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REPORT ESCLUSIVO: dentro la fabbrica dove nascono le targhe delle moto

Marco Boni il 13/02/2025 in Attualità
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C'è un solo luogo in cui nascono le targhe di tutta Italia. L'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato realizza, controlla e certifica tutte le targhe destinate a moto, auto e qualsiasi mezzo ne necessiti

C’è un elemento Della moto che quasi non viene considerato. Sta lì, sempre nello stesso posto, e nonostante possa rovinare l’estetica, nessuno può farci niente, è obbligatorio. Si tratta ovviamente della targa, fondamentale per circolare su strada ed elemento di sicurezza in caso di furto o in generale per il riconoscimento del veicolo.

Ma vi siete mai chiesti come sono fatte e soprattutto da dove nascono le targhe? Ovviamente si richiedono e ritirano in motorizzazione ma c’è un solo posto dove vengono prodotte in italia. Ed è all’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato italiano di Foggia, in Puglia.

Nonostante abbia il nome di "Zecca di Stato" all'IPSZ non vengono solo stampate le monete. Qui vengono realizzate tutte le Carte Valori, ossia quei prodotti controllati e legati allo Stato come francobolli, carte d’identità, passaporti. Insomma, tutti quei beni fisici che hanno bisogno di un certo tipo di controllo e una certificazione di validità. Tra questi, ci sono anche le targhe.

 

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Che cos'è il poligrafico?

Siamo arrivati quasi al centenario di un luogo unico in Italia. L’IPS nasce nel 1928 raccogliendo l’eredità dell’Officina Governativa delle Carte Valori e si stabilisce nella sede di Foggia a partire dal 1936. Acquisisce la Zecca a partire dal 1978: da questo momento cambia il nome in IPSZ e soprattutto inizia un lavoro veramente impegnativo. Negli anni ha sviluppato tutte le Carte Valori di cui oggi facciamo utilizzo.

Inizia con il conio dell’Euro, la prima moneta nel 1998. Tra gli altri prodotti di uso comune, l’IPSZ realizza il primo passaporto elettronico nel 2006 e la prima Carta di Identità elettronica nel 2016 fino al primo TFT nel 2022. Insomma, tutto ciò di cui abbiamo sempre bisogno, obbligatoriamente, sono frutto dell’IPSZ.

E naturalmente, per tutto questo tempo, l’istituto si è impegnato nella realizzazione delle targhe moto, auto e per tutti i veicoli che ne hanno bisogno.

Bisogna considerare l’IPSZ un’azienda a sé (perchè lo è), nonostante il forte legame con lo Stato. Questo vuol dire che agisce per conto suo: in sostanza sottopone proposte di nuovi valori bollati allo Stato, il quale dovrà approvarle o respingerle. In poche parole, tutte le scelte estetiche o di sicurezza che stanno a monte dei prodotti realizzati vengono da idee dell'Istituto, ovviamente seguendo gli standard europei.

 

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2,6 milioni di targhe l'anno

L'istituto poligrafico non è un complesso qualunque. Non è visitabile dal pubblico e noi stessi, per entrarci, abbiamo dovuto fare più di una richiesta e attendere mesi per avere tutti i permessi necessari. Stupisce comunque come gli edifici siano presidiati militarmente, uno a uno. La Guardia di Finanza si trova in ogni struttura pronta ad effettuare controlli continui di zaini, borse, tasche, per poter annullare o ridurre al minimo il rischio di furti. Relativamente piccolo rispetto all’area di tutto l’istituto è invece l'edificio in cui prendono vita tutte le targhe d’Italia.

Esiste anche uno stabilimento che potremo definire di “backup” in Valle D’Aosta, i cui volumi di produzione sono relativamente contenuti ed è sfruttato solo come appoggio durante i periodi di grande richiesta (o come stabilimento principale nel caso in cui quello di Foggia dovesse interrompere l'attività, a livello emergenziale).

Una volta effettuati i controlli di sicurezza ci ritroviamo nel luogo in cui vengono prodotte le targhe. E se un "capannone di medie dimensioni" potrebbe dare la falsa impressione che il lavoro scarseggi, dobbiamo fare riferimento ai numeri per capire che l'organizzazione ha ridotto in spazi minimi una produzione di massa come quella delle targhe.

Per fare i conti, nel 2023 sono state realizzate 2,6 milioni di targhe, più di 7.000 al giorno. Alla settimana escono in media 10mila kit auto, 10mila targhe moto e tra i 2.500 e 5mila targhini per ciclomotori. C’è anche da notare la differenza notevole tra la produzione di targhe auto e tutte le altre. Più di 2 milioni sono solo targhe auto, circa 450.000 sono moto e il resto è diviso tra ciclomotori e targhe speciali.

Questi sono i dati a regime costante o in media, ma come si sa il mercato è molto variabile, soprattutto dal 2020 ad oggi. C'è quindi anche un fattore di organizzazione a seconda della richiesta e l'IPSZ è sempre riuscito a soddisfarlo. Poi c'è la questione agenzie, che hanno il potere di acquistare targhe senza doverle distribuire immediatamente, quindi hanno la possibilità di creare una sorta di stock, altro valore che incide sulla produzione temporale. 

Quindi sì, se ve lo state chiedendo, la richiesta delle targhe non segue in maniera perfettamente lineare l'immatricolazione di veicoli, tanto meno le vendite.

 

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Ma come vengono realizzate?

La possibilità di vedere da vicino il processo fa capire che lo studio fatto in precedenza ha dato i suoi frutti. Si può dividere il tutto in tre macro processi. Le targhe auto e moto vengono realizzate allo stesso identico modo, l’unica differenza è la misura della lamiera di partenza. Per forma (rettangolare per auto e quasi quadrata per le moto) la lamiera iniziale deve avere altezza e taglio di misure diverse. C’è poi un’altra catena per la realizzazione di targhe speciali (come quelle per trattori) e ciclomotori che per motivi di volumi è quella meno utilizzata durante l’anno.

E a partire dall’anno scorso è stato allestito un piccolo spazio adibito alla realizzazione di targhe storiche. Queste vengono realizzate personalmente da un’addetta data la scarsa richiesta e i processi non automatizzabili per i costi.

Partendo dai processi per la realizzazione di targhe auto e moto, la prima fase segue due linee separate, sempre per la questione altezza della lamiera, per poi ricongiungersi dopo il taglio.

La lamiera nuda viene trasportata all’interno della prima macchina che applica la pellicola bianca con le bande blu, secondo gli standard dell’Unione Europea. Subito dopo viene applicato il simbolo del Ministero, il primo dei sistemi anticontraffazione. Potrà sembrare banale ma ha un design praticamente impossibile da replicare alla stessa maniera.

A questo punto avviene l’imbutitura, processo che tramite una serie di stampi applica a pressione, in rilievo, i caratteri alfanumerici della targa. Ci si ritrova così con una targa quasi completa dal punto di vista estetico; la lamiera viene quindi tagliata per ottenere delle piastre dalla misura esatta della targa finale.

Qui piastre auto e moto si ricollegano per passare al processo di inchiostratura:vengono fatte passare le piastre sotto un rullo impregnato di inchiostro che rilascia il classico colore nero sui caratteri in rilievo.

Le targhe sono quasi pronte e per il momento vengono posizionate in un magazzino temporaneo completamente automatizzato. Persino il loro trasporto viene effettuato da un robot autonomo.

L’ultima fase prevede la protezione esterna delle targhe. Il solo inchiostro infatti non è in grado di resistere alle intemperie dell’ambiente esterno e per questo si applica un film superficiale di vernice ad acqua su tutte le targhe. Perché la vernice faccia effetto, le targhe vengono lasciate per circa 40 minuti all’interno di un forno a tre piani che occupa quasi una stanza intera.

Proprio su questo processo nasce un tema. La vernice ad acqua è ormai una soluzione vecchia: oggi esistono vernici molto più efficaci e che non richiedono un forno di questo tipo ma le normative non aggiornate costringono l’IPSZ ad adottare questa soluzione ormai obsoleta, costringendo costi e tempi di produzione maggiori.

A targa finita viene effettuato un controllo di qualità legato alla verniciatura singolarmente, per poi essere stivati i lotti che verranno smistati nelle varie aree d’Italia. Questi lotti sono tutti controllati a campione e, anche se una singola targa venisse trovata con un difetto, il lotto verrebbe scartato e rifatto da capo. Una soluzione quasi drastica ma che assicura un prodotto finale preciso ed efficace.

 

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Targhe storiche e speciali

Le targhe speciali e dei ciclomotori hanno una richiesta bassissima se paragonata a quella delle auto; perciò, la scelta è stata quella di utilizzare macchine industriali già presenti all’interno dell’istituto in passato. Ad esempio, la macchina per imbutitura utilizza dei dischi su cui sono collocati gli stampi nella parte esterna di questi e ruotando permettono di scegliere il carattere necessario. Il problema di questa macchina è la velocità, non sufficiente alla richiesta auto ma adatta a quella delle targhe speciali. Il processo nel complesso è abbastanza simile.

Più interessante è la realizzazione delle targhe storiche. Questo è anche il reparto che ha bisogno di più versatilità. Che si tratti di targhe auto o moto, negli anni, sono cambiati i materiali, tra pvc e metallo, i caratteri, i colori utilizzati.

Per la loro realizzazione è stato fatto uno studio intenso per diversi motivi. Innanzitutto per la mancanza di standard realizzativi in alcune annate, ma anche per la scarsa reperibilità di informazioni come ad esempio i colori esatti utilizzati al tempo. Ma dato che l’IPSZ ci tiene a fare le cose in maniera precisa, non è sceso a compromessi, o quasi.

Le uniche differenze che si possono notare tra la targa originale e la replica storica richiesta, ad oggi, è il colore (ma solo in alcuni casi). Questo perché le tonalità, ad esempio di un blu, potevano cambiare da provincia a provincia. Inoltre oggi si utilizzano vernici diverse, ben più resistenti di quelle di un tempo. Ma possiamo assicurare che è davvero difficile notare la differenza tra una targa storica e una sua replica odierna.

Un altro tema è quello delle targhe pre-1954, che vale per lo più per le auto. Prima di questa data infatti ogni provincia aveva le sue regole. Non c’era un’unificazione se non alcune convenzioni, come la base nera. Questo rende praticamente impossibile risalire ai colori specifici usati in quegli anni nei vari luoghi del Paese. L’IPSZ ci sta lavorando, ma è davvero difficile risalire a quei dati.

La realizzazione di targhe storiche segue passaggi relativamente semplici. Gli stampi per l’imbutitura vengono posizionati a mano a seconda della targa richiesta, e l’imbutitura delle lamiere avviene all’interno di una macchina adibita. Per le targhe in PVC il processo è simile ma i caratteri non vengono impressi a pressione. Una macchina scalda il pannello e, una volta reso malleabile dal calore, il PVC viene passato sopra lo stampo che applica i caratteri e infine viene fatto raffreddare.

Interessante notare come gli scarti dei pannelli in PVC vengano pesati per poter avere la conferma che le targhe in uscita siano effettivamente quelle prodotte. In generale, e vale per tutti i tipi di targa, c'è un controllo interminabile necessario a una realizzazione perfetta di ogni singolo prodotto.

 

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Semplice ma unico

Tutti i processi di cui abbiamo parlato non seguono particolari tecniche industriali moderne, ma questo non vuol dire che siano processi semplici. Naturalmente c’è uno studio per ogni passaggio, ma la lavorazione di lamiere di questo tipo non è estremamente complicata.

Il lavoro dell’IPSZ infatti è un altro: quello della precisione. Non può accadere che ci sia un prodotto difettoso o non conforme, questo perché verrebbe compromessa tutta la sicurezza di questo sistema. Dobbiamo ricordarci infatti che le targhe sono a tutti gli effetti dei sistemi di sicurezza per qualsiasi evento si verifichi in strada, dall’incidente, al furto e in qualche modo alla localizzazione in caso di necessità.

Questo vale per tutte le Carte Valori e, nel caso specifico, per quello che è il documento della nostra moto. L’istituto è sempre in costante crescita ed è sempre pronto a proposte per aumentare ulteriormente la sicurezza, facendo ovviamente i conti con lo Stato.

Il prossimo prodotto che vedremo saranno appunto i targhini dei monopattini. Per l'IPSZ si tratta di un nuovo compito che fa parte della sua missione, che va avanti da quasi un secolo.

 

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