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Loris Baz, sulle orme di Capirossi
Il giovane francese della Kawasaki si racconta in esclusiva: dagli inizi, attraverso momenti difficili e occasioni da prendere al volo. Fino ai primi podi nel Mondiale Superbike, sognando la MotoGP
Ok, Loris, partiamo dall'inizio, com'è nata la tua passione per le due ruote?
"Ho iniziato a correre in moto molto giovane"- attacca Baz - "Avevo un quad a 2 anni, poi una motoslitta a 3 e subito dopo la prima moto. E la mia prima gara è stata nel cross. Sì, perché da 8 a 10 anni facevo tanto cross. Poi sono partito per la Spagna per correre nei campionati velocità. Ho passato tutte le classi: 50cc, 70, 80 e 125, fino al 2006. Poi nel 2007 ho prova a correre con le 600, ma ho fatto solo un anno di test. Era un debutto, diciamo. Mentre nel 2008 ho vinto la stock 600".
Il francese è un fiume in piena, e ci spiega che la sua professione di pilota è una vera vocazione: "Mio padre era amico di tanti piloti, mentre mamma faceva la cuoca nel team del Motomondiale di proprietà del padrino di mia sorella. Diciamo che tutta la mia famiglia è sempre stata inserita nel mondo nelle corse. Il periodi? Più o meno quando Christian Sarron è stato campione del mondo (in 250 nel 1984, ndr). Io già a 7 anni volevo essere un pilota di moto. Non ho mai fatto altri sport, ho sempre corso in moto e ho sempre voluto fare questo. Mi sono esercitato fin da quando ho avuto la mia prima moto, un 50cc. Mia mamma aveva un ristorante in montagna, in un piccolo paese vicino a Chamonix e io giravo sempre da quelle parti . Finché con la mia famiglia abbiamo deciso di andare in Spagna, perché a 10 anni in Francia non si poteva correre. Così mi sono trovato a gareggiare in 125 nel 2006, con gente forte: Marc Marquez, Esteve Rabat, Scott Redding, Pol Espargaro e tanti altri che adesso stanno in MotoGP. Per me è stato impegnativo, perché i francesi sono molto appassionati di moto, ma ci sono anche tanti detrattori. Diciamo che non è ben visto 'correre in moto' dalle mie parti. Ma adesso che iniziamo ad avere un po' di piloti che vanno forte, sia in MotoGP, sia Superbike e anche in Stock, allora la gente sta tornando ad appassionarsi. Direi che in questo momento non va male...", Loris sorride.
Parlando di piloti forti, chi sono i tuoi preferiti, i tuoi rifermenti tra i grandi?
"Senza dubbio Loris Capirossi! Infatti mi chiamo Loris proprio per questo. Perché mio papà era un suo grande fans e lo sono anche io. Conosco tutta la sua famiglia e sono sempre stato molto legato a Capirossi. Da piccolo ero sempre nel paddock a cercarlo, poi negli ultimi anni anche Casey Stoner mi entusiasmava parecchio. In Superbike ho ammirato la wild card di Marco Simoncelli e il gran finale di carriera di Max Biaggi, quindi è stato speciale quando mi sono trovato in pista o nel paddock con loro".
Sei arrivato in SBK al posto dello sfortunato Lascorz. Non era una situazione semplice, come hai gestito la situazione?
"Quando mi hanno chiamato per provare la Kawsaki Superbike non ho aspettato nemmeno un secondo a dire di sì. E' quel tipo di opportunità che capita una volta nella vita, anche se è arrivata per una fatalità drammatica. Ho provato a fare del mio meglio, per tutti. Per il team e anche per Joan. Oggi quando lo stesso Lascorz viene a trovarci mi sprona, mi dice 'dai gas Loris'. Ho avuto modo di conoscerlo meglio ed è una persona fantastica. Il clima e il progetto in Kawasaki mi sono piaciuti subito. La SBK è un po' come una famiglia, dove tutti i piloti parlano tra loro. Poi i miei amici più cari corrono in Stock1000, e ci vediamo anche fuori dalle corse. In generale siamo un po' tutti legati tra di noi in quest'ambiente. Una situazione buona anche in fatto di avversari: perché così non temo nessuno".
Certo, ma non deve essere facilissimo correre al fianco di un campione come Tom Sykes?
"Tom è un inglese! I piloti UK sono sempre molto molto simpatici e normali, semplici. Quando lo vedi non penseresti mai 'questo sta vincendo tutte quelle gare'. E' un buon compagno di team, siamo avversari in pista, ma fuori ci parliamo tranquillamente. Lui mi stimola molto per fare meglio, poi è sempre davanti e questo mi fa anche andare più forte. Mi spinge. Il mio obiettivo è chiaro: vincere in Superbike, per poi fare sicuramente il salto in MotoGP".
Baz tu sei un pilota molto alto, con una guida piuttosto 'fisica'. Questo ti condiziona in qualche modo?
"Ho sempre cercato di non vedere l'altezza come uno svantaggio, ma guardando la questione positivamente. Anzi cercando di trasformarla in un vantaggio e sfruttarlo al meglio. Per muovermi sulla moto e gestire i pesi. E poi mica posso partire e dire che la moto non va perché sono alto?! Secondo me, si può fare bene anche se sei un pilota alto, come fanno Rossi e ha fatto Simoncelli".
"Certo, ho sempre usato il 65 come Capirossi, ma in SBK era già di Rea. Allora ho fatto un mix, perché mi piaceva anche il 7, che usavo nell'endurance 2-3 anni fa e con cui ho vinto il Bol d'or nel 2013... Se non ricordo male ho fatto anche un terzo posto a Le Mans qualche anno fa, ma nell'endurance impari qualcosa di più in ogni gara. Nelle 24 ore non conta tanto la velocità e impari un sacco di cose nella gestione di gara".
E la gara più brutta?
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