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Motogp

Agostini: Rossi, talento unico

il 13/10/2003 in Motogp

Non aveva ancora spento il televisore, che è arrivata la nostra telefonata. Il 15 volte campione del mondo tesse le lodi di Valentino e dice: 'Col cuore andrei alla Yamaha, ma la testa mi direbbe di stare con la Honda'

di Luigi Rivola


Agostini con la moglie Maria e i figli Vittoria e Piergiacomo nella sede del Fans Club di Valentino Rossi a Tavullia

"Quando Valentino si rimbocca le maniche, per gli altri non c'è più niente da fare". Il giudizio, drastico, che non si presta ad interpretazioni di sorta, è di Giacomo Agostini, quindici volte campione del mondo di motociclismo, il più grande - risultati alla mano - di tutti i tempi.
Si è appena concluso il GP della Malesia con l'ennesima vittoria di Rossi e della Honda nella categoria MotoGP: "Ago" non ha ancora spento il televisore, che noi siamo già lì a scocciarlo per telefono, ma se c'è qualcuno che ha voce in capitolo per commentare a caldo il quinto titolo iridato di Rossi, non c'è dubbio che si chiami Giacomo Agostini.
- Quattro o cinque Honda sempre ai primi posti in tutto l'arco del campionato sono il segno di una superiorità indiscutibile. Di queste, la migliore è stata affidata a Rossi, che ha ben gestito il suo ruolo ed ha vinto. Si può riassumere in modo così semplice e razionale il quinto titolo di Valentino?
"Realistico, ma un po' troppo semplice. LaHonda ufficiale affidata al pilota ufficiale è senz'altro la migliore fra le altre Honda al via della MotoGP, ma nonc'è dubbio che la differenza vera l'ha sempre fatta Valentino col suo talento e con la sua voglia di primeggiare. Lui ha un mezzo secondo di vantaggio su tutti nel polso destro, ed è naturale che sia finito in sella alla moto migliore. Chi li ferma?".


Agostini con due irriducibili suoi tifosi

- Che percentuale di merito attribuisci a Rossi, e alla sua Honda?
"Io sono convinto che un buon 60% dei meriti spetti ancora al pilota: in moto c'è da gestire non solo la potenza, ma anche un equilibrio molto precario, ed è qui la grande differenza con l'automobilismo".
- Se dovessi fare un bilancio della MotoGP 2003, quali sarebbero le voci positive, e quali quelle negative?
"È stato un grande campionato, e francamente non riesco a vedere aspetti negativi, a meno che non me li suggeriate voi... Se poi lo guardiamo da italiani, visto come è andato il debutto della Ducati e chi sono stati i protagonisti, penso che si possa dire che è stato un campionato fantastico".
- Come spieghi che un pilota come Gibernau, che era ormai considerato di secondo livello, abbia conteso così energicamente il titolo a un fuoriclasse come Rossi?
"Sinceramente me lo sono chiesto più volte. Normalmente non si diventa protagonisti alla fine della carriera, ma forse Gibernau non aveva mai avuto una moto realmente competitiva, oppure si è ritrovato più a suo agio sui motori a quattro tempi. Rimane il fatto che, a dispetto del suo eccellente campionato, alla fine si è dovuto arrendere: davanti il talento di Valentino, di dietro la bravura di Gibernau. Il grande talento non nasce ogni giorno e nemmeno ogni anno, ma quando c'è si vede, perché vince e stravince. A quel punto agli avversari non resta che ammetterne la superiorità, oppure attribuire le sconfitte a un'ipotetica inferiorità tecnica. Anche di me dicevano che vincevo perché la MV era superiore, ma la realtà era che la MV era stata affidata a me, e non ad altri, perché avevo convinto più di tutti i miei avversari".


Max Biaggi e Giacomo Agostini alcuni mesi fa al Quirinale, ricevuti dal Presidente della Repubblica

- A tuo parere, che cosa hanno sbagliato la Kawasaki e la Suzuki?
"Aggiungerei anche la Yamaha. Secondo me hanno sottovalutato il campionato MotoGP sotto l'aspetto tecnico: si sono accontentate di progettare e realizzare un buon motore basandosi su schemi a loro già ben noti, mentre la Honda ha progettato un vero prototipo da gran premio. Per vincere ci vogliono grandi capitali, e le Case giapponesi non hanno certamente lesinato, ma ci vogliono soprattutto le idee e gli uomini giusti e al posto giusto, e in questo la Ducati ha dato una grande lezione".
- La Ducati ha esordito in modo stupefacente. Pensi che abbia realmente delle possibilità di vincere un mondiale MotoGP, o lo strapotere della Honda glielo impedirà comunque?
"Certo, bisogna stare coi piedi per terra: purtroppo fra la Honda e la Ducati non c'è paragone, e vincere per la nostra marca sarà difficilissimo, ma può tentare perché ha già dimostrato di essere in grado di fare grandi cose anche con mezzi limitati".
- Che cosa mi dici di Capirossi?
"Sta bene dov'è. È un attaccante nato ed è l'uomo giusto per una moto che deve comunque attaccare perché è l'ultima apparsa sulla scena. Sono sicuro che la Ducati l'anno prossimo gli metterà a disposizione una moto ancor più competitiva e mi aspetto di vederlo spesso sul podio".
- ... e di Biaggi?
"La sua carriera è stata lunga e si avvia al termine, anche se lui si spreme ancora al massimo ed è ancora capace di grandi risultati. Ma a vent'anni si pensa poco e si apre il gas, mentre a trenta e oltre si pensa di più e questo può rivelarsi un limite. Con la Honda però lo vedo ancora capace di vincere, magari a patto che la critichi solo sottovoce...".
- Infine arriviamo a Rossi e al suo futuro. Ti sentiresti di dargli un consiglio?
"Difficile dare consiglio a uno come lui, visto che tutto ciò che fa lo fa bene. Col cuore gli direi di accettare le proposte della Yamaha, ma la ragione propende per la Honda. L'unico suggerimento, interessato, che posso dargli è di fermarsi prima di arrivare a quindici titoli mondiali...".
- Segui così attentamente il Motomondiale per pura passione, o anche perché speri di rientrare come team manager? "Soprattutto per passione. Ma il sogno nel cassetto è di riportare in pista la MV Agusta; lo so che è un sogno, ma nessuno quanto me sa che a volte i sogni diventano realtà".

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