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I viaggi dei lettori
La traversata delle Alpi
di Orazio
il 27/02/2012 in I viaggi dei lettori
Una settimana per affrontare 43 passi alpini. Vi sembra un'impresa difficile? Eppure è quello che hanno fatto i nostri lettori, che da Ventimiglia a Trieste si sono divertiti in sella a 11 moto attraverso 3000 km ricchi di curve
La traversata delle Alpi
L'idea di attraversare l'intero Arco Alpino da Ventimiglia a Trieste fu inserita nel programma di calendario 2011, dall'1 al 7 agosto, in un periodo temporale sì festivo ma dolente dal punto logistico, perché notoriamente "vacanziero" per mezza Europa.
Si evidenziò subito la difficoltà al reperimento di strutture nelle famose località alpine che ospitassero un gruppo previsto di 20/30 persone solo per una notte, laddove si preferivano le ferie settimanali.
Si evidenziò subito la difficoltà al reperimento di strutture nelle famose località alpine che ospitassero un gruppo previsto di 20/30 persone solo per una notte, laddove si preferivano le ferie settimanali.
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A questo punto pubblicato il percorso, il programma e i costi l'evento entrò nella parte operativa e, verbalmente, si prenotarono in tanti; ma nei fatti il numero ideale.
Stante che la prenotazione e la relativa caparra erano previste con largo anticipo rispetto all'evento, si formò un ottimo numero di 15 partecipanti con 11 moto, gruppetto ideale per percorrere quanto previsto: 43 passi alpini, 3.000 km di strade con continuo saliscendi e tortuosità, paesaggi d'incomparabile bellezza, che eseguite con un tal numero di partecipanti facevano presupporre una buona riuscita dell'evento. E così è stato.
Stante che la prenotazione e la relativa caparra erano previste con largo anticipo rispetto all'evento, si formò un ottimo numero di 15 partecipanti con 11 moto, gruppetto ideale per percorrere quanto previsto: 43 passi alpini, 3.000 km di strade con continuo saliscendi e tortuosità, paesaggi d'incomparabile bellezza, che eseguite con un tal numero di partecipanti facevano presupporre una buona riuscita dell'evento. E così è stato.
Questi i partecipanti alla Traversata : Orazio 60 anni 1200 GS ADV, Adolfo 60 anni 1200GS, Alessandro (Doctor) 60 anni Suzuki 1200 Bandit, Alessandro (Smrz) 59 anni 1200 GS, Carlo 60 anni 1200 GS ADV con Betty, Alessio 38 anni 1200 GS ADV con Stefania, Vittorio 36 anni 1200 RT con Rosa, Alessio (Prosecco) 33 anni 1200 GS, Andrea 36 anni 1200 GS, Yuri 32 anni 1200 GS, Stefanone 35 anni 1150 GS ADV.
31 luglio: giornata grigia, previsioni meteo negative, si parte da Firenze in tre gruppetti e a ore diverse in direzione San Lorenzo al mare (Imperia).
Qui c'è il primo albergo, che ci ospiterà la serata prima della partenza ufficiale della "Traversata delle alpi" che avrà l'inizio da Ventimiglia, all'imbocco della val Roja, l'1 agosto e finirà il 7 nella piazza dell'Unità d'Italia a Trieste.
Lungo tratto autostradale fino allo svincolo di Albissola, dove si esce e riuniti i tre gruppetti affrontiamo la statale 29 del Cadibona transitando dal colle di Cadibona, "punto simbolo" giacché convenzionale inizio della catena Alpina.
Attraversiamo Altare e ci dirigiamo attraverso la SP 5 percorrendo la val di Bormida di Mallare verso il primo colle delle Alpi Liguri. Si tratta del il Melogno (1028 mslm), che ci accoglie con una bella strada, splendide faggete e curve che invitano a "rilassarsi" dopo 259 km autostradali.
Sosta pranzo a Mallare e poi su al Colle luogo, dove è ubicato un imponente forte di epoca napoleonica; di qui prendiamo a sinistra per la SS 490, una bella strada con traiettorie strette e guidate che mostrano in fondo la costa.
Si riprende l'autostrada per evitare Aurelia invasa dai vacanzieri, usciamo a Imperia e dopo qualche chilometro arriviamo a un'ora ancora ottima per fare il bagno, nella struttura che ci ospita, ubicata sul mare con spiaggia privata.
Trascorriamo il pomeriggio sulla spiaggia e dopo una passeggiata con aperitivo al Borgo di San Lorenzo rientriamo per la cena a base di pesce, per riposarci pronti alla nostra Traversata.
Qui c'è il primo albergo, che ci ospiterà la serata prima della partenza ufficiale della "Traversata delle alpi" che avrà l'inizio da Ventimiglia, all'imbocco della val Roja, l'1 agosto e finirà il 7 nella piazza dell'Unità d'Italia a Trieste.
Lungo tratto autostradale fino allo svincolo di Albissola, dove si esce e riuniti i tre gruppetti affrontiamo la statale 29 del Cadibona transitando dal colle di Cadibona, "punto simbolo" giacché convenzionale inizio della catena Alpina.
Attraversiamo Altare e ci dirigiamo attraverso la SP 5 percorrendo la val di Bormida di Mallare verso il primo colle delle Alpi Liguri. Si tratta del il Melogno (1028 mslm), che ci accoglie con una bella strada, splendide faggete e curve che invitano a "rilassarsi" dopo 259 km autostradali.
Sosta pranzo a Mallare e poi su al Colle luogo, dove è ubicato un imponente forte di epoca napoleonica; di qui prendiamo a sinistra per la SS 490, una bella strada con traiettorie strette e guidate che mostrano in fondo la costa.
Si riprende l'autostrada per evitare Aurelia invasa dai vacanzieri, usciamo a Imperia e dopo qualche chilometro arriviamo a un'ora ancora ottima per fare il bagno, nella struttura che ci ospita, ubicata sul mare con spiaggia privata.
Trascorriamo il pomeriggio sulla spiaggia e dopo una passeggiata con aperitivo al Borgo di San Lorenzo rientriamo per la cena a base di pesce, per riposarci pronti alla nostra Traversata.
1 agosto, 8,30. La mattina il sole splende di buon auspicio; foto ricordo davanti all'hotel, pieno alle nostre "mukke", breve tratto autostradale sino allo svincolo di Ventimiglia e inizia il nostro tour. Imbocco della val di Roja in direzione Cuneo fino a san Michele dove proseguiamo a sinistra su una strada aggrappata nella roccia che ci porta a Olivetta San Michele.
Primo attraversamento del confine italiano in direzione Sospel, borgo medievale e punto d'incontro della strada che arriva da Mentone e prosegue per il per il Tenda o il Turinì.
La nostra direzione è il Turinì, che raggiungiamo attraverso le Gorges du Piaon e Molinette (inizio della prova speciale del mitico Rally di Montecarlo) su di una strada con tratti scorrevoli, tornanti e curve veloci fino al Colle.
Da qui scendiamo tra paesaggi spettacolari delle Alpi Marittime e con una sinuosa, ripida e scorrevole strada fino a La Bollène; ci indirizziamo per la val di Tinée percorrendo la Grande Route des Alpes con alla nostra destra la meraviglia del parco del Mercantour.
Presto si arriva a Isola, dove inizia la strada del colle Lombarda (2350 mslm). La giornata fino a quel momento è trascorsa meravigliosamente sia dal punto di vista meteo, dal punto paesaggistico e per le belle strade che avevamo e ci accingevamo a fare.
Il programma della giornata, ancora all'inizio, oltre alla Lombarda ci prospetta, il Colle della Maddalena (1991 mslm), la Bonnette (2736 mslm) il col de Vars (2100 mslm) e dulcis in fondo l'Agnello (2744mslm) prima di arrivare a Saluzzo, sosta preventivata dopo 450 km.
Il diavolo però è in agguato proprio dopo qualche km da Isola: dopo i primi tornanti, Stefanone è tradito dalla meccanica della sua BMW 1150 GS, e pertanto ci siamo fermati causando uno scompiglio nel programma.
La scelta di non abbandonare il compagno di viaggio ha provocato un ridimensionamento del programma giornaliero, almeno per alcuni.
La sosta serale è comunque confermata a Saluzzo in un ottimo "Antico Podere Propano", antica cascina trasformata in Country hotel posta appena fuori la cittadina che abbiamo avuto modo di visitare.
La cena si è tenuta presso un locale in pieno centro storico "La Gargotta di Pellico"con un'ottimo menu a base di cucina tipica piemontese.
Primo attraversamento del confine italiano in direzione Sospel, borgo medievale e punto d'incontro della strada che arriva da Mentone e prosegue per il per il Tenda o il Turinì.
La nostra direzione è il Turinì, che raggiungiamo attraverso le Gorges du Piaon e Molinette (inizio della prova speciale del mitico Rally di Montecarlo) su di una strada con tratti scorrevoli, tornanti e curve veloci fino al Colle.
Da qui scendiamo tra paesaggi spettacolari delle Alpi Marittime e con una sinuosa, ripida e scorrevole strada fino a La Bollène; ci indirizziamo per la val di Tinée percorrendo la Grande Route des Alpes con alla nostra destra la meraviglia del parco del Mercantour.
Presto si arriva a Isola, dove inizia la strada del colle Lombarda (2350 mslm). La giornata fino a quel momento è trascorsa meravigliosamente sia dal punto di vista meteo, dal punto paesaggistico e per le belle strade che avevamo e ci accingevamo a fare.
Il programma della giornata, ancora all'inizio, oltre alla Lombarda ci prospetta, il Colle della Maddalena (1991 mslm), la Bonnette (2736 mslm) il col de Vars (2100 mslm) e dulcis in fondo l'Agnello (2744mslm) prima di arrivare a Saluzzo, sosta preventivata dopo 450 km.
Il diavolo però è in agguato proprio dopo qualche km da Isola: dopo i primi tornanti, Stefanone è tradito dalla meccanica della sua BMW 1150 GS, e pertanto ci siamo fermati causando uno scompiglio nel programma.
La scelta di non abbandonare il compagno di viaggio ha provocato un ridimensionamento del programma giornaliero, almeno per alcuni.
La sosta serale è comunque confermata a Saluzzo in un ottimo "Antico Podere Propano", antica cascina trasformata in Country hotel posta appena fuori la cittadina che abbiamo avuto modo di visitare.
La cena si è tenuta presso un locale in pieno centro storico "La Gargotta di Pellico"con un'ottimo menu a base di cucina tipica piemontese.
2 agosto. Si parte alle 9 giacché la tappa odierna è relativamente breve (306 km); la giornata si presenta bene, con un sole splendente che ci fa presagire una delizia tra strade e i luoghi che attraverseremo. In effetti non si smentisce.
Il primo colle in programma è il Colle delle Finestre (2176 mslm), che affrontiamo dopo aver imboccato e percorso la val Chisone.
Entriamo nel Parco Orsiera Rocciavrè, un posto d'incomparabile bellezza che visitiamo con il cruccio di non poterci soffermare tanto per ammirare gli eccezionali luoghi.
La strada sale stretta ma scorrevole: si incontrano mandrie di mucche al pascolo libero e ce ne ritroviamo a un certo punto due che ci sbarrano la strada: appena riconoscono la "mukka" aprono il passaggio con uno sguardo curioso.
Arriviamo in cima al Colle e sotto di noi si presenta la strada sterrata, in ottime condizioni per merito sicuramente del Giro d'Italia.
Dopo la sosta si riparte affrontando lo sterrato che ci accompagna con stretti e ripidi tornanti in un territorio brullo per 6 km; dopo la strada riprende asfaltata, ma stretta, ripida e tortuosa in mezzo a boschi.
A valle attraversiamo velocemente Susa e ci dirigiamo verso il Moncenisio (2100 mslm) su una strada che dà modo al polso destro di movimentarsi.
Questo soprattutto dopo Barcenisio, ultimo centro prima di attraversare il confine da dove, dopo un tratto regolare, si affrontano sette tornanti che ci portano nell'altopiano a quota 2000. Qui troviamo il Valico presso le rive del lago formato da un'imponente diga in terra e qui ci fermiamo per pranzare.
Dopo la sosta ritemprante, si parte in direzione di Lanslebourg Mont Cenis dove imbocchiamo la Grand Route Des Alpes D902 per la val d'Isère; dopo il borgo di Tralenta comincia l'ascesa al mitico Iseran (2770 mslm).
Tredici km di strada scorrevole che s'inerpica in un ambiente brullo attraverso rocce disgregate dalle acque; sosta in cima in una bella giornata ventosa ma con ottima visibilità sul massiccio della Vanoise e sulla val d'Isère.
Dopo le foto ricordo, passiamo da quota 2770 a quota 1800 percorrendo una bella strada tra paesaggi aspri e con una decina di tornanti e tratti sinuosi ma scorrevoli.
Attraversiamo il centro dove ci sono centinaia di strutture nate per il turismo, infatti ci troviamo in uno dei comprensori con un numero incredibile di piste sciistiche e attrezzature invernali. Proseguiamo lambendo alla nostra sinistra le Lac de Chevril, incastonato tra alti monti, e arriviamo a Séez, dove con una curva secca a destra imbocchiamo la "route du petit San Bernard".
La strada attraversando dei centri abitati comincia a inerpicarsi con brevi retti e tornanti secchi e prosegue con retti più lunghi e abbarbicati su un pendio di pascoli.
Tredici tornanti collegano quota 1000 a quota 1800: qui troviamo l'abitato di La Rosière, stazione sciistica collegata con la Thuile ricca di case-albergo dai balconi pieni di fiori.
Da qui raggiungiamo il valico del Piccolo San Bernardo, dopo 7 km con una strada che si arrampica velocemente sulla montagna, spesso senza guard-rail ma che dà l'impressione di volare tra le nuvole.
Sosta al valico con la statua del santo vicino all'Ospizio, e di nuovo giù verso l'Italia, stavolta percorrendo la SS26 in mezzo a boschi e pascoli tagliati da tornanti.
Arriviamo a La Thuile, dove in centro abbandoniamo la SS26.
Dirigendoci verso Morgès seguiamo la SR39 attraverso boschi di larici e abeti fino alla quota 1900 del colle San Carlo.
Si consiglia una sosta in cima al colle dove a pochi passi da un parcheggio di un bar, si trova un punto panoramico del massiccio del monte Bianco veramente unico.
Arriviamo a Morgès: attraversandola, seguiamo la SS 26 fino ad Aosta ove pernottiamo presso l'Hostellerie du Cheval blanc, moderna struttura situata in centro con garage per le nostre moto, piscina per rilassarsi.
Il primo colle in programma è il Colle delle Finestre (2176 mslm), che affrontiamo dopo aver imboccato e percorso la val Chisone.
Entriamo nel Parco Orsiera Rocciavrè, un posto d'incomparabile bellezza che visitiamo con il cruccio di non poterci soffermare tanto per ammirare gli eccezionali luoghi.
La strada sale stretta ma scorrevole: si incontrano mandrie di mucche al pascolo libero e ce ne ritroviamo a un certo punto due che ci sbarrano la strada: appena riconoscono la "mukka" aprono il passaggio con uno sguardo curioso.
Arriviamo in cima al Colle e sotto di noi si presenta la strada sterrata, in ottime condizioni per merito sicuramente del Giro d'Italia.
Dopo la sosta si riparte affrontando lo sterrato che ci accompagna con stretti e ripidi tornanti in un territorio brullo per 6 km; dopo la strada riprende asfaltata, ma stretta, ripida e tortuosa in mezzo a boschi.
A valle attraversiamo velocemente Susa e ci dirigiamo verso il Moncenisio (2100 mslm) su una strada che dà modo al polso destro di movimentarsi.
Questo soprattutto dopo Barcenisio, ultimo centro prima di attraversare il confine da dove, dopo un tratto regolare, si affrontano sette tornanti che ci portano nell'altopiano a quota 2000. Qui troviamo il Valico presso le rive del lago formato da un'imponente diga in terra e qui ci fermiamo per pranzare.
Dopo la sosta ritemprante, si parte in direzione di Lanslebourg Mont Cenis dove imbocchiamo la Grand Route Des Alpes D902 per la val d'Isère; dopo il borgo di Tralenta comincia l'ascesa al mitico Iseran (2770 mslm).
Tredici km di strada scorrevole che s'inerpica in un ambiente brullo attraverso rocce disgregate dalle acque; sosta in cima in una bella giornata ventosa ma con ottima visibilità sul massiccio della Vanoise e sulla val d'Isère.
Dopo le foto ricordo, passiamo da quota 2770 a quota 1800 percorrendo una bella strada tra paesaggi aspri e con una decina di tornanti e tratti sinuosi ma scorrevoli.
Attraversiamo il centro dove ci sono centinaia di strutture nate per il turismo, infatti ci troviamo in uno dei comprensori con un numero incredibile di piste sciistiche e attrezzature invernali. Proseguiamo lambendo alla nostra sinistra le Lac de Chevril, incastonato tra alti monti, e arriviamo a Séez, dove con una curva secca a destra imbocchiamo la "route du petit San Bernard".
La strada attraversando dei centri abitati comincia a inerpicarsi con brevi retti e tornanti secchi e prosegue con retti più lunghi e abbarbicati su un pendio di pascoli.
Tredici tornanti collegano quota 1000 a quota 1800: qui troviamo l'abitato di La Rosière, stazione sciistica collegata con la Thuile ricca di case-albergo dai balconi pieni di fiori.
Da qui raggiungiamo il valico del Piccolo San Bernardo, dopo 7 km con una strada che si arrampica velocemente sulla montagna, spesso senza guard-rail ma che dà l'impressione di volare tra le nuvole.
Sosta al valico con la statua del santo vicino all'Ospizio, e di nuovo giù verso l'Italia, stavolta percorrendo la SS26 in mezzo a boschi e pascoli tagliati da tornanti.
Arriviamo a La Thuile, dove in centro abbandoniamo la SS26.
Dirigendoci verso Morgès seguiamo la SR39 attraverso boschi di larici e abeti fino alla quota 1900 del colle San Carlo.
Si consiglia una sosta in cima al colle dove a pochi passi da un parcheggio di un bar, si trova un punto panoramico del massiccio del monte Bianco veramente unico.
Arriviamo a Morgès: attraversandola, seguiamo la SS 26 fino ad Aosta ove pernottiamo presso l'Hostellerie du Cheval blanc, moderna struttura situata in centro con garage per le nostre moto, piscina per rilassarsi.
3 agosto: oggi si parte alle 8,30. Ci aspettano la tappa più lunga 459 km, 6 passi e soprattutto le previsioni meteo non del tutto rosee.
Si esce da Aosta in direzione Gran San Bernardo percorrendo fino all'inizio dell'abitato di Saint Rémy una bella strada ampia e scorrevole fatta per arrivare al tunnel.
Noi lo abbandoniamo per la SS27, e attraversando il piccolo centro di Saint Rémy iniziamo la nostra risalita al Gran San Bernardo che raggiungiamo con una strada stretta e tortuosa con la nebbia.
Sosta per foto e souvenir e ripartenza, con il cruccio di non aver potuto ammirare l'Ospizio con il laghetto adiacente a causa della nebbia infittitasi nel frattempo. Discendiamo in direzione di Martigny, ma subito sosta obbligata per indossare le tute impermeabili giacché la pioggia si è fatta insistente.
Da qui, e per tutta la valle del Rodano che abbiamo risalito in direzione di Briga, la pioggia ci ha martellato, costringendoci a diverse soste che ci hanno fatto perdere tanto tempo. Comunque a ogni spiraglio riprendiamo la marcia e sotto la pioggia siamo arrivati Gletsch.
Questo è il punto d'inizio dell'arrampicata al Furkapass (2430 mslm) e stazione di partenza del trenino fumeggiante "Glacier Express", che abbiamo incrociato e che sale anch'esso quasi al passo e arriva fino a Realp. Continuando sotto una pioggia battente siamo arrivati al "Belvedere", località da dove è possibile ammirare il ghiacciaio da cui sorge il fiume Rodano. Purtroppo la giornata non ci ha permesso ciò, ma ci ha offerto soltanto degli sprazzi di veduta nei pochi momenti di apertura delle nubi. Non perdendoci d'animo, dopo una sosta che abbiamo utilizzato per pranzare e per asciugare un po' le nostre tute, ci siamo rimessi in marcia affrontando gli ultimi tornanti del Furka e iniziato la discesa verso Andermatt. La strada stretta è aggrappata alla roccia da un lato e senza protezioni dall'altro lato: questo, date le condizioni meteo, ci ha purtroppo impedito in parte la vista dalla meravigliosa valle, degli alpeggi che ci circondavano e del trenino che ogni tanto incrociavamo.
Attraversata Andermatt, i tornanti incastonati nella roccia e sorretti da muraglioni ci hanno portato a quota 1800. Di qui, circondati da un ambiente con rocce grigie-verdi e con poca vegetazione, proseguiamo a mezza costa ed arriviamo all'Oberlpass (2040 mslm), lambito da un laghetto e circondato da ghiacciai da dove nasce un altro grande fiume europeo, il Reno.
Durante la discesa ne seguiamo il corso torrentizio lungo la verde valle del Tavetsch, che ci accompagna attraverso luoghi splendidi a Disentis, grazioso centro dei Grigioni sede di un'abbazia benedettina del 700.
Qui risaliamo la val di Medel verso sud e percorriamo una valle con scorci emozionanti: verdi radure, boschi, case in legno e campanili di chiese con cupole a bulbo. Arriviamo al passo del Lucomagno (1970 mslm) costeggiando il lago di Santa Maria, entrando nel Canton Ticino e scendendo per la valle del Blenio attraverso radure e boschi. Attraversiamo paesini con il nome italiano: Olivone, Aquila, Lottigna, Dongio sono in zone già coltivate a viti e frutteti; arriviamo così a Biasca. Siamo nel cuore della val Ticino, che abbandoniamo alle porte di Bellinzona per risalire la valle Mesolcina. La strada, che va da Mesocco al centro turistico di san Bernadino, ci regala una bella scorpacciata di curve, tornanti, dritti veloci in mezzo a boschi, radure fino all'attraversamento del centro turistico, punto di partenza del tunnel dell'A13.
Noi, continuando con una strada sinuosa e irta, raggiungiamo il San Bernadino a quota 2065: costeggiando il laghetto della Moesola e sostando presso l'Ospizio ci gustiamo il panorama circostante dalla valle del Reno che riandremo ad attraversare. Dopo una discesa meravigliosa con 22 tornanti che ci hanno portato sull'Hinterrhein a quota 1600, costeggiando il Reno posteriore siamo arrivati a Splugen, dove abbiamo iniziato l'ascesa all'ultimo passo della giornata. Dopo aver lasciato il paese, si comincia a salire attraverso prati e boschi con dei tornanti posti su un costone con sottostante un torrente affluente del Reno.
Raggiungiamo una quota dalla quale costeggiando il torrente si affronta un lungo tratto in una valle dove la vegetazione è dominata da pascoli. È un tratto scorrevole, che ci porta ad affrontare dopo 4 km un bel tratto di tortuosi e irti tornanti che ci porteranno fino allo Splugenpass 2115 mslm.
Dal passo si scende con una bella strada scorrevole: attraversiamo il centro sciistico di Montespluga e il lago Stuetta. Dopo il bivio di Madesimo la SS36 scende ripida con tratti di tornanti e gallerie secchi: sarebbero molto belli se affrontati con meno stanchezza, ma ci portano, subito dopo Chiavenna, a Prosto di Piuro dove siamo accolti all'albergo Piuro della famiglia Pasini.
Qui abbiamo trascorso una serata insolita e speciale: infatti, la cena è stata fatta in un "Crotto", ambiente affascinante e caratteristico destinato alla maturazione del vino e dei salumi.
Situato ai piedi della montagna che l'ha originato, è carico di un'atmosfera particolare che favorisce lo scorrere di piacevoli ore in compagnia. Abbiamo gustato una cucina genuina e ricca di tradizione locali; una serata indimenticabile con il solo cruccio di non aver potuto documentare fotograficamente la varietà e la quantità di cibi offerti e degustati.
Si esce da Aosta in direzione Gran San Bernardo percorrendo fino all'inizio dell'abitato di Saint Rémy una bella strada ampia e scorrevole fatta per arrivare al tunnel.
Noi lo abbandoniamo per la SS27, e attraversando il piccolo centro di Saint Rémy iniziamo la nostra risalita al Gran San Bernardo che raggiungiamo con una strada stretta e tortuosa con la nebbia.
Sosta per foto e souvenir e ripartenza, con il cruccio di non aver potuto ammirare l'Ospizio con il laghetto adiacente a causa della nebbia infittitasi nel frattempo. Discendiamo in direzione di Martigny, ma subito sosta obbligata per indossare le tute impermeabili giacché la pioggia si è fatta insistente.
Da qui, e per tutta la valle del Rodano che abbiamo risalito in direzione di Briga, la pioggia ci ha martellato, costringendoci a diverse soste che ci hanno fatto perdere tanto tempo. Comunque a ogni spiraglio riprendiamo la marcia e sotto la pioggia siamo arrivati Gletsch.
Questo è il punto d'inizio dell'arrampicata al Furkapass (2430 mslm) e stazione di partenza del trenino fumeggiante "Glacier Express", che abbiamo incrociato e che sale anch'esso quasi al passo e arriva fino a Realp. Continuando sotto una pioggia battente siamo arrivati al "Belvedere", località da dove è possibile ammirare il ghiacciaio da cui sorge il fiume Rodano. Purtroppo la giornata non ci ha permesso ciò, ma ci ha offerto soltanto degli sprazzi di veduta nei pochi momenti di apertura delle nubi. Non perdendoci d'animo, dopo una sosta che abbiamo utilizzato per pranzare e per asciugare un po' le nostre tute, ci siamo rimessi in marcia affrontando gli ultimi tornanti del Furka e iniziato la discesa verso Andermatt. La strada stretta è aggrappata alla roccia da un lato e senza protezioni dall'altro lato: questo, date le condizioni meteo, ci ha purtroppo impedito in parte la vista dalla meravigliosa valle, degli alpeggi che ci circondavano e del trenino che ogni tanto incrociavamo.
Attraversata Andermatt, i tornanti incastonati nella roccia e sorretti da muraglioni ci hanno portato a quota 1800. Di qui, circondati da un ambiente con rocce grigie-verdi e con poca vegetazione, proseguiamo a mezza costa ed arriviamo all'Oberlpass (2040 mslm), lambito da un laghetto e circondato da ghiacciai da dove nasce un altro grande fiume europeo, il Reno.
Durante la discesa ne seguiamo il corso torrentizio lungo la verde valle del Tavetsch, che ci accompagna attraverso luoghi splendidi a Disentis, grazioso centro dei Grigioni sede di un'abbazia benedettina del 700.
Qui risaliamo la val di Medel verso sud e percorriamo una valle con scorci emozionanti: verdi radure, boschi, case in legno e campanili di chiese con cupole a bulbo. Arriviamo al passo del Lucomagno (1970 mslm) costeggiando il lago di Santa Maria, entrando nel Canton Ticino e scendendo per la valle del Blenio attraverso radure e boschi. Attraversiamo paesini con il nome italiano: Olivone, Aquila, Lottigna, Dongio sono in zone già coltivate a viti e frutteti; arriviamo così a Biasca. Siamo nel cuore della val Ticino, che abbandoniamo alle porte di Bellinzona per risalire la valle Mesolcina. La strada, che va da Mesocco al centro turistico di san Bernadino, ci regala una bella scorpacciata di curve, tornanti, dritti veloci in mezzo a boschi, radure fino all'attraversamento del centro turistico, punto di partenza del tunnel dell'A13.
Noi, continuando con una strada sinuosa e irta, raggiungiamo il San Bernadino a quota 2065: costeggiando il laghetto della Moesola e sostando presso l'Ospizio ci gustiamo il panorama circostante dalla valle del Reno che riandremo ad attraversare. Dopo una discesa meravigliosa con 22 tornanti che ci hanno portato sull'Hinterrhein a quota 1600, costeggiando il Reno posteriore siamo arrivati a Splugen, dove abbiamo iniziato l'ascesa all'ultimo passo della giornata. Dopo aver lasciato il paese, si comincia a salire attraverso prati e boschi con dei tornanti posti su un costone con sottostante un torrente affluente del Reno.
Raggiungiamo una quota dalla quale costeggiando il torrente si affronta un lungo tratto in una valle dove la vegetazione è dominata da pascoli. È un tratto scorrevole, che ci porta ad affrontare dopo 4 km un bel tratto di tortuosi e irti tornanti che ci porteranno fino allo Splugenpass 2115 mslm.
Dal passo si scende con una bella strada scorrevole: attraversiamo il centro sciistico di Montespluga e il lago Stuetta. Dopo il bivio di Madesimo la SS36 scende ripida con tratti di tornanti e gallerie secchi: sarebbero molto belli se affrontati con meno stanchezza, ma ci portano, subito dopo Chiavenna, a Prosto di Piuro dove siamo accolti all'albergo Piuro della famiglia Pasini.
Qui abbiamo trascorso una serata insolita e speciale: infatti, la cena è stata fatta in un "Crotto", ambiente affascinante e caratteristico destinato alla maturazione del vino e dei salumi.
Situato ai piedi della montagna che l'ha originato, è carico di un'atmosfera particolare che favorisce lo scorrere di piacevoli ore in compagnia. Abbiamo gustato una cucina genuina e ricca di tradizione locali; una serata indimenticabile con il solo cruccio di non aver potuto documentare fotograficamente la varietà e la quantità di cibi offerti e degustati.
4 agosto: si parte alle 9 e anche oggi ci aspetta una bella scorpacciata di passi.
Soprattutto ci viene incontro una bellissima giornata di sole senza troppo caldo; qualcuno di noi ancora non ha digerito quanto ha mangiato la sera precedente.
Dopo essere rientrati in Svizzera, si comincia a salire per il primo passo della giornata, il Maloja (1815mslm), spartiacque tra la val Bregaglia attraversata dal fiume Mera le cui acque vanno a finire nel Mediterraneo, e l'Engadina, attraversata dal fiume Inn le cui acque vanno a finire nel Mar Nero.
A nostra delizia l'orografia della zona: sul lato da cui proveniamo il fianco della montagna precipita con una parete rocciosa fino al fondovalle e di conseguenze la strada s'inerpica al Maloja con bei 14 tornanti in un breve tratto.
Dal Maloja la valle Engadina si apre ampia e la strada è scorrevole: costeggiamo dopo qualche km il Lac de Segl, dove sostiamo in un bel parcheggio per ammirare le bellezze paesaggistiche del posto.
Proseguiamo per Saint Moritz, attraversandola ci dirigiamo in direzione del Bernina a quota 2323 mslm.
Percorriamo la strada che da questo versante sale in maniera scorrevole, sinuosa e costeggiata dal Rosso trenino "Bernina Express".
Arriviamo al passo sostando per ammirare, stante la bella giornata, i luoghi circostanti. Ripartiamo e ci avviamo verso la val di Poschiavo con un versante tormentato: infatti, da quota 2300, scendiamo a quota 2000 in pochi km per deviare in direzione di Livigno attraverso la "Forcola" (2319 mslm).
Il valico è punto di confine per il rientro in Italia, ma si arriva nella cosiddetta "zona franca".
A Livigno, dove per l'effetto della citata zona franca i carburanti costano meno, tutti abbiamo reintegrato i livelli di benzina e alcuni sono andati a fare shopping; altri approfittano della sosta per il pranzo (anticipandolo).
Ripartiti da Livigno, attraversiamo Trepalle e, valicando il Foscagno (2300 mslm), arriviamo a Bormio.
Famoso centro termale e sede d'impianti sciistici che hanno ospitato i mondiali del 1985, Bormio è situata in un'ampia conca e circondata da monti dove vi confluiscono quattro valli: la Valdidentro, la valle del Braulio che la collega allo Stelvio, la val di Sotto nella quale scorre il fiume Adda e la Valfurva, che noi affrontiamo per salire al mitico Gavia.
Il primo tratto di strada fino a Santa Caterina è molto scorrevole, segue il corso del torrente e ci porta senza accorgersene in 12 km da 1300 a 1800.
Attraversiamo il caratteristico centro di Santa Caterina, il cui corso principale è in pavè rosso, e uscendone iniziamo la vera ascesa verso il Gavia, posto a quota 2600 mslm.
La strada si inerpica repentinamente, si restringe e in 5 km e 10 tornanti (di cui tre secchi) arriviamo a quota 2100.
Da qui, aggrappati alla parete del monte Gavia, percorriamo altri 6 km scorrevoli e piacevoli fino al mitico Rifugio, costeggiando alla fine un laghetto delizioso.
Sosta, foto, visione dei cimeli soprattutto ciclistici: il Gavia è uno dei passi alpini correntemente eseguito durante il Giro d'Italia e fino a circa 20 anni fa la strada non era asfaltata.
Ci avviamo così alla discesa verso Ponte di Legno percorrendo una strada molto stretta, senza nessuna protezione, in alcuni tratti abbastanza ripida e in un paesaggio spettacolare per i colori delle montagne brulle. La bella luce della giornata ci regala un fascino particolare.
A Ponte di legno (1400 mslm) seguiamo la strada del Tonale, centro turistico invernale ed estivo giacché vi si trovano piste su ghiacciai che permettono di praticare lo sci estivo.
Eseguiamo una breve sosta e poi entriamo in Trentino attraverso la val di Sole, un comprensorio turistico e nello stesso tempo un territorio ricco dal punto di vista agricolo.
Seguiamo la SS 42 fino alle porte di Clès e prima di entrarci deviamo per attraversare il lago omonimo. Qui un ponte ci porta sull'altro versante per proseguire la strada di Bolzano; cogliamo l'occasione per ammirare la maestria degli agricoltori che hanno sfruttato intensamente ogni fazzoletto del terreno.
I caratteristici meleti ci accompagnano fino al passo della Mendola (1360 mslm); da qui saliamo sul monte Penegal (1737 mslm), balcone naturale da cui si ha la vista di tutta la città di Bolzano, la valle dell'Adige, il lago di Caldaro, l'alta valle di Non e la catena del Latemar.
Breve sosta e partenza per la meta finale percorrendo la strada che è stata teatro di cronoscalate automobilistiche e motociclistiche.
Attraversiamo Bolzano e ci dirigiamo per la SS 241 a Novalevante, sede del Moto-hotel Diana, situato fuori dal paese e con una vista mozzafiato sulla catena del Latemar.
I monti sono illuminati da una luce pomeridiana che esalta ancora di più la loro bellezza.
L'albergo, ottimo per l'ospitalità riservataci e di aspetto molto caratteristico, ci ha preparato la cena all'esterno, con tanto di barbecue in una serata fantastica e illuminata da un cielo stellato e chiarissimo che ci mostrava i monti circostanti.
Dopo essere rientrati in Svizzera, si comincia a salire per il primo passo della giornata, il Maloja (1815mslm), spartiacque tra la val Bregaglia attraversata dal fiume Mera le cui acque vanno a finire nel Mediterraneo, e l'Engadina, attraversata dal fiume Inn le cui acque vanno a finire nel Mar Nero.
A nostra delizia l'orografia della zona: sul lato da cui proveniamo il fianco della montagna precipita con una parete rocciosa fino al fondovalle e di conseguenze la strada s'inerpica al Maloja con bei 14 tornanti in un breve tratto.
Dal Maloja la valle Engadina si apre ampia e la strada è scorrevole: costeggiamo dopo qualche km il Lac de Segl, dove sostiamo in un bel parcheggio per ammirare le bellezze paesaggistiche del posto.
Proseguiamo per Saint Moritz, attraversandola ci dirigiamo in direzione del Bernina a quota 2323 mslm.
Percorriamo la strada che da questo versante sale in maniera scorrevole, sinuosa e costeggiata dal Rosso trenino "Bernina Express".
Arriviamo al passo sostando per ammirare, stante la bella giornata, i luoghi circostanti. Ripartiamo e ci avviamo verso la val di Poschiavo con un versante tormentato: infatti, da quota 2300, scendiamo a quota 2000 in pochi km per deviare in direzione di Livigno attraverso la "Forcola" (2319 mslm).
Il valico è punto di confine per il rientro in Italia, ma si arriva nella cosiddetta "zona franca".
A Livigno, dove per l'effetto della citata zona franca i carburanti costano meno, tutti abbiamo reintegrato i livelli di benzina e alcuni sono andati a fare shopping; altri approfittano della sosta per il pranzo (anticipandolo).
Ripartiti da Livigno, attraversiamo Trepalle e, valicando il Foscagno (2300 mslm), arriviamo a Bormio.
Famoso centro termale e sede d'impianti sciistici che hanno ospitato i mondiali del 1985, Bormio è situata in un'ampia conca e circondata da monti dove vi confluiscono quattro valli: la Valdidentro, la valle del Braulio che la collega allo Stelvio, la val di Sotto nella quale scorre il fiume Adda e la Valfurva, che noi affrontiamo per salire al mitico Gavia.
Il primo tratto di strada fino a Santa Caterina è molto scorrevole, segue il corso del torrente e ci porta senza accorgersene in 12 km da 1300 a 1800.
Attraversiamo il caratteristico centro di Santa Caterina, il cui corso principale è in pavè rosso, e uscendone iniziamo la vera ascesa verso il Gavia, posto a quota 2600 mslm.
La strada si inerpica repentinamente, si restringe e in 5 km e 10 tornanti (di cui tre secchi) arriviamo a quota 2100.
Da qui, aggrappati alla parete del monte Gavia, percorriamo altri 6 km scorrevoli e piacevoli fino al mitico Rifugio, costeggiando alla fine un laghetto delizioso.
Sosta, foto, visione dei cimeli soprattutto ciclistici: il Gavia è uno dei passi alpini correntemente eseguito durante il Giro d'Italia e fino a circa 20 anni fa la strada non era asfaltata.
Ci avviamo così alla discesa verso Ponte di Legno percorrendo una strada molto stretta, senza nessuna protezione, in alcuni tratti abbastanza ripida e in un paesaggio spettacolare per i colori delle montagne brulle. La bella luce della giornata ci regala un fascino particolare.
A Ponte di legno (1400 mslm) seguiamo la strada del Tonale, centro turistico invernale ed estivo giacché vi si trovano piste su ghiacciai che permettono di praticare lo sci estivo.
Eseguiamo una breve sosta e poi entriamo in Trentino attraverso la val di Sole, un comprensorio turistico e nello stesso tempo un territorio ricco dal punto di vista agricolo.
Seguiamo la SS 42 fino alle porte di Clès e prima di entrarci deviamo per attraversare il lago omonimo. Qui un ponte ci porta sull'altro versante per proseguire la strada di Bolzano; cogliamo l'occasione per ammirare la maestria degli agricoltori che hanno sfruttato intensamente ogni fazzoletto del terreno.
I caratteristici meleti ci accompagnano fino al passo della Mendola (1360 mslm); da qui saliamo sul monte Penegal (1737 mslm), balcone naturale da cui si ha la vista di tutta la città di Bolzano, la valle dell'Adige, il lago di Caldaro, l'alta valle di Non e la catena del Latemar.
Breve sosta e partenza per la meta finale percorrendo la strada che è stata teatro di cronoscalate automobilistiche e motociclistiche.
Attraversiamo Bolzano e ci dirigiamo per la SS 241 a Novalevante, sede del Moto-hotel Diana, situato fuori dal paese e con una vista mozzafiato sulla catena del Latemar.
I monti sono illuminati da una luce pomeridiana che esalta ancora di più la loro bellezza.
L'albergo, ottimo per l'ospitalità riservataci e di aspetto molto caratteristico, ci ha preparato la cena all'esterno, con tanto di barbecue in una serata fantastica e illuminata da un cielo stellato e chiarissimo che ci mostrava i monti circostanti.
Il 5 agosto ripartiamo dall'ottimo e consigliabile Moto-hotel Diana: purtroppo registriamo l'abbandono del compagno che il giorno prima aveva accusato dei malesseri e pertanto rimaniamo in 9 moto.
Imbocchiamo la SS 241 transitando da Carezza lambita dal lago omonimo, affrontiamo dopo pochi km il passo di Costalunga (1741 mslm) e ci dirigiamo verso la val di Fassa.
La giornata climaticamente si presenta bene: ben 8 passi ci attendono però siamo in un periodo già di altissima stagione e oltretutto in una zona molto frequentata.
Pertanto le strade cominciano a essere piene di altri motociclisti, biciclette, vetture, camper, e pullman.
Tutto ciò c'impone delle andature attente e già all'attraversamento dei centri come Campitello e Canazei troviamo le prime code sebbene siamo partiti abbastanza presto.
Proprio da Canazei affrontiamo il famoso "Sellarondo" o giro dei 4 passi: di seguito facciamo il Pordoi (2239 mslm), il Campolongo (1880 mslm), il Gardena (2121 mslm) e il Sella (2240mslm). Questi sono passi noti a tutti i motociclisti e ciclisti e pur avendoli fatti svariate volte non si finisce mai il desiderio di ripeterli.
In aggiunta magari eseguiti in una giornata splendida, che ti permette un puro divertimento e viste spettacolari durante le soste d'obbligo.
Completato il "Sellarondo", ci dirigiamo verso il Fedaia, (2057 mslm) e qui, sulle rive del lago omonimo ai piedi della Marmolada, facciamo la nostra sosta pranzo.
Qui, come spesso capita in montagna d'estate, il bel tempo ci lascia e comincia a piovigginare, ma non demordiamo e dopo la sosta ripartiamo proseguendo fino a Caprile, piccolo centro della valle Agordina.
Da qui affrontiamo la salita che ci porta al passo Giau (2236 mslm) con una strada meravigliosamente ricca di curve.
Dallo Giau scendiamo in direzione Cortina, dove il cielo si apre e comincia a scaricare acqua a volontà. Sotto il diluvio attraversiamo il passo Tre Croci (1805 mslm) e siamo costretti a sostare a Misurina.
Qui decidiamo, stante la scarsa visibilità e la pioggia battente, di saltare le Tre Cime e di dirigerci verso gli alberghi previsti a Santo Stefano di Cadore.
Così facciamo senza essere abbandonati dalla pioggia se non dopo la galleria Comelico, qualche km prima di arrivare al Krissin e al Monaco Sport.
Sono ottime strutture che ci hanno ospitato in maniera egregia con sistemazione e cena ricca di pietanze locali.
Imbocchiamo la SS 241 transitando da Carezza lambita dal lago omonimo, affrontiamo dopo pochi km il passo di Costalunga (1741 mslm) e ci dirigiamo verso la val di Fassa.
La giornata climaticamente si presenta bene: ben 8 passi ci attendono però siamo in un periodo già di altissima stagione e oltretutto in una zona molto frequentata.
Pertanto le strade cominciano a essere piene di altri motociclisti, biciclette, vetture, camper, e pullman.
Tutto ciò c'impone delle andature attente e già all'attraversamento dei centri come Campitello e Canazei troviamo le prime code sebbene siamo partiti abbastanza presto.
Proprio da Canazei affrontiamo il famoso "Sellarondo" o giro dei 4 passi: di seguito facciamo il Pordoi (2239 mslm), il Campolongo (1880 mslm), il Gardena (2121 mslm) e il Sella (2240mslm). Questi sono passi noti a tutti i motociclisti e ciclisti e pur avendoli fatti svariate volte non si finisce mai il desiderio di ripeterli.
In aggiunta magari eseguiti in una giornata splendida, che ti permette un puro divertimento e viste spettacolari durante le soste d'obbligo.
Completato il "Sellarondo", ci dirigiamo verso il Fedaia, (2057 mslm) e qui, sulle rive del lago omonimo ai piedi della Marmolada, facciamo la nostra sosta pranzo.
Qui, come spesso capita in montagna d'estate, il bel tempo ci lascia e comincia a piovigginare, ma non demordiamo e dopo la sosta ripartiamo proseguendo fino a Caprile, piccolo centro della valle Agordina.
Da qui affrontiamo la salita che ci porta al passo Giau (2236 mslm) con una strada meravigliosamente ricca di curve.
Dallo Giau scendiamo in direzione Cortina, dove il cielo si apre e comincia a scaricare acqua a volontà. Sotto il diluvio attraversiamo il passo Tre Croci (1805 mslm) e siamo costretti a sostare a Misurina.
Qui decidiamo, stante la scarsa visibilità e la pioggia battente, di saltare le Tre Cime e di dirigerci verso gli alberghi previsti a Santo Stefano di Cadore.
Così facciamo senza essere abbandonati dalla pioggia se non dopo la galleria Comelico, qualche km prima di arrivare al Krissin e al Monaco Sport.
Sono ottime strutture che ci hanno ospitato in maniera egregia con sistemazione e cena ricca di pietanze locali.
Il 6 agosto le previsioni meteo non sono buone, ma partiamo ugualmente con un pallido sole nascosto da nuvole che viaggiano veloci. Oggi dal Cadore ci trasferiamo in Carnia, con puntata in Austria. Ci dirigiamo verso sud-ovest seguendo il Piave e al bivio per Vigo di Cadore seguitiamo per una provinciale che attraverso Laggio, la Sella Ciampigotto (1790 mslm) e la sella di Razzo (1760mslm) ci porterà a Sauris in Carnia.
Strada bella, in mezzo a boschi, ricca di curve, scorrevole e con un asfalto accettabile per una provinciale divisa tra due regioni. Arriviamo a Sauris, dove purtroppo piove; viste le previsioni meteo che portano la pioggia vera nella seconda mattinata decidiamo di proseguire poiché è desiderio di tutti salire al mitico Zoncolan, che dovremo affrontare dal tratto più ripido. Breve sosta alla diga del lago di Sauris e giù in direzione di Ampezzo percorrendo una strada piena di galleria scavate nella roccia pavimentate in pavè. Attraversiamo centri come Ampezzo, Villa Santina e Ovaro da dove parte la strada che dal versante ovest sale allo Zoncolan. Ci dirigiamo verso Liariis attraversandolo in tutta la sua estensione; alla fine del paese un arco artificiale riporta incoraggiamento e avvisa che qui è la porta dell'inferno.
Qui inizia la salita e più avanti ce ne accorgeremo: naturalmente il pensiero va rivolto ai ciclisti che si cimentano nell'esecuzione di questa scalata al Giro d'Italia e ai tanti appassionati del pedale che incontriamo cammin facendo.
La strada si mantiene con una larghezza massima di mt 3 e s'inerpica con pendenze che raggiungono il 19%.
Bisogna fare attenzione ai ciclisti, perché procedendo lentamente invadono tutta la carreggiata e soprattutto ostacolano involontariamente nelle curve costringendoci quasi a fermarsi. Pensate bene: che significa fermarsi con tali pendenze e magari il passeggero con le nostre moto? Per fortuna le previsioni meteo non hanno vinto e ci siamo gustati l'ascesa allo Zoncolan (1740 mslm) con strada asciutta. Dopo aver sostato e pranzato in un rifugio in cima, abbiamo fatto la discesa verso Sutrio con una strada "normale" giacché curata per l'ubicazione d'impianti alberghieri e sciistici. Da Sutrio ci siamo diretti verso l'Austria attraverso la SS52, ottima strada che attraversa diversi piccoli centri carnici. Dopo l'abitato di Timau la strada comincia a salire con un tratto prima scorrevole con dritti e lunghe curve, poi con una serie di tornanti stretti e in galleria arriva al passo di Monte Croce Carnico (1360 mslm), punto di confine con l'Austria.
Di qui, dopo la sosta al passo per una pausa, percorriamo la discesa del passo in territorio austriaco: sembra un'autostrada e rapidamente arriviamo a Kotschach, già in Carinzia. Da qui ci dirigiamo con la Strada B111, ricca di attraversamenti di paesini tipici e pertanto da percorrere con attenzione poiché la polizia austriaca non perdona.
Proseguiamo in direzione est fino a raggiungere Tropolach, dove troviamo il bivio che indica "Italia". Comincia la strada che ci riporterà in Carnia attraverso il passo del Pramollo (1531 mslm); bella strada, ben tenuta e soprattutto scorrevole e guidata con curve, dritti e tornanti. Ci fermiamo al Passo che fa da confine e dopo discendiamo la ripida e tortuosa strada fino alle porte di Pontebba, dove c'indirizziamo a destra per la valle d'Aupa, zona d'incomparabile bellezza. Dopo aver attraversato tutta la valle, arrivati a Moggio Udinese svoltiamo in direzione Tarvisio: la SS13 prosegue fino a Chiusaforte e poi deviamo per Raccolana risalendo la valle omonima, luogo bellissimo dal punto paesaggistico con vista delle cime del Montasio.
Transitiamo attraverso la Sella Nevea (1190 mslm), purtroppo dilaniata da attrezzature turistiche, e arriviamo nel bellissimo lago del Predil, dove abbiamo fatto una sosta ritemprante davanti allo spettacolo della natura e a un bicchiere di birra. Le previsioni meteo dopo Sauris sono state sconfessate e per tutta la giornata abbiamo avuto buone condizioni. Dal lago del Predil, abbiamo seguitato in direzione di Tarvisio, attraversando le interessanti Cave del Predil (ex miniere di piombo e zinco) e arrivando nell'hotel Nevada, posto nel centro della cittadina sede di attività invernali. L'Hotel con un prezzo modico è stato ottimo sia nella logistica sia nella cena.
Strada bella, in mezzo a boschi, ricca di curve, scorrevole e con un asfalto accettabile per una provinciale divisa tra due regioni. Arriviamo a Sauris, dove purtroppo piove; viste le previsioni meteo che portano la pioggia vera nella seconda mattinata decidiamo di proseguire poiché è desiderio di tutti salire al mitico Zoncolan, che dovremo affrontare dal tratto più ripido. Breve sosta alla diga del lago di Sauris e giù in direzione di Ampezzo percorrendo una strada piena di galleria scavate nella roccia pavimentate in pavè. Attraversiamo centri come Ampezzo, Villa Santina e Ovaro da dove parte la strada che dal versante ovest sale allo Zoncolan. Ci dirigiamo verso Liariis attraversandolo in tutta la sua estensione; alla fine del paese un arco artificiale riporta incoraggiamento e avvisa che qui è la porta dell'inferno.
Qui inizia la salita e più avanti ce ne accorgeremo: naturalmente il pensiero va rivolto ai ciclisti che si cimentano nell'esecuzione di questa scalata al Giro d'Italia e ai tanti appassionati del pedale che incontriamo cammin facendo.
La strada si mantiene con una larghezza massima di mt 3 e s'inerpica con pendenze che raggiungono il 19%.
Bisogna fare attenzione ai ciclisti, perché procedendo lentamente invadono tutta la carreggiata e soprattutto ostacolano involontariamente nelle curve costringendoci quasi a fermarsi. Pensate bene: che significa fermarsi con tali pendenze e magari il passeggero con le nostre moto? Per fortuna le previsioni meteo non hanno vinto e ci siamo gustati l'ascesa allo Zoncolan (1740 mslm) con strada asciutta. Dopo aver sostato e pranzato in un rifugio in cima, abbiamo fatto la discesa verso Sutrio con una strada "normale" giacché curata per l'ubicazione d'impianti alberghieri e sciistici. Da Sutrio ci siamo diretti verso l'Austria attraverso la SS52, ottima strada che attraversa diversi piccoli centri carnici. Dopo l'abitato di Timau la strada comincia a salire con un tratto prima scorrevole con dritti e lunghe curve, poi con una serie di tornanti stretti e in galleria arriva al passo di Monte Croce Carnico (1360 mslm), punto di confine con l'Austria.
Di qui, dopo la sosta al passo per una pausa, percorriamo la discesa del passo in territorio austriaco: sembra un'autostrada e rapidamente arriviamo a Kotschach, già in Carinzia. Da qui ci dirigiamo con la Strada B111, ricca di attraversamenti di paesini tipici e pertanto da percorrere con attenzione poiché la polizia austriaca non perdona.
Proseguiamo in direzione est fino a raggiungere Tropolach, dove troviamo il bivio che indica "Italia". Comincia la strada che ci riporterà in Carnia attraverso il passo del Pramollo (1531 mslm); bella strada, ben tenuta e soprattutto scorrevole e guidata con curve, dritti e tornanti. Ci fermiamo al Passo che fa da confine e dopo discendiamo la ripida e tortuosa strada fino alle porte di Pontebba, dove c'indirizziamo a destra per la valle d'Aupa, zona d'incomparabile bellezza. Dopo aver attraversato tutta la valle, arrivati a Moggio Udinese svoltiamo in direzione Tarvisio: la SS13 prosegue fino a Chiusaforte e poi deviamo per Raccolana risalendo la valle omonima, luogo bellissimo dal punto paesaggistico con vista delle cime del Montasio.
Transitiamo attraverso la Sella Nevea (1190 mslm), purtroppo dilaniata da attrezzature turistiche, e arriviamo nel bellissimo lago del Predil, dove abbiamo fatto una sosta ritemprante davanti allo spettacolo della natura e a un bicchiere di birra. Le previsioni meteo dopo Sauris sono state sconfessate e per tutta la giornata abbiamo avuto buone condizioni. Dal lago del Predil, abbiamo seguitato in direzione di Tarvisio, attraversando le interessanti Cave del Predil (ex miniere di piombo e zinco) e arrivando nell'hotel Nevada, posto nel centro della cittadina sede di attività invernali. L'Hotel con un prezzo modico è stato ottimo sia nella logistica sia nella cena.
7 agosto: partenza dell'ultimo giorno che ci porterà a Trieste, arrivo finale della nostra "Traversata delle Alpi".
Dall'albergo ci dirigiamo verso il confine Sloveno, ma prima di attraversarlo facciamo una visita ai laghi di Fusine, dalle acque splendide, con una breve sosta.
Seguitiamo ed entriamo in Slovenia, transitando dal centro di Kranisca Gora Nota per essere una località sciistica e di villeggiatura oltre che per un frequentato casinò e sede ogni anno di un evento della Coppa del mondo di sci alpino.
Continuiamo in direzione sud per affrontare il passo di Moistrocca (1.612 mslm), Vrsic in Sloveno, la strada con oltre 50 tornanti secchi, pavimentati in pavè e affrontata con una leggera pioggerellina.
Dal valico arriviamo a Trenta, dove nelle vicinanze sorge il fiume Isonzo, che in territorio sloveno si chiama Soca dove sostiamo per una pausa.
Da questo centro ha inizio la valle che fino alla fine della seconda guerra mondiale era italiana, la percorriamo fino a Kobarid (Caporetto) nella sua parte più tortuosa e più bella dal punto di vista paesaggistico.
Caporetto, famosa per la disfatta nella prima guerra mondiale, è sede di un museo e di un sacrario che custodisce 7000 salme di soldati italiani e meta di molti visitatori.
Da questo centro rientriamo in Italia attraverso il valico di Stupizza e percorriamo la valle del Natisone attraversando Cividale del Friuli, antichissimo centro fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii da cui poi ha preso il nome tutta la regione e in seguito capitale longobarda della regione.
Continuiamo per Udine, dove grazie all'amica Paola abbiamo avuto il permesso di salire a bordo delle nostre moto in cima al "Castello" situato in cima all'unica altura della città da dove nelle giornate serene (e purtroppo oggi non lo era) si ha una vista dell'arco alpino orientale unico.
Sosta pranzo e da Udine attraverso la zona del Collio, colline ricche di vigneti che producono un vino conosciuto in tutto il mondo, e poi ci dirigiamo a Trieste attraversando diversi centri come Cormons, Gorizia, Monfalcone.
Da qui attraverso la strada costiera arriviamo, in mezzo ad traffico domenicale piuttosto caotico, alla Piazza Unità d'Italia, fine del nostro viaggio.
Dopo le foto di gruppo quattro partecipanti ci hanno lasciato, mentre il gruppo restante di otto persone si è trasferita a Muggia, borgo marinaro al confine con la Slovenia, nell'Hotel San Rocco, ottima struttura posta sul mare.
Qui siamo rimasti fino all'11, ritemprandoci in piscina, visitando in lungo e in largo la splendida Trieste, facendo una capatina in Croazia.
Siamo ritornati l'11 a Firenze, sostando prima a Redipuglia al Sacrario militare e poi proseguendo in autostrada fino a Occhiobello per poi attraverso strade statali e "dulcis in fundo", scavalcando il Muraglione per rientrare a Firenze, arricchiti di una esperienza veramente unica.
Dall'albergo ci dirigiamo verso il confine Sloveno, ma prima di attraversarlo facciamo una visita ai laghi di Fusine, dalle acque splendide, con una breve sosta.
Seguitiamo ed entriamo in Slovenia, transitando dal centro di Kranisca Gora Nota per essere una località sciistica e di villeggiatura oltre che per un frequentato casinò e sede ogni anno di un evento della Coppa del mondo di sci alpino.
Continuiamo in direzione sud per affrontare il passo di Moistrocca (1.612 mslm), Vrsic in Sloveno, la strada con oltre 50 tornanti secchi, pavimentati in pavè e affrontata con una leggera pioggerellina.
Dal valico arriviamo a Trenta, dove nelle vicinanze sorge il fiume Isonzo, che in territorio sloveno si chiama Soca dove sostiamo per una pausa.
Da questo centro ha inizio la valle che fino alla fine della seconda guerra mondiale era italiana, la percorriamo fino a Kobarid (Caporetto) nella sua parte più tortuosa e più bella dal punto di vista paesaggistico.
Caporetto, famosa per la disfatta nella prima guerra mondiale, è sede di un museo e di un sacrario che custodisce 7000 salme di soldati italiani e meta di molti visitatori.
Da questo centro rientriamo in Italia attraverso il valico di Stupizza e percorriamo la valle del Natisone attraversando Cividale del Friuli, antichissimo centro fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii da cui poi ha preso il nome tutta la regione e in seguito capitale longobarda della regione.
Continuiamo per Udine, dove grazie all'amica Paola abbiamo avuto il permesso di salire a bordo delle nostre moto in cima al "Castello" situato in cima all'unica altura della città da dove nelle giornate serene (e purtroppo oggi non lo era) si ha una vista dell'arco alpino orientale unico.
Sosta pranzo e da Udine attraverso la zona del Collio, colline ricche di vigneti che producono un vino conosciuto in tutto il mondo, e poi ci dirigiamo a Trieste attraversando diversi centri come Cormons, Gorizia, Monfalcone.
Da qui attraverso la strada costiera arriviamo, in mezzo ad traffico domenicale piuttosto caotico, alla Piazza Unità d'Italia, fine del nostro viaggio.
Dopo le foto di gruppo quattro partecipanti ci hanno lasciato, mentre il gruppo restante di otto persone si è trasferita a Muggia, borgo marinaro al confine con la Slovenia, nell'Hotel San Rocco, ottima struttura posta sul mare.
Qui siamo rimasti fino all'11, ritemprandoci in piscina, visitando in lungo e in largo la splendida Trieste, facendo una capatina in Croazia.
Siamo ritornati l'11 a Firenze, sostando prima a Redipuglia al Sacrario militare e poi proseguendo in autostrada fino a Occhiobello per poi attraverso strade statali e "dulcis in fundo", scavalcando il Muraglione per rientrare a Firenze, arricchiti di una esperienza veramente unica.
La traversata delle Alpi
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