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I viaggi dei lettori

Alla scoperta della Navarra

il 21/09/2006 in I viaggi dei lettori

Una coppia di lettori ci racconta le loro moto vacanze in sella all'inseparabile Ducati Multistrada. Partiti in traghetto da Genova e sbarcati a Barcellona hanno percorso oltre 2.800 km sulle strade della pensiola iberica

La strada è tortuosa ma perfettamente asfaltata, non c’è traffico per cui la guida della moto è particolarmente piacevole, l’aria gradevolmente fresca, il cielo azzurro, nuovi panorami mozzafiato si svelano ad ogni curva … ed è il nove di agosto: sto sognando? No! Sono in Navarra
Ma partiamo dall’inizio, anzi dalle premesse; della mia vacanza voglio comunicare, con questo breve racconto, le emozioni e le sensazioni, i dati tecnici, geografici, storici, artistici, culturali. Già si possono trovare su ottime guide che non ho nessuna intenzione di mettermi a copiare; preferisco comunicare da motociclista e non da guida turistica e penso che chi vorrà perdere qualche minuto a leggermi si troverà d’accordo.
Bene, volendo portare le ruote della mia rossa (Multistrada 1000 DS del 2005) lontano da casa senza sobbarcarmi noiose trasferte autostradali, decido di imbarcarla.

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Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo redazione@motonline.com: lo pubblicheremo sul nostro sito completo di album fotografico in versione "gallery".


Lunedì 7 Agosto - Nancy è impaziente di saltare sulla sella e io non meno di lei; la Multi è già carica. I bagagli sono stati compressi nel bauletto Givi Maxia e nella borsa da serbatoio Ducati Performance; il traghetto partirà alle 21,30 ma che si fa in Alessandria in un pomeriggio di Agosto? Partiamo mostruosamente in anticipo, arriviamo sul Turchino e per perdere un po’ di tempo saliamo al Faiallo a prendere il sole e a respirare l’aria fresca dei boschi, prima di infilarci nel traffico tra Voltri e il porto di Genova.
Il confortevole traghetto GNV parte in perfetto orario, il mare è calmo e il pomeriggio del giorno dopo approda a Barcellona sotto un cielo nero come la notte; la moto romba fuori dalla stiva e giunge nel parcheggio coperto dell’hotel, appena in tempo, prima che si scateni un furibondo temporale!
Bene, pensiamo, è l’occasione per passeggiare per Barcellona senza soffrire il caldo. Difficile fermarsi quando si visita la capitale della Catalunya, con tutti i suoi contrasti di modernità e di storia antica, di città turistica e di moderna metropoli; il fascino del luogo è tale che giriamo per ore, a piedi, per viali e monumenti, per finire sull’affollata Rambla a cenare con paella e sangria.

Il mattino del giorno seguente 9 Agosto il cielo è sereno; saltiamo sulla “Multi” di buon ora e ci mettiamo in viaggio; uscire da Barcellona è uno scherzo da ragazzi, grazie ad una viabilità all’avanguardia e optiamo per un breve tratto di autostrada, 120 Km circa, fino a Lleida; superiamo la città senza fermarci, giusto uno sguardo al centro storico che svetta con le sue mura di pietra; la strada normale riporta il viaggio a contatto con il territorio che si sta attraversando; da qui in avanti è un crescendo di emozioni; dapprima la strada corre dritta tra collinette, vigneti, cittadine dall’aspetto “rustico”, ma, superata Huesca, città cinta da mura medioevali (che evitiamo di visitare troppo approfonditamente perché si sta celebrando una festa, tutti in strada con fazzoletti verdi al collo e lattine di birra che rotolano ovunque) il paesaggio si fa più aspro e montagnoso.
La strada, in direzione Pamplona, si arrampica e discende per monti, valli, strette gole e picchi; ma non basta! La voce di Nancy, tramite interfono, mi segnala che sono indispensabili alcune varianti. La prima ad Alquézar, suggestivo borgo medievale che ha conservato inalterato il suo aspetto. Si trova in posizione dominante, circondato da pareti di roccia e strapiombi. Mi sembra proprio il caso di fermarsi a bere qualcosa, pare di essere sul set di un film sulle crociate, ma per le viuzze ci sono solo pacifici turisti francesi.
Si riparte, ma appena giunti sulla strada principale è il momento di nuove deviazioni: ci attendono prima l’imponente rocca del Castillo de Loarre, appoggiato ad uno sperone di roccia, sulla vetta di un picco coperto da folta pineta, poi i Mallos de Riglos, altissimi torrioni di roccia che si elevano verticali sulle alture circostanti, uno spettacolo della natura che lascia a bocca aperta! Ai piedi delle immense rocce rimaniamo estasiati a contemplare il volo delle aquile reali che probabilmente nidificano lassù, su quelle alture imponenti e inaccessibili.
Verso sera il vento comincia a soffiare a violente raffiche, mentre la strada costeggia un grande lago artificiale; sballottati da vortici, giungiamo all’antico Monasterio de Leyre, costruzione medioevale meta di pellegrini diretti a Santiago de Compostela, con architettura romanico – gotica degna di visita; strana la cripta con bassissime colonne e immensi capitelli e l’abside asimmetrica, vistoso errore costruttivo. Alla fine della visita chiediamo alla guida se il vento soffiasse sempre come oggi; la ragazza risponde decisa: aqui, siempre!

In effetti il vento della Navarra ci accompagna fino a Pamplona, meta del giorno. La città è spopolata, evidentemente anche qui, tutti al mare. La città moderna racchiude un centro storico e una cittadella cinta da ampi bastioni e fossati, con un’ampia piazza e tortuose viuzze tra antichi palazzi e chiese. Abbiamo percorso circa 500 km e possiamo festeggiare la … “presa di Pamplona” con filetto alla griglia, brasato di toro e ottimo vino rosso.

10 Agosto- Siamo in Navarra e ciò ci riempie di entusiasmo e di voglia di vedere e di esplorare: le alture intorno a Pamplona, dove le pale dei parchi eolici non smettono mai di girare, sono ricche di località fantastiche, dove il Medioevo sembra essere il presente. Senza sosta visitiamo borghi, castelli e mura tra cui degni di nota sono, senz’altro, Artajona e le sue dodici torri, Olite con il suo castello in parte adibito a Parador (per chi non lo sapesse, catena alberghiera spagnola di lusso) e Ujie, famoso per le sue mandorle, oltre che per l’incantevole posizione su un picco dominate.
La Multi è impaziente di curve e allora decidiamo per il primo affondo verso i Pirenei; giungiamo così ai bastioni ancora irti di cannoni di bronzo della cittadina di Yaca. Da lì il paesaggio cambia di colpo: le colline un po’ brulle ed aspre della Navarra lasciano il posto a valli verdi e boscose, ricche d’acqua e di bacini artificiali; giungiamo a famose stazioni di turismo invernale, quali il Balneario de Ponticosa, per salire fino sul Col de Portillon attraverso il quale scendiamo in Francia, dove il traffico si fa più intenso; è un breve trasferimento con sosta per uno spuntino nella piacevole cittadina di Oloron Ste.
Marie, necessario a rientrare verso Pamplona da un altro colle, la Pierre St. Martin. Ci risulta difficile trovare una strada di montagna più bella, i tornanti salgono rapidamente tra i boschi prima e poi tra i pascoli e presto ci troviamo tra le nuvole. Occorre, però, frenare l’entusiasmo nella guida, causa improvvisi ostacoli: mucche, cavalli, capre, pecore, maiali si aggirano liberamente per le pendici e attraversano la strada senza alcun timore. Dopo il passo, siamo nuovamente in Spagna, la strada scende attraversando villaggi di pietra che riportano a tempi antichi; l’autonomia della multi ci viene in aiuto, perché trovare benzina, tra questi monti, non è semplice.





Quando rientriamo a Pamplona è sera, giusto in tempo per andare a gustare qualche mariscos
11 Agosto, lasciamo Pamplona intenzionati a raggiungere l’Oceano Atlantico, non seguendo la via diretta, ma valicando nuovamente i Pirenei, attraverso il celeberrimo passo di Roncisvalle, luogo di storia e di leggende che ci accoglie con un clima quasi invernale.
Attraversando la fitta selva che lo circonda non è difficile immaginare l’inquietudine dei soldati della retroguardia di Carlomagno e del paladino Roland che qui trovò la morte a seguito di un’imboscata dei Baschi (divenuti saraceni nella letteratura cavalleresca). L’abbazia agostiniana e l’annesso cimitero conservano le spoglie mortali del gigantesco Re Sarchio (2.25 metri!!) e dei cavalieri di Rolando e contribuiscono a creare un’atmosfera di mistero e di ammirazione che ci pervade; davvero le parole non riescono a spiegare l’emozione provata!
Ma il tempo incalza ed allora di nuovo in moto verso la Francia e il delizioso paesino di St. Jean Pied-de-Port. Qui Nancy vede un negozio di espadrillas e, presa dalla smania irrefrenabile di shopping, tipica delle donne, mi costringe ad una lunga sosta: non mi resta che regalargliene un paio arancione che, misteriosamente, riescono a trovare posto nel bauletto già stracolmo!
Nuovo scollinamento in Spagna fino alla cittadina medioevale di Elizondo, capoluogo della Valle de Baztan dove vengo colto da un improvviso attacco di fame. Purtroppo non riusciamo a trovare una taverna aperta e decidiamo di proseguire. I crampi della fame imperversano quando scorgiamo all’orizzonte una casa bianca con i balconi in legno: evviva, è una trattoria, la bistecca è nostra! Adesso il mondo torna a sorridere…
Nei pressi si trovano le grotte di Ixaburu (o un nome simile, mica semplici da capire i nomi baschi …) una serie di cunicoli con stallattiti e stallagmiti dalle forme più strane, abitate già ai primordi della civiltà, che visitiamo insieme ad un gruppo di francesi. Poco lontano sorgono altre grotte che la leggenda vuole abitate da streghe e sede di sabba e di strani riti orgiastici ed esoterici…
Ancora inebriati da storie che si perdono nella notte dei tempi, superiamo il Puerto de Otxondo e raggiungiamo finalmente Bayonne, città dai mille assedi e dominata dalla superba cattedrale gotica dove venne celebrato il matrimonio del Re Luigi IV di Francia e di Isabella di Castiglia. I vicoletti attorno sono ricchi di atmosfera e una passeggiata è d’obbligo, così come una degustazione di cioccolato, specialità del luogo.
Si è ormai fatto tardi e bisogna rientrare alla base, che, per i prossimi 3 giorni sarà San Sebastian (o Donostia, in basco), per cui, vai di autostrada, e in breve si giunge alla meta.

L’impatto con San Sebastian è di grande effetto: la città, sotto le luci del crepuscolo, si mostra in tutta la sua strana imponenza fatta di ponti decorati di statue e di edifici austeri che si susseguono fino alle acque livide dell’oceano. Un aspetto nordico, quasi “baltico”, così si dimentica di essere in Spagna …
Raggiunta la vetta del Monte Igueldo si domina la baia La Conchia (per la sua forma a conchiglia); attorno a noi il grido dei gabbiani e di fronte al mare le luci della città.
Decidiamo di dedicare la giornata seguente, 12 Agosto, all’esplorazione della costa basca, sempre accompagnati da nuvoloni grigi ed aria frizzantina.
La prima tappa è Zarautz, un tempo meta di villeggiatura della regina Isabella II e ancora oggi molto frequentata, seguita da Getaria, che ha un bel centro medioevale e una statua dedicata all’unico eroe superstite della spedizione di Magellano attorno al mondo.
Ci sono poi Zumaia, Deva, Ondarroa ma, al di là dei nomi ciò che ci colpisce è la particolarità di questi porti, a metà strada tra un fiordo norvegese e un paesino delle Cinque Terre, battuti da un vento freddo e solcati da vele e imbarcazioni da diporto.
Il paesaggio è quanto di più incredibile si possa immaginare: le coste sono altissime con rocce così “movimentate” da far pensare a devastanti movimenti tellurici di milioni di anni fa e, quando la strada si avventura all’interno, anche per soli pochi km, il paesaggio sembra quello alpino: foreste di conifere e prati dove le mucche pascolano tranquillamente.
Davvero non sembra Spagna o, perlomeno, la Spagna dell’immaginario collettivo: caliente, desertica e con tanta fiesta!! C’è solo il rumore del mare e del vento.
Dopo un piacevole pasto ad Elantxobe (la lingua basca!), rientriamo all’interno, passando per Guernica, celebre per il primo bombardamento della storia durante la guerra civile e per il quadro che ne fece Picasso e facciamo tappa al Monastero di Loyola, sorto accanto alla casa del Santo fondatore dell’ordine dei Gesuiti.
E’ un capolavoro barocco, oggi uno dei santuari più famosi di Spagna ma dove si respira un’atmosfera mistica di fede e sobrietà.
Il rientro a San Sebastian nel tardo pomeriggio ci consente di visitare la città: la cattedrale, le altre chiese e, soprattutto, la sua movida: è un brulicare di gente, tantissimi giovani per le strade e nei locali a mangiare tapas, bere birra e sangria a volontà !!! Il freddo e qualche breve ma violento scoscio di pioggia concludono la giornata.

13 Agosto: cielo sempre grigio, anzi ancora più grigio e inizia a piovere. Tanto ci sono le tute da pioggia.
Resistiamo stoicamente, passando tra una goccia e l’altra mentre raggiungiamo Hondarribia, al confine con la Francia. Siamo rapiti dalla bellezza del suo centro storico, tutto circondato da mura e da un fossato attraversabile con un ponte in legno. Le case al suo interno sono ancora più belle: balconi in legno, vasi in ceramica, fiori, negozi di antiquariato e l’immancabile Parador nell’ex castello di Carlo V. Fantastichiamo di un soggiorno in una residenza così sontuosa e carica di storia.
Lasciata Hondarribia, ritorniamo in Francia e ci fermiamo a St.Jean-de-Luz. Qui assaggiamo il torrone basco e, dopo un “bagno” di folla nei vicoletti del centro storico, raggiungiamo la spiaggia. Il clima è da “Pasqua da noi” e non invita certo alla vita da spiaggia …
Giungiamo poi a Biarritz: Nancy è entusiasta! Tutti i suoi amici gliel’hanno descritta come bellissima località di villeggiatura. In effetti la spiaggia è immensa ma, a dire il vero, è un po’ “paludosa” e il mare ha onde lunghe, è grigio e poco trasparente: non è così invitante ma decidiamo ugualmente di raggiungere la spiaggia e di bagnarci almeno i piedi nell’acqua dell’Oceano; in mezzo ai surfisti e ai bagnanti insolitamente vestiti, ci sdraiamo sulla sabbia e ci godiamo un po’ di relax dopo i tanti km di moto!
La città ha un bel ponte che porta ad un arco di roccia sul mare, c’è “atmosfera” e si ha la sensazione che tutti abbiano una gran voglia di divertirsi. Per il rientro a San Sebastian, pensiamo: “se puntassimo all’interno?” Detto, fatto! Ripassiamo da Bayonne (è proprio bella!) e, superata St.Pee sur-Nivelle, saliamo sul Col de Lizzarieta. Da qui in avanti siamo immersi in boschi incontaminati, regno di ciclisti in mountain-bike e di cercatori di funghi! Anche in quest’angolo dei Paesi Baschi la natura è preservata in modo stupendo: non ci sono deturpazioni edilizie, le foreste sembrano incontaminate, ci sono aree pulite e ordinate attrezzate per il pic-nic, chiare indicazioni per escursioni a piedi e in bicicletta. Rieccoci in Spagna per l’ora della cena: dove andare? San Sebastian può attendere, questa sera ritorniamo a Hondarribia e ceniamo sulla piazza principale: cozze, merluzzo (con funghi!) e zarzuela … niente male!
Arriviamo a San Sebastian appena in tempo per i fuochi d’artificio che ci gustiamo a bordo della Multi, sul lungomare gremito di gente!

E’ giunto il tempo di lasciare l’Oceano direzione Barcellona e Mediterraneo, ma prima ci resta ancora la tappa di Saragozza. Per raggiungerla percorriamo un piccolo tratto di autostrada ma riprendiamo presto la statale e ci fermiamo a Estella. Anche qui il clima non è dei più miti ma la città vale la sosta. Sulla piazza principale di questa antica residenza dei re di Navarra e meta del cammino di Santiago, oltre al castello, si affacciano una stupenda chiesa romanica e un altrettanto ricco palazzo di giustizia e da qui inizia una stretta via con altri pregevoli palazzi. Poco lontano dalla città si trova il Monasterio de Irache, dell’XI secolo, ma oggi è lunedì ed è tutto chiuso: peccato!
Ripresa l’autostrada, attraversiamo la Valle dell’Ebro, molto brulla e disabitata ad eccezione di una ristretta zona sulle rive del fiume, ma un’altra deviazione è d’obbligo: dobbiamo fermarci a Tarazona e visitare un città aragonese! L’architettura medioevale è stata contaminata dalla cultura araba, qui i campanili delle chiese sembrano minareti di moschee, il municipio ha disegni moreschi sulla facciata e le calli sono un dedalo inestricabile.
Alle 3 del pomeriggio dall’autostrada intravediamo gli immensi campanili della Basilica de Nuestra Senora del Pilar: stiamo arrivando a Saragozza, abbiamo tutto il pomeriggio per visitarla, a piedi, ovviamente!
Partiamo all’esplorazione; dopo la basilica, la Cattedrale La Seo e, via per le strade dove coesistono palazzi medioevali, rinascimentali e in stile mudéjar, torri arabe e teatri romani, fino al meraviglioso Castillo del la Aljaferia, simbolo della storia della città. Antico palazzo dei re “Mori”, divenne poi castello dei Re d’Aragona, dal Medioevo al Settecento e conserva ancora oggi intatta la sua bellezza di crogiolo di stili e impronte di personaggi illustri. Tutta Saragozza è così: difficile da definire ma bella nella sua varietà di stili e di persone che la popolano. La serata trascorre piacevolmente nel centro storico, gustando, al solito, ottimo pesce.
Siamo giunti a Ferragosto e Nancy si vuole concedere un ultimo regalo: prima di imbarcarci dobbiamo raggiungere la Valle de Aran, dove nasce la Garonna, ma, soprattutto, dove si parla un dialetto molto simile a quello “occitano”, delle Alpi Occidentali e della sua “nativa valle” (Valle Maira, per intenderci, provincia di Cuneo). Anche io sono curioso, per cui la mattina di buon’ora lasciamo Saragozza, direzione Lleida. Attraversata la città, proseguiamo per Balaguer e in pochissimo tempo siamo catapultati in un paesaggio western.
E’ la Sierra de Montec tagliata in due dalla strada tortuosa e da un immenso lago artificiale. Purtroppo il tempo è pessimo: la nebbia circonda la cima della montagna e da lontano nuvoloni neri non lasciano prevedere nulla di buono.
Dopo Pobla de Segur si giunge a Sort e lì bisogna decidere: la Valle de Aran o il rientro anticipato. Vorremmo proseguire, ma la ragione ha il sopravvento: la pioggia che sta arrivando e la fitta nebbia non consentirebbero, comunque, di gustarsi il paesaggio, di sicuro stupendo. Ci fermiamo a pranzare: ci torneremo la prossima volta, di sicuro!
Tra gocce di pioggia e nuvole basse percorriamo la tortuosa strada della Serra del Boumort che ci avvicina a Barcellona.
Per salvare comunque la giornata facciamo due piccole deviazioni: Solsona, che visitiamo con la tuta da pioggia (è Ferragosto o Capodanno?) e Cardona, sperone di roccia dominato da uno splendido castello medioevale, al solito adibito a Parador.
Sono le 18 e alle 21,30 e la nave salpa dal porto, ma come possiamo perderci il Monestir de Monserrrat, che è proprio sulla strada?! Per raggiungerlo ci sono due alternative: la funicolare ed una strada tortuosa e panoramicissima sulla quale, naturalmente, decidiamo di arrampicarci. Tra la nebbia e qualche goccia di pioggia le curve si susseguono, una dietro l’altra, e ci portano lassù, al santuario sospeso nel cielo (oggi nero) dove si venera la Madonna detta dai catalani Santa Imatge, meta di un incessante pellegrinaggio. Ci siamo anche noi ma abbiamo appena il tempo per una foto alla basilica rinascimentale e poi, via, verso Barcellona, con un mostruoso ritardo da recuperare.
Entrare in città è un gioco da ragazzi, raggiungere il porto un po’ meno; nella fretta ci ritroviamo sulla Rambla, brulicante di gente al passeggio serale.
Sono le 19.15, ce la faremo? Mi faccio strada cercando di non investire nessuno e, non senza fatica, raggiungo il lungomare. Di lì al porto la strada è breve e, quando la nave sta quasi issando il pontone d’accesso per la partenza, la Multi entra nella stiva: ce l’abbiamo fatta! Dopo 5 minuti si scatena un furioso temporale, anche questa volta l’abbiamo evitato (miracolo di Montserrat).
Trascorriamo la serata di Ferragosto in coperta, a guardare i lampi sul mare in tempesta.
La vacanza è finita, domani saremo a Genova e di lì a casa. Sembra trascorso un secolo eppure è solo una settimana, merito delle regioni che abbiamo visitato, dai molteplici colori, sapori, atmosfere di una grande, grandissima moto, la Multistrada, inseparabile e insostituibile compagna di viaggio che ci ha permesso tutto questo, come se fosse una passeggiata, anche se il “parziale”, al rientro segna 2.870 km.

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