Ma queste moto ti piacciono davvero? O anche tu sei dell’opinione, come parecchi del settore sostengono e anche piloti stessi, che le moto non sono più belle come le prime MotoGP?
"Su questo punto voglio essere molto sincero e infatti devo rimproverare un po’ me stesso, perché io sono uno di quelli che viene dal motociclismo lontano, correvo a fine anni ‘90 e anni 2000, quando la Superbike non aveva controlli elettronici per esempio. Dopo c’è stata l’evoluzione e io sono stato uno di quelli che, quando hanno introdotto le novità aerodinamiche, come le ali, avevo dei dubbi e non mi piacevano. Oggi però, a distanza di alcuni anni devo ammettere che la nuova MotoGP ci offre delle moto molto belle e che rappresentano un estremo lontanissimo da quella che era la storia delle prime moto. A livello pratico ti dico, se prendi una moto presente sulla griglia adesso e la metti vicino a una di anni fa, riconosci la bellezza della seconda ma ti sembrerà “vecchia”".
Veniamo adesso all’unico rookie di questa stagione, Pedro Acosta: sicuramente ha dimostrato di poter entrare a far parte della famiglia di grandi campioni che conosciamo oggi, ma cosa possiamo aspettarci davvero da lui quest’anno? È possibile che diventi davvero il nuovo “baby fenomeno” ribaltando le carte in tavola a tutti?
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Pedro Acosta può avere le potenzialità di farlo come talento, ce l’ha ormai dimostrato. Detto questo però è anche vero che la MotoGP di adesso è estrema e il livello molto compatto. Ad esempio, rispetto al debutto di Marquez, che vinse il mondiale all’esordio, in cui c’erano meno moto competitive per lottare davvero a un mondiale, oggi è molto più difficile. Potrà fare delle belle gare, ma in altre sicuramente faticherà, ricordiamo infatti che ha un tallone d’Achille su cui deve ancora lavorare, ovvero le gare sul bagnato".
Dobbiamo anche parlare delle cose giapponesi che, come sappiamo, stanno vivendo parecchie difficoltà: Honda e Yamaha. Rispetto ai rivali hanno portato poche innovazioni, nonostante proprio da loro ci si aspetti una svolta importante. Alla luce dell’addio di Marquez alla Honda e la rassegnazione di Quartararo nei confronti di Yamaha, che mondiale e soprattutto che futuro possiamo aspettarci da loro?
"Quello lo vedremo andando avanti, però va detto che le case giapponesi in questi ultimi anni si sono un po’ fermate e appoggiate su quello che già avevano e che gli aveva permesso di trionfare negli anni prima. Quando però il gap tecnico rispetto alle altre case diventa estremo, serve del gran lavoro e del tempo. Se guardiamo per esempio la moto di Quartararo dell’anno scorso e quella che usava Rossi è quasi uguale, cosa che non si può dire della Ducati di Pecco, completamente diversa rispetto a quella con cui vinceva Dovizioso. È anche vero però che finalmente i giapponesi hanno preso tecnici nuovi, scelta importante in vista dello sviluppo necessario per tornare e vincere. Servirà tempo però credo che Yamaha, con l’acquisto di Bartolini, e Honda che ha preso Marini, riusciranno a portare avanti il lavoro. Da parte di HRC in particolare mi aspetto di vedere una reazione da metà campionato in poi".