Mentre Tomizawa muore

Misano - Avevamo appena cominciato a conoscerlo. Shoya Tomizawa era stato il primo vincitore della nuova Moto2 in Qatar. Poi il secondo posto in Spagna, il ritiro in Francia e un progressivo scalare nelle retrovie per essere citato sempre più raramente nelle nostre cronache. Non andava male comunque Shoya, era sesto nella classifica mondiale.

Ora sappiamo che quel ragazzo giapponese di soli 19 anni, con un sorriso assolutamente disarmante, domani sarà su tutti i giornali. Fra poche ore tutti scriveremo di lui, scartabelleremo tra le statistiche, lo cercheremo nei file dei fotografi che come noi ora affollano la sala stampa del Gp di Misano.
Si dirà che aveva cominciato a correre a tre anni, che aveva provato l'emozione di partecipare al motomondiale sedicenne, come wild card al Gp del Giappone. Che si era fatto le ossa nei campionati nazionali e che l'anno scorso aveva disputato il mondiale 250. Era un ragazzo e sta concludendo la sua vita su un'ambulanza che corre verso l'ospedale di Riccione dove dei medici tentano disperatamente di rianimarlo. E' in coma, ha il corpo devastato.

In questi stessi minuti noi siamo in sala stampa, guardando con lo sguardo vuoto gli schermi che inquadrano la gara della MotoGp. Tutti nel circuito, nel paddock, nei box sappiamo che il ragazzo giapponese sta morendo. Per me è francamente difficile appassionarmi ai sorpassi di Rossi su Stoner. Mi sembra che tutto sbiadisca, anche il giallo di solito così allegro della tifoseria di Valentino. La gara deve continuare, con un pragmatismo che oggi non conosce alternative. Un collega si gira verso il nostro tavolo e ci annuncia che alla tv Guido Meda riporta le dichiarazioni del dottor Costa. Shoya Tomizawa è morto. Sono le 14.20. Mancano 12 giri alle fine della MotoGP.