I viaggi dei lettori
Con 130 CV a spasso per l’Italia
Una coppia di lettori ci racconta le proprie motovacanze sulle strade del nostro Paese. Lui in sella alla supersportiva più estrema del momento, la Yamaha R6, lei su una Ducati Monster. Partiti dal Piemonte con l’idea di arrivare in Toscana…sono andat
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Dopo aver messo alla prova l’impareggiabile ciclistica dell’ Honda CBR600 RR edizione 2004, quest’anno Francesco si è lasciato tentare dalla linea aggressiva della nuova Yamaha YZF-R6.
Mentre lui trascorreva la primavera a “smanettare” per tutto il biellese (ma non solo: diga del Vajont e immancabile Stelvio!) facendo lavorare a dovere le Dunlop, io, qualche km dietro, neo biker, facevo conoscenza del mio nuovo (si fa per dire!) Ducati Monster 600, soprannominato ben presto “Il Duca”, spianando completamente la parte centrale del pneumatico posteriore! La Yamaha si è rivelata subito un’ultrasportiva costruita per i più esperti, sia per l’impostazione di guida, sia per le prestazioni e la stabilità, ma anche per i consumi, diciamolo!
In particolare Francesco ha apprezzato il sistema antisaltellamento della frizione grazie al quale ha “svirgolato” le curve di mezzo Piemonte, ma anche l’elasticità del motore che permette di affrontare percorsi misti senza dover cambiare continuamente marcia. Certo, la posizione di guida diventa penalizzante in autostrada o se bisogna spostarsi a basse velocità, per cui nei viaggi lunghi spesso, mentre io mi sono trovata a lottare in una galleria del vento per la mancanza anche de misero cupolino, lui escogitava sempre nuove posizioni di guida per sgranchire collo e schiena!
Amando molto più i pregi (compresi: niente code, parcheggio facile e sempre gratis) che non i difetti delle nostre rispettive due ruote, abbiamo deciso come molti altri italiani, di fare le vacanze in moto. Solo che noi siamo partiti dall’idea di visitare le città della Toscana e siamo finiti con l’andare a trovare i parenti in Calabria…tanto vale visitarle tutte le città no? L’Italia è bella ovunque, così non appena parlavamo di questa idea con gli amici, ognuno di loro ci consigliava un luogo diverso da visitare.
Avendo a disposizione 15-20 giorni al massimo e calcolando di rimanere dai parenti in Calabria almeno 4 giorni, abbiamo tracciato un itinerario che scendendo lungo la costa tirrenica ci permetteva, con partenza da Vercelli in Piemonte, di visitare: San Gimignano, Siena, Grosseto (da un amico!) Orvieto, Viterbo, Costiera Amalfitana e Paestum per fermarci poi a Cortale, un piccolo paese tra Lamezia Terme e Catanzaro, dai parenti. Per il ritorno invece abbiamo scelto di risalire la costa adriatica per visitare le Grotte di Castellana vicino a Bari, Alberobello, Assisi e Urbino.
Credo che tra le cose più divertenti per Francesco ci siano stati i preparativi delle moto per il viaggio: mentre col Duca abbiamo risolto il problema con borsa da serbatoio e bauletto, con l’R6 ci è voluto qualche accorgimento in più: innanzitutto le borse laterali caricate a cavallo del codone si muovevano troppo, così le ha letteralmente “imbullonate!” nella parte interna ad un supporto montato dietro alla targa; il risultato è stato più stabilità in curva e nelle irregolarità della strada, ma in tutto il viaggio le ha smontate solo una volta!
Poi abbiamo montato un piccolo bauletto sul sellino del passeggero: per fare questo Francesco ha sostituito il sellino con una piastra appositamente costruita con, al di sotto, agganci uguali a quelli del sellino e sopra gli agganci per il bauletto. Dopo aver aggiunto un portapacchi per caricare la tenda sul bauletto e la borsa da serbatoio, l’R6 sembrava proprio un purosangue travestito da somaro!
Un ulteriore accorgimento è stato l’attacco di una presa da 12 Volt da auto alla batteria dell’R6 per caricare i cellulari e per accendere il compressore per gonfiare il materassino. L’accendisigaro è stato collegato ai cavi della batteria e posizionato in parte sotto la piastra del bauletto in modo da sporgere, però, verso la sella del pilota; in questo modo Francesco teneva il cellulare in tasca durante il viaggio, mentre caricava attaccato alla batteria. Non so se gli ingegneri Yamaha sarebbero d’accordo, ma la batteria non ha mai dato problemi, anche se la usavamo a moto spenta!
Siamo partiti di lunedì mattina, non troppo presto, e abbiamo percorso il primo tratto in autostrada (A26 e poi A12); tutto ok con il meteo ma abbiamo subito trovato un bell’ingorgo a Genova Voltri. Anche in questa occasione un po’ difficile l’R6 si è rivelata una signora: ben bilanciata (è bene fare due conti anche con i pesi delle borse laterali), ha permesso di passare in mezzo al traffico senza creare fastidi né al pilota né agli specchietti delle auto in coda, e il motore non ha scaldato in modo eccessivo le gambe. Anche il Duca se l’è cavata bene, anche se, essendo raffreddato ad aria, nel traffico fermo scotta un po’.
Uscendo dall’autostrada a Rosignano Marittimo (LI) si percorre una bella strada, poco trafficata con buon asfalto e belle curve verso Volterra e S.Gimignano l’R6; anche col carico, ha raggiunto nelle curve il limite della gomma senza dare problemi, ed anche i freni hanno assicurato le solite ottime prestazioni!
Dalla strada salendo, si vede per prima Volterra e subito si entra nell’atmosfera rurale della campagna toscana e non è difficile immaginare la vita medievale e ciò che i pellegrini in viaggio verso Roma potevano scorgere durante il cammino; pare infatti che soprattutto San Gimignano, località successiva, fosse una tappa obbligata e fosse ben visibile da lontano grazie alle sue torri.
A San Gimignano, dopo aver trovato il campeggio e montato la tenda, io e il mio Monster abbiamo ricevuto una bella sorpresa: visto che l’R6 era saldamente imbullonato ai borsoni laterali, Francesco ha pensato bene di eleggere il povero Duca a taxi di entrambe per raggiungere la cittadina per la cena. Dopo un bel kg di fiorentina, verso le ventitre, San Gimignano era quasi deserta, così abbiamo pensato di fare entrare il Duca nel centro storico e scorazzare un po’ per le viuzze con tanto di corteo di nonnine che ci gridavano “disgraziati, dove andate!”. Senza volerlo siamo arrivati alle Fonti Medievali dove probabilmente le donne un tempo lavavano i panni e si ritrovavano!
Tappa del giorno seguente è stata Siena, che abbiamo visto prima dall’alto della Fortezza Medicea; Piazza del Campo era già in parte preparata per il Palio , alcune contrade esponevano già la propria bandiera, mentre il Duomo, che dicono sia bellissimo, all’interno non era accessibile per lavori di ristrutturazione.
Da Siena, nel tardo pomeriggio, siamo partiti alla volta di Grosseto per incontrarci con un amico; abbiamo fatto buona parte del viaggio su statale (E78), piuttosto noiosa e costellata di autovelox.
Nei pressi di Grosseto abbiamo trovato un campeggio a Principina a Mare; accanto a noi una famiglia di tedeschi aveva un pappagallo stupendo. Trovato il nostro amico, abbiamo potuto visitare Castiglione della Pescaia che oltre ad essere una località di mare ha anche un bellissimo centro storico: un Castello che è possibile visitare nelle sue vie interne, abitate; entrati all’interno si sale fino ad una bellissima terrazza sul mare dalla quale si vedono due isole di cui una è sicuramente l’Isola d’Elba, l’altra probabilmente è Pianosa. Quella sera lo stesso temporale che ha minacciato di allagarci la tenda, allontanandosi verso il mare ci ha regalato un bellissimo spettacolo di fulmini.
Il giorno dopo abbiamo optato per le vicine terme di Saturnia, località dalle acque tanto salutari quanto maleodoranti! Mentre i due ‘sirenetti’ si davano alle cure di bellezza sotto una splendida cascata di acque termali io scrutavo il cielo sempre più minaccioso; di lì a poco saremmo dovuti partire per Orvieto, in Umbria, a mio avviso una delle città più belle d’Italia. Da Saturnia ad Orvieto il viaggio di 70 km sarebbe stato più lieto se il cielo non ci avesse regalato un bel temporale che ci ha obbligato a rallentare a causa della scarsa visibilità e dell’asfalto un po’ vischioso. Anche questa strada che passa da Pitigliano e poi vicino al Lago di Bolsena è piuttosto divertente da percorrere in moto, inoltre si giunge ad Orvieto dalla parte di Porano dove è possibile osservare la città intera da un belvedere.
Sia in Toscana che in Umbria ma anche in altre Regioni un’ottima alternativa ai campeggi sono gli agriturismo, dove puoi trovare oltre al confort dell’albergo anche un’ottima cucina; così nelle vicinanze di Orvieto ne abbiamo cercato uno, anche per poter asciugare i vestiti e fare una doccia decente. Trovato il posto per la notte e trovata una nuova amica…Tempesta (di nome e di fatto), una bellissima cucciolina.
L’indomani abbiamo visitato la città: una caratteristica di Orvieto sono i suoi sotterranei: quasi tutte le case sono dotate di una cantina che in realtà è scavata nella roccia ed è in qualche modo collegata alle altre da una serie di cunicoli; è possibile partecipare a visite guidate dei sotterranei ma noi, dopo aver percorso il terrazzo che offre una veduta spettacolare e dopo aver visto il Duomo, abbiamo optato per il Pozzo di S. Patrizio che scende per 30 m sottoterra con due scale elicoidali fino alla falda (vietato a chi soffre di claustrofobia!) e dove spesso le persone gettano una monetina ed esprimono un desiderio. Noi volevamo buttare tutto quanto il bancomat!
Da questo momento in poi il viaggio è diventato più impegnativo: partiti da Orvieto nel pomeriggio ci eravamo prefissati di vedere Viterbo e di superare successivamente Roma (per la quale bisognerebbe organizzare una vacanza apposita!) per raggiungere Napoli.
Per arrivare a Viterbo ci sono solo 30 km circa; qui abbiamo fatto solo qualche foto della parte vecchia della città (vedi foto 9) e siamo subito ripartiti per raggiungere la Costiera Amalfitana prima di notte. Non avevamo idea di quanto tempo ci sarebbe occorso per arrivare e dove potevamo uscire dall’autostrada per trovare un campeggio. Per superare Roma ci è voluto un certo impegno psicologico, a parte la ‘nuvoletta di Fantozzi’ che ci correva dietro con una pioggerellina continua e a parte la noia del viaggio in autostrada (per molti chilometri si leggono continuamente le indicazioni dell’uscita per Roma centro e si ha l’impressione di non andare avanti)! Insomma, tutte le strade portano a Roma…centro! Appena superata Napoli, che è bellissima vista dall’autostrada, appoggiata al suo Vesuvio in un eterno compromesso tra amore, rispetto e timore, abbiamo fatto l’errore, dovuto ad inesperienza, di uscire a Torre del Greco: erano le diciotto circa, indossavamo ancora le tute antipioggia, il traffico di macchine, camioncini moto e motorini e il caldo dei motori erano insopportabili. Si procede a passo d’uomo, incastrati in mezzo alle case, alle vetture e alla gente, mentre i motorini ti sorpassano da ogni lato, carichi di persone che non conoscono l’obbligo del casco! Ci sono pochissime vie di fuga, e il mare è difficilmente raggiungibile a causa della ferrovia. Probabilmente sarebbe stato meglio uscire molto più in là, verso l’entroterra. Io davvero iniziavo a sentirmi male, quando, intravisto il bellissimo, rassicurante, brillante verde del cartello Salerno-Reggio Calabria tra noi è bastato uno sguardo…
Abbiamo continuato a viaggiare in fuga da Napoli fino alle 22, un po’ dispiaciuti di non aver visto Amalfi, Positano e le altre perle della Costiera; anche Salerno di notte è stupenda con le sue luci che riflettono sul mare, ma avevamo deciso ormai di raggiungere la prossima tappa: Paestum.
Paestum fu una città della Magna Grecia che onorava probabilmente Poseidone (o Nettuno) dio del mare; al mattino con la luce, ci siamo resi conto che buona parte della città è costituita, infatti, dagli scavi dell’antica Poseidonia. E’ possibile visitare le rovine e ben tre templi, uno dei quali è dedicato ad Hera, l’altro a Poseidone, l’altro ad Atena, tutti in buone condizioni. Ci sono anche due anfiteatri ed un museo dedicato ai reperti trovati durante gli scavi.
Partiti da Paestum per l’ora di pranzo abbiamo viaggiato in direzione dell’autostrada. Forse avremmo potuto cercare un percorso alternativo meno noioso, ma le distanze sono veramente grandi e poi mi avevano sconsigliato di attraversare il Cilento per via delle strade rotte e strette. Gli infiniti lavori in corso della Salerno Reggio Calabria ci hanno obbligato comunque a percorrere un bel tratto su strade alternative (sotto la pioggia ancora una volta) facilmente percorribili e con un bel panorama sui monti della Calabria. Il paesaggio della Calabria è spettacolare; spesso si percorrono km tra i monti senza scorgere abitazioni, solo conifere secolari ed enormi, poi il mare. Alle 20 circa abbiamo raggiunto Cortale.
A 30 km da Lamezia Terme in direzione Catanzaro c’è un paesino che si sviluppa tra i 500 e i 1000 m di altitudine perennemente spazzato da quelle che suppongo siano brezze, tanto che, nella parte più alta del paese è stato costruito un parco eolico per la produzione di energia elettrica.
La parte bassa del paese invece, forse la più vecchia, è costituita da una serie di viottoli, stretti, percorribili solo a piedi e di scale che collegano tra loro tutte l’abitazioni. Qui un fico gigante cresciuto tra la roccia e il cemento può offrirvi riparo dal sole nelle chiacchierate pomeridiane e anche offrirvi qualcuno dei suoi frutti. Il pesco nasce tra le pietre del muretto, e la vite, con le radici aggrappate alle fondamenta della casa fa da portico, carica di grappoli. C’è un terrazzo raggiungibile da questi viottoli che gli abitanti chiamano ‘la Timpa’ o ‘Il Timpone’ che guarda verso nord; da qui la sera è possibile scorgere a sinistra le luci di Lamezia e a destra di Catanzaro. Quello che si intravede è il punto più stretto d’Italia credo, che divide il Tirreno dallo Ionio con soli 70 km di terra. Sprezzanti della…digestione impegnativa dei cibi squisiti e un pochino piccanti (avete presente il peperoncino di Soverato!) abbiamo potuto visitare il parco eolico di Cortale, Squillace, Girifalco e Soverato, che, sulla costa ionica, ha un bellissimo lungomare e spiagge di sabbia pulite ed attrezzate. Il tutto ovviamente sempre col Duca a fare da taxi!. Le strade che mettono in comunicazione questi paesi sono solo per veri bikers matti ma non si può correre molto, poichè sono sempre coperte di terribile sabbietta!
Passato Ferragosto e caricati nuovamente tutti i borsoni, siamo partiti per il ritorno. Abbiamo deciso di raggiungere la costa ionica passando attraverso il Parco Nazionale della Calabria, conosciuto anche come Sila e seguendo un percorso che sulla cartina stradale è indicato come panoramico. Seguendo il tragitto abbiamo incontrato alcune località turistiche molto belle, come Camigliatello e Lorica dove ci sono centri attrezzati per la visita al Parco e punti di avvistamento del lupo della Sila. Il viaggio si svolge in alternanza tra boschi di conifere e felci nei tratti più elevati e paesaggi tipicamente mediterranei quando si scende più a valle. Nella zona ci sono ben tre laghi: Ampollino, Arvo e Cecita: noi abbiamo costeggiato gli ultimi due. A differenza di altri laghi, le sponde di questi specchi d’acqua della Sila sono totalmente disabitate, visitate solamente da mucche e cavalli al pascolo. La decisione di raggiungere la costa all’altezza di Mirto Crosia, ci ha portato ad affrontare un viaggio fatto di 250 km di curve su strade per lo più poco agevoli a 1700 m circa di quota col risultato di rischiare di rimanere a secco tanto da dover affrontare la discesa verso il mare in folle! Però ora possiamo dire di conoscere anche le curve della Sila che pare essere una pista piuttosto battuta dai motociclisti.
Da Mirto Crosia abbiamo preso la statale ionica E90 per portarci verso Castellana in provincia di Bari, ma l’ora tarda ci ha obbligato a cercare un camping molto prima di Taranto. Tutta la parte di costa che va da Mirto Crosia a Taranto non è ben attrezzata per il turismo: chilometri di campagna e qualche piccolo centro, più che altro disabitato, direi, sono separati dal mare dalla ferrovia e, per tratti molto lunghi, non si intravedono spiagge. Il campeggio in cui ci siamo fermati offriva un servizio al limite della decenza ed è stato il più caro in assoluto! Via via dunque, siamo ripartiti presto il mattino seguente, per vedere le Grotte di Castellana, sede della famosa grotta Bianca che pare essere la più bella d’Europa.
All’ingresso ci troviamo a dover scegliere tra la visita breve di un ora e la visita completa di ben tre ore. Un’ora basta e avanza anche se le grotte sono veramente spettacolari e andrebbero visitate interamente: si sviluppano sotto terra e non nel cuore della montagna come in genere succede; il primo “grave” (cavità scavata dalle acque) ha un’ apertura sulla volta dalla quale passano i raggi solari che illuminano vecchie stalagmiti ricoperte da muschi verdi ed alghe azzurre (vedi foto 16, 17). La guida ci spiega che un tempo gli abitanti pensavano che fosse un baratro senza fondo, poi, quando si scoprì che il fondo c’era, per anni fu utilizzato come discarica! Dal secondo antro in poi purtroppo non è più possibile fotografare.
Ormai un po’ stanchi e con l’idea di farci almeno due giorni di mare decidiamo di raggiungere direttamente, viaggiando in autostrada, San Benedetto del Tronto e poi si vedrà…
Penso che quel giorno la temperatura dell’aria abbia raggiunto i 50 °C ! Sarà il famoso scirocco, non so, ma in confronto la nostra “afa” estiva pare una brezza marina; Francesco viaggiava in bermuda, infradito e giubbotto (da vedere insomma!), pareva quasi che ci soffiassero contro con un phon!
La sera siamo arrivati a Grottammare, poco dopo San Benedetto del Tronto e abbiamo cercato un posto per la notte: nulla. Non una camera a Grottammare, non un letto a San Benedetto, alle 23 ci siamo diretti verso Cupra Marittima, più a nord, dove abbiamo poi trovato in un campeggio una misera piazzola davanti ai bagni! Uhm, via via, il giorno dopo abbiamo cercato posto a Porto Recanati, vicino ad Ancona, dove abbiamo trascorso gli ultimi due giorni. Belle le spiagge, carino il lungomare, devo dire che Porto Recanati ci è piaciuta.
Purtroppo sono rimaste tagliate fuori dal nostro itinerario Assisi ed Urbino e inoltre mi dispiace di non aver visto Positano, Amalfi, gli scavi di Ercolano e Pompei ed ora che siamo tornati nel nostro paesino della bassa vercellese, e conosciamo qualcosa in più della nostra splendida Italia così ricca di culture diverse, vorremmo ripartire subito; del resto dopo aver percorso 3340 km, cosa volete che sia: Firenze, Roma, Venezia, Agrigento sono proprio li, dietro l’angolo. Buon viaggio a tutti allora, con l’amico del cuore o con la persona che amate ma soprattutto con la vostra inseparabile due ruote!
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