Motogp
Ducati, Bagnaia e la sindrome dell'Istituto Luce
Le critiche fuori luogo al nostro commento sul GP del Mugello accendono la luce sul fenomeno tutto italiano che premia chi si prona di fronte al vincente, e penalizza chi alza una voce critica
No, in redazione non beviamo e non siamo invidiosi di nessuno. Semplicemente, rispetto a una concorrenza sempre pronta a sfoderare la lingua di fronte al vincitore di turno (meglio se italiano, nella migliore tradizione dell'Istituto Luce di mussoliniana memoria), noi preferiamo alzare una voce critica, se è il caso.
Così, certi commenti scomposti apparsi sui social in risposta a un articolo del nostro Federico Garbin (che potete leggere qui) fanno tornare di granda attualità un tema fin troppo evidente nel modo italiano di fare giornalismo.
Per noi sarebbe ben più facile e redditizio blandire Pecco Bagnaia con parole al miele, incensare la Ducati, e strombazzare ai quattro venti che la MotoGP è il campionato mondiale più bello, divertente e combattuto del mondo. Ah, dimenticavamo: anche quello con più gente sugli spalti.
La nostra colpa, agli occhi di alcuni utenti, sarebbe quella di essere "invidiosi" dei successi di Pecco Bagnaia (come se ci avesse tolto la sella da sotto il sedere...) e di sparare contro "il movimento".
La nostra forza, invece, è di dire le cose come stanno, e non di scriverle come alla gente piace sentirsele raccontare. Al Mugello il nostro collega ha visto tribune mezze vuote (laddove altri si sono affrettati a parlare di "spalti gremiti") e raccontato di una gara che ha lasciato poche emozioni a un pubblico ancora in cerca di un messia, dopo l'addio - ancora da metabolizzare - di Valentino Rossi.
Niente contro un super Bagnaia e contro una Ducati che sta mettendo in luce tutta la sua forza, sia ben chiaro. Ma è chiaro che qualcosa, nella MotoGP di adesso, non va. Lo sport non riesce più a emozionare come una volta, a mettere in pista duelli degni di tal nome, rivalità accese e personaggi di spessore.
Certo, qualcuno potrà venire a dire che la MotoGP non è un teatrino, che alla fine è prestazione sportiva e che conta chi vince, punto. Ma noi guardiamo ai dati di fatto. E alle tante sedie vuote del circuito di Scarperia, sintomo di qualcosa che chiaramente si è incrinato. E che nessuno è intenzionato a rimettere a posto.
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