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MotoGP, Briggs: "La forza di Rossi? Non ha mai perso il controllo"
Alex, il meccanico australiano del team Yamaha MotoGP che ha lavorato al fianco dei campioni, da Mick Doohan a Valentino ci racconta il loro modo di vivere le corse, il box e la vita
In questo momento delicato e difficile in cui i motori sono fermi per le conseguenze del Coronavirus abbiamo parlato con Alex Briggs, il meccanico del team Monster Energy Yamaha MotoGP che ci ha raccontato cosa significa lavorare con un campione come Valentino Rossi.
Chi è Alex Briggs
Briggs, australiano, un passato da pilota di motocross è arrivato nel mondo della velocità grazie a Jeremy Burgess che nel 1993, quando era il capo meccanico di Doohan gli propose di lavorare al fianco di Darryl Beattie. Briggs accettò, e fu così che questo giovane australiano si unì alla famiglia Honda HRC e l'anno seguente divenne il meccanico di Mick Doohan. Insieme hanno vinto cinque titoli di fila (1994-1998), prima che l'asso australiano si infortunasse. “Mick voleva vincere tutto: anche la corsa dall'hotel al circuito con un'auto a noleggio. Voleva essere il primo nei test, il primo a tornare in albergo, il primo ad arrivare all'aeroporto”, ricorda Briggs. “Il suo massimo lo dava quando si sentiva aggressivo e un po' arrabbiato. A volte, poco prima di schierarsi sulla linea di partenza, litigava con uno dei meccanici, giusto per alimentare la sua motivazione".
I tratti unici di un campione
Puoi riconoscere un campione dalla luce dei suoi occhi spiega. "Mick Doohan è stato il pilota con lo sguardo più intenso per cui ho lavorato", afferma Briggs. “Come un pugile, si arrabbiava prima di entrare in gara a combattere. Le sue espressioni facciali erano un libro aperto e facevano trasparire il suo ardente desiderio di vittoria". Avendo lavorato con la leggenda australiana quando lui stesso era ancora un giovane meccanico, per Briggs, Doohan era il punto di riferimento. Quando nel 2000, Valentino entra nel team Honda, Briggs scopre altre qualità che rendono un campione così unico.
"Valentino ha in comune con Doohan lo stesso ardente desiderio di vincere, ma l'approccio di Mick alle corse era l'opposto. Valentino va più veloce quando è felice"
Cosa hanno in comune Valentino Rossi e Mick Doohan?
“Valentino aveva in comune con Doohan lo stesso ardente desiderio di vincere, ma il suo approccio alle corse era l'opposto. Valentino va più veloce quando è felice. Gli piace scherzare sulla griglia di partenza. Scherza su qualsiasi cosa, può essere una battuta su una delle ombrelline, sulle posizioni in griglia o sulla prima curva. Il modo in cui lo vedi nelle interviste e nelle gare è molto simile a come è nella vita in generale. Molto, molto simpatico. È spensierato e concentrato allo stesso tempo. Ad esempio, prima dell'inizio di una gara, si concentra maggiormente sulle persone con cui ha bisogno di parlare, ed inizia ad ignorare coloro che non possono influire in alcun modo sul suo risultato. Per quanto riguarda il suo linguaggio del corpo, il suo è meno visibile, rimane calmo e solare. Certo, chi lo conosce bene e riesce captare più segnali".
Una mente da corsa
Una “mente da gara” è in grado di vedere un sorpasso prima di tutti e ancor prima che esso accada. O in gara, per esempio, un pilota come Valentino Rossi in passato poteva anche partire in terza o quarta posizione, ma sapeva già che avrebbe vinto, consapevole dei suoi mezzi. "Valentino ha una delle migliori menti da gara che abbia mai conosciuto", continua Briggs, "ha tutto sotto controllo. Non l'ho mai visto in preda al panico. Altri piloti che sono ancora nella loro fase di apprendimento, come Fabio Quartararo per esempio, devono rimanere in testa per dimostrare a sé stessi di poter vincere. Chi possiede una mente da gara è in grado di prevedere ciò che accadrà. Ma non è solo quello. Si vede che è guidato da pura passione. Rossi conosce la maggior parte delle discipline motoristiche rispetto a chiunque altro, ed è incredibile la sua conoscenza delle gare del passato, sa tutto... chi ha superato chi, quando e come”.
Una gara in slow motion
Nei campioni il cervello lavora velocissimo; possono vedere le cose più rapidamente rispetto agli altri. Diventano tutt'uno con la velocità, fino a quando il giro diventa lungo e regolare, come un film girato a rallentatore. Ayrton Senna descrisse bene questa sensazione: quando correva, guardava da un posto dove tutto sembrava a rallentatore. "E Valentino penso faccia la stessa cosa", aggiunge Briggs. “Anche nel bel mezzo di una fantastica lotta per la vittoria, riesce a notare piccoli dettagli che sono semplicemente incredibili. Ciò significa che vive la gara su un altro livello dove il tempo è percepito in modo diverso.
"Valentino ha una delle migliori menti da gara che abbia mai conosciuto, ha tutto sotto controllo. Non l'ho mai visto in preda al panico. Altri piloti che sono ancora nella loro fase di apprendimento, come Fabio Quartararo per esempio, devono rimanere in testa per dimostrare a sé stessi di poter vincere"
Lavoro di squadra
Il talento da solo non è mai abbastanza. Valentino Rossi è noto per la sua intensa etica del lavoro, ma prima di ciò è un pilota capace di creare un buon spirito di squadra. Rossi ha sempre avuto questa qualità innata. Briggs ricorda bene quando un giovane Valentino si unì al vincente team Honda guidato da Jeremy Burgess. “Quando Vale arrivò da noi nel 2000, aveva vinto due titoli (125cc e 250cc). La cosa che ha colpito di più è che nel giro di tre giorni, conosceva già tutti i nostri nomi, sapeva se avessimo una ragazza o una moglie, se avessimo figli e cosa stessero facendo. Ha mostrato così tanto interesse per noi che è stato fantastico. Ci sono piloti che lavorano da anni nella stessa squadra e non conoscono nemmeno il nome o la situazione familiare dei loro meccanici".
Come la moto, anche la squadra è un'estensione del pilota. Valentino voleva avere la sua squadra con sé quando ha affrontato la sfida finale prima di lasciare una squadra Honda vincente per entrare in una Yamaha in difficoltà.
Da allora, il suo team lo ha seguito nei quattro capitoli della sua carriera nella top class: Honda dal 2000 al 2003, Yamaha dal 2004 al 2010, Ducati 2011 e 2012, e il ritorno in Yamaha nel 2013. Rossi ha trovato nella coerenza la chiave per rafforzare e tenere insieme la sua squadra, piuttosto che trovare la motivazione nei cambiamenti, ad eccezione di due importanti modifiche del suo capo meccanico: il suo storico capo meccanico Burgess, al fianco di Rossi dal 2000 viene sostituito da Silvano Galbusera nel 2014, sostituito alla fine della scorsa stagione dallo spagnolo David Munoz.
Il libro dei ricordi
“Dal punto di vista meccanico, è stato sorprendente entrare a far parte della Yamaha. Jeremy Burgess e Valentino hanno impiegato un giorno per risolvere un problema che la Yamaha aveva da molto tempo. È successo la prima volta che abbiamo guidato in Malesia per un test. Quella volta era il serbatoio che non si adattava al pilota. Abbiamo identificato il problema e trovato una soluzione davanti agli ingegneri giapponesi allibiti. Penso che averci al suo fianco in quella nuova sfida sia stata una mossa strategica. Sapeva di poter contare su di noi e non doveva preoccuparsi di conoscere nuove persone, di capirle e di fidarsi di loro. Eravamo determinati a vincere, quindi non doveva preoccuparsene. Era un argomento in meno. Doveva solo concentrarsi sul conoscere la nuova moto, e sul nuovo metodo di lavoro dei nuovi ingegneri giapponesi”.
"Lo vedi scendere dalla moto con un sorriso sul volto quando si è ottenuto un buon tempo sul giro, e questa è già una grande motivazione. Ci ha sempre spinti senza dire una parola"
Un pilota capace di guidare anche il box
In tutti gli sport ai massimi livelli, il campione è colui che con la sua motivazione muove il resto della squadra, non viceversa. "Valentino riesce sempre a motivare grazie al suo atteggiamento, alla sua passione, alla sua dedizione", rivela Briggs. “Lo vedi scendere dalla moto con un sorriso sul volto quando si è ottenuto un buon tempo sul giro, e questa è già una grande motivazione. Ci ha sempre spinti senza dire una parola. Sentivamo tutti questa pressione invisibile che veniva da lui. In passato, quando era più giovane, il box era per lui come un rifugio, entrava e poteva stare da solo, veniva solo per parlare con noi, giocare con la moto, con gli adesivi. Negli anni, il box è stato organizzato in modo diverso, è molto trafficato, con tante persone che vanno e vengono, quindi non è più il luogo in cui può nascondersi e stare in pace. Nonostante ciò, al giorno d'oggi, con i computer e l'elettronica, di solito trascorre 3-4 ore a studiare i dati. E la sua maniacale attenzione ai dettagli è semplicemente d'ispirazione”.
La ricerca infinita
Per gli ingegneri, l’eccellenza tecnica significa alzare in qualche modo l'asticella ed innovare, continuamente. Un pilota può fare la differenza in pista trovando una linea migliore e fornendo feedback accurati. Valentino padroneggia al meglio quest'arte. Fin da quando era un rookie nella 500, ha impressionato per la sua precisione nel dare un feedback tecnico.
Per quanto riguarda lo sviluppo poi Brigss sottolinea: “Rossi spinge gli ingegneri giapponesi individualmente quando si rende conto della loro influenza tecnica nella decisione. Li spinge durante gli incontri tecnici, e talvolta usa i media per creare ulteriore pressione. Ma in generale gli ingegneri vogliono vincere proprio come noi, solo che spesso devono fare i conti con tempo, budget e politica”.
"Oggi quando lo vediamo sorridere dopo aver segnato un buon tempo sul giro è una soddisfazione enorme... Credo che lo vedremo gareggiare fino a quando si divertirà a farlo. Penso che oggi dovremmo divertirci a guardare un campione a cui semplicemente piace correre"
La lezione più importante: l’equilibrio
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. I veri piloti sono quelli che continuano a spingere di fronte alle avversità e trionfano. Talento, dedizione e duro lavoro sono componenti cruciali del successo, ma senza perseveranza, la vittoria può essere irraggiungibile. La persistenza come la motivazione è parte integrante del successo, sia in pista che nella vita. È efficace quando viene dall'interno e, ancora una volta, è la linea sottile che separa un campione da un ‘top-rider’.
"Quello che ho davvero imparato da Valentino è che non ci si arrende mai e non si perde mai il controllo", confessa Briggs, "In 20 anni di lavoro insieme abbiamo affrontato battaglie fantastiche, ma anche gare terribili. Non ho mai visto Rossi, neanche una volta, dare calci ai pannelli o a lanciare il casco nel box. Anche dopo aver perso un campionato, non ha mai perso la calma. Ha sempre mantenuto il rispetto per il lavoro e gli sforzi delle persone che erano stati con lui. Quello che faceva era fermarsi e chiedere spiegazioni".
Valentino Rossi oggi: un campione a cui piace correre
Alex Briggs era lì quando il cinque volte campione Mick Doohan si ritirò. “Mick ha dovuto fermarsi a causa di un grave infortunio. Con Valentino è diverso. Fondamentalmente la gente dimentica che, alla fine, lui ama semplicemente andare in moto, quindi si diverte in pista con i suoi amici, poi si ferma e ne parla. Indipendentemente dalla sua età, quando lo vediamo sorridere, felice, dopo aver segnato un buon tempo sul giro, è per tutto il team una soddisfazione enorme. Credo che lo vedremo gareggiare fino a quando si divertirà a farlo. Penso che oggi dovremmo divertirci a guardare un campione a cui semplicemente piace correre".
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