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I viaggi dei lettori

La Russia che piace

di Pulce (Anna) e Tazio (Massimo) il 07/02/2008 in I viaggi dei lettori

Un viaggio lungo tre settimane costellato da pioggia, freddo, ma anche incontri piacevoli e bei luoghi da visitare. Mosca da vedere, imperdibile San Pietroburgo

La Russia che piace
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In una splendida sera di settembre, mentre stavo leggendo un bell'articolo su di un viaggio fatto dall'attore Ewan McGregor, mi sono detta: perché non scrivere due righe sulla mia "impresa"?
Anche se non sono famosa come Ewan, sicuramente la mia storia potrà piacere a molta gente. Mi chiamo Anna D'Avila, soprannonominata "pulce" perché non sono molto alta, anzi per niente, ma ho una grande passione per le moto e grazie all'insegnamento, alla pazienza e alle svariate litigate con il mio compagno, ho imparato a guidarla.

Con "lei" ho fatto tante belle cose, dalla pista al trial, dalle gite fuori porta ai viaggi impegnativi, come quello fatto nel 2002 a Capo Nord. Non contenta, nel 2007 mi sono lanciata in un viaggio che, per varie ragioni, lo ritenevo assai più difficile. Ebbene, lo scorso 11 agosto alle ore 5,30 del mattino, io, con la mia Honda Hornet 900 blu del 2003, e il mio compagno Massimo Davì con la sua Honda Hornet 900 nera del 2006, siamo partiti da Como per raggiungere Mosca, capitale della Russia europea e simbolo dell'ex regime sovietico.

Massimo era al settimo cielo, io un po' meno entusiasta, ma comunque determinata a raggiungere la meta.
Poco dopo la nostra partenza ci siamo dovuti fermare nella zona del San Bernardino per indossare vestiti più pesanti e le tute antipioggia per poter combattere freddo e acqua.
Da qui, purtroppo, la pioggia è diventata la nostra compagna di viaggio, creandoci non pochi problemi. Il primo giorno siamo arrivati a circa 130 chilometri da Berlino esausti per la pioggia, per poi scoprire, una volta trovato un posto per il pernotto, che il mio pantalone antipioggia era inutilizzabile. Questo si che era un bel problema! Per fortuna Massimo ebbe la brillante idea di ricoprirlo di silicone: non era perfetto, ma mi ha permesso di continuare il viaggio bagnandomi decisamente meno.
Il secondo giorno siamo arrivati a 63 chilometri da Varsavia, sempre in compagnia di un diluvio torrenziale, solo che l’acqua, oltre a trapassata il mio pantalone, mi ha bruciato tre delle quattro lampadine delle frecce: fantastico! Così all’indomani abbiamo dovuto cercare un rivenditore di ricambi moto per poterle sostituire e proseguire, perdendo del tempo assai prezioso.
Risolto anche questo problema, siamo ripartiti riuscendo a fare il nostro ingresso in Bielorussia nel primo pomeriggio del terzo giorno. Quest’ultima è stata una graditissima sorpresa! Dogana ordinata e abbastanza celere, nel giro di un ora e mezza siamo entrati e ci siamo ritrovati in una cittadina molto graziosa, pulita e, a sensazione, molto sicura e vivibile.
Purtroppo non potevamo fermarci, la strada era ancora lunga, così abbiamo proseguito in direzione della capitale Minsk. Imbocchiamo l’autostrada bielorussa, qui si trovano passaggi pedonali, svariate indicazioni per l’inversione di marcia e persone che camminano molto tranquillamente lungo la strada. A differenza delle nostre, l’asfalto è ben curato e laddove è danneggiato vi erano in corso lavori di ristrutturazione.
La strada era noiosa, lunga e dritta, con intorno il nulla, solo infinite distese di terra e foreste. Spesso si vedevano animali senza vita in mezzo la strada, questo era triste ma purtroppo anche pericoloso.
A metà strada troviamo la capitale Minsk. Ovviamente in Bielorussia ci siamo scontrati subito con la loro incomprensibile lingua, anche se bisogna dire che abbiamo trovato un popolo abbastanza aperto: infatti, nonostante l’ora tarda del nostro arrivo, non è stato difficile trovare qualcuno che ci indicasse un albergo. Anzi, chi ci ha aiutato, ci ha pure donato un grappolo d’uva, un gesto molto gradito, anche perché avevamo immenso appetito. Dopo aver degustato la nostra uva, abbiamo trovato un bell’albergo con annesso parcheggio moto.
Secondo me la capitale Minsk meritava una visita più approfondita, ma non avevamo tempo e quindi, dopo una bella dormita, siamo ripartiti.
Ci aspettavano ancora 350 chilometri circa di bella strada ma assai noiosa, prima della dogana russa, per fortuna senza pioggia e senza più il freddo dei giorni scorsi. Dopo la fatica fatta per ritrovare la strada per Mosca, Massimo viene fermato da una pattuglia della polizia che, come tutti sanno, non aspettano altro che qualche turista al quale spillare soldi. Fortunatamente ce la siamo cavata con il pagamento di 20 euro.
Riprendiamo il nostro viaggio. Finalmente all’orizzonte si vede una lunga coda di TIR, capiamo che la Russia era davvero vicina, però nessuno dei due esulta, eravamo consapevoli di dover superare ancora diversi ostacoli.
Ci avviciniamo a una specie di poliziotto che a gesti ci ha indicato di entrare in un grosso parcheggio dove c’era di tutto, camper, auto, TIR e due mosche bianche, cioè noi: il nostro ingresso attirò l’attenzione di un folto pubblico che ci guardava come due strani esseri giunti da chissà quale pianeta. È stato davvero divertente!
Mentre Massimo faceva file interminabili tra un prefabbricato e l’altro per espletare tutte le pratiche doganali, io facevo il buon cane da guardia alle nostre moto, ma nonostante ciò, non riuscii a evitare l’avvicinamento di un gruppo di curiosi che voleva immortalare con una foto la nostra presenza. Tutto questo, ovviamente, in compagnia di un bel… temporale. In quel momento mi sentivo a pezzi ma una certa adrenalina iniziava a farsi sentire ed era assai piacevole. Finalmente tornava anche il mio compagno di viaggi, altrettanto “provato” e con una marea di carta incomprensibile che dovevano essere i nostri documenti di ingresso e soggiorno in Russia. Dopo tre lunghissime ore passiamo la dogana e le nostre moto toccano finalmente il suolo russo, da qui alla nostra meta mancavano ancora 420 chilometri.
Massimo non riusciva a non mostrare la sua gioia, io, come al solito, mi sono fatta prendere dalle mille preoccupazioni e quindi, in quel momento, non esternai i miei veri sentimenti. Dopo un pernottamento forzato in un motel da camionisti (no comment), siamo ripartiti e nel primo pomeriggio del 15 agosto siamo entrati in Mosca. L’impatto iniziale è stato terribile, perché dopo lunghe ore di strada dritta, solcata solo dai TIR e dalle nostre moto, si è aperta un’immensa strada con carreggiate da cinque e sei corsie.
Il traffico era spaventoso, tutti guidano come dei matti, vanno veloce e vogliono sempre e solo superarti, passandoti sia a destra sia a sinistra, anche quando eri fermo al semaforo rosso. Pazzesco!
Con l’aiuto dell’interfono siamo riusciti a districarci sulle svariate strade moscovite, ma abbiamo avuto enormi problemi con le indicazioni stradali, tutte solo in cirillico e trovare una persona disposta ad aiutarti e stato difficile.
I moscoviti sono davvero duri, diffidenti, e non parlano nessuna lingua al di fuori della loro, fatta eccezione per un numero ristretto che conosce l’inglese: se sei fortunato ad incontrarli, saranno ben disposti a risolvere i tuoi problemi, gli altri decisamente meno.
Dopo mille peripezie abbiamo trovato anche il nostro alloggio che era presso l’abitazione di una tipica famiglia moscovita. Loro non vivevano in centro, ma a Babushkinskaya, che è uno dei quartieri più poveri di Mosca, sicuramente caratteristico: qui si possono ammirare i palazzoni dell’era sovietica.
Sistemiamo le moto li vicino, in un parcheggio all’aperto ma custodito al costo di 600 rubli (circa 18 euro). Poi ci avviamo verso il nostro alloggio, in uno palazzo vecchio, rotto e sporco. Entriamo e mentre saliamo con l’ascensore al quindicesimo piano, in me era in corso una “battaglia interiore”, da un lato la voglia di tornare a casa e dall’altro la soddisfazione di essere arrivata fin lì con la moto e massimo: questo mi invogliava a tuffarmi alla scoperta di questa città.
Risolti gli ennesimi problemi, iniziamo la nostra visita e così scopriamo una città ricca di storia, parchi e monumenti. Esseri qui significava rimanere senza fiato davanti alla maestosa Piazza Rossa, dalla quale abbiamo ammirato il palazzo del Cremlino, con il mausoleo di Lenin, la chiesa di San Basilio, il palazzo di Storia e il palazzo del Gum.
Ci siamo divertiti a girare la famosa e splendida metropolitana moscovita, eccezion fatta per le indicazioni esclusivamente in cirillico. e cosa dire dei suoi numerosi parchi? Sono immensi, curati, puliti e li puoi girare in qualsiasi ora del giorno e della notte con estrema “tranquillità”, l’importante è avere le accortezze che devi avere in qualsiasi grande città. Il loro cibo è ottimo e la loro famosa vodka, cosa dire? Vi consiglio di arrivare fin qui per degustarla con un buon piatto di aringhe marinate o un favoloso piatto di caviale del Volga.
Unico appunto sui moscoviti: devono decisamente fare passi da gigante per migliorare i rapporti con gli stranieri, ma confido nelle generazioni future.
Purtroppo il tempo è passato velocemente e ben presto ci siamo ritrovati in sella alle nostre moto per solcare le strade a nord-est della capitale, alla scoperta dell’anello d’oro, una serie di città ricche di storia e di notevole bellezza.
Qui si percepisce una maggiore povertà, le case sono di legno, alcune di esse spesso sembrano cadere a pezzi, altre sono messe un po' meglio.
Davanti alle loro abitazioni o sulla strada che le costeggia, si notano i mercatini improvvisati di queste persone umili che vivono la loro vita lavorando i campi e che cercano con i gesti e splendidi sorrisi di farti assaggiare i loro prodotti nella speranza di un tuo acquisto.
Ripartiamo da Sergiev Posad, l’ultima delle città dell’anello d’oro che abbiamo visitato, per raggiungere San Pietroburgo. Da qui la strada diventa più tortuosa ma per fortuna, dal momento che eravamo entrati in Russia, non aveva più piovuto e guidare su strade più sconnesse era meno pesante. Carichi di entusiasmo, abbiamo proseguito il nostro viaggio attraverso la Russia europea e prima di arrivare a San Pietroburgo, ci siamo fermati a Tver e Novgorod.
Nella ex capitale arriviamo per il 22 agosto. Il traffico qui non è migliore di quello di Mosca, ma ormai eravamo pratici e niente ci dava pensiero se non la voglia di sistemare presto le moto e i bagagli per fare un tuffo in questa splendida città. San Pietroburgo, città voluta dallo Zar Pietro il Grande, è un armonioso connubio di Roma, Parigi, Londra, e grazie ai suoi numerosi canali si riesce a respirare anche una ventata di aria veneziana. Qui è tutto diverso rispetto alla capitale, la città è ricca di palazzi di straordinaria bellezza come l’Hermitage, maestose le sue chiese come San Isacco e la basilica del Sangue Versato.
Qui la gente è decisamente più aperta ai rapporti con gli stranieri, anche se puoi trovare qualcuno che porta con sé gli strascichi del regime sovietico e quindi essere ancora molto diffidente, ma sono decisamente pochi. Questo diverso atteggiamento facilita la permanenza dei turisti e anche noi lo notiamo. Qui è più “Europa!” Comunque, se si desidera conoscere l’era della vecchia URSS, bisogna andare a Mosca, però è a San Pietroburgo che si può ammirare la sua bellezza europea, per ascoltare musica jazz nei diversi locali sotterranei e vedere un balletto al famoso teatro Mariinsky.
È con San Pietroburgo che termina il nostro straordinario viaggio, durante il ritorno ci aspettano le capitali baltiche e poi casa. In totale ancora una settimana di viaggio, in cui abbiamo incontrato, tanto per cambiare, molta pioggia e molto freddo, senza trascurare gli imprevisti.
Comunque, dopo tre lunghe e intense settimane torniamo a casa arricchiti nell’anima. Massimo ha realizzato un sogno coltivato da anni e io, forse, sono una delle poche donne italiane, se non l’unica, a essere andata in moto fino a Mosca, ma questo poco conta.
La cosa più importante è che nella capitale russa siamo andati io e Massimo, uniti nella vita e in una grande passione. Vivere la moto non è solo passione, ma deve essere la mera consapevolezza di accettare tutte le difficoltà che incontrerai, superarle deve essere il tuo obbiettivo che ti permetterà di assaporare al meglio tutti i traguardi che raggiungerai, dal più piccolo al più grande.
Con questo pensiero auguro a tutti voi motociclisti e motocicliste di saltare in sella alla vostra due ruote e partire al più presto alla scoperta di mete sconosciute. Buon viaggio a tutti da Pulce e Tazio.
La Russia che piace
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