Motogp
Sanchini: "Sarà duello Bagnaia-Martin. Ma sono 8 i piloti in lizza per il titolo"
La voce tecnica della MotoGP di Sky Sport fa le carte al Motomondiale: "Mi aspetto un mondiale pieno di sorprese. E Aprilia potrebbe affermarsi definitivamente come seconda forza dietro a Ducati"
Abbiamo imparato a conoscerlo negli ultimi anni. E assieme a Guido Meda costituisce la coppia di voci più amate e seguite dagli appassionati italiani della MotoGP. Stiamo parlando di Mauro Sanchini: abbiamo intervistato l'ex pilota e commentatore tecnico della MotoGP, alla vigilia della stagione motoristica, per farci dire la sua sul campionato 2024.
Mauro, iniziamo da dove ci eravamo lasciati e quindi dalla vittoria del titolo di Pecco Bagnaia, traguardo conquistato all’ultimo dopo una dura lotta con Jorge Martin. Secondo te c’è stato veramente un momento in cui hai pensato che Martin potesse trionfare, regalando il primo titolo mondiale a un team indipendente?
"Secondo me si, c’è stato. È stata una stagione bellissima, come quella dell’anno prima quando Pecco lottò con Quartararo. Però questa volta è stata proprio ad armi pari: con la stessa moto, ex compagni di squadra, due piloti con caratteristiche molto diverse, ma comunque di pari valore. Dopo l’incidente di Barcellona di Pecco si è invertita la tendenza del campionato: Pecco ha infatti dovuto affrontare il recupero e questo ha portato Martin ad assumere un ruolo da attaccante, collezionando pole position e vittorie. Pensavo che il Qatar potesse essere la gara decisiva, invece il problema che Pecco ha avuto sabato nella sprint e il trionfo di Martin ha messo davvero la classifica a repentaglio. Quindi dopo il sabato avevo avuto qualche timore che potesse complicarsi tantissimo per Pecco. La domenica invece sono ritornati in equilibrio perchè il problema ce l’ha avuto Martin. Poi arriva Valencia, gara di casa per lo spagnolo, forte tensione e una pista non tra le preferite di Pecco quindi sai che può succedere di tutto".
Pensi quindi che anche nel 2024 Martin sarà il principale “antagonista” di Bagnaia?
"Assolutamente, Martin nel 2024 sarà uno dei protagonisti. Ormai ha trovato il suo equilibrio, un pilota esplosivo, magari incline all’errore in alcune situazioni, però sicuramente lo ritroveremo come uno dei protagonisti. Ti dico uno perché il 2024 sarà un anno equilibrato e molto incerto. Pecco è molto in forma e anche il titolo appena vinto gli ha dato sicuramente un’ulteriore conferma di quello che sa e può fare, ma anche Martin come ho detto sarà lì. C’è anche Enea Bastianini, che comunque è cresciuto rispetto allo scorso anno e speriamo soprattutto che abbia meno sfortuna. Infine, non possiamo tralasciare Marc Marquez, che quest’anno ha anche lui tra le mani la Ducati, quindi la miglior moto e non dimentichiamoci che è un otto volte campione del mondo".
"per bagnaia non sarà facile: martin è lì, bastianini è cresciuto tanto. e non possiamo dimenticare marc marquez"
Rimanendo su questo discorso: quest’anno ci sono stati cambiamenti importanti sulla griglia di partenza, tenendo in considerazione anche le sessioni di test appena concluse, c’è qualcun altro che secondo te può a tutti gli effetti lottare per il titolo?
"Io penso che quest’anno possiamo parlare di 8/9 nomi che potrebbero sorprendere. Oltre ai 4 nomi che ti ho fatto prima, aggiungerei Marco Bezzecchi e Fabio Digiannantonio: come sappiamo Bezzecchi è stato in lotta per il mondiale insieme a Pecco e Martin e ha chiuso la stagione terzo; Digiannantonio è esploso alla fine dell’anno e si è fatto rivedere nei test prestagionali. Poi metterei Binder che ha dimostrato di aver fatto un grande lavoro con Ktm durante l’inverno. Una delle due Aprilia, probabilmente più quella di Aleix Espargaro, che può fare bene e giocarsi posizioni importanti. Infine, mi giocherei un “jolly”, ovvero Pedro Acosta che, pur essendo un debuttante, è andato subito forte nei test, è seguito molto bene dal team ed è comunque un pilota che ha vinto due mondiali".
Pensiamo adesso a Marc Marquez, il suo addio alla Honda e l’inizio della nuova avventura in Ducati Gresini ha fatto molto discutere, secondo molti questa potrebbe essere una rinascita per lui, sei d’accordo o forse le aspettative sono troppo alte?
"Bisogna dire che Marquez, pur essendo ancora un pilota giovane, inizia ad essere tra i più “anziani” della nuova generazione di piloti. Lui collega la vecchia generazione, avendo corso per esempio con Jorge Lorenzo e Valentino Rossi, a quella nuova. Chiaramente gli anni passano, ha anche subito un grave infortunio e quindi ha capito che non può più perdere tempo. Proprio per questo ha voluto questa moto vincente, abbandonando la Honda un po’ in ginocchio. Una scelta fatta perché vuole tornare a vincere il mondiale e il tempo stringe. Non possiamo sapere se ci riuscirà, perchè bisogna anche dire che la nuova MotoGP va guidata in modo diverso e quindi si dovrà adattare, ma di sicuro ha il talento per farlo e sarà un protagonista. Le aspettative sono alte e credo che nei test non abbia fatto il suo 100%. Quello lo vedremo in gara, magari non subito in Qatar perché sappiamo che non è una delle sue piste migliori, ma credo che nel circuito del Texas, che lui ama, avremo la dimostrazione di ciò che può fare davvero con la Ducati".
"nei test ducati ha fatto vedere di essere ancora un passo avanti a tutti. ma il gap con chi insegue, soprattutto aprilia e ktm, non è più così marcato"
Rimanendo sempre nell’ambito delle case italiane, volevo parlare di Aprilia. Ha dimostrato già nel 2023 di essere molto competitiva e di poter arrivare a grandi risultati. A quanto pare anche nei test ha portato diverse innovazioni e i piloti sono andati molto forte. Siamo però anche abituati a vedere questo sprint iniziale, che poi però va un po’ a calare a livello di risultati, soprattutto da parte di Viñales, come mai secondo te? Che cosa manca davvero per fare la differenza?
"Io credo che Aprilia possa dimostrare di essere almeno la seconda forza del mondiale di quest’anno e se la giocherà con Ducati e Ktm. Ducati è sempre stata famosa per le innovazioni tecniche e per il lavoro che Dall’Igna ha saputo portare all’interno del paddock, però ad un certo punto Aprilia è riuscita a portare soluzioni anche dal punto di vista aerodinamico, che hanno portato le altre case a seguire le loro orme. È quindi evidente che stanno facendo un grande lavoro, però effettivamente hanno brillato in tante gare all’inizio, andando poi a perdere un po’ questa spinta. Io credo possa dipendere da due motivi principali: probabilmente ancora non hanno una moto versatile al 100% su tutti i circuiti, tipo Silverstone, dove non riescono a esprimere le proprie capacità. L’altra spiegazione, oltre a quella tecnica, è data secondo me dalla quantità di dati raccolti. Pensiamo per esempio a Ducati, con otto moto in pista riesce comunque a sfruttare il poco tempo per le prove, causato dal nuovo format. Con otto moto si confrontano più dati e si riesce a trovare la soluzione ai problemi da venerdì a sabato. Aprilia non ha lo stesso vantaggio perché ha due moto ufficiali e bisogna dire che il team satellite nella stagione appena conclusa era presente, ma non era pronto. Ricordiamo infatti i vari infortuni di Oliveira e Fernandez che invece doveva ancora crescere molto. Quest’anno però, con il ritorno di Davide Brivio nella gestione di un team supportato dall’America, credo che la situazione possa cambiare, consentendo ad Aprilia di avere una prestazione più costante".
Dai test abbiamo visto diverse moto nuove, quale ti ha impressionato di più a livello tecnico e quale invece ti è piaciuta di più a livello estetico?
"Per quello che abbiamo visto nei test, a livello tecnico ti dico Ducati. Quando hai già tra le mani una moto completa puoi concentrarti sullo sviluppo per l’anno successivo, però proprio per questo facevo fatica a pensare che potesse migliorare ancora. Invece Pecco ha battuto addirittura i record del circuito della Malesia e del Qatar nei giorni di test. Devo dire comunque che anche Aprilia e Ktm hanno fatto un gran lavoro dal punto di vista tecnico, magari non ancora al livello di Ducati, ma hanno lavorato bene. Dal punto di vista estetico devo dire che i nostri prodotti italiani sono bellissimi, però devo ammettere che la Ktm mi piace davvero molto".
"honda e yamaha sono indietro, avranno bisogno di tempo per tornare competitive. Acosta fenomeno? sì, ma la motogp di oggi è estrema, difficile che vinca subito"
Ma queste moto ti piacciono davvero? O anche tu sei dell’opinione, come parecchi del settore sostengono e anche piloti stessi, che le moto non sono più belle come le prime MotoGP?
"Su questo punto voglio essere molto sincero e infatti devo rimproverare un po’ me stesso, perché io sono uno di quelli che viene dal motociclismo lontano, correvo a fine anni ‘90 e anni 2000, quando la Superbike non aveva controlli elettronici per esempio. Dopo c’è stata l’evoluzione e io sono stato uno di quelli che, quando hanno introdotto le novità aerodinamiche, come le ali, avevo dei dubbi e non mi piacevano. Oggi però, a distanza di alcuni anni devo ammettere che la nuova MotoGP ci offre delle moto molto belle e che rappresentano un estremo lontanissimo da quella che era la storia delle prime moto. A livello pratico ti dico, se prendi una moto presente sulla griglia adesso e la metti vicino a una di anni fa, riconosci la bellezza della seconda ma ti sembrerà “vecchia”".
Veniamo adesso all’unico rookie di questa stagione, Pedro Acosta: sicuramente ha dimostrato di poter entrare a far parte della famiglia di grandi campioni che conosciamo oggi, ma cosa possiamo aspettarci davvero da lui quest’anno? È possibile che diventi davvero il nuovo “baby fenomeno” ribaltando le carte in tavola a tutti?
"Pedro Acosta può avere le potenzialità di farlo come talento, ce l’ha ormai dimostrato. Detto questo però è anche vero che la MotoGP di adesso è estrema e il livello molto compatto. Ad esempio, rispetto al debutto di Marquez, che vinse il mondiale all’esordio, in cui c’erano meno moto competitive per lottare davvero a un mondiale, oggi è molto più difficile. Potrà fare delle belle gare, ma in altre sicuramente faticherà, ricordiamo infatti che ha un tallone d’Achille su cui deve ancora lavorare, ovvero le gare sul bagnato".
Dobbiamo anche parlare delle cose giapponesi che, come sappiamo, stanno vivendo parecchie difficoltà: Honda e Yamaha. Rispetto ai rivali hanno portato poche innovazioni, nonostante proprio da loro ci si aspetti una svolta importante. Alla luce dell’addio di Marquez alla Honda e la rassegnazione di Quartararo nei confronti di Yamaha, che mondiale e soprattutto che futuro possiamo aspettarci da loro?
"Quello lo vedremo andando avanti, però va detto che le case giapponesi in questi ultimi anni si sono un po’ fermate e appoggiate su quello che già avevano e che gli aveva permesso di trionfare negli anni prima. Quando però il gap tecnico rispetto alle altre case diventa estremo, serve del gran lavoro e del tempo. Se guardiamo per esempio la moto di Quartararo dell’anno scorso e quella che usava Rossi è quasi uguale, cosa che non si può dire della Ducati di Pecco, completamente diversa rispetto a quella con cui vinceva Dovizioso. È anche vero però che finalmente i giapponesi hanno preso tecnici nuovi, scelta importante in vista dello sviluppo necessario per tornare e vincere. Servirà tempo però credo che Yamaha, con l’acquisto di Bartolini, e Honda che ha preso Marini, riusciranno a portare avanti il lavoro. Da parte di HRC in particolare mi aspetto di vedere una reazione da metà campionato in poi".
"luca marini lascia una moto vincente per honda? una bella scommessa per lui, ha tutto il mio appoggio"
Ultima domanda che ti faccio e a cui mi piacerebbe avere una risposta da te in veste di ex pilota. Sappiamo che Marini ha lasciato una moto vincente per salire su una perdente, almeno attualmente. Con che spirito si prende una decisione importante e quasi paradossale come questa?
È sicuramente una scommessa, ma secondo me Luca ha fatto bene, fossi stato in lui avrei fatto la stessa scelta. Da fuori può sembrare strano e sbagliato proprio perchè lasci una moto vincente, per salire su una che ti costringerà ad accontentarti di un quindicesimo posto, ad esempio, ma è anche vero che lui è un pilota molto preciso e tecnico. Con una scelta del genere diventi pilota ufficiale di una casa tra le più importanti del motociclismo e quindi un protagonista che ha il compito di far nascere e crescere una nuova MotoGP. Professionalmente hai quindi una crescita personale molto importante. Per questo dico che secondo me ha fatto bene, anche perchè lui in Ducati non era un pilota ufficiale interno, mentre oggi si trova ad essere ufficiale, con un team di tecnici che lavorano solo per lui, seguendo le sue indicazioni.
In tutta l’intervista non abbiamo parlato di Morbidelli...
"E ci terrei a spendere due parole per lui. Con il cuore ti dico che dopo questi anni difficili e l’infortunio subito a Portimao, che non gli ha permesso di partecipare ai test, spero davvero ci possa regalare un ritorno del Franco che conosciamo, forte, veloce e capace di ottenere ottimi risultati".
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.