ADV
I viaggi dei lettori
"Centovalli": tutte le Alpi da Ventimiglia a Trieste
Testo e foto di Vladimiro
il 13/12/2007 in I viaggi dei lettori
Preparare un viaggio mentre se ne sta già facendo un altro: sembra folle, ma è andata proprio così per Vladimiro e Agadisen che in sella alle loro VFR hanno passato nove giorni sempre tra curve, tornanti e… torrenti gelati!
"Centovalli": tutte le Alpi da Ventimiglia a Trieste
Stavamo facendo un viaggio tra amici, il "Duri & Puri del 2006", (http://www.vfritaliaclub.it/node/1001) in Svizzera, quando ad una delle rare e brevi soste, a metà pomeriggio e dopo 400 e rotti km di curve passi e tornanti, mi viene in mente che sarebbe bello fare una settimana in moto, in compagnia, sui passi alpini, e magari da Ventimiglia a Trieste.
La butto li, e l'idea piace.
La butto li, e l'idea piace.
Poi penso al nome (fra una curva e l'altra) e mi rendo conto che il "Centopassi" lo ha già preso la Ducati… Pensa pensa… E mentre passiamo per la valle Centovalli (da Locarno in direzione Domodossola) mi rimane attaccato il nome.
Detto fatto, il lunedì propongo l'idea e la data scelta e con 11 mesi di anticipo ho subito le prime adesioni nonostante il programma sia chiaramente appena abbozzato.
Ma l'idea piace e quindi si prosegue nello studio del percorso.
Fuori le cartine delle alpi che ho, le scannerizzo e le unisco fra di loro, così da avere una pianta dettagliata di tutte le alpi.
E inizia lo studio, avvalendomi anche delle piante per motociclisti che si trovano su http://www.uem-online.org/ .
Prima 3 percorsi, poi li riduco a due, infine riesco a ridurli a quello effettivo.
Nel frattempo, da 14 equipaggi ovviamente si scende, si scende, si scende… fino ad arrivare ai due folli che invece l'avventura la vogliono a tutti i costi.
Così rimaniamo io e "Agadisen", prenoto già tutti i pernotti, preparo le cartine dettagliate di ogni giornata, di dove si dorme, dei telefoni utili, insomma, pianifico tutto quanto.
E alla fine, meraviglia, dopo un anno di studi, si parte!
1° giorno, 14 luglio 2007, sabato, Milano-Castellane.
Milano, Cuneo, Col di Tenda, col de Brouis, Col del Tourinì, Vence, Grasse, Route Napoleon, Castellane. 549 km.
Ore 08.00.
Finalmente, dopo un anno di attesa, si parte. Bacio a moglie e figlio, bauletto, borsa serbatoio, casco, tuta in pelle, si carica la moto e via, una nuova avventura ci aspetta.
Ci troviamo sulla MI-GE, a Binasco, sigaretta, il pieno lo abbiamo, si parte.
E qui c'è il mio primo errore. Per andare a Cuneo, la strada migliore da fare è sicuramente andare a Torino e poi prendere per Savona. Lunga ma veloce. Dopo Asti ci tocca fare strade e stradine, autostrade iniziate e non terminate, paesi e città. Tutta esperienza.
Superato Cuneo, via verso il primo passo il Colle di Tenda, che proprio un passo non è perché in cima c'è una galleria. L'alternativa è una bella mulattiera che porta in cima. OK, galleria. La salita è molto bella con dei tornantoni a piena visibilità, ma con in mezzo dei giunti che quando ci arrivi… invece sono perfettamente a filo e tengono benissimo. Anche la discesa e tutta la valle in Francia sono belli e panoramici.
Poi giriamo insieme ad un gruppo di smanettoni italiani verso il Col de Brouis, molto piacevole ma con strada un po "diroccata". Proseguiamo quindi per il col de Tourinì in una stretta vallata, con strada decisamente in cattive condizioni (avvallamenti, sembrava di essere in un frullatore) fino a 5 km dalla cima, dove invece diventa una pista ad asfalto rosso, come anche tutta la discesa. Gran bei panorami, ed essendo il primo giorno approfittiamo delle strade così per goderceli appieno.
Scendiamo lungo la bellissima vallata piena di gole calcaree, in direzione di Vence e ci fermiamo a pranzare in una trattoria a buon prezzo.
Da Vence a Grasse, la strada è bellissima, di mezza costa, con vista fino al mare e delle righe di mezzeria "alte così" e scivolosissime.
A Grasse iniziamo a trovarci in difficoltà con la benzina, per una banale questione di carte di credito; per fortuna ho un bancomat che alla fine funziona. Abbiamo perso un'oretta ma finalmente si può ripartire per la mitica Route Napoleon. Che dire, Napoleone era veramente un genio, a costruire strade!
Giocando a far numeri, ci sono 4 colli da Grasse a Castellane, quindi oggi siamo a 7.
A Castellane, agriturismo, costume e andiamo ad infilarci nel fiume per rinfrescarci. Cena in hotel (lumache, che buone!) e poi nanna, in una scatola di sardine con 2 letti.
Fuori c'era una notte splendida e una stellata come non ne vedevo da tempo, ma d'altronde attorno a Castellane per 50 km non ci sono città e solo pochi paesini, quindi pochissimo inquinamento luminoso. Bella bella.
2° giorno, 15 luglio 2007, domenica, Castellane-Embrun, giro del Verdon, Moustiers, Digne, ancora Route Napoleon, Col de Labouret, Col de Magne, Embrun. 320 km
Ore 08.30, colazione già intutati e partenza per il giro panoramico del Verdon. La Corniche Sublim è sempre … sublime.
Varie soste per ammirare a possenza della natura in questo canyon, e per strade strette con segnali tipo "attenzione curve pericolose per 25 Km" arriviamo al lago di St. Croix e alla vista del canyon che finisce nel lago.
Per chi avesse più tempo, è molto bello risalire il canyon con Kayak, canoe, pedalò e simili che noleggiano sul lago.
Ma noi avevamo altre strade da fare, e allora via, su verso La Palud, 30 km di strada splendida. Qui facciamo anche il giro ad anello della barre d'escalade, il posto secondo me più spettacolare per chi non soffre di vertigini. Falchi fermi a mezz'aria, arrampicatori che salgono e scendono, salti nel vuoto di 500 metri, un panorama bellissimo. Un consiglio: questo anello, fatelo in senso orario, fidatevi, è meglio. Dopo il Verdon, ritorno a Castellane per cercare un posto in cui vedere la MotoGP, e lo troviamo. Bar sulla via centrale, megaschermo e 250 in onda. Chiediamo al gestore se possiamo mangiare qualcosa, e ci dice che lui non ha nulla da mangiare, di prenderlo al negozio di fronte e poi andare nel suo bar a mangiarlo…. Me lo immagino in Italia…
Bella gara, si riparte per la Route Napoleon in direzione Digne. Strada splendida, posti idem. Una valanga di moto. A Digne, vai a capire il Garmin che strada ci ha fatto fare invece del Col de Labouret e del Col de Magne… Ma tant'è, era bellina, e verso le 16 vediamo una bella gola, un ponticello, della gente che fa il bagnetto e allora… ne approfittiamo anche noi. Dopo una bella rinfrescata, si rientra nella tuta e via di nuovo verso il lago di Serre Poncon, con dei colori incredibili, che superiamo per la splendida strada ad est, che non è una litoranea bensì sale fino a quasi 1000 metri, con dei panorami e delle pieghe memorabili.
Lungo questa, troviamo le Demoiselle Coiffees, formazioni rocciose alquanto particolari.
che meritano almeno una sosta per la foto di rito.
Ad Embrun, la sorpresa che stanno rifacendo la tangenziale e quindi ci tocca sorbirci tutta la coda in paese, ma tanto in quattro e quattr'otto siamo arrivati all'albergo, in un paesino di nome Châteauroux les Alpes, carino ma un mortorio…
Comunque, doccia, cena, 4 passi al fresco e a nanna.
3° giorno, 16 luglio 2007, lunedì, Embrun-Annecy
Embrun, Guillestre, salita e discesa del Col de Vars (ne vale la pena), Col d'Izoard, Col de Lautaret, Col de la Croix de Fer, Col du Glandon, ol de la Madleine, Albertville, Annecy. 427 km
Partiamo e per scaldare le gomme ci facciamo subito qualche giretto su e giù dal Col du Vars, non in programma (…), ma visto che è li, e che i primi 5 km sono una vera e propria pista, perché no! Alla mattina, col fresco, per carburare e scaldare le gomme… Poi col D'Izoard, molto bello, fresco e con paesaggi dolomitici, e discesa verso Briancon. Poi fondovalle e risalita sul colle di Lautatet (tranquillamente evitabile, un'autostrada in montagna).
In realtà il percorso era più breve, 320 km, ma dopo il Lautatet non ci hanno fatto fare il Galibier, perché il Tour de France passava di li "il giorno dopo". Roba da matti.
Allora tocca fare una "piccola deviazione" di 100 km, per aggirare l'ostacolo.
Quindi giù dal Lautatet (mooolto più bello a scendere) e poi splendide pinete a fondovalle fino a risalire (dopo 60 km) per il Col de la Croix de Fer, dove ci fermiamo a farci un "panozzo" con burro, aglio, cipolle e tutto ciò che hanno di buono in Francia.
Bellissima la diga a "gradoni", strada non male, panorami ottimi.
Però la prossima volta devo ricordarmi di portare una borraccia, di quelle tipo Boy Scout con il vellutino all'esterno che bagnato tiene tutto ben fresco da attaccare alla moto con il ragno, perché all'estero nei locali nessuno fa facce strane (come in Italia), a riempire una borraccia, mentre fanno le facce felici quando gli chiedi una bottiglia di acqua (sarà il prezzo?).
Dal "Fer" torniamo indietro 2 km e facciamo anche il col du Glandon, che in pratica è solo discesa, ma la prossima volta sceglerò di scendere dal Fer, perché di là i panorami sono certo magnifici, ma la strada è piuttosto brutta, dissestata, a dossi ecc. Ma è più corta per risalire al Col de la Madleine.
Anche sul Madleine strada a tratti bellissima, appena riasfaltata, a tratti molto sconnessa. Quando finiranno l'asfalto, sarà uno spettacolo, come la discesa verso Albertville, del resto. Nel complesso molto bello.
Ad Albertville (visto che è ancora piuttosto presto) cerchiamo un gommista per cambiare le gomme di Aga, Continental che appena partiti sembravano poter durare una vita e dopo 1000 km non erano alle tele ma poco ci mancava. E i gommisti in Francia, al Lunedì sono chiusi.
Quindi partiamo per Annecy, trovando lungo la litoranea del lago un discreto traffico e ci dirigiamo poi all'hotel Formula1. Per chi non li conoscesse, gli hotel della catena Formula 1 sono… unici… In pratica sono tutti uguali, prenotabili via internet, una camera costa 32 euro e la colazione 3,20 a persona. Quindi ho prenotato 2 camere. Ma non sapevo che ogni camera era per 3 persone (quindi in realtà, 10 euro e spiccoli a testa). Che il bagno è esterno e unico ogni 10 camere (30 persone!!), come la doccia, e che è, visto il prezzo, frequentato da clientela alquanto eterogenea.
Comunque molliamo i bagagli, ci informiamo dove trovare un centro commerciale che abbia un gommista ed andiamo a cercarlo. Lo troviamo alle 1925 e questo ci dà il 2 di picche per il cambio gomme al momento, rimandandoci alla mattina successiva.
Torniamo quindi in Hotel e via a fare la doccia…. Cambiarci ed andare a fare cena e 4 passi ad Annecy.
Annecy, splendida città sul lago, con il centro, molto folcloristico, circondato di canali, meriterebbe una visita più approfondita dei nostri 4 passi.
Vabbè, andiamo a dormire. Dormire, parola grossa. Il caldo e qualche cliente rumoroso di troppo mi hanno tenuto sveglio: di dormire, fino alle 3 di notte… Neppure a parlarne!
4° giorno, 17 luglio 2007, martedì, Annecy-Gstaad, Col de Beaufort, Col de Bellecombe, Col des Aravis, Col de la Colombiere, Chamonix, Col des Montet, Col de la Forclaz, (Svizzera) Martigny, Col de la croix, Col du pillon, Gstaad. 290 km
La mattina, dopo la nottaccia inizia con un pessimo risveglio alle 07.00. Siccome non c’erano le federe, avevo avvolto i cuscini nel lenzuolo sotto, ma al risveglio… orrore, si sono sciolti i cuscini e ci ho dormito sopra. Sembravano nuovi, appena tinti di marroncino e crema… Doccia! doccia subitissimo!
Bagagli, colazione intuitati e via a cambiare le gomme ad Aga.
Poi riscendiamo verso Albertville per fare la bella serie di colli e passi prevista per oggi, ed iniziamo dal Col de la Forclaz, che parte da Ugine. Strada non bella, panorama sulla vallata bellissimo. E poi inizia il pezzo forte, il trittico Saises, Aravis, Colombiere.
Bellissimi sotto tutti i punti di vista, ma come in tanti altri posti durante questo viaggio, strade perfette e panorami stupendi mal si conciliano, potresti godere di tutti e due al 200 % e invece devi rinunciare a qualcosina. Per cui godi solo al 198%.
Ma veniamo ai fatti.
Col de Saises, bellissima la vallata all’inizio, con anche una splendida vista sul massiccio del Monte Bianco, leggermente incappucciato. Strada perfetta, e quando poi inizia la salita vera, uno sballo.
Poi col des Aravis.
Sempre viste splendide, bel fresco, una pista a salire, con dei cavatappi bellissimi. Peccato che in uno ci hanno costruito un paese in mezzo (ma che modi), in un altro c’erano le mucche al pascolo ed un bellissimo paesaggio alpestre e il terzo, invece, bello, bello, bello.
Quindi Col de la Colombiere. Bellissimo anche lui, ho finito gli aggettivi.
Scendendo, a la Reposoire, abbiamo preso a destra, per la strada panoramica. Un’altra pista, fino a scendere a Cluses. Sarei curioso di sapere come era l’altra… ma lo scoprirò un’altra volta.
A Cluses prendiamo l’autostrada (15 km, che credete?) verso Chamonix, e ad una curva si affaccia di nuovo il Bianco. Prima di Chamonix finisce l’autostrada e quindi iniziamo la vallata dell’Argentiere, con la splendida vista sulla Mer de Glace, l’Aigulle Verte, le Grand Jorasses, e vai così che è uno spettacolo. Dopo l’Argentiere abbiamo il col des Montet, che ha solo 4 tornanti, ma avranno un raggio di 100 metri e asfalto perfetto. Per qualche minuto tocca distrarsi dal panorama, e in cima ci si ferma a mangiare.
Quindi discesina, confine svizzero, benzina a 1,05 Euro !!!! Poi un altro Col de la Forclaz, questa volta che porta a Martigny. Bello, da fare al contario.
Quindi fondovalle caldo fino ad Ollon e poi salita verso il Col de la Croix (ma non hanno fantasia con i nomi dei colli). Strada magnifica fino a Village, poi sarebbe una pista ma ha troppi dossi per tenere una andatura veloce. Quindi discesa su tipica vallata svizzera e risalita per il Col du Pillon, anche qui troppi dossi a salire mentre a scendere troppi dossi e il festival del ghiaietto ogni 100 metri. Probabilmente era meglio fare il Col des Mosses, un po più a nord, perché poi il giorno dopo abbiamo fatto il seguito di quella strada ed era spettacolare.
Comunque scendiamo dal Pillon ed arriviamo a Feutersoey, a pochi chilometri da Gstaad, un posto eccezionale, bellissimo. Tutti chalet svizzeri, pinete, pratoni, case distanziate le une dalle altre, troviamo il nostro B&B, e scopriamo che è in uno chalet tutto in legno di abete non verniciato e montata tutta a viti. Un profumo di pino, all’interno! Fuori, la stalla, le mucche erano al pascolo in montagna, le caprette, piscinetta, una vista spettacolare…
Bucato fatto e steso in camera (fuori per la prima volta c’era un qualche lontano rischio pioggia).
E poi cena.
Dal B&B dove eravamo, partiva una stradina, a pagamento (per le auto) che saliva per 6 km fino al laghetto di Arnensee. Qui lago, pinete, e un ristorante. All’aperto, a 20 gradi, una bella fonduta, pane all’aglio, birra.
Poi abbiamo scoperto che anche le trote erano freschissime, ma purtroppo avevamo già cenato. In pratica avevano sul retro delle vasche piene di trote belle vive e vispe…
Dopo cena decidiamo di andare a vedere Gstaad, quindi scendiamo per qualche km, parcheggiamo bene (mica come da noi) e ci addentriamo nel paese. Veramente bello, caratteristico e … vuoto. Avremo contato 20 persone in tutto il centro, camerieri compresi. Vabbè, torniamo nella nostra isola felice a dormire.
Embrun, Guillestre, salita e discesa del Col de Vars (ne vale la pena), Col d'Izoard, Col de Lautaret, Col de la Croix de Fer, Col du Glandon, ol de la Madleine, Albertville, Annecy. 427 km
Partiamo e per scaldare le gomme ci facciamo subito qualche giretto su e giù dal Col du Vars, non in programma (…), ma visto che è li, e che i primi 5 km sono una vera e propria pista, perché no! Alla mattina, col fresco, per carburare e scaldare le gomme… Poi col D'Izoard, molto bello, fresco e con paesaggi dolomitici, e discesa verso Briancon. Poi fondovalle e risalita sul colle di Lautatet (tranquillamente evitabile, un'autostrada in montagna).
In realtà il percorso era più breve, 320 km, ma dopo il Lautatet non ci hanno fatto fare il Galibier, perché il Tour de France passava di li "il giorno dopo". Roba da matti.
Allora tocca fare una "piccola deviazione" di 100 km, per aggirare l'ostacolo.
Quindi giù dal Lautatet (mooolto più bello a scendere) e poi splendide pinete a fondovalle fino a risalire (dopo 60 km) per il Col de la Croix de Fer, dove ci fermiamo a farci un "panozzo" con burro, aglio, cipolle e tutto ciò che hanno di buono in Francia.
Bellissima la diga a "gradoni", strada non male, panorami ottimi.
Però la prossima volta devo ricordarmi di portare una borraccia, di quelle tipo Boy Scout con il vellutino all'esterno che bagnato tiene tutto ben fresco da attaccare alla moto con il ragno, perché all'estero nei locali nessuno fa facce strane (come in Italia), a riempire una borraccia, mentre fanno le facce felici quando gli chiedi una bottiglia di acqua (sarà il prezzo?).
Dal "Fer" torniamo indietro 2 km e facciamo anche il col du Glandon, che in pratica è solo discesa, ma la prossima volta sceglerò di scendere dal Fer, perché di là i panorami sono certo magnifici, ma la strada è piuttosto brutta, dissestata, a dossi ecc. Ma è più corta per risalire al Col de la Madleine.
Anche sul Madleine strada a tratti bellissima, appena riasfaltata, a tratti molto sconnessa. Quando finiranno l'asfalto, sarà uno spettacolo, come la discesa verso Albertville, del resto. Nel complesso molto bello.
Ad Albertville (visto che è ancora piuttosto presto) cerchiamo un gommista per cambiare le gomme di Aga, Continental che appena partiti sembravano poter durare una vita e dopo 1000 km non erano alle tele ma poco ci mancava. E i gommisti in Francia, al Lunedì sono chiusi.
Quindi partiamo per Annecy, trovando lungo la litoranea del lago un discreto traffico e ci dirigiamo poi all'hotel Formula1. Per chi non li conoscesse, gli hotel della catena Formula 1 sono… unici… In pratica sono tutti uguali, prenotabili via internet, una camera costa 32 euro e la colazione 3,20 a persona. Quindi ho prenotato 2 camere. Ma non sapevo che ogni camera era per 3 persone (quindi in realtà, 10 euro e spiccoli a testa). Che il bagno è esterno e unico ogni 10 camere (30 persone!!), come la doccia, e che è, visto il prezzo, frequentato da clientela alquanto eterogenea.
Comunque molliamo i bagagli, ci informiamo dove trovare un centro commerciale che abbia un gommista ed andiamo a cercarlo. Lo troviamo alle 1925 e questo ci dà il 2 di picche per il cambio gomme al momento, rimandandoci alla mattina successiva.
Torniamo quindi in Hotel e via a fare la doccia…. Cambiarci ed andare a fare cena e 4 passi ad Annecy.
Annecy, splendida città sul lago, con il centro, molto folcloristico, circondato di canali, meriterebbe una visita più approfondita dei nostri 4 passi.
Vabbè, andiamo a dormire. Dormire, parola grossa. Il caldo e qualche cliente rumoroso di troppo mi hanno tenuto sveglio: di dormire, fino alle 3 di notte… Neppure a parlarne!
4° giorno, 17 luglio 2007, martedì, Annecy-Gstaad, Col de Beaufort, Col de Bellecombe, Col des Aravis, Col de la Colombiere, Chamonix, Col des Montet, Col de la Forclaz, (Svizzera) Martigny, Col de la croix, Col du pillon, Gstaad. 290 km
La mattina, dopo la nottaccia inizia con un pessimo risveglio alle 07.00. Siccome non c’erano le federe, avevo avvolto i cuscini nel lenzuolo sotto, ma al risveglio… orrore, si sono sciolti i cuscini e ci ho dormito sopra. Sembravano nuovi, appena tinti di marroncino e crema… Doccia! doccia subitissimo!
Bagagli, colazione intuitati e via a cambiare le gomme ad Aga.
Poi riscendiamo verso Albertville per fare la bella serie di colli e passi prevista per oggi, ed iniziamo dal Col de la Forclaz, che parte da Ugine. Strada non bella, panorama sulla vallata bellissimo. E poi inizia il pezzo forte, il trittico Saises, Aravis, Colombiere.
Bellissimi sotto tutti i punti di vista, ma come in tanti altri posti durante questo viaggio, strade perfette e panorami stupendi mal si conciliano, potresti godere di tutti e due al 200 % e invece devi rinunciare a qualcosina. Per cui godi solo al 198%.
Ma veniamo ai fatti.
Col de Saises, bellissima la vallata all’inizio, con anche una splendida vista sul massiccio del Monte Bianco, leggermente incappucciato. Strada perfetta, e quando poi inizia la salita vera, uno sballo.
Poi col des Aravis.
Sempre viste splendide, bel fresco, una pista a salire, con dei cavatappi bellissimi. Peccato che in uno ci hanno costruito un paese in mezzo (ma che modi), in un altro c’erano le mucche al pascolo ed un bellissimo paesaggio alpestre e il terzo, invece, bello, bello, bello.
Quindi Col de la Colombiere. Bellissimo anche lui, ho finito gli aggettivi.
Scendendo, a la Reposoire, abbiamo preso a destra, per la strada panoramica. Un’altra pista, fino a scendere a Cluses. Sarei curioso di sapere come era l’altra… ma lo scoprirò un’altra volta.
A Cluses prendiamo l’autostrada (15 km, che credete?) verso Chamonix, e ad una curva si affaccia di nuovo il Bianco. Prima di Chamonix finisce l’autostrada e quindi iniziamo la vallata dell’Argentiere, con la splendida vista sulla Mer de Glace, l’Aigulle Verte, le Grand Jorasses, e vai così che è uno spettacolo. Dopo l’Argentiere abbiamo il col des Montet, che ha solo 4 tornanti, ma avranno un raggio di 100 metri e asfalto perfetto. Per qualche minuto tocca distrarsi dal panorama, e in cima ci si ferma a mangiare.
Quindi discesina, confine svizzero, benzina a 1,05 Euro !!!! Poi un altro Col de la Forclaz, questa volta che porta a Martigny. Bello, da fare al contario.
Quindi fondovalle caldo fino ad Ollon e poi salita verso il Col de la Croix (ma non hanno fantasia con i nomi dei colli). Strada magnifica fino a Village, poi sarebbe una pista ma ha troppi dossi per tenere una andatura veloce. Quindi discesa su tipica vallata svizzera e risalita per il Col du Pillon, anche qui troppi dossi a salire mentre a scendere troppi dossi e il festival del ghiaietto ogni 100 metri. Probabilmente era meglio fare il Col des Mosses, un po più a nord, perché poi il giorno dopo abbiamo fatto il seguito di quella strada ed era spettacolare.
Comunque scendiamo dal Pillon ed arriviamo a Feutersoey, a pochi chilometri da Gstaad, un posto eccezionale, bellissimo. Tutti chalet svizzeri, pinete, pratoni, case distanziate le une dalle altre, troviamo il nostro B&B, e scopriamo che è in uno chalet tutto in legno di abete non verniciato e montata tutta a viti. Un profumo di pino, all’interno! Fuori, la stalla, le mucche erano al pascolo in montagna, le caprette, piscinetta, una vista spettacolare…
Bucato fatto e steso in camera (fuori per la prima volta c’era un qualche lontano rischio pioggia).
E poi cena.
Dal B&B dove eravamo, partiva una stradina, a pagamento (per le auto) che saliva per 6 km fino al laghetto di Arnensee. Qui lago, pinete, e un ristorante. All’aperto, a 20 gradi, una bella fonduta, pane all’aglio, birra.
Poi abbiamo scoperto che anche le trote erano freschissime, ma purtroppo avevamo già cenato. In pratica avevano sul retro delle vasche piene di trote belle vive e vispe…
Dopo cena decidiamo di andare a vedere Gstaad, quindi scendiamo per qualche km, parcheggiamo bene (mica come da noi) e ci addentriamo nel paese. Veramente bello, caratteristico e … vuoto. Avremo contato 20 persone in tutto il centro, camerieri compresi. Vabbè, torniamo nella nostra isola felice a dormire.
5° giorno, 18 luglio 2007, mercoledì, Gstaad-Menzenswald (Foresta Nera), Jaunapass, Spiez, Thun, Olten, Sissach, Lorrach, (Germania) e un giro splendido in Foresta nera, Menzenschwand. 519 km
Partiamo da Gstaad scendendo in fondovalle e prendiamo la strada che porta verso Thun. Bellissima, salite, discese, pinete, torrenti, cascate, e anche abbastanza veloce.
Senonchè, a sinistra c’è il cartello Jaunapass, e che si fa, lo si salta?
Macchè, salita, sosta sigaretta e discesa. Molto bello.
Continuiamo per questo bellissimo fondovalle fino a Wimmis e qui usciamo per passare Thun ad ovest invece che infilarci in città. Strade bellissime, campagna e montagna, panorami veramente da cartolina Svizzera.
Continuiamo poi per statali in mezzo a colline fino a Wittenville e poi a Konolfingen e Burgdorf, Sumiswald. Tutte collinone, strade e panorami bellissimi. Poi fra Langhenthal e Olten, strada veloce in zone industriali, ad Olten benzina 95 ottani a 0,878 Euro!!!!
E inizia la pista. In direzione di Basel, una pista tipo le Coste, con tanto di cartelli di attenzione moto dappertutto e Bikers bar in cima (dove ci facciamo il classico Bradwurst…).
Continuiamo quindi verso Sissach, e qui prendiamo una strada panoramica bellissima che porta verso Rheinfelden ed il Reno. Attraversiamo la frontiera con la Germania e ci addentriamo in Foresta Nera. La prima strada che facciamo, una strada che le mie carte danno come di “collegamento” è già spettacolare, ma il meglio deve ancora arrivare.
Ci sentiamo con l’amico “Atzeboia” (che vive a Basilea) e ci diamo un puntello verso le 17.00 a Todtnau ed arriviamo giusti giusti, per vedere un messaggino “in Germania o in Svizzera?” Sono le 17.00, lui non c’è, quindi è andato a beccarci in Svizzera invece che in Germania! Rapida decisione, si guarda la carta, a 15 km c’è lo Schlussee, un bel laghetto fresco, messaggio “Ti aspettiamo a mollo”.
Detto e fatto, ripartiamo per il lago, lasciamo la solita moto-appendiabiti al parcheggio e ci infiliamo nell’acqua, non senza un certo disgusto, perché sembra marrone. Ma c’è altra gente che fa il bagno, per cui.. dentro! Gelata, una meraviglia, e il colore non è dell’acqua che è limpidissima ma del fondo. Poco dopo, neanche il tempo di sentire arrivare un VFR e anche Stefano è già a mollo. Si chiacchiera, ci si rinfresca per una mezzora e poi via, a lasciare i bagagli in albergo (strada bella bella bella, peccato il brecciolino su un tornantone, roba da brividi) e a fare un bel giro con Stefano.
Tiriamo fuori la cartina con le mappe per moto, e decidiamo di andare verso nord, poi tagliare a est e ridiscendere per cenare insieme.
Inutile dirlo, che siano strade di collegamento piuttosto che passi o stradoni veloci o superstrada, in foresta nera i panorami sono sempre belli e le strade… ancora meglio. C’era un pezzetto di superstrada a 4 corsie con limite 40 per le auto, con dei tornanti che li vedevi finire in alto a sinistra, e poi l’opposto a destra, a 100 all’ora, il festival della saponetta.
Alla fine con Stefano ci siamo fatti un bel giretto di circa 120 km, e nonostante ne avessimo 400 già sul groppone dalla mattina, alla sera nessuna stanchezza, solo una fame da lupi.
Il gestore della Gesthaus ci dice di andare al ristorante a sinistra, a 140 metri. A sinistra, fino ai 300 metri nulla. Richiediamo, idem. Riproviamo, nulla. Intanto eravamo in giro con le tute in pelle e affamati, ma veramente affamati.
Alla fine troviamo il locale, dopo 40 minuti a gironzolare per ‘sto paesone disperso in mezzo alla foresta, ma ci dicono “La cucina chiude alle 2100” ed erano appunto le 2100.
Avanti, a cercare altro, ne troviamo un altro, ma anche qui “la cucina chiude alle 2100” ed erano le 2120. “Se volete vi posso preparare qualcosa di freddo”.
A questo punto va bene TUTTO.
Quindi bistecca alla milanese con insalata, bradwurst fatti in casa, birra nei boccali di terracotta, dolce fatto in casa, tutto ottimo, mancavano solo le patatine.
A pancia piena ritorno verso l’albergo e Stefano verso casa, al buio, nella foresta nera. Che più buio di così non si può.
6° giorno, 18 luglio 2007, mercoledì, Menzenswald-Landek, Menzenschwand, Bad Schussenried, Isny, Hochtannbergpass, Flexenpass, Albergpass, Landeck. 310 km (in realtà 376 km)
L’idea era quella esposta sopra, ma le cose sono andate diversamente.
D’altronde, eravamo in due e l’unico obbligo che avevamo era l’arrivo a Landek, per cui…
Dopo avere parlato la sera prima con Stefano, che da quelle parti ci bazzica abbastanza, decidiamo di modificare il percorso.
La mattina andiamo verso sud, con l’intenzione di passare a Schaffausen, vedere le cascate del Reno e risalire verso nord per fare ancora un po’ di foresta nera in più, ma stavolta (l’unica in tutta la vacanza) il meteo ci ha messo le mani.
Il primo messaggio della mattina è di Stefano, per avvisarci che a Basilea piove di brutto.
Io e Sergio ci troviamo all’incirca a Berau quando le nuvole belle minacciose iniziano anche a mandare acqua.
A questo punto, tanto vale mettersi ad andare verso ovest, l’unica direzione in cui il cielo appare “decente”, perché anche a nord, dove dovremmo ritornare, il cielo non promette nulla di buono, e il Colonnello Bernacca, alias Stefano dal suo PC a colpi di SMS ci consiglia di puntare secchi ad ovest.
Per cui, mano ai navigatori e impostiamo la strada più veloce per andare verso Winterthur e poi Wil, in Svizzera. Dopo un po’ di stradine sperdute in mezzo alla foresta, col cielo plumbeo, praticamente al buio alle 9 di mattina, scendiamo verso il Reno e non so bene dove lo attraversiamo e passiamo la frontiera. Dopodichè la strada logica è quella di costeggiare il Reno, cosa che facciamo, lasciandoci il brutto tempo alle spalle.
Strada bella, romantica pure, non fosse che da una parte hai il bellissimo Reno, dall’altra prima una centrale nucleare, poi una serie infinita di stalle con relativo odore allucinante…
Poi strada bloccata per lavori e relativo giro allucinante per evitare il blocco, con segnalazioni pessime, roba non da svizzeri, veramente.
E non dimentichiamo che siamo a fondovalle, fa caldo e non ci siamo abituati…
Arriviamo a Wil. Da qui, secondo le cartine ci dovrebbe essere una bellissima strada che porta a Rorschach, sul lago di Costanza. Ma invece non si trova, per cui stanco di rettilinei mi metto a “suonare ad orecchio” guardando il sole, salgo a nord verso le colline e poi punto ad ovest, cercando sempre di seguire le colline. Ne esce una strada bella, molto meno calda, con panorami simpatici, fino alla vista del lago.
Da qualche parte ci fermiamo a mangiare, e dalla cameriera - unica persona nel locale e che parla persino italiano – apprendiamo di esserci fermati in quello che fino ad un paio di mesi prima era un casino (si, senza la “ò” finale…). Arriviamo sempre in ritardo…
Si riparte con l’idea di arrivare in qualche maniera a Dornbirn, e il problema è che il lungolago di Costanza è un macello. Stratraffico turistico e CALDO!
Ma Sergio ed il suo Garmin ci mettono lo zampino.
Con un’idea degna di un genio imposta sul Garmin “Evita strade principali” e… libidine. Ci spara su sui collinoni (ben alti, a dire il vero) sopra Rorschach e ci troviamo su splendide strade, prima di collina con paesini e villette “svizzere” sparse e poi di montagna, fra pinete e malghe con tanto di mucche.
Il traffico ed il caldo sono spariti d’incanto, e in parecchi punti abbiamo in più una stupenda vista dall’alto delle malghe fino al lago con la città ai nostri piedi, una miriade di windsurf e barche a vela.
Che dire, dalle stalle alle stelle.
Ridiscendiamo in pianura, attraversiamo la frontiera austriaca e poco dopo Dornbirn iniziamo a salire verso il Hochtannbergpass lungo una fondovalle a tratti misto stretto, a tratti veloce con lunghissimi curvoni, panorami molto piacevoli e soprattutto di nuovo il fresco. Il torrente di fondovalle ci tenta, ci tenta, ma attendiamo di trovarlo più ripido e con delle belle pozze… ed arriviamo al Hochtannbergpass, o almeno, quasi.
Se guardate bene la foto (la trovate nella Gallery n.d.r.), noterete una ragazza carina seduta sotto ad un ombrellone ed il cartello (traduco in qualche maniera) “attenzione, soste di 30 minuti”.
Dico, mezz’ora di sosta. Poco più avanti stavano smantellando e rifacendo la strada, per cui lavoravano tranquilli per mezz’ora (40 minuti nel nostro caso), poi si fermavano, facevano partire quelli fermi in cima e poi quelli che salivano.
Roba da metterci un chiosco abusivo e vendere bradwurst e bibite, ma lì eravamo in Austria, mica da noi. E così addio bagnetto. Intanto conosciamo anche un Croato che era in giro da solo per una settimana in Austria, con le gomme “sgualcite” dal Nurgburgring ed una targa simpaticissima (me ne sono accorto solo quando siamo ripartiti) che diceva solo: SUCA 9. Alla fine si riparte, ci facciamo anche il Flexenpass ed il Albergpass (tutti e due, nulla di che, a parte i panorami) e arriviamo a Landeck, dove ci aspetta un albergo, una cena a lume di candela (subito spenta) nell’unico ristorante della vivissima città.
Alle 10 non riuscivo a dormire (Sergio invece ha una capacità di dormire tanto e spesso veramente incredibile) quindi scendo al bar dell’albergo a bere una birra e uno del posto attacca bottone in inglese. Ci siamo raccontati la rava e la fava fino a mezzanotte e poi a nanna.
Partiamo da Gstaad scendendo in fondovalle e prendiamo la strada che porta verso Thun. Bellissima, salite, discese, pinete, torrenti, cascate, e anche abbastanza veloce.
Senonchè, a sinistra c’è il cartello Jaunapass, e che si fa, lo si salta?
Macchè, salita, sosta sigaretta e discesa. Molto bello.
Continuiamo per questo bellissimo fondovalle fino a Wimmis e qui usciamo per passare Thun ad ovest invece che infilarci in città. Strade bellissime, campagna e montagna, panorami veramente da cartolina Svizzera.
Continuiamo poi per statali in mezzo a colline fino a Wittenville e poi a Konolfingen e Burgdorf, Sumiswald. Tutte collinone, strade e panorami bellissimi. Poi fra Langhenthal e Olten, strada veloce in zone industriali, ad Olten benzina 95 ottani a 0,878 Euro!!!!
E inizia la pista. In direzione di Basel, una pista tipo le Coste, con tanto di cartelli di attenzione moto dappertutto e Bikers bar in cima (dove ci facciamo il classico Bradwurst…).
Continuiamo quindi verso Sissach, e qui prendiamo una strada panoramica bellissima che porta verso Rheinfelden ed il Reno. Attraversiamo la frontiera con la Germania e ci addentriamo in Foresta Nera. La prima strada che facciamo, una strada che le mie carte danno come di “collegamento” è già spettacolare, ma il meglio deve ancora arrivare.
Ci sentiamo con l’amico “Atzeboia” (che vive a Basilea) e ci diamo un puntello verso le 17.00 a Todtnau ed arriviamo giusti giusti, per vedere un messaggino “in Germania o in Svizzera?” Sono le 17.00, lui non c’è, quindi è andato a beccarci in Svizzera invece che in Germania! Rapida decisione, si guarda la carta, a 15 km c’è lo Schlussee, un bel laghetto fresco, messaggio “Ti aspettiamo a mollo”.
Detto e fatto, ripartiamo per il lago, lasciamo la solita moto-appendiabiti al parcheggio e ci infiliamo nell’acqua, non senza un certo disgusto, perché sembra marrone. Ma c’è altra gente che fa il bagno, per cui.. dentro! Gelata, una meraviglia, e il colore non è dell’acqua che è limpidissima ma del fondo. Poco dopo, neanche il tempo di sentire arrivare un VFR e anche Stefano è già a mollo. Si chiacchiera, ci si rinfresca per una mezzora e poi via, a lasciare i bagagli in albergo (strada bella bella bella, peccato il brecciolino su un tornantone, roba da brividi) e a fare un bel giro con Stefano.
Tiriamo fuori la cartina con le mappe per moto, e decidiamo di andare verso nord, poi tagliare a est e ridiscendere per cenare insieme.
Inutile dirlo, che siano strade di collegamento piuttosto che passi o stradoni veloci o superstrada, in foresta nera i panorami sono sempre belli e le strade… ancora meglio. C’era un pezzetto di superstrada a 4 corsie con limite 40 per le auto, con dei tornanti che li vedevi finire in alto a sinistra, e poi l’opposto a destra, a 100 all’ora, il festival della saponetta.
Alla fine con Stefano ci siamo fatti un bel giretto di circa 120 km, e nonostante ne avessimo 400 già sul groppone dalla mattina, alla sera nessuna stanchezza, solo una fame da lupi.
Il gestore della Gesthaus ci dice di andare al ristorante a sinistra, a 140 metri. A sinistra, fino ai 300 metri nulla. Richiediamo, idem. Riproviamo, nulla. Intanto eravamo in giro con le tute in pelle e affamati, ma veramente affamati.
Alla fine troviamo il locale, dopo 40 minuti a gironzolare per ‘sto paesone disperso in mezzo alla foresta, ma ci dicono “La cucina chiude alle 2100” ed erano appunto le 2100.
Avanti, a cercare altro, ne troviamo un altro, ma anche qui “la cucina chiude alle 2100” ed erano le 2120. “Se volete vi posso preparare qualcosa di freddo”.
A questo punto va bene TUTTO.
Quindi bistecca alla milanese con insalata, bradwurst fatti in casa, birra nei boccali di terracotta, dolce fatto in casa, tutto ottimo, mancavano solo le patatine.
A pancia piena ritorno verso l’albergo e Stefano verso casa, al buio, nella foresta nera. Che più buio di così non si può.
6° giorno, 18 luglio 2007, mercoledì, Menzenswald-Landek, Menzenschwand, Bad Schussenried, Isny, Hochtannbergpass, Flexenpass, Albergpass, Landeck. 310 km (in realtà 376 km)
L’idea era quella esposta sopra, ma le cose sono andate diversamente.
D’altronde, eravamo in due e l’unico obbligo che avevamo era l’arrivo a Landek, per cui…
Dopo avere parlato la sera prima con Stefano, che da quelle parti ci bazzica abbastanza, decidiamo di modificare il percorso.
La mattina andiamo verso sud, con l’intenzione di passare a Schaffausen, vedere le cascate del Reno e risalire verso nord per fare ancora un po’ di foresta nera in più, ma stavolta (l’unica in tutta la vacanza) il meteo ci ha messo le mani.
Il primo messaggio della mattina è di Stefano, per avvisarci che a Basilea piove di brutto.
Io e Sergio ci troviamo all’incirca a Berau quando le nuvole belle minacciose iniziano anche a mandare acqua.
A questo punto, tanto vale mettersi ad andare verso ovest, l’unica direzione in cui il cielo appare “decente”, perché anche a nord, dove dovremmo ritornare, il cielo non promette nulla di buono, e il Colonnello Bernacca, alias Stefano dal suo PC a colpi di SMS ci consiglia di puntare secchi ad ovest.
Per cui, mano ai navigatori e impostiamo la strada più veloce per andare verso Winterthur e poi Wil, in Svizzera. Dopo un po’ di stradine sperdute in mezzo alla foresta, col cielo plumbeo, praticamente al buio alle 9 di mattina, scendiamo verso il Reno e non so bene dove lo attraversiamo e passiamo la frontiera. Dopodichè la strada logica è quella di costeggiare il Reno, cosa che facciamo, lasciandoci il brutto tempo alle spalle.
Strada bella, romantica pure, non fosse che da una parte hai il bellissimo Reno, dall’altra prima una centrale nucleare, poi una serie infinita di stalle con relativo odore allucinante…
Poi strada bloccata per lavori e relativo giro allucinante per evitare il blocco, con segnalazioni pessime, roba non da svizzeri, veramente.
E non dimentichiamo che siamo a fondovalle, fa caldo e non ci siamo abituati…
Arriviamo a Wil. Da qui, secondo le cartine ci dovrebbe essere una bellissima strada che porta a Rorschach, sul lago di Costanza. Ma invece non si trova, per cui stanco di rettilinei mi metto a “suonare ad orecchio” guardando il sole, salgo a nord verso le colline e poi punto ad ovest, cercando sempre di seguire le colline. Ne esce una strada bella, molto meno calda, con panorami simpatici, fino alla vista del lago.
Da qualche parte ci fermiamo a mangiare, e dalla cameriera - unica persona nel locale e che parla persino italiano – apprendiamo di esserci fermati in quello che fino ad un paio di mesi prima era un casino (si, senza la “ò” finale…). Arriviamo sempre in ritardo…
Si riparte con l’idea di arrivare in qualche maniera a Dornbirn, e il problema è che il lungolago di Costanza è un macello. Stratraffico turistico e CALDO!
Ma Sergio ed il suo Garmin ci mettono lo zampino.
Con un’idea degna di un genio imposta sul Garmin “Evita strade principali” e… libidine. Ci spara su sui collinoni (ben alti, a dire il vero) sopra Rorschach e ci troviamo su splendide strade, prima di collina con paesini e villette “svizzere” sparse e poi di montagna, fra pinete e malghe con tanto di mucche.
Il traffico ed il caldo sono spariti d’incanto, e in parecchi punti abbiamo in più una stupenda vista dall’alto delle malghe fino al lago con la città ai nostri piedi, una miriade di windsurf e barche a vela.
Che dire, dalle stalle alle stelle.
Ridiscendiamo in pianura, attraversiamo la frontiera austriaca e poco dopo Dornbirn iniziamo a salire verso il Hochtannbergpass lungo una fondovalle a tratti misto stretto, a tratti veloce con lunghissimi curvoni, panorami molto piacevoli e soprattutto di nuovo il fresco. Il torrente di fondovalle ci tenta, ci tenta, ma attendiamo di trovarlo più ripido e con delle belle pozze… ed arriviamo al Hochtannbergpass, o almeno, quasi.
Se guardate bene la foto (la trovate nella Gallery n.d.r.), noterete una ragazza carina seduta sotto ad un ombrellone ed il cartello (traduco in qualche maniera) “attenzione, soste di 30 minuti”.
Dico, mezz’ora di sosta. Poco più avanti stavano smantellando e rifacendo la strada, per cui lavoravano tranquilli per mezz’ora (40 minuti nel nostro caso), poi si fermavano, facevano partire quelli fermi in cima e poi quelli che salivano.
Roba da metterci un chiosco abusivo e vendere bradwurst e bibite, ma lì eravamo in Austria, mica da noi. E così addio bagnetto. Intanto conosciamo anche un Croato che era in giro da solo per una settimana in Austria, con le gomme “sgualcite” dal Nurgburgring ed una targa simpaticissima (me ne sono accorto solo quando siamo ripartiti) che diceva solo: SUCA 9. Alla fine si riparte, ci facciamo anche il Flexenpass ed il Albergpass (tutti e due, nulla di che, a parte i panorami) e arriviamo a Landeck, dove ci aspetta un albergo, una cena a lume di candela (subito spenta) nell’unico ristorante della vivissima città.
Alle 10 non riuscivo a dormire (Sergio invece ha una capacità di dormire tanto e spesso veramente incredibile) quindi scendo al bar dell’albergo a bere una birra e uno del posto attacca bottone in inglese. Ci siamo raccontati la rava e la fava fino a mezzanotte e poi a nanna.
7° giorno, 20 luglio 2007, mercoledì, Landek-Kaprun Landek, Hahntennjock, Garmish, Achenpass, Pertisau, Gerlosspass, Krapun. 280km
In teoria era questo, invece… guarda caso abbiamo deciso di allungarlo (ma solo di 200 km….).
Landek, Pillerhohe, Hahntennjock, Stanzach, Billbach, Fernpass, Holzleitner Sattel, Oetz, Kuhtaisattel, Seefelder Sattel, Mittenwald, Aachenpass, Aachensee, Gerlosspass, Krapun. 491 km.
Il passo Pillerhohe, a trovarlo subito sarebbe stato bello, invece alla mattina alle 9 ci siamo fatti, per riscaldamento, una ventina di km extra e un bel 4 o 5 km di sterrato.
Non poteva mancare, almeno un pezzettino di sterrato.
Poi, ridiscesi fino in paese ed affidatici ai navigatori (segnaletica inesistente) riusciamo a trovare la strada, il tutto sempre con una vista splendida sulla vallata e sulle dolomiti in fondo. Strada strettina ma bella, panorami favolosi.
Scendiamo e risaliamo per l’Hantennjoch, splendido, pieno raso di motociclisti.
In cima il VFR di Aga inizia a perdere liquido di raffreddamento, ma era talmente piena la vaschetta che è strano non lo avesse fatto prima. Bellissima la discesa, ma il pezzo più bello è stato sicuramente fra Stanzach e Berwang, strada larga, asfalto perfetto, salita e discesa, a metà valle, curve medie e veloci, traffico inesistente, per una trentina di km. Spettacolo.
Fernpass bello ma molto trafficato, poi prendiamo il bollino delle autostrade (4 euro per 10 giorni) perché il Holzleitner Sattel è autostrada. Ma che autostrada! Ci sono 4 tornanti che si possono fare (non io) almeno a 130/140 all’ora. Scendiamo dal passo, e con ancora un pezzetto di autostrada a fondovalle risaliamo verso Oetz per poi fare il Kuhtaisallte, bel passo, alto, dove in cima troviamo un paesone e ci fermiamo a pranzo.
Chiediamo un toast, e ci arriva un piattone con su di tutto e di più, al modico prezzo di 6 euro.
Bella anche a scendere, fresca, finché dopo una curva non sbuchiamo nella torrida vallata di Innsbruck. Visto il caldo, non ci fermiamo neanche per idea e risaliamo per il Seefelder Sattel (nulla di che) e sconfiniamo in Germania. Caldo caldo caldo.
A Willagau prendiamo una fresca stradina (privata ma non a pagamento) che costeggia tutto il fiume fino al bellissimo lago (artificiale) proseguiamo per l’Aachenpass (strada veloce e stupenda) e scendiamo all’Aachensee, dove ci facciamo la sosta bagno. (FREDDA FREDDA FREDDA l’acqua, ma non ci si accontenta mai!). Il lago è veramente splendido.
Dopo la sosta rigenerante ci vestiamo e ripartiamo verso Strass (bella la discesa) e poi fondovalle fino a Zell am Zimmer, da dove comincia il Gerlospass.
Salita bellissima, si tira, e ad un certo punto dietro una curva ci vediamo davanti una moto della polizia a passo “regolare”….
FRENAAAAAAA. Rallentaaa, e ci mettiamo nostro malgrado al suo passo. Il poliziotto, invece, molto cortesemente accosta e ci fa segno di passare. Come da noi, uguale uguale…
A Gerlos inizia la Alpenstrasse, a pagamento, che fa il passo. 4 Euro e si parte. Fino in cima bello, bei panorami ma nulla più, in discesa invece lo spettacolo delle cascate di Krimml. Ma lo spettacolo era soprattutto la strada. Che roba, larga, perfetta, curve di tutti i tipi, guard rail verniciati tipo cordoli, peccato che era tardi e non volevamo mangiare freddo un’altra sera, altrimenti era da fare almeno tre o quattro volte, come i gruppetti di smanettoni del posto.
Le cascate di Krimml, in realtà sono 4, ma la mia macchina fotografica… è quel che è.
Fondovalle bello e veloce fino a Kaprun, dove ci fermiamo per la cena e la notte.
Dai che domani c’è il famoso Grossglockner, lo vediamo già la sera, li, in alto, con qualche nuvola sopra…
8° giorno, 21 luglio 2007, mercoledì, Kaprun-Soboth, Krapun, Glossglocknerpass, Obervellach, Leoben, Nationalpark Nochbergp, Feldkirchen, Ebendorf, Bleiburg, Lavamunden, Soboth, Eibiswald, Soboth. 497 km
Che dire, il Grossglockner è una “figata” in tutti i sensi, a parte il prezzo (18 euro per moto…).
Strade belle, panorami magnifici, roba da starci tutto il giorno.
Dopo alcune soste per guardarci in giro, abbiamo preso anche la strada (chiusa) che porta ai piedi del ghiacciaio.
Avete presente i giorni in cui a Milano c’erano oltre 40°? Beh, noi li faticavamo ad arrivare a 20, si stava divinamente bene.
Scendiamo poi verso Obervellach e con qualche km di autostrada (una decina) risaliamo verso Leoben, dove inizia un’altra strada a pagamento: la Nationalpark Nochbergp. Stavolta sono solo 7 euro a moto. Anche questa molto bella, ben tenuta, con alcuni tornantoni addirittura in parabolica e soprattutto panorami stupendi.
Se il Grossglokner è alta montagna e pista, qui invece è prati, boschi, mucche, malghe, natura incontaminata.
Comunque ci prendiamo un bel panino con l’idea di trovare un laghetto e mangiarcelo li, alla fine il laghetto lo troviamo ma niente bagno, fondo limaccioso e papere affamate (come noi).
Finita anche questa, scendiamo per il veloce e piacevole fondovalle fino circa a Feldkirchen, dove troviamo un laghetto sulla nostra strada, con pratone, alberi fronzuti, spogliatoio e doccia. Tutto gratis.
Indovinate un po? Ci tuffiamo, per quanto l’acqua non abbia certo un bel colore, ma se ci vanno quelli del posto… e poi verso il fondovalle, fa caldo.
Proseguiamo poi a colpi i navigatore in direzione Ebendorf, (con anche una trentina di km di autostrada in fondovalle), poi Bleiburg, ed infine Lavamunden.
Da qui inizia una strada che bella è dir poco. Piena di cartelli “attenzione motociclisti”, in alcuni posti le balle di fieno alle staccate, i guard rail completamente coperti con dei pannelli che li fanno diventare lisci invece che pericolosi, insomma, il posto giusto per andarci in moto.
Il primo pezzo, in salita, è bellissimo, ma il meglio viene dopo, tutte curve minimo da 100 all’ora (segnalate 70) ed un passo veramente godurioso. Mai un rettilineo, paesaggi stupendi, boschi freschissimi. Il tutto, per 43 km!
Arriviamo a Soboth (in mezzo fra Lavamunden ed Eibiswald), lasciamo giù le valige, prendiamo solo il costume e via di nuovo a fare il bagno (al tramonto) in un lago a 5 km di distanza, anche questo gelato come pochi.
Rinfrescati, partiamo verso l’albergo, ma a Sergio (non contento dei “soli 450 km di oggi”) la strada piace e allora la butta lì: “Facciamo un salto fino in fondo?” Evvai, altri 50 km fra andata e ritorno. Ma che bellezza di strada!
Ottima cena in albergo, 4 passi per l’inesistente paese e poi a nanna, che domani è l’ultimo giorno (che magone), è lunga e si parte presto.
9° giorno, 22 luglio 2007, mercoledì, Soboth-Milano, Eibiswald, Radlpass, Dravograd, Kranj, Bled, Tarvisio, Passo Perdil, Passo Tanamea, Udine, Milano). 759 km
Che tristezza, è finito. Questo è il primo pensiero che mi passa per la mente, quando alle 07.00 suona la sveglia. No, non è finito, manca ancora tutto oggi. Per cui, godiamocelo fino in fondo.
Colazione intuitati e alle 08.00 si parte.
Rifacciamo la strada stupenda che porta fino ad Eibiswald e da li prendiamo il Radlpass, che è splendido in Austria, ma in Slovenia… diciamo che l’asfalto non è dei migliori.
Scendiamo nella vallata della Drava (panorami splendidi, strada molto bella anche in direzione est) e proseguiamo verso ovest per Dravograd e poi Prevalje e il passo Dolga Bra (carino) che ci riporta in Austria. Qui fondovalle per Bad Eisenkappel e poi la splendida salita al passo Seebergsattle. La discesa dalla parte opposta sarebbe bellissima, ma come sempre gli asfalti Sloveni per le moto non sono il top. In compenso la benzina costa 1,050 Euro al litro, i panorami sono stupendi, il fiume ci tenta con le sue bellissime pozze e sembra che ci sia il festival della ciclista “gnocca”... Ma quante! Se non sapete dove andare a fare le vacanze e siete single, vi consiglio la zona! Scendiamo quindi fin verso Kranj e prendiamo la simil-autostrada che porta verso l’Italia. “Simil” perché sono più i tratti a corsia singola e fermi per il traffico che quelli scorrevoli. Una faticata. A Bled usciamo per andare a vedere il famoso lago, ma il traffico è tale da farci decidere di cambiare itinerario (auto completamente ferme).
Quindi ci ri-infiliamo nella “simil-autostrada” e andiamo verso Kranjsca Gora. L’ultima trentina di km sono su di una bella statale, veloce e divertente, non fosse che, dopo 8 giorni che non ne vedevamo, iniziano le pattuglie imboscate e armate di telelaser. Ma solo in Italia e in Slovenia! In cima al passo Ratece ci fermiamo per una pizza e ripartiamo entrando in Italia. A Tarvisio giriamo per il bellissimo Passo Predil (proprio non ne vogliamo sapere di scendere in pianura e andare verso casa) con i suoi fortini e i ricordi della prima guerra mondiale e riscendiamo in Slovenia per poi risalire verso l’ancora bellissimo passo Tanamea. Molto bella anche la discesa verso Udine, ma quando giungiamo in pianura ci rendiamo conto che purtroppo la festa è finita. Tocca prendere l’autostrada, è pomeriggio e fa un caldo boia. 390 km di autostrada sotto il sole cocente e in mezzo al traffico cancellano dai nostri volti il sorriso dei giorni passati.
È proprio finita, e oggi per la prima volta mi sento stanco.
Ma se mi dicessero di ripartire ora, subito, alle 5 di pomeriggio, dopo 759 km e di andare fino in Verdon per ricominciare e farmi quindi altri 550 km, ripartirei immediatamente. E senza stanchezza.
Comunque, un giro stupendo, sempre bellissimo, con un compagno eccezionale e due VFR (RC 36 del 1993 il mio, RC 46 III del 2005) che non hanno dato, come sempre, nessun problema nel farci fare 4279 km in 9 giorni.
Splendide cavalcature, l’ideale per un “Centovalli”!
Media giornaliera: 475,44 km
Tappa più corta: 320 km
Tappa più lunga: 759 km
Benzina consumata: 258,64 litri
Km/litro: 16,80
Spesa totale: 834,69 Euro
In teoria era questo, invece… guarda caso abbiamo deciso di allungarlo (ma solo di 200 km….).
Landek, Pillerhohe, Hahntennjock, Stanzach, Billbach, Fernpass, Holzleitner Sattel, Oetz, Kuhtaisattel, Seefelder Sattel, Mittenwald, Aachenpass, Aachensee, Gerlosspass, Krapun. 491 km.
Il passo Pillerhohe, a trovarlo subito sarebbe stato bello, invece alla mattina alle 9 ci siamo fatti, per riscaldamento, una ventina di km extra e un bel 4 o 5 km di sterrato.
Non poteva mancare, almeno un pezzettino di sterrato.
Poi, ridiscesi fino in paese ed affidatici ai navigatori (segnaletica inesistente) riusciamo a trovare la strada, il tutto sempre con una vista splendida sulla vallata e sulle dolomiti in fondo. Strada strettina ma bella, panorami favolosi.
Scendiamo e risaliamo per l’Hantennjoch, splendido, pieno raso di motociclisti.
In cima il VFR di Aga inizia a perdere liquido di raffreddamento, ma era talmente piena la vaschetta che è strano non lo avesse fatto prima. Bellissima la discesa, ma il pezzo più bello è stato sicuramente fra Stanzach e Berwang, strada larga, asfalto perfetto, salita e discesa, a metà valle, curve medie e veloci, traffico inesistente, per una trentina di km. Spettacolo.
Fernpass bello ma molto trafficato, poi prendiamo il bollino delle autostrade (4 euro per 10 giorni) perché il Holzleitner Sattel è autostrada. Ma che autostrada! Ci sono 4 tornanti che si possono fare (non io) almeno a 130/140 all’ora. Scendiamo dal passo, e con ancora un pezzetto di autostrada a fondovalle risaliamo verso Oetz per poi fare il Kuhtaisallte, bel passo, alto, dove in cima troviamo un paesone e ci fermiamo a pranzo.
Chiediamo un toast, e ci arriva un piattone con su di tutto e di più, al modico prezzo di 6 euro.
Bella anche a scendere, fresca, finché dopo una curva non sbuchiamo nella torrida vallata di Innsbruck. Visto il caldo, non ci fermiamo neanche per idea e risaliamo per il Seefelder Sattel (nulla di che) e sconfiniamo in Germania. Caldo caldo caldo.
A Willagau prendiamo una fresca stradina (privata ma non a pagamento) che costeggia tutto il fiume fino al bellissimo lago (artificiale) proseguiamo per l’Aachenpass (strada veloce e stupenda) e scendiamo all’Aachensee, dove ci facciamo la sosta bagno. (FREDDA FREDDA FREDDA l’acqua, ma non ci si accontenta mai!). Il lago è veramente splendido.
Dopo la sosta rigenerante ci vestiamo e ripartiamo verso Strass (bella la discesa) e poi fondovalle fino a Zell am Zimmer, da dove comincia il Gerlospass.
Salita bellissima, si tira, e ad un certo punto dietro una curva ci vediamo davanti una moto della polizia a passo “regolare”….
FRENAAAAAAA. Rallentaaa, e ci mettiamo nostro malgrado al suo passo. Il poliziotto, invece, molto cortesemente accosta e ci fa segno di passare. Come da noi, uguale uguale…
A Gerlos inizia la Alpenstrasse, a pagamento, che fa il passo. 4 Euro e si parte. Fino in cima bello, bei panorami ma nulla più, in discesa invece lo spettacolo delle cascate di Krimml. Ma lo spettacolo era soprattutto la strada. Che roba, larga, perfetta, curve di tutti i tipi, guard rail verniciati tipo cordoli, peccato che era tardi e non volevamo mangiare freddo un’altra sera, altrimenti era da fare almeno tre o quattro volte, come i gruppetti di smanettoni del posto.
Le cascate di Krimml, in realtà sono 4, ma la mia macchina fotografica… è quel che è.
Fondovalle bello e veloce fino a Kaprun, dove ci fermiamo per la cena e la notte.
Dai che domani c’è il famoso Grossglockner, lo vediamo già la sera, li, in alto, con qualche nuvola sopra…
8° giorno, 21 luglio 2007, mercoledì, Kaprun-Soboth, Krapun, Glossglocknerpass, Obervellach, Leoben, Nationalpark Nochbergp, Feldkirchen, Ebendorf, Bleiburg, Lavamunden, Soboth, Eibiswald, Soboth. 497 km
Che dire, il Grossglockner è una “figata” in tutti i sensi, a parte il prezzo (18 euro per moto…).
Strade belle, panorami magnifici, roba da starci tutto il giorno.
Dopo alcune soste per guardarci in giro, abbiamo preso anche la strada (chiusa) che porta ai piedi del ghiacciaio.
Avete presente i giorni in cui a Milano c’erano oltre 40°? Beh, noi li faticavamo ad arrivare a 20, si stava divinamente bene.
Scendiamo poi verso Obervellach e con qualche km di autostrada (una decina) risaliamo verso Leoben, dove inizia un’altra strada a pagamento: la Nationalpark Nochbergp. Stavolta sono solo 7 euro a moto. Anche questa molto bella, ben tenuta, con alcuni tornantoni addirittura in parabolica e soprattutto panorami stupendi.
Se il Grossglokner è alta montagna e pista, qui invece è prati, boschi, mucche, malghe, natura incontaminata.
Comunque ci prendiamo un bel panino con l’idea di trovare un laghetto e mangiarcelo li, alla fine il laghetto lo troviamo ma niente bagno, fondo limaccioso e papere affamate (come noi).
Finita anche questa, scendiamo per il veloce e piacevole fondovalle fino circa a Feldkirchen, dove troviamo un laghetto sulla nostra strada, con pratone, alberi fronzuti, spogliatoio e doccia. Tutto gratis.
Indovinate un po? Ci tuffiamo, per quanto l’acqua non abbia certo un bel colore, ma se ci vanno quelli del posto… e poi verso il fondovalle, fa caldo.
Proseguiamo poi a colpi i navigatore in direzione Ebendorf, (con anche una trentina di km di autostrada in fondovalle), poi Bleiburg, ed infine Lavamunden.
Da qui inizia una strada che bella è dir poco. Piena di cartelli “attenzione motociclisti”, in alcuni posti le balle di fieno alle staccate, i guard rail completamente coperti con dei pannelli che li fanno diventare lisci invece che pericolosi, insomma, il posto giusto per andarci in moto.
Il primo pezzo, in salita, è bellissimo, ma il meglio viene dopo, tutte curve minimo da 100 all’ora (segnalate 70) ed un passo veramente godurioso. Mai un rettilineo, paesaggi stupendi, boschi freschissimi. Il tutto, per 43 km!
Arriviamo a Soboth (in mezzo fra Lavamunden ed Eibiswald), lasciamo giù le valige, prendiamo solo il costume e via di nuovo a fare il bagno (al tramonto) in un lago a 5 km di distanza, anche questo gelato come pochi.
Rinfrescati, partiamo verso l’albergo, ma a Sergio (non contento dei “soli 450 km di oggi”) la strada piace e allora la butta lì: “Facciamo un salto fino in fondo?” Evvai, altri 50 km fra andata e ritorno. Ma che bellezza di strada!
Ottima cena in albergo, 4 passi per l’inesistente paese e poi a nanna, che domani è l’ultimo giorno (che magone), è lunga e si parte presto.
9° giorno, 22 luglio 2007, mercoledì, Soboth-Milano, Eibiswald, Radlpass, Dravograd, Kranj, Bled, Tarvisio, Passo Perdil, Passo Tanamea, Udine, Milano). 759 km
Che tristezza, è finito. Questo è il primo pensiero che mi passa per la mente, quando alle 07.00 suona la sveglia. No, non è finito, manca ancora tutto oggi. Per cui, godiamocelo fino in fondo.
Colazione intuitati e alle 08.00 si parte.
Rifacciamo la strada stupenda che porta fino ad Eibiswald e da li prendiamo il Radlpass, che è splendido in Austria, ma in Slovenia… diciamo che l’asfalto non è dei migliori.
Scendiamo nella vallata della Drava (panorami splendidi, strada molto bella anche in direzione est) e proseguiamo verso ovest per Dravograd e poi Prevalje e il passo Dolga Bra (carino) che ci riporta in Austria. Qui fondovalle per Bad Eisenkappel e poi la splendida salita al passo Seebergsattle. La discesa dalla parte opposta sarebbe bellissima, ma come sempre gli asfalti Sloveni per le moto non sono il top. In compenso la benzina costa 1,050 Euro al litro, i panorami sono stupendi, il fiume ci tenta con le sue bellissime pozze e sembra che ci sia il festival della ciclista “gnocca”... Ma quante! Se non sapete dove andare a fare le vacanze e siete single, vi consiglio la zona! Scendiamo quindi fin verso Kranj e prendiamo la simil-autostrada che porta verso l’Italia. “Simil” perché sono più i tratti a corsia singola e fermi per il traffico che quelli scorrevoli. Una faticata. A Bled usciamo per andare a vedere il famoso lago, ma il traffico è tale da farci decidere di cambiare itinerario (auto completamente ferme).
Quindi ci ri-infiliamo nella “simil-autostrada” e andiamo verso Kranjsca Gora. L’ultima trentina di km sono su di una bella statale, veloce e divertente, non fosse che, dopo 8 giorni che non ne vedevamo, iniziano le pattuglie imboscate e armate di telelaser. Ma solo in Italia e in Slovenia! In cima al passo Ratece ci fermiamo per una pizza e ripartiamo entrando in Italia. A Tarvisio giriamo per il bellissimo Passo Predil (proprio non ne vogliamo sapere di scendere in pianura e andare verso casa) con i suoi fortini e i ricordi della prima guerra mondiale e riscendiamo in Slovenia per poi risalire verso l’ancora bellissimo passo Tanamea. Molto bella anche la discesa verso Udine, ma quando giungiamo in pianura ci rendiamo conto che purtroppo la festa è finita. Tocca prendere l’autostrada, è pomeriggio e fa un caldo boia. 390 km di autostrada sotto il sole cocente e in mezzo al traffico cancellano dai nostri volti il sorriso dei giorni passati.
È proprio finita, e oggi per la prima volta mi sento stanco.
Ma se mi dicessero di ripartire ora, subito, alle 5 di pomeriggio, dopo 759 km e di andare fino in Verdon per ricominciare e farmi quindi altri 550 km, ripartirei immediatamente. E senza stanchezza.
Comunque, un giro stupendo, sempre bellissimo, con un compagno eccezionale e due VFR (RC 36 del 1993 il mio, RC 46 III del 2005) che non hanno dato, come sempre, nessun problema nel farci fare 4279 km in 9 giorni.
Splendide cavalcature, l’ideale per un “Centovalli”!
Media giornaliera: 475,44 km
Tappa più corta: 320 km
Tappa più lunga: 759 km
Benzina consumata: 258,64 litri
Km/litro: 16,80
Spesa totale: 834,69 Euro
"Centovalli": tutte le Alpi da Ventimiglia a Trieste
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.