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Africa

Dall'Italia al Sud Africa: 23esima tappa

di Anna & Fabio il 24/12/2010 in Africa

L'esperienza del Safari è stata esaltante, ma al termine di questa avventura nella mente dei nostri viaggiatori si fanno strada nuovi pensieri...

Dall'Italia al Sud Africa: 23esima tappa
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Kruger Park. Siamo abituati a alzarci presto, ma le 4 del mattino sono molto presto. Cerco di svegliarmi bevendo un litro di caffè dalla cucina comune. Saliamo su un minibus che ci porta all'entrata del parco di Hazyview. Siamo solo in tre e fatico a rimanere sveglio. E' buio e c'è molta nebbia. Cambiamo veicolo: dal minibus a una jeep "panoramica". Il cambio al momento non è vantaggioso: il nostro posto è in alto e senza nessun riparo, perciò cominciamo a soffrire un freddo terribile, per fortuna ci sono una decina di vecchie coperte.
In completo silenzio ce le avvolgiamo addosso cercando ci riscaldarci.
In più di un'ora non abbiamo scambiato che qualche grugnito. Il silenzio viene rotto solo all'arrivo di una turista americana che non fa altro che raccontarci le sue esperienze del giorno precedente e la sua vita di giornalista. Ci trapana le orecchie con i suoi trilli senza preoccuparsi dei monosillabi di risposta. La guida che ci accompagna si sforza di dimostrare la sua efficienza, e devo ammettere che la vista del bush all'alba è magica. In pochi minuti troviamo alcuni elefanti intenti a fare colazione. La guida ci rovescia addosso tutta una serie di curiosità che ci saranno utili quando decideremo di partecipare ad un telequiz: quanto pesano, quanto bevono, quanto mangiano, quanta cacca fanno. Dopo gli elefanti scorgiamo alcuni kudu, antilopi (grandi, piccole e medie), bufali (l'animale più pericoloso della savana).
Cominciamo a prenderci gusto: alla vista del rinoceronte (di lontano) si scatena un certo entusiasmo.
Ad un certo punto il nostro accompagnatore blocca la macchina e comincia a indicarci qualcosa in perfetto silenzio: dalla nebbia esce un altro rinoceronte. Questo però è a dieci metri. È enorme, tosto e aggressivo. Ci gira attorno, grugnisce e ci guarda male ma non sembra particolarmente infastidito dalla nostra presenza e rimane lì per un bel po'. Quando decide di andarsene ci accorgiamo che dietro di noi c'è una discreta coda di macchine a noleggio. Ci rendiamo conto della tecnica che utilizzano i turisti senza guida. Si incollano dietro ad una macchina come la nostra, sfruttando le capacità di trovare gli animali delle guide. Comunque i primi incontri hanno risvegliato il nostro interesse.
Nell'ora successiva vediamo un'infinità di animali vari: scimmie, antilopi di tutti generi, altri bufali, cinghiali e iene.
Il sole comincia a riscaldarci ed è venuta ora di colazione: in mezz'ora siamo al campo dove trascorreremo la notte. La colazione abbondante mi rimette in pace con il mondo e con i "safari". Per tutta la giornata scorazziamo in giro per almeno 250 chilometri, vedendo di tutto ma cercando soprattutto leoni e leopardi. Leopardi introvabili, leoni solo a tarda sera: attorno ad un piccolo branco intento a fare la siesta, però, ci sono almeno venti macchine, sì è creato un vero e proprio ingorgo e bisogna fare la fila per fotografarli. Torniamo al campo che è buio pesto. Ceniamo mentre fuori dalla rete di protezione passa ogni sorta di animali molto interessati alla nostra cena. Ci infiliamo nel sacco a pelo molto presto: domani ci aspetta un'altra alzataccia.
Ci alziamo alle 4 e via, senza colazione. Ancora elefanti, rinoceronti (oggi sono neri, quelli di ieri erano bianchi) antilopi, iene, eccetera. Improvvisamente la guida ci indica che sta succedendo qualcosa su un roccione: un gruppo di babbuini sembra impazzito. Ed ecco che compare un enorme leone maschio che sta cercando di fare colazione. La guida ci spiega il perché e il percome: se il maschio è qui le femmine sono là, come funziona la caccia, la funzione del ruggito eccetera. Noi siamo troppo emozionati per ascoltarlo. Il leone ci gira attorno, annusa la jeep, ci guarda piuttosto male (forse ci valuta come alternativa alla colazione che aveva in mente). Nel frattempo si è formato il solito codazzo di macchine: il leone si scoccia e decide di tonare sulla roccia. Partiamo alla ricerca delle femmine. Le troviamo un paio di chilometri più in là che stanno facendo la posta ad alcune antilopi e ad una grossa mandria di bufali. Il convoglio si trasferisce in blocco. I bufali si stufano e se ne vanno, le antilopi anche. Le leonesse valutano anche loro se non sia il caso di fare colazione con uno di noi rompiscatole. Ci pensano su parecchio e poi decidono che non siamo interessanti neppure come pasto.
Risultato: entusiasmo alle stelle da parte dei safaristi, delusione dei poveri felini. Unici ad averne tratto vantaggio: le probabili vittime.
Rientriamo. Dentro di me si è rinforzata la contrarietà a questo genere di attività. Meglio lasciare in pace tutti questi animali. Rifacciamo i bagagli e ci prepariamo a ripartire.

www.1bike2people4aid.it
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