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MotoGP: a Misano2 una QUERCIA per ricordare Marco Simoncelli
A dieci anni dalla scomparsa di Marco Simoncelli a Misano, la pista a lui intitolata, sabato 23 ottobre dopo le qualifiche la Dorna onorerà la memoria del SIC con un gesto molto speciale
Andrebbe per i 35 Marco Simoncelli, e chissà se sarebbe ancora in attività come il suo amico Valentino Rossi o non avrebbe già appeso il casco al chiodo. Chissà se avrebbe cambiato pettinatura, smussato quell’accento romagnolo così marcato, arricchito il suo repertorio di sorrisi con delle facce serie.
Chissà, in dieci anni ne succedono di cose. Non potremo mai sapere se avrebbe avuto la stoffa per vincere un titolo MotoGP, come stava cercando di dimostrare. A stare davanti c’era già riuscito, aveva fatto due pole; a vincere un GP ancora no: era arrivato secondo in Australia, il 16 di ottobre del 2011, e quello era stato il suo miglior risultato. Era carico Marco, ed era uno che si migliorava ogni volta. Per cui la settimana dopo, lì a Sepang, aveva in mente di fare il botto e stava infatti lottando con i migliori quando è caduto, rifiutandosi di lasciare la moto e venendo travolto.
Quell’incidente di 10 anni fa ha interrotto una carriera ma ci ha anche portato via uno di famiglia. Perché Marco era stato l’unico, dopo Valentino, che era riuscito a bucare lo schermo e ad entrare nelle case. Era più giovane di otto anni ma con lo stesso accento e la stessa aria scanzonata: sembrava un po’ il suo fratello minore. Dei tanti piloti dichiarati troppo presto eredi di Valentino – da Melandri a Fenati – era lui, al di là dei risultati, quello legittimo: spontaneo, diretto, “senza menate” come diceva lui.
Certo rispetto a Vale era più irruento, non aveva la stessa inarrivabile lucidità in gara, e aveva vinto di meno. Fenomenale sul bagnato ma troppo incline a cadere, fin dalla 125, dopo il titolo 250 del 2008 era atteso a mostrare il suo vero valore in MotoGP, dove era arrivato ad avere una Honda ufficiale, le condizioni migliori; e chissà se avrebbe dovuto preoccuparsi dell’amico, Valentino, o l’avrebbe presa con filosofia come ha fatto con gli allievi più recenti dell’Academy, di cui Marco in fondo era stato il primo.
Tutto questo nodo di domande è rimasto senza risposta, nascosto in quella testa coperta di ricci che lo aveva reso subito diverso, subito simpatico. E infatti raramente la scomparsa di un pilota motociclistico ha avuto la stessa risonanza. Il suo 58, che a 10 anni da quel 23 ottobre 2011 si vede ancora così spesso in giro per l’Italia, pochi giorni dopo l’incidente fu indossato dai piloti di Formula 1, oltre che da quelli del Motomondiale dove i piloti di tutte le classi, oltre a metterlo su caschi, tute e moto, effettuarono insieme un giro di pista in suo onore dietro alla sua Honda guidata da Kevin Schwantz, il suo idolo d'infanzia.
E ancora il Milan, la sua squadra del cuore, giocò listata a lutto; il CONI proclamò un minuto di raccoglimento in tutte le manifestazioni sportive e persino la Camera dei deputati rispettò un minuto di silenzio. I funerali a Coriano videro una folla di 25.000 persone e furono trasmessi in diretta TV: uno dei momenti più strazianti della storia del motociclismo.
Oggi la sua memoria è affidata al circuito di Misano Adriatico, il suo circuito di casa che dal 2012 è stato rinominato “Misano World Circuit Marco Simoncelli” e alla squadra corse SIC 58 animata dal padre Paolo e alla Fondazione a lui intitolata, che si occupa di disabili, orfani e sostegno ai più deboli. Ma restano tracce di lui anche nello stile di qualche pilota di oggi, come Marc Marquez che ha ripreso e perfezionato quel modo che aveva solo Marco di restare aggrappato alla moto anche al limite della scivolata, e oltre.
E la sua memoria è viva nel cuore di tutti quelli che lo ricordano come uno di famiglia, e come uno di famiglia gli vogliono ancora bene: al di là dei risultati. Sabato 23 ottobre il circus sarà a Misano, e verrà piantata una quercia alla curva numero 8, quella che si chiama della Quercia perché una volta, quando si girava nell’altro senso, lì c’era una quercia. Adesso ce ne sarà un’altra, forte e un po’ arruffata come era Marco. La quercia è un tronco bello da abbracciare, un gesto l’abbraccio a cui Marco era molto legato. Lo stesso giorno un altro evento importante, Luca Gresini entrerà in pista sulla Garelli 125 con cui suo papà Fausto, profondamente legato a Simoncelli, vinse il titolo.
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