piuttosto difficoltoso e caotico e con le moto non vediamo l'ora di esserne fuori.
A Vasilkov si dorme soltanto e si deve ripartire il mattino seguente per la Lituania.
Il campeggio che troviamo non ci entusiasma; siamo gli unici campeggiatori in un prato che assomiglia più ad una discarica che ad un vero campeggio e per giunta pioviggina.
Montiamo le tende dove troviamo un terreno un po' più sgombro nei pressi di una fontana asciutta piena di rottami.
La cosa buona è che per la doccia ci assegnano il bagno di una camera non utilizzata dell'annesso albergo.
La sera ceniamo presso il ristorante dell'albergo che, pur con piatti per noi un po' strani ma buoni, ci riserva una lieta sorpresa e ci tira su il morale.
Il tratto che congiunge questo paese alla frontiera lituana passa per un bellissimo parco naturale con stradine, abetaie e piccoli laghi, che ci lascia senza fiato; per ammirarlo ci fermiamo sulla strada che congiunge Giby a Sejny.
Attraversiamo la frontiera ad Ogrodniki, in quanto ritenuta aperta solo per il passaggio di veicoli leggeri e quindi con poca coda; infatti riusciamo a passare immediatamente; la destinazione è Druskininkai (Km 180 circa), una bella e ridente cittadina termale nei pressi di un parco "Gruto Parkas" che vogliamo visitare. Vi sono raccolte molte delle statue dei personaggi che appartenevano al regime sovietico e provenienti da tutta la Lituania, dopo la loro rimozione.
Il campeggio municipale non è ancora in funzione: siamo in anticipo, purtroppo, di soli 3 giorni sulla data di inaugurazione ed è una struttura ottima e moderna.
Ci mandano a campeggiare nel giardino di un "ospedale" che in effetti si occupa solo di riabilitazione e problemi respiratori, che è dotato anche di ostello della gioventù, piscine termali e fitness, ristorante eccellente e punto informazioni.
Nel campeggio troviamo un'altra tenda appartenente a due signore olandesi che stanno ritornando verso casa in auto, dopo aver fatto un giro simile al nostro ma in senso contrario.
I Lituani sono sempre cordiali, curiosi di sapere da dove arriviamo e disponibili; non abbiamo mai avuto problemi di sicurezza, ma non abbiamo mai suscitato le loro eventuali brame evitando di ostentare qualunque cosa ritenessimo potesse essere di loro interesse.
Riposiamo un giorno in più girovagando e nel frattempo si scatena un temporale furioso, ma non siamo in moto e come l'altra volta stiamo pranzando, per cui un buon pasto ed una Vodka in più ce la permettiamo aspettando che spiova.
Nel Baltico la vita costa abbastanza poco; gli unici prezzi simili ai nostri sono praticati nelle grandi città. Anche lì però ci si può difendere bene senza grandi difficoltà.
Le condizioni delle strade in Lituania sono abbastanza buone e colpisce la quasi assenza di traffico; anche 40 minuti di viaggio senza incontrare alcun veicolo.
E' molto diffuso l'autostop a tutte le età e garantisco che le ragazze che ce lo chiedono hanno un aspetto superbo; sulla moto però è impossibile caricare passeggeri, purtroppo.
La lingua non è del tutto incomprensibile nelle parole essenziali, soprattutto se letta; comunque ce la caviamo con l'inglese ed un minimo di tedesco (il nostro) perché loro lo parlano meglio.
Si riparte per Trakai, località su un lago fatato in un parco naturale bellissimo. Sono molto attenti alla conservazione dell'ambiente che è la loro principale risorsa per il futuro in Europa.
A Trakai, distanza circa 200 Km., stiamo due notti: il secondo giorno andiamo a visitare Vilnius; città carina anche se occidentaleggiante.
Troviamo un bel centro storico: sarà comunque quello che, almeno per noi, risulterà essere il più modesto delle tre capitali baltiche.
Al ritorno a Trakai ceniamo in riva al lago con le ombre che si allungano e tante tonalità di rosso che colorano le acque; vedo che sul menù del ristorante è indicato un vino italiano e, dato che sono in crisi di astinenza, ne ordino una bottiglia.
La cameriera si affanna a spiegarci che quello lo vendono solo in bottiglia intera e non a bicchieri; dico che va bene e lei si allontana per tornare poco dopo con il capo cameriere, che vuole sincerarsi che abbia capito bene.
Confermo l'ordine e dopo tutta questa cerimonia, il costo della bottiglia è di soli 9 Euro, tanti per loro e pochi per noi; ne lascio un paio di bicchieri per i camerieri che ci guardano sorpresi ed incuriositi.
Da Trakai si riparte in direzione di Kaunas, seconda città della Lituania, che non visitiamo in quanto principalmente industriale; seguiamo il fiume Nemunas fino a Siluté, percorso bellissimo con i paesini composti da case variopinte in tinte pastello sulla destra, mentre a sinistra abbiamo il fiume e al di là il confine con l'enclave russa di Kaliningrad.
Una volta giunti a Silutè ci dirigiamo a Nord fino a Karklé dove campeggiamo due notti (distanza circa 410 Km.) e finalmente siamo sul Mar Baltico.
Da Karklè partiamo per raggiungere la città portuale di Klaipeda dove traghettiamo sulla penisola di Neringa: posto stupendo, tutto parco naturale con cittadine che potrebbero stare in Svizzera o sulla Costa Azzurra con ville e giardini incredibili; infatti gli alti papaveri dell'ex regime avevano qui le loro dacie.
Visitiamo la deliziosa cittadina di Nida, dove incontriamo mercatini di ambra ovunque.
Una specialità gastronomica locale è costituita da dei pescioni affumicati, tra cui le anguille molto comuni da quelle parti, che vengono trattati, venduti e consumati sul luogo circa 2 ore dopo la pesca; una vera delizia e ne mangiamo uno enorme a testa.
Al ritorno, dopo aver traghettato, si visita la città di Palanga; è un luogo molto vivace e alla moda con un grande passeggio; ci sono molti negozi e tanto turismo locale salvo qualche tedesco o finlandese principalmente in camper.
Dovendo fare un paragone per rendere l'idea, direi che potrebbe essere simile a Viareggio come modo di presentarsi.
I paesi baltici impressionano per la pulizia di strade, boschi e quanto altro di beni comuni; mai una carta per terra o una bottiglia abbandonata; questo ci ha stupiti molto.
Il giro completo della giornata è di circa 200 Km.
Da Karklè ci dirigiamo quindi verso la Lettonia passando per la località di Siauliai dove ci aspetta una curiosità: la Collina delle Croci.
Non è un luogo sacro ma una testimonianza della fede del popolo lituano; penso che le croci piantate in terra o semplicemente appoggiate da passanti desiderosi di testimoniare la propria fede, possano essere qualche centinaio di migliaia.
Lì incontriamo una coppia di giapponesi in moto, eleganti nelle loro tute Gaerne bianco azzurre come le due moto Suzuki e che di nuovo incontreremo a Riga; vengono dal Giappone con due Off Road; sono in giro da 13 mesi e secondo noi stanno facendo un viaggio con uno stile di vita elevato diversamente dal nostro che intende essere un po' più avventuroso.
A Trakai, distanza circa 200 Km., stiamo due notti: il secondo giorno andiamo a visitare Vilnius; città carina anche se occidentaleggiante.
Troviamo un bel centro storico: sarà comunque quello che, almeno per noi, risulterà essere il più modesto delle tre capitali baltiche.
Al ritorno a Trakai ceniamo in riva al lago con le ombre che si allungano e tante tonalità di rosso che colorano le acque; vedo che sul menù del ristorante è indicato un vino italiano e, dato che sono in crisi di astinenza, ne ordino una bottiglia.
La cameriera si affanna a spiegarci che quello lo vendono solo in bottiglia intera e non a bicchieri; dico che va bene e lei si allontana per tornare poco dopo con il capo cameriere, che vuole sincerarsi che abbia capito bene.
Confermo l'ordine e dopo tutta questa cerimonia, il costo della bottiglia è di soli 9 Euro, tanti per loro e pochi per noi; ne lascio un paio di bicchieri per i camerieri che ci guardano sorpresi ed incuriositi.
Da Trakai si riparte in direzione di Kaunas, seconda città della Lituania, che non visitiamo in quanto principalmente industriale; seguiamo il fiume Nemunas fino a Siluté, percorso bellissimo con i paesini composti da case variopinte in tinte pastello sulla destra, mentre a sinistra abbiamo il fiume e al di là il confine con l'enclave russa di Kaliningrad.
Una volta giunti a Silutè ci dirigiamo a Nord fino a Karklé dove campeggiamo due notti (distanza circa 410 Km.) e finalmente siamo sul Mar Baltico.
Da Karklè partiamo per raggiungere la città portuale di Klaipeda dove traghettiamo sulla penisola di Neringa: posto stupendo, tutto parco naturale con cittadine che potrebbero stare in Svizzera o sulla Costa Azzurra con ville e giardini incredibili; infatti gli alti papaveri dell'ex regime avevano qui le loro dacie.
Visitiamo la deliziosa cittadina di Nida, dove incontriamo mercatini di ambra ovunque.
Una specialità gastronomica locale è costituita da dei pescioni affumicati, tra cui le anguille molto comuni da quelle parti, che vengono trattati, venduti e consumati sul luogo circa 2 ore dopo la pesca; una vera delizia e ne mangiamo uno enorme a testa.
Al ritorno, dopo aver traghettato, si visita la città di Palanga; è un luogo molto vivace e alla moda con un grande passeggio; ci sono molti negozi e tanto turismo locale salvo qualche tedesco o finlandese principalmente in camper.
Dovendo fare un paragone per rendere l'idea, direi che potrebbe essere simile a Viareggio come modo di presentarsi.
I paesi baltici impressionano per la pulizia di strade, boschi e quanto altro di beni comuni; mai una carta per terra o una bottiglia abbandonata; questo ci ha stupiti molto.
Il giro completo della giornata è di circa 200 Km.
Da Karklè ci dirigiamo quindi verso la Lettonia passando per la località di Siauliai dove ci aspetta una curiosità: la Collina delle Croci.
Non è un luogo sacro ma una testimonianza della fede del popolo lituano; penso che le croci piantate in terra o semplicemente appoggiate da passanti desiderosi di testimoniare la propria fede, possano essere qualche centinaio di migliaia.
Lì incontriamo una coppia di giapponesi in moto, eleganti nelle loro tute Gaerne bianco azzurre come le due moto Suzuki e che di nuovo incontreremo a Riga; vengono dal Giappone con due Off Road; sono in giro da 13 mesi e secondo noi stanno facendo un viaggio con uno stile di vita elevato diversamente dal nostro che intende essere un po' più avventuroso.
Dopo la collina delle croci raggiungiamo la Lettonia (nuovo cambio valuta) e ci fermiamo a PilsRundale, dove c'è la copia in piccolo del palazzo Hermitage di San Pietroburgo.
L'architetto è italiano ed è lo stesso dell'Hermitage; visitiamo il palazzo, che ne vale la pena ed i suoi giardini, quindi proseguiamo in cerca di un campeggio che individuiamo presso Jurmala; distanza circa 420 Km. dalla partenza.
Jurmala è una cittadina balneare, luogo rinomato (da quelle parti) e che viene definito come "dieci minuti" di America"; infatti architettura, parchi, locali notturni, ristoranti insegne luminose non sembrano certo delle Repubbliche Baltiche, ricordano Las Vegas e si esauriscono nell'arco di circa tre Km.
Alla sera passeggiamo sul litorale del Baltico che ha sabbia finissima ed un'infinità di colori; la spiaggia è circondata da una quantità impressionante di fiori, tra i quali spicca la rosa canina in fiore, che è una meraviglia.
Alle 23 circa inizia il tramonto che, come tutti quelli nordici, lascia senza fiato per forma, colori e vastità della visuale dei cieli e delle nubi e dura tantissimo.
Il giorno seguente visitiamo Riga che è a circa 30 Km; questa è veramente una bella città, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
E' un misto di antico e moderno tutto perfettamente conservato; il centro storico è grande ed importante.
C'è un bel mercato coperto ricavato negli Hangar degli Zeppelin lasciati dai tedeschi intorno agli anni '30; ci rendiamo conto che nelle attività pubbliche sono impiegate parecchie donne, come nella guida dei tram che sono tutti allegri e multicolore.
Da Jurmala partiamo per andare a vedere un'ampia zona parco, conglobante molti paesini, ma abbiamo la sorpresa di trovare solo strade non asfaltate e con le nostre moto e gomme da strada riusciamo a vedere solo i sassi sul percorso, invece del parco, a causa dell'attenzione alla guida che poniamo per il timore di finire per terra.
Anche in questa occasione troviamo pioggia, ma noi non siamo in moto, come al solito siamo al ristorante; finisce presto e cerchiamo un nuovo campeggio sulla strada per l'Estonia. Lo troviamo nei pressi di Sigulda; distanza circa 200 Km.
Durante la traversata del parco ci imbattiamo in un traghetto manovrato manualmente per attraversare un piccolo fiume; per chi l'ha visto, il tipo è come quello che ancora si trova in funzione ad Imbersago in Brianza, per l'attraversamento del fiume Adda. Scendere dal traghetto con le nostre moto non è impresa facile; ci aspetta subito un tratto ripido in salita, tutta sabbia e pieno di buche; sbandando, con l'acceleratore un po' allegrotto e con tanta preoccupazione ce la facciamo senza far cadere le moto.
Da qui partiamo la mattina per entrare in Estonia al confine di Valka; abbiamo la sorpresa di vedere che ci sono indicazioni di piste ciclabili che portano in ogni dove, parallelamente alla rete stradale per i mezzi motorizzati.
Da Valka o Valga, secondo la lingua (Lettone o Estone), ci dirigiamo verso il lago Vortsjarv dove le mappe riportano il segno di un campeggio; di fatto ne troviamo solo uno impraticabile a causa di lavori in corso oltre che per il concetto che hanno del campeggio in questi paesi; solo l'essenziale ed a volte nemmeno quello.
Nel caso specifico, l'unico modo per lavarsi è quello di usare l'acqua del lago buttandocisi dentro. Stanno facendo molto per adeguarsi agli standard occidentali ed, infatti, solo in due casi abbiamo trovato scarsità o inesistenza di servizi.
Questa è una di quelle volte. Pertanto decidiamo di soprassedere e cercare qualcos'altro.
Stabiliamo di andare a Tartu, città universitaria, e di alloggiare in albergo non esistendo una soluzione diversa; distanza circa 380 Km.
Qui incontriamo un motociclista finlandese con una BMW K 1200 LT che si mette a parlare con noi e ci indirizza verso l'albergo dove lui alloggia con la moglie; un posto a 3 stelle, molto carino con ricovero in cortile chiuso per le moto e che ci costa 30 Euro per notte in camera con servizi e colazione compresa.
La città è piccolissima ma storica con un centro molto bello; mentre camminiamo una coppia giovane ci viene incontro per strada, ci dà la mano e ci dice "Benvenuti in Estonia"; ve lo potete immaginare? Quante volte vi è successa una cosa simile nella vita dalle nostre parti?
Ceniamo all'aperto, come sempre, attendendo il calare del sole e, per un pasto completo, spendiamo i soliti 4/6 Euro.
In genere si pasteggia a birra il cui costo per un boccalone da 0,5 litri varia da 0,50 ad 1 Euro; per certe cose è veramente una pacchia!
Vista Tartu ci dirigiamo verso il lago Peipsi Jarv, non tanto per il lago, quanto per la direttrice verso Rakvere e quindi la grande strada che, in riva al Baltico, ci porta verso Tallinn che è il vero target finale del nostro giro.
La strada lungo il Baltico è Bellissima e veloce, tranne gli ultimi 50 Km dove fervono lavori di riadeguamento della sede stradale.
L'architetto è italiano ed è lo stesso dell'Hermitage; visitiamo il palazzo, che ne vale la pena ed i suoi giardini, quindi proseguiamo in cerca di un campeggio che individuiamo presso Jurmala; distanza circa 420 Km. dalla partenza.
Jurmala è una cittadina balneare, luogo rinomato (da quelle parti) e che viene definito come "dieci minuti" di America"; infatti architettura, parchi, locali notturni, ristoranti insegne luminose non sembrano certo delle Repubbliche Baltiche, ricordano Las Vegas e si esauriscono nell'arco di circa tre Km.
Alla sera passeggiamo sul litorale del Baltico che ha sabbia finissima ed un'infinità di colori; la spiaggia è circondata da una quantità impressionante di fiori, tra i quali spicca la rosa canina in fiore, che è una meraviglia.
Alle 23 circa inizia il tramonto che, come tutti quelli nordici, lascia senza fiato per forma, colori e vastità della visuale dei cieli e delle nubi e dura tantissimo.
Il giorno seguente visitiamo Riga che è a circa 30 Km; questa è veramente una bella città, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
E' un misto di antico e moderno tutto perfettamente conservato; il centro storico è grande ed importante.
C'è un bel mercato coperto ricavato negli Hangar degli Zeppelin lasciati dai tedeschi intorno agli anni '30; ci rendiamo conto che nelle attività pubbliche sono impiegate parecchie donne, come nella guida dei tram che sono tutti allegri e multicolore.
Da Jurmala partiamo per andare a vedere un'ampia zona parco, conglobante molti paesini, ma abbiamo la sorpresa di trovare solo strade non asfaltate e con le nostre moto e gomme da strada riusciamo a vedere solo i sassi sul percorso, invece del parco, a causa dell'attenzione alla guida che poniamo per il timore di finire per terra.
Anche in questa occasione troviamo pioggia, ma noi non siamo in moto, come al solito siamo al ristorante; finisce presto e cerchiamo un nuovo campeggio sulla strada per l'Estonia. Lo troviamo nei pressi di Sigulda; distanza circa 200 Km.
Durante la traversata del parco ci imbattiamo in un traghetto manovrato manualmente per attraversare un piccolo fiume; per chi l'ha visto, il tipo è come quello che ancora si trova in funzione ad Imbersago in Brianza, per l'attraversamento del fiume Adda. Scendere dal traghetto con le nostre moto non è impresa facile; ci aspetta subito un tratto ripido in salita, tutta sabbia e pieno di buche; sbandando, con l'acceleratore un po' allegrotto e con tanta preoccupazione ce la facciamo senza far cadere le moto.
Da qui partiamo la mattina per entrare in Estonia al confine di Valka; abbiamo la sorpresa di vedere che ci sono indicazioni di piste ciclabili che portano in ogni dove, parallelamente alla rete stradale per i mezzi motorizzati.
Da Valka o Valga, secondo la lingua (Lettone o Estone), ci dirigiamo verso il lago Vortsjarv dove le mappe riportano il segno di un campeggio; di fatto ne troviamo solo uno impraticabile a causa di lavori in corso oltre che per il concetto che hanno del campeggio in questi paesi; solo l'essenziale ed a volte nemmeno quello.
Nel caso specifico, l'unico modo per lavarsi è quello di usare l'acqua del lago buttandocisi dentro. Stanno facendo molto per adeguarsi agli standard occidentali ed, infatti, solo in due casi abbiamo trovato scarsità o inesistenza di servizi.
Questa è una di quelle volte. Pertanto decidiamo di soprassedere e cercare qualcos'altro.
Stabiliamo di andare a Tartu, città universitaria, e di alloggiare in albergo non esistendo una soluzione diversa; distanza circa 380 Km.
Qui incontriamo un motociclista finlandese con una BMW K 1200 LT che si mette a parlare con noi e ci indirizza verso l'albergo dove lui alloggia con la moglie; un posto a 3 stelle, molto carino con ricovero in cortile chiuso per le moto e che ci costa 30 Euro per notte in camera con servizi e colazione compresa.
La città è piccolissima ma storica con un centro molto bello; mentre camminiamo una coppia giovane ci viene incontro per strada, ci dà la mano e ci dice "Benvenuti in Estonia"; ve lo potete immaginare? Quante volte vi è successa una cosa simile nella vita dalle nostre parti?
Ceniamo all'aperto, come sempre, attendendo il calare del sole e, per un pasto completo, spendiamo i soliti 4/6 Euro.
In genere si pasteggia a birra il cui costo per un boccalone da 0,5 litri varia da 0,50 ad 1 Euro; per certe cose è veramente una pacchia!
Vista Tartu ci dirigiamo verso il lago Peipsi Jarv, non tanto per il lago, quanto per la direttrice verso Rakvere e quindi la grande strada che, in riva al Baltico, ci porta verso Tallinn che è il vero target finale del nostro giro.
La strada lungo il Baltico è Bellissima e veloce, tranne gli ultimi 50 Km dove fervono lavori di riadeguamento della sede stradale.
Raggiungiamo finalmente Tallinn e alloggiamo in un campeggio dedicato ai motociclisti, con annessa la sede del motoclub locale, un negozio di ricambi ed accessori ed un Pub per le discussioni del caso; in quei giorni era tutto chiuso tranne il campeggio; distanza circa 400 Km. e conferma della legge di Murphy.
Si va a cenare in città in un pub, dove ci servono due ragazze russe splendide; il tutto viene rovinato da un tipo norvegese ubriaco, che vuole, a tutti i costi discutere con noi del sesso degli angeli, ovvero incolpando noi della partecipazione italiana al conflitto in Iraq.
Un tizio, forse suo amico, mosso a pietà nei nostri confronti, dopo un po' lo prende e lo porta via prima che ci venga voglia di sbranarlo.
Il giorno dopo visitiamo Tallinn, il più grande e meglio conservato centro storico dell'Europa dell'Est, detto dalle guide (TCI, Lonely Planet, Rough Guides, ecc;) non solo da noi.
In effetti è così; la città si estende su un terreno mosso, con vicoli e stradine acciottolate, è circondata da mura e torrioni, piena di chiese cattoliche ed ortodosse di pregevole fattura; l'aspetto è quello delle cittadine famose della Toscana o dell'Umbria; roba da non credere.
Qui il turismo internazionale c'è e si vede; i giapponesi sono già arrivati per visite giornaliere da Helsinki, il traghetto veloce impiega in fatti solo 90 minuti. La piazza del Municipio di Tallinn è tutta un mercato folcloristico e sgargiante di colori e non è semplice trovare un posto al ristorante se si sbaglia l'ora.
Dall'alto della collina, da una piazza a balcone si domina la città, il golfo ed il porto.
Tallinn ci ha riservato tutto quello che ci aspettavamo, emozioni comprese; dall'alto di un monumento dell'ex regime abbiamo assistito ad un tramonto che ha impiegato oltre un'ora per realizzarsi, ed intanto il mare cambiava continuamente i suoi colori.
La cosa più bella di Tallinn, oltre alla caratteristica della città stessa, è la vivacità dell'ambiente, aiutata sì dalla presenza di molta gente, ma anche dal modo con cui tutte le attività ed opportunità della città vengono presentate.
Passiamo tre notti a Tallinn e quindi via per Virtsu ad imbarcarci per la maggiore delle isole dell'Estonia, quella di Saaremaa; non appena giunti abbiamo visitato la cittadina più importante, Kuressare, che altro non è che un delizioso porto turistico, traboccante di imbarcazioni da diporto principalmente di possidenti finlandesi.
Comunque la città è carina ed anche antica.
Traversata l'isola che è un enorme parco naturale, ci siamo diretti verso l'altra isola vicina, Hiiumaa, imbarcandoci al molo di Triigi.
Durante il percorso ci ha fermato un tizio per chiederci da dove venivamo; una volta spiegato, ci ha impressionato la tristezza sul suo volto quando ci ha fatto capire che lui non avrebbe mai potuto fare la stessa visita in Italia, forse i suoi figli, se tutto fosse andato bene; alludeva ovviamente alla situazione economica; da quelle parti lo stipendio medio è di circa 200 Euri al mese.
A Hiiumaa arriviamo a tarda sera; non ci riesce di trovare il campeggio segnato sulle carte; perciò domandiamo e tutti ci indicano dove andare ma noi, o siamo stupidi o non riusciamo a capire.
Alla fine ce la facciamo. L'isola stessa è praticamente un campeggio, tutto libero con pochi punti dove arriva almeno un tubo dell'acqua.
Da dietro i cespugli, dove individuiamo delle minuscole tende, saltano fuori ragazzi e ragazze, tre delle quali incuriosite dalle nostre moto attrezzate ci corrono incontro con grandi cenni di saluto.
Data la nostra età evitiamo di familiarizzare troppo e ricambiamo il saluto tenendoci i caschi in testa.
Quella sera il mio amico campeggia in un prato, mentre io, che mi sento lercio e puzzolente, prendo una stanza in un bed&breakfast; di queste strutture ce ne sono parecchie specialmente in zona mare.
Mi offrono una splendida camera rivestita internamente in legno, nuova ed odorante di pino, con un bel bagno probabilmente mai usato ed una ricchissima colazione per l'eccezionale cifra di 12 Euro; dall'espressione sono sicuro che quando me li hanno chiesti pensavano di esagerare; o la va o la spacca.
Il giorno seguente si termina il giro dell'isola, parco naturale neanche a dirlo, e ci si imbarca ad Heltermaa per Haapsalu e quindi tornare sul continente, di nuovo verso Tallinn.
Ad Haapsalu ci imbattiamo in un museo all'aperto di locomotive a vapore, con la vecchia stazione della città, ormai da tempo in disuso, tutta in legno e perfettamente tenuta come se fosse stata costruita il giorno prima, inclusi i vasi di fiori freschi e le aiuole; una vera sorpresa.
L'intero giro è di circa 300 Km.
Si va a cenare in città in un pub, dove ci servono due ragazze russe splendide; il tutto viene rovinato da un tipo norvegese ubriaco, che vuole, a tutti i costi discutere con noi del sesso degli angeli, ovvero incolpando noi della partecipazione italiana al conflitto in Iraq.
Un tizio, forse suo amico, mosso a pietà nei nostri confronti, dopo un po' lo prende e lo porta via prima che ci venga voglia di sbranarlo.
Il giorno dopo visitiamo Tallinn, il più grande e meglio conservato centro storico dell'Europa dell'Est, detto dalle guide (TCI, Lonely Planet, Rough Guides, ecc;) non solo da noi.
In effetti è così; la città si estende su un terreno mosso, con vicoli e stradine acciottolate, è circondata da mura e torrioni, piena di chiese cattoliche ed ortodosse di pregevole fattura; l'aspetto è quello delle cittadine famose della Toscana o dell'Umbria; roba da non credere.
Qui il turismo internazionale c'è e si vede; i giapponesi sono già arrivati per visite giornaliere da Helsinki, il traghetto veloce impiega in fatti solo 90 minuti. La piazza del Municipio di Tallinn è tutta un mercato folcloristico e sgargiante di colori e non è semplice trovare un posto al ristorante se si sbaglia l'ora.
Dall'alto della collina, da una piazza a balcone si domina la città, il golfo ed il porto.
Tallinn ci ha riservato tutto quello che ci aspettavamo, emozioni comprese; dall'alto di un monumento dell'ex regime abbiamo assistito ad un tramonto che ha impiegato oltre un'ora per realizzarsi, ed intanto il mare cambiava continuamente i suoi colori.
La cosa più bella di Tallinn, oltre alla caratteristica della città stessa, è la vivacità dell'ambiente, aiutata sì dalla presenza di molta gente, ma anche dal modo con cui tutte le attività ed opportunità della città vengono presentate.
Passiamo tre notti a Tallinn e quindi via per Virtsu ad imbarcarci per la maggiore delle isole dell'Estonia, quella di Saaremaa; non appena giunti abbiamo visitato la cittadina più importante, Kuressare, che altro non è che un delizioso porto turistico, traboccante di imbarcazioni da diporto principalmente di possidenti finlandesi.
Comunque la città è carina ed anche antica.
Traversata l'isola che è un enorme parco naturale, ci siamo diretti verso l'altra isola vicina, Hiiumaa, imbarcandoci al molo di Triigi.
Durante il percorso ci ha fermato un tizio per chiederci da dove venivamo; una volta spiegato, ci ha impressionato la tristezza sul suo volto quando ci ha fatto capire che lui non avrebbe mai potuto fare la stessa visita in Italia, forse i suoi figli, se tutto fosse andato bene; alludeva ovviamente alla situazione economica; da quelle parti lo stipendio medio è di circa 200 Euri al mese.
A Hiiumaa arriviamo a tarda sera; non ci riesce di trovare il campeggio segnato sulle carte; perciò domandiamo e tutti ci indicano dove andare ma noi, o siamo stupidi o non riusciamo a capire.
Alla fine ce la facciamo. L'isola stessa è praticamente un campeggio, tutto libero con pochi punti dove arriva almeno un tubo dell'acqua.
Da dietro i cespugli, dove individuiamo delle minuscole tende, saltano fuori ragazzi e ragazze, tre delle quali incuriosite dalle nostre moto attrezzate ci corrono incontro con grandi cenni di saluto.
Data la nostra età evitiamo di familiarizzare troppo e ricambiamo il saluto tenendoci i caschi in testa.
Quella sera il mio amico campeggia in un prato, mentre io, che mi sento lercio e puzzolente, prendo una stanza in un bed&breakfast; di queste strutture ce ne sono parecchie specialmente in zona mare.
Mi offrono una splendida camera rivestita internamente in legno, nuova ed odorante di pino, con un bel bagno probabilmente mai usato ed una ricchissima colazione per l'eccezionale cifra di 12 Euro; dall'espressione sono sicuro che quando me li hanno chiesti pensavano di esagerare; o la va o la spacca.
Il giorno seguente si termina il giro dell'isola, parco naturale neanche a dirlo, e ci si imbarca ad Heltermaa per Haapsalu e quindi tornare sul continente, di nuovo verso Tallinn.
Ad Haapsalu ci imbattiamo in un museo all'aperto di locomotive a vapore, con la vecchia stazione della città, ormai da tempo in disuso, tutta in legno e perfettamente tenuta come se fosse stata costruita il giorno prima, inclusi i vasi di fiori freschi e le aiuole; una vera sorpresa.
L'intero giro è di circa 300 Km.
A Tallinn cerchiamo l'imbarco per Helsinki che parte quasi subito; qui incontriamo un ragazzo giapponese simpaticissimo, che è in giro da 11 mesi; ha attraversato l'India, il Nord Africa, la penisola Iberica ed il centro Europa, diretto a Capo Nord.
Ha fatto 33.000 Km ed ha cambiato 4 treni di gomme della sua Honda off road monocilindrica; gli chiediamo il perché della scelta di questa moto; la risposta che otteniamo ci lascia stupiti: "è quella che costava meno" ci dice e noi rimaniamo senza parole. Al confronto il nostro giro diventava immediatamente una gita domenicale fuori porta. Il ragazzo contratta un po' con il mio amico perché vorrebbe acquistare il parabrezza della sua Kawasaki W650 essendo egli sprovvisto di qualsiasi riparo, però non riesce a spuntarla.
Alla fine si parte e si mangia qualcosa a bordo.
Il giorno dopo è d'obbligo una visita ad Helsinki; città carina ma a nostro avviso nulla di speciale, ci aspettavamo di più. Bello il monumento a Sibelius e le Explanades piene di gente che prende il sole; il costo del viaggio comincia però a cambiare e ce ne accorgiamo nel ristorante carino che scoviamo sul lungomare.
Ci si dirige, il giorno dopo, verso Turku, distante 160 Km. circa; qui ci vogliamo imbarcare per le isole Aland prima di entrare in Svezia; dobbiamo attraversare un arcipelago composto da circa 6500 isole.
La prima nave utile parte alle 21.30; non sappiamo come passare il pomeriggio. Turku è carina ma piccola; pranziamo, beviamo una birra, vediamo il Duomo, mangiamo un gelato, ribeviamo una birra, facciamo 6 volte il giro della città e dentro di me penso: ma che diavolo siamo venuti a fare qui, potevamo imbarcarci ad Helsinki direttamente per Stoccolma! Ma sarebbe stato un grave errore.
Come Dio vuole arriva l'ora dell'imbarco; il mio amico ed io ci divertiamo a scommettere su quale barcarola ci faranno salire e, mentre fantastichiamo, avviene un eclissi di sole. Guardiamo meglio e mi accorgo che la nave più grande che io abbia mai visto da vicino ha attraccato senza che ce ne accorgessimo ed ha oscurato la luce del sole, ormai più basso sull'orizzonte.
Si chiama Europa e questi sono i suoi dati significativi:
12 ponti per 59 metri di altezza
lunghezza 201 metri
larghezza 32 metri
dislocazione 59.900 tonnellate. La più grande nave da battaglia della seconda guerra mondiale, la Yamato giapponese, dislocava la stessa cifra
potenza 43.000 cavalli
E pensare che i 100 della Bandit 1200 mi sembravano già tanti!!!
Quando viaggia, dà l'impressione che scivoli sull'acqua come i pattini sul ghiaccio; dall'alto dell'ultimo ponte guardiamo le isole e le case piccolissime sotto di noi; è come in Star Trek quando l'Enterprise vola bassa e sovrastiamo abbondantemente tutto; dietro le isole un tramonto di fuoco sul Baltico; non lo potrò scordare vivessi per l'eternità; tornerei in Finlandia solo per riprovare questa sensazione, ma la nave deve essere di quelle dimensioni.
Ceniamo sulla nave ed abbiamo da una vetrata l'intera visione del tramonto, bellissimo, sull'arcipelago che sembra non finire mai.
Arriviamo alla 1.30 di notte nelle Aland e la nave se ne va rievocando l'impressione del Rex nel film Amarcord di Fellini, per chi l'avesse visto.
Noi restiamo a terra senza un posto dove andare e decidiamo di dormire nel terminal. Alle tre ci buttano letteralmente fuori e ci indicano una baracca dove ripararci; passiamo la notte a dormire con la testa su un tavolo.
Alla mattina ci dobbiamo srotolare e ci vogliono "due ore di stretching", si fa per dire, per riprenderci; avessi lì la mia fisioterapista!
Il fatto è che, completamente cotti dal viaggio e dall'orario, ci siamo dimenticati che avremmo almeno potuto srotolare i materassini della tenda e dormire in terra. Sarà per la prossima volta.
Ci dirigiamo verso la città di Mariehamn dove campeggiamo in un campeggio grazioso e e ben attrezzato.
Facciamo il giro dell'isola con calma, in due giorni, che è carina soprattutto per gli scorci panoramici che offre, in attesa di imbarcarci per la Svezia verso Grisslehamn. Fra questi scorci abbiamo la sorpresa di vedere un Baltico di un blu intenso, con piccole baie di sabbia e roccia rosse; mi chiedo se sono in Sardegna o a Saint Tropez. L'intero giro è di circa 190 Km.
Giunti a Grisslehamn si va verso Stoccolma, distanza Km 160 circa; il tempo è cambiato e comincia a piovere anche mentre siamo in moto.
Il giorno successivo si visita la città che, pur non essendo bellissima a mio avviso, ha decisamente un suo forte fascino, specialmente la Gamla Stan che è la parte vecchia e monumentale.
La sera cerchiamo un posto dove cenare; troviamo una pizzeria non lontano dal campeggio e mentre stiamo per entrare, notiamo qualcosa di strano. Un gruppo di extracomunitari armati di mazze, catene e coltelli sta discutendo con il gestore del locale ed i camerieri. Non capiamo, ma notiamo in terra all'ingresso delle macchie di sangue.
Questi se ne vanno e dopo poco interviene la polizia che, evidentemente si fa spiegare l'accaduto, e dopo se ne va, forse a ricercare qualcuno. Cose così nelle "insicure e pericolose" Repubbliche Baltiche, a detta delle guide turistiche ovviamente, non le abbiamo mai viste ma nella civilissima Svezia ci accolgono il primo giorno.
Ha fatto 33.000 Km ed ha cambiato 4 treni di gomme della sua Honda off road monocilindrica; gli chiediamo il perché della scelta di questa moto; la risposta che otteniamo ci lascia stupiti: "è quella che costava meno" ci dice e noi rimaniamo senza parole. Al confronto il nostro giro diventava immediatamente una gita domenicale fuori porta. Il ragazzo contratta un po' con il mio amico perché vorrebbe acquistare il parabrezza della sua Kawasaki W650 essendo egli sprovvisto di qualsiasi riparo, però non riesce a spuntarla.
Alla fine si parte e si mangia qualcosa a bordo.
Il giorno dopo è d'obbligo una visita ad Helsinki; città carina ma a nostro avviso nulla di speciale, ci aspettavamo di più. Bello il monumento a Sibelius e le Explanades piene di gente che prende il sole; il costo del viaggio comincia però a cambiare e ce ne accorgiamo nel ristorante carino che scoviamo sul lungomare.
Ci si dirige, il giorno dopo, verso Turku, distante 160 Km. circa; qui ci vogliamo imbarcare per le isole Aland prima di entrare in Svezia; dobbiamo attraversare un arcipelago composto da circa 6500 isole.
La prima nave utile parte alle 21.30; non sappiamo come passare il pomeriggio. Turku è carina ma piccola; pranziamo, beviamo una birra, vediamo il Duomo, mangiamo un gelato, ribeviamo una birra, facciamo 6 volte il giro della città e dentro di me penso: ma che diavolo siamo venuti a fare qui, potevamo imbarcarci ad Helsinki direttamente per Stoccolma! Ma sarebbe stato un grave errore.
Come Dio vuole arriva l'ora dell'imbarco; il mio amico ed io ci divertiamo a scommettere su quale barcarola ci faranno salire e, mentre fantastichiamo, avviene un eclissi di sole. Guardiamo meglio e mi accorgo che la nave più grande che io abbia mai visto da vicino ha attraccato senza che ce ne accorgessimo ed ha oscurato la luce del sole, ormai più basso sull'orizzonte.
Si chiama Europa e questi sono i suoi dati significativi:
12 ponti per 59 metri di altezza
lunghezza 201 metri
larghezza 32 metri
dislocazione 59.900 tonnellate. La più grande nave da battaglia della seconda guerra mondiale, la Yamato giapponese, dislocava la stessa cifra
potenza 43.000 cavalli
E pensare che i 100 della Bandit 1200 mi sembravano già tanti!!!
Quando viaggia, dà l'impressione che scivoli sull'acqua come i pattini sul ghiaccio; dall'alto dell'ultimo ponte guardiamo le isole e le case piccolissime sotto di noi; è come in Star Trek quando l'Enterprise vola bassa e sovrastiamo abbondantemente tutto; dietro le isole un tramonto di fuoco sul Baltico; non lo potrò scordare vivessi per l'eternità; tornerei in Finlandia solo per riprovare questa sensazione, ma la nave deve essere di quelle dimensioni.
Ceniamo sulla nave ed abbiamo da una vetrata l'intera visione del tramonto, bellissimo, sull'arcipelago che sembra non finire mai.
Arriviamo alla 1.30 di notte nelle Aland e la nave se ne va rievocando l'impressione del Rex nel film Amarcord di Fellini, per chi l'avesse visto.
Noi restiamo a terra senza un posto dove andare e decidiamo di dormire nel terminal. Alle tre ci buttano letteralmente fuori e ci indicano una baracca dove ripararci; passiamo la notte a dormire con la testa su un tavolo.
Alla mattina ci dobbiamo srotolare e ci vogliono "due ore di stretching", si fa per dire, per riprenderci; avessi lì la mia fisioterapista!
Il fatto è che, completamente cotti dal viaggio e dall'orario, ci siamo dimenticati che avremmo almeno potuto srotolare i materassini della tenda e dormire in terra. Sarà per la prossima volta.
Ci dirigiamo verso la città di Mariehamn dove campeggiamo in un campeggio grazioso e e ben attrezzato.
Facciamo il giro dell'isola con calma, in due giorni, che è carina soprattutto per gli scorci panoramici che offre, in attesa di imbarcarci per la Svezia verso Grisslehamn. Fra questi scorci abbiamo la sorpresa di vedere un Baltico di un blu intenso, con piccole baie di sabbia e roccia rosse; mi chiedo se sono in Sardegna o a Saint Tropez. L'intero giro è di circa 190 Km.
Giunti a Grisslehamn si va verso Stoccolma, distanza Km 160 circa; il tempo è cambiato e comincia a piovere anche mentre siamo in moto.
Il giorno successivo si visita la città che, pur non essendo bellissima a mio avviso, ha decisamente un suo forte fascino, specialmente la Gamla Stan che è la parte vecchia e monumentale.
La sera cerchiamo un posto dove cenare; troviamo una pizzeria non lontano dal campeggio e mentre stiamo per entrare, notiamo qualcosa di strano. Un gruppo di extracomunitari armati di mazze, catene e coltelli sta discutendo con il gestore del locale ed i camerieri. Non capiamo, ma notiamo in terra all'ingresso delle macchie di sangue.
Questi se ne vanno e dopo poco interviene la polizia che, evidentemente si fa spiegare l'accaduto, e dopo se ne va, forse a ricercare qualcuno. Cose così nelle "insicure e pericolose" Repubbliche Baltiche, a detta delle guide turistiche ovviamente, non le abbiamo mai viste ma nella civilissima Svezia ci accolgono il primo giorno.
Repubbliche Baltiche 'on the road'
Lasciata Stoccolma, la destinazione è Malmö; distanza Km 630 circa supportati da una buona autostrada, quindi abbastanza comodi non ostante tutto. Si arriva a sera, si campeggia in un posto squallido e l'indomani si varca il ponte che congiunge la Svezia alla Danimarca.
La prima parte è ponte vero, la seconda è un tunnel sotto il Baltico che inizia da un'isola che mi hanno detto essere artificiale; l'odore della salsedine è forte anche nel tunnel sottomarino. All'esterno tira anche un forte vento e si guida a fatica. La direzione presa è verso Rodby dove contiamo di imbarcarci per Putgarden in Germania.
Ci arriviamo dopo 130 Km.; l'obbiettivo finale della giornata è Berlino.
Non so bene come sia successo, ma per un errore abbiamo rilevato sulla mappa che intercorrono 324 Km da Malmö a Berlino, quindi siamo felici perché ci aspetta una tappa corta; invece il navigatore ne indica 400 da Putgarden, passando per Rostok con la nuova autostrada, indicata come la più veloce.
Alla fine della giornata ne avremo macinati 630 con pioggia alternata a vento forte ed arriviamo contenti di scendere dalla moto. Piantiamo le tende in un campeggio in una zona densa di piccoli laghi a pochi km dalla porta di Brandeburgo.
Visitiamo Berlino che è una città splendida, ma il tempo non è sempre clemente. Ci devo tornare, ma fra 2 o 3 anni; la maggior parte dei palazzi e monumenti interessanti è impacchettata per lavori e ci sono transenne ovunque.
Il mio amico decide di partire il giorno dopo per avvicinarsi a casa; credo che la moglie lo prema un po'.
Io, che sono single, voglio stare un giorno in più per vedere il castello di Charlottenburg e, quindi, andare a fare visita ad alcune mie amicizie che abitano in Germania.
Mi alzo al mattino per salutare il mio amico e non appena è partito inizia il diluvio universale; su Berlino si rovescia un cataclisma che mi tiene in tenda 4 ore senza nemmeno consentirmi di mettere il naso fuori.
All'ora di pranzo si calma un po' e vado a mangiare un boccone, poi ricomincia la pioggia che non molla fino quasi all'ora di cena.
Sono preoccupato per il giorno dopo, dovendo togliere il campo; un'amica mi aspetta ad Heidelberg quel venerdì, mentre il sabato devo fare un'altra visita a Stoccarda ed è ormai tutto organizzato e non posso mancare.
Dormo con un occhio solo ed appena sento che si calma, sono le 5.00 del mattino, smonto tutto con grande gioia dei miei vicini di tenda che, non ostante tutto il rumore, ancora mi salutano; alle 7.00 parto e mi aspettano 680 Km, per la maggior parte di pioggia. Non è tanto male comunque ed la temperatura è ancora gradevole; ha il sapore dell'avventura ed i panorami che si godono dai saliscendi che l'autostrada fa, su e giù per le colline, mi mettono di buon umore.
Arrivo intorno alle 17.00; finalmente c'è un po' di sole ed aspettando che la mia amica torni a casa mi mangio un gelatone.
Pernotto e riparto per Stoccarda che dista 130 Km.; quest'altra mia amica vuole che si faccia un giro a piedi in città; però ormai non ho più molto da spendere come energie ma l'accontento; è una giornata calda ed afosa, ormai l'avventura giunge al termine e non vedo l'ora di arrivare a casa anch'io.
Parto all'indomani verso le 10.00; percorro bene i circa 600 Km che separano casa mia da Stoccarda attraverso la Svizzera. Ora sono finalmente a casa e tutto è andato più che bene.
Penso a quello che ho fatto ma non realizzo; non c'è proporzione fra lo spazio percorso ed il tempo impiegato; mi sembra di aver letto soltanto una guida, di essere partito il giorno prima, ma il contachilometri e le foto dicono che l'ho veramente fatto. Mi ci vuole un bel po' di tempo per fare mio tutto quello che ho visto.
I dati del Viaggio:
33 giorni trascorsi
27 notti in campeggio
6 notti in camera
20 campeggi cambiati
10 traghetti presi
11 nazioni attraversate
5 valute cambiate
8200 km percorsi secondo il contachilometri della mia Bandit.
Dimenticavo una cosa importante: il mio amico ha 57 anni ed io 61.
La prima parte è ponte vero, la seconda è un tunnel sotto il Baltico che inizia da un'isola che mi hanno detto essere artificiale; l'odore della salsedine è forte anche nel tunnel sottomarino. All'esterno tira anche un forte vento e si guida a fatica. La direzione presa è verso Rodby dove contiamo di imbarcarci per Putgarden in Germania.
Ci arriviamo dopo 130 Km.; l'obbiettivo finale della giornata è Berlino.
Non so bene come sia successo, ma per un errore abbiamo rilevato sulla mappa che intercorrono 324 Km da Malmö a Berlino, quindi siamo felici perché ci aspetta una tappa corta; invece il navigatore ne indica 400 da Putgarden, passando per Rostok con la nuova autostrada, indicata come la più veloce.
Alla fine della giornata ne avremo macinati 630 con pioggia alternata a vento forte ed arriviamo contenti di scendere dalla moto. Piantiamo le tende in un campeggio in una zona densa di piccoli laghi a pochi km dalla porta di Brandeburgo.
Visitiamo Berlino che è una città splendida, ma il tempo non è sempre clemente. Ci devo tornare, ma fra 2 o 3 anni; la maggior parte dei palazzi e monumenti interessanti è impacchettata per lavori e ci sono transenne ovunque.
Il mio amico decide di partire il giorno dopo per avvicinarsi a casa; credo che la moglie lo prema un po'.
Io, che sono single, voglio stare un giorno in più per vedere il castello di Charlottenburg e, quindi, andare a fare visita ad alcune mie amicizie che abitano in Germania.
Mi alzo al mattino per salutare il mio amico e non appena è partito inizia il diluvio universale; su Berlino si rovescia un cataclisma che mi tiene in tenda 4 ore senza nemmeno consentirmi di mettere il naso fuori.
All'ora di pranzo si calma un po' e vado a mangiare un boccone, poi ricomincia la pioggia che non molla fino quasi all'ora di cena.
Sono preoccupato per il giorno dopo, dovendo togliere il campo; un'amica mi aspetta ad Heidelberg quel venerdì, mentre il sabato devo fare un'altra visita a Stoccarda ed è ormai tutto organizzato e non posso mancare.
Dormo con un occhio solo ed appena sento che si calma, sono le 5.00 del mattino, smonto tutto con grande gioia dei miei vicini di tenda che, non ostante tutto il rumore, ancora mi salutano; alle 7.00 parto e mi aspettano 680 Km, per la maggior parte di pioggia. Non è tanto male comunque ed la temperatura è ancora gradevole; ha il sapore dell'avventura ed i panorami che si godono dai saliscendi che l'autostrada fa, su e giù per le colline, mi mettono di buon umore.
Arrivo intorno alle 17.00; finalmente c'è un po' di sole ed aspettando che la mia amica torni a casa mi mangio un gelatone.
Pernotto e riparto per Stoccarda che dista 130 Km.; quest'altra mia amica vuole che si faccia un giro a piedi in città; però ormai non ho più molto da spendere come energie ma l'accontento; è una giornata calda ed afosa, ormai l'avventura giunge al termine e non vedo l'ora di arrivare a casa anch'io.
Parto all'indomani verso le 10.00; percorro bene i circa 600 Km che separano casa mia da Stoccarda attraverso la Svizzera. Ora sono finalmente a casa e tutto è andato più che bene.
Penso a quello che ho fatto ma non realizzo; non c'è proporzione fra lo spazio percorso ed il tempo impiegato; mi sembra di aver letto soltanto una guida, di essere partito il giorno prima, ma il contachilometri e le foto dicono che l'ho veramente fatto. Mi ci vuole un bel po' di tempo per fare mio tutto quello che ho visto.
I dati del Viaggio:
33 giorni trascorsi
27 notti in campeggio
6 notti in camera
20 campeggi cambiati
10 traghetti presi
11 nazioni attraversate
5 valute cambiate
8200 km percorsi secondo il contachilometri della mia Bandit.
Dimenticavo una cosa importante: il mio amico ha 57 anni ed io 61.
Repubbliche Baltiche 'on the road'
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