Croazia
Alla scoperta della Croazia
Un itinerario in moto lungo la costa, con un paio di divagazioni verso l'interno. Per scoprire una terra affascinante e varia, che comprende ben sei siti indicati dall'Unesco per la loro bellezza e l'interesse culturale
L'itinerario scelto è quasi esclusivamente costiero, perché i pochi giorni a nostra disposizione non ci permettono di fare anche le tantissime isole (a contarle tutte sono ben 1185) che caratterizzano il versante orientale della costa adriatica.
Dunque, tempo e fatica permettendo, il nostro programma prevede di valicare il confine a nord dell'Italia, e di scendere percorrendo la costiera. Fino a dove ci porta il cuore, sapendo che tutte le grandi città sono collegate con traghetti all'Italia. Io comunque mi riprometto di raggiungere Dubrovnik, l'antica Ragusa. O addirittura Bar, in Montenegro, a un tiro di schioppo dall'Albania.
Si tratta di un obiettivo ambizioso, perché solo la costa croata è lunga oltre 750 Km, e noi abbiamo in programma anche qualche digressione all'interno.
La moto scelta è quella di mia proprietà, una Honda 1100 XX, con otto anni d'età e oltre 70.000 Km all'attivo. Il bagaglio è abbastanza leggero, tanto piuttosto che il campeggio, prevediamo di dormire in più confortevoli camere.

I locali ci consigliano l'autostrada fino a Trieste, per valicare e ritrovarsi sulla strada migliore per Rijeka, ma come perdersi le bellissime strade dell'entroterra sloveno? E allora rotta per Gorizia, frontiera e via, in una terra che somiglia tanto all'Austria. Puntiamo per Sežana e poi Kozina, da dove poi ci riallacceremo alla strada principale per Rijeka. I paesaggi sono quasi di montagna, prati e casette sono bellissime, asfalto ottimo e traffico ridotto. E' già vacanza!
A Rijeka in tangenziale ci scontriamo con il traffico, il caldo e lo smog della grande città. Cerchiamo di scappare prima possibile, seguendo i cartelli per Crikvenica. Fortunatamente dopo poco il paesaggio torna subito bello. Ormai siamo sulla strada costiera. Rispetto al passato, l'asfalto è molto migliorato. E a parte qualche attraversamento di centro abitato, il traffico permette sempre di scorrere tranquilli. La nostra mèta è Senj, dove troviamo posto in una camera con un fantastico balcone a strapiombo su un molo. Davanti a noi lo spettacolo delle isole. Ci vuole un bagno all'imbrunire, prima di iniziare la cura del pesce al ristorante.
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La strada sale ripida, con una bella vista sul mare. Appena valichiamo (698 m), ci troviamo su un altopiano con un paesaggio dominato da fitte foreste. Mano a mano che si va avanti si vedono ancora sulle case i segni della guerra, terminata poco più di dieci anni fa. La ricostruzione però, partita in ritardo, ora sta marciando velocissima. Anzi, stanno ricostruendo proprio la strada che percorriamo noi, per rendere più facilmente accessibile la zona dei laghi.
Speriamo che questo non porti un eccesso di turismo, perché questa è ancora una zona con scarsissima densità abitativa, dove le foreste la fanno da padrone e dove è frequentissimo imbattersi in animali selvatici.
Il Parco di Plitvice è famosissimo per i suoi laghetti collegati uno all'altro da cascate e ruscelli, e l'UNESCO l'ha inserito fra le meraviglie da tutelare. L'acqua è cristallina e la fauna ittica abbondante. Delle passerelle sono state costruite e si può scegliere fra percorsi a piedi di diversa lunghezza, con passaggi in autobus o su battelli elettrici, per un totale anche di otto ore di cammino. Piccola segnalazione: come in molti posti di montagna, al pomeriggio spesso fa il temporale: quindi portatevi dietro un impermeabile pieghevole.
Il parcheggio per la moto è gratuito e si incontrano tantissimi motociclisti, provenienti da tutta Europa. Bello.
Per la notte scegliamo di dormire in uno chalet in legno, a pochi chilometri dal parco, lungo la strada in direzione Split-Zadar. Uno dei tanti con la scritta "bikers welcome" all'ingresso. La nostra casa è un po' defilata rispetto alle altre, tutte a ridosso di una strada che di notte resta trafficatissima dai grandi camion.
Spendiamo poco, ma il ristorante dove veniamo indirizzati, una classica trattoria di quelle poste lungo la strada, si rivela una fregatura: piatti più turistici che tradizionali e prezzi alti.
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E ora puntiamo al mare. Il valico a quota 928 metri, offre d'improvviso un panorama spettacolare sull'arcipelago di isole. L'aria è fresca, spesso c'è vento forte. Peccato per la foschia che caratterizzava la nostra giornata.
In discesa le soste sono frequenti, con Chiara che consuma megabyte con la macchina fotografica. Arrivati al mare, se non si ha fretta di scendere a sud, il consiglio è di risalire qualche chilometro di costa verso nord, per andare a prendere il traghetto per Pag. Si tratta di un'isola molto lunga, collegata alla terraferma da un ponte all'estremità sud. La sua peculiarità è quella di essere completamente arida per una buona parte della sua superficie. Una montagna sassosa in mezzo al mare, con un paesaggio lunare che impressiona, con i suoi panorami disabitati a perdita d'occhio.
Facciamo una veloce puntata a Novalja, ormai troppo turistica, e poi giù, verso sud. Sosta d'obbligo sulla piazzola in alto che si affaccia sull'antica città di Pag, famosa per il formaggio di pecora (Paški sir) e per le sue saline.
E via di nuovo, verso il ponte con la terraferma, che passa a grande altezza su un canale fra due costoni di roccia sul mare cristallino.
Per la sera puntiamo su Zara (Zadar) una città con 3000 anni di storia e un lungomare particolarmente romantico. In centro è bello avventurarsi a spasso per i vicoli, finendo poi nella piazza dove c'è la chiesa di S. Donato (IX sec.) o un ampio foro romano ancora in fase di scavo.
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Al capolinea dell'autobus si possono prenotare gite in barca più o meno impegnative. Ma per chi si accontenta, c'è modo di vedere molto anche a piedi. Si comincia con un antico mulino restaurato, e si continua con le passerelle in legno, che permettono di attraversare i boschi e i vari laghetti, o anche di vedere le cascate dall'alto. In basso poi il regalo: la possibilità di fare il bagno nell'acqua fresca, magari infilandosi anche sotto una piccola cascata, per sentire il brivido di immergersi in una corrente d'acqua violenta.
Si riparte, e per la sera ho ancora in serbo una sorpresa per Chiara: si pernotta a Primošten, cittadina costruita su un isolotto collegato alla terra ferma da un piccolo istmo. Il posto è un po' "in", ma i prezzi restano popolari come non mai. E alla sera il bagno nell'acqua ferma e trasparente del golfetto è emozionante.
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Per la sera un'altra mèta affascinante: i laghi di Bacinska (Bacinska Jezera), che si formano a lato del grande estuario della Neretva, uno dei fiumi più grandi e belli, che sviluppa la maggior parte del suo corso in Bosnia-Erzegovina, partendo dalla zona di Sarajevo.
Troviamo una camera da una simpaticissima vecchietta, in una casetta sul lago. Per 25 euro (in due), ci sistema anche tavolino e sedie in terrazzo, portandoci due birre gelate e una bottiglia di acqua minerale. Siamo in pace con il mondo.
Alla sera ceniamo a Ploce, il paese più vicino. Un porto industriale sul mare, tristemente noto per un'azienda che lavorava l'amianto e che ha causato molti morti nella popolazione della zona. Ora l'asbesto è stato bonificato, ma è particolare il paesaggio, dominato da panorami bellissimi nei quali è calata una delle più brutte cittadine croate, con i suoi enormi palazzi popolari. Anche per mangiare, la scelta non è turistica. Ci ritroviamo dunque in un "fast-food" frequentato esclusivamente da famiglie locali, su una terrazzetta che domina il golfo. Menu obbligato con i tradizionali cevapcici (buoni), più birra a volontà.
La serata scorre, e facciamo amicizia con la famiglia che gestisce il ristorantino. Dopo mangiato ci offrono i loro liquori tipici (šlivovica e travarica). Paghiamo meno di 6 euro a persona, per una cena abbondante e gradevolissima. Ce ne andiamo con grandi strette di mano e pacche sulle spalle.
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Il programma odierno prevede una visita di Mostar, antica città turca a 50 Km dalla costa, in Bosnia-Erzegovina. Per arrivarci si passa la frontiera, ma prima ancora si imbocca la strada lungo il grande delta della Neretva, grande fiume dall'acqua ancora pulita.
Il paesaggio è caratterizzato da piccoli borghi fluviali, contornati da campi rigogliosi a perdita d'occhio. E lungo la strada ci sono molti banchi che offrono frutta, mantenuta fresca pompandoci sopra grandi getti d'acqua aspirata direttamente dal fiume.
Ero venuto a Mostar l'ultima volta nove anni fa, e ricordo di aver pianto nel casco, per la tragedia di quella folle guerra, che aveva distrutto un territorio bellissimo. In questa zona piuttosto che una guerra civile, come a nord, si erano confrontati veri e propri eserciti, con i carri armati che avevano volutamente distrutto la maggior parte delle abitazioni in campagna. E a lato della strada erano frequenti le zone delimitate dal nastro in plastica, con la scritta "pericolo mine" in più lingue.
A nove anni di distanza molto è cambiato e le case sono state ricostruite o recuperate. Incredibile, ma sembra un altro posto. Il ritorno alla vita.
E anche Mostar, che era distrutta, è tornata la grande città turistica di una volta. Certo, le rovine sono sempre dietro l'angolo, e la popolazione vive un po' di espedienti. Appena arrivati un parcheggiatore abusivo in inglese ci invita a lasciare la moto. Noi ci siamo fidati e non abbiamo avuto sorprese.
A spasso per le vie della città vecchia, la maggiore attrazione è il nuovo vecchio ponte (Stari Most). L'originale era stato costruito nel 1566 dall'architetto turco Hajruddin. Purtroppo fu abbattuto a cannonate dai croati che assediavano la città sulle colline circostanti e il ponte attuale non è che una copia ricostruita nel 2004, con fondi della Comunità Europea e dell'Unesco.
Interessante la possibilità di visitare le moschee. Anche noi lo abbiamo fatto, affacciandoci dentro in un orario non di preghiera e salendo in cima al minareto, il campanile dal quale il Muezzin una volta si affacciava per chiamare i fedeli alla preghiera. Ora la sua figura è stata sostituita dagli altoparlanti. Però il minareto mantiene il suo fascino, e dopo un'interminabile (e faticosa) scala a chiocciola di pietra, il premio è un panorama mozzafiato dall'alto.
È pomeriggio quando ripartiamo in direzione della costa. Ripassiamo la frontiera e scendiamo verso Dubrovnik, l'antica Ragusa, anche lei patrimonio dell'UNESCO. Ci arriviamo quando ormai è sera.
Il colpo d'occhio, quando si arriva sulla litoranea e si continua senza scendere in città, è incredibile. Bellissima. Una città che non può lasciare indifferenti. Un po' come Venezia, della quale fu l'unica rivale nell'Adriatico, ai tempi delle repubbliche marinare.
Per l'alloggio conviene cercare camere vicino alla città vecchia, in modo da potersi muovere a piedi, senza problemi di traffico (le vie d'accesso sono molto congestionate) e di parcheggio. Si spende un po' di più, ma si vive nell'atmosfera di una città unica.
È venerdì sera, ore 23.30. Abbiamo cenato (molto bene), fatto amicizia con il cameriere, come al solito, e andiamo finalmente a un internet point per vedere gli orari dei traghetti. Domani, sabato, vorremmo andare in Montenegro, a vedere le Bocche di Cattaro (Kotor), un enorme fiordo naturale. E Sveti Stefan. Invece scopriamo che l'unico traghetto che possiamo prendere parte già domani, sabato, alle 16. E ci costringerà anche a fare una notte in autostrada, da Bari a Roma.
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Arriveremo a Bari alle 23, quindi a casa mia (40 Km a sud di Roma) alle 3.30 del mattino. Con Chiara che guiderà la moto quasi per tutto il tempo. Da sabato a sabato il contachilometri segna 2418 Km. Sono volati!
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Le strade, anche se mantengono i segni delle bombe esplose in molti punti, sono ben pavimentate e scorrevoli. Rispetto al passato sono state aggiustate e ora sono migliori delle nostre, soprattutto perché hanno meno buche.
Per dormire potete scegliere fra le camere (sobe), mettendo in conto fra i 25 e i 45 euro la doppia. A Primošten e Dubrovnik, due località rinomate, con 41 euro abbiamo preso una doppia con TV satellitare, aria condizionata e frigo. Oppure ci sono i campeggi, con la possibilità – per chi fosse interessato - di scegliere quelli naturisti.
Se vi trovate in un posto sperduto, basta chiedere in giro per trovare qualcuno che, anche se in maniera non ufficiale, ha camere da offrire a ospiti occasionali. Sono le situazioni migliori, perché si può fare amicizia e respirare l'atmosfera di casa.
Ovunque si mangia senza spendere troppo: 10-20 euro a persona, a seconda che si scelga carne o pesce. Se prediligete la carne, tutti i ristoranti offrono cevapcici (polpettine alla piastra) e ražnici (spiedini). Lungo le strade, spesso si trova anche l'agnello, cotto intero allo spiedo (janjetina). Altrimenti optate per il pesce (riba).
Non cercate di fare colazione al bar, perché spesso trovereste solo da bere. La scelta migliore è quella di andare in una pasticceria (slasticarnica) o in un supermercato, per comperare gli strudel freschi e dei succhi di frutta.
Non preoccupatevi troppo della lingua: nei posti turistici in molti parlano l'italiano, anche se i giovani preferiscono l'inglese (che spesso parlano molto bene). In mancanza c'è il solito codice dei gesti, che comunque funziona.
Per la moneta, infine, la valuta ufficiale è la Kuna (7 Ku = 1 €), ma soprattutto nei posti turistici gli euro sono accettati di buon grado, anzi, preferiti.
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Noi vi segnaliamo allora Mljet, ancora disabitata in molte zone, e caratterizzata da un parco nazionale sull'estremità nord. Degne di nota anche Korcula e la bellissima Hvar, che però sta diventando un po' troppo turistica, soprattutto perché ha un collegamento diretto via nave con Ancona.
Per chi cerca posti più isolati è sicuramente raccomandabile Viš, che tra l'altro ha aperto al turismo solo da pochi anni, perché durante il periodo del socialismo era base militare e interdetta ai non residenti.
Infine, segnalazione d'obbligo per l'arcipelago delle Cornati (Kornat), un altro parco nazionale che si trova al largo della costa dalmata, fra Zadar e Šibenik. Sono tutelate e disabitate, ma è possibile farci gite organizzate in barca. Meritano.
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Da Gorizia si va in direzione Koper, fino a raggiungere Sežana, poi si prende per Divaga e a Kozina ci si immette sulla strada principale per Rijeka. Superata Rijeka inizia la E 65, la litoranea, che si segue in direzione Crikvenica dapprima e quindi Senj.
Distanza percorsa 250 Km (facendo l'autostrada in Slovenia il trasferimento scende a 191 Km).
2° giorno -Da Senj ai laghi di Plitvice
Da Senj si prende la strada 23. L'indicazione è già per Plitvicka Jezera. Comunque si passa per Otocac e si arriva a Plitvice
Distanza percorsa 107 Km
3° giorno - Da Plitvice a Zara
Da Plitvice si va per Morenica, quindi per Karlobag o Gospic. A Vicki Osik si può deviare per Perušic, dove c'è la torre turca. Quindi si torna indietro e si passa Gospic, prima di puntare per Karlobag.
Arrivati sulla litoranea si fanno circa 15 Km verso nord, per imbarcarsi sul traghetto per l'isola di Pag (Otok Pag). Qui si segue la strada per Novalija e Pag. Scendendo noi siamo arrivati a Posedarje e quindi a Zadar.
Distanza percorsa 245 Km
4° giorno - La discesa lungo la costa
Da Zadar si scende lungo la costa fino a Šibenik, dove si trova il bivio per il parco di Krka. Al ritorno si continua a scendere sulla litoranea fino a Primošten.
Distanza percorsa 155 Km
5° giorno - La discesa lungo la costa
Da Primošten si scende sulla litoranea fino a Ploce.
Distanza percorsa 175 Km
6° giorno - Dubrovnik, il traghetto… casa
Da Ploce si va verso Dubrovnik, ma a Opuzen si prende il bivio verso la Bosnia Erzegovina e la città di Mostar. La strada è la numero 9, con destinazioni ben segnalate.In frontiera troverete un po' di coda.
Al ritorno si riscende fino a Opuzen e poi si prende per Dubrovnik.
Distanza percorsa 215 Km
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