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24h off-road: il racconto di un’impresa da Guinness
740,9 km in 24 ore, percorsi in sella ad una moto da fuoristrada, questo il nuovo primato che verrà inserito nel Guinness World Records: l’autore è il nostro collaboratore Valerio Boni che, a 63 anni, ha compiuto l’impresa in sella a una Fantic XEF 250 4T sfruttando le potenzialità dei lubrificanti Bardahl
La pioggia è un elemento con il quale i motociclisti sono abituati, loro malgrado, a convivere, ed è per questo che non sono stato del tutto convinto della scelta di rimandare di sei giorni il tentativo di aumentare il numero di chilometri percorsi in 24 ore in sella a una moto da fuoristrada. Ma la perturbazione che ha interrotto i lunghi mesi di siccità in Lombardia si è presentata proprio a cavallo del 5 e 6 maggio, i giorni scelti per quella che (per me) a tutti gli effetti è una lunga gita fuoriporta.
Sì, perché questa volta per cercare di entrare nel Guinness World Records non è nemmeno necessario uscire dal comune. Dopo avere cercato in mezza Italia la sede ideale, mi è stata offerta su un piatto d’argento da Mario Doneda, il sindaco di Brembate, il paese in provincia di Bergamo nel quale vivo da qualche anno.
I segreti
L’organizzazione di un record, qualunque esso sia, è un vero e proprio lavoro, poiché ci sono linee guida precise da rispettare, e il mancato rispetto di uno solo dei capitoli previsti costa inesorabilmente la mancata omologazione del primato. Nel caso dei tentativi in moto sulla distanza delle 24 ore, per esempio, è necessaria la presenza di testimoni indipendenti, che a turno devono redigere e firmare rapporti dettagliati di quanto accaduto. E confini ben definiti sono da rispettare per quanto riguarda la scelta del percorso. Innanzitutto, la prova si deve svolgere su un terreno privato, non su tratti aperti al traffico, per motivi di sicurezza. Anche se si rispettano norme del Codice e limiti di velocità – sostengono i giudici del GWR – chi cercherà di battere il record potrebbe essere spinto ad andare oltre, e questo è contrario alla filosofia del Guinness. Tuttavia, nel caso della moto da fuoristrada, bisogna tenere presente anche altri dettagli, che di fatto impediscono di utilizzare una classica pista di motocross. Il terreno deve essere pianeggiante, con un dislivello inferiore a un rapporto 1:1000, e non a caso indicano come tracciato ideale un pista di atletica o un ippodromo. Va bene tutto, ma girare in tondo con l’obiettivo di percorrere più di 613 km, magari su un tracciato di 400 metri, non rientra tra le 101 cose che un motociclista deve fare almeno una volta nella vita. La soluzione era però letteralmente sotto casa, in quella cava sempre vista da fuori come un posto inaccessibile, una porzione della quale ha inglobato una parte della vecchia pista di motocross. Negli anni Settanta, infatti, nel piccolo paese dell’Isola Bergamasca, in prossimità della confluenza dei fiumi Adda e Brembo c’era un circuito di livello nazionale, che ancora oggi molti piloti over 50 ricordano bene. La pista era stata fortemente voluta dal parroco, e aveva la fama di essere “spaccacerchi”, veramente massacrante. Oggi buona parte del tracciato è stata portata via dalle piene, ma nel bosco sono ancora ben visibili gli appoggi delle curve.
Il terreno messo a disposizione dalla Nuova Demi, l’azienda che gestisce questa e altre cave nella zona, ha le caratteristiche richieste giuste, perché è pianeggiante, con un solo dosso a rendere meno piatta l’altimetria. In più è tutt’altro che monotono, visto che i 1.861 metri metri di ogni giro (è la media dei tre rilevamenti effettuati con il GPS professionale utilizzato per le prove di Dueruote) alternano un ambiente naturale, quello che circonda un lago, avvolto dalla vegetazione, a una zona più industriale, quella tipica delle cave, fatta di montagne di ghiaia e altre strutture metalliche per la lavorazione dei materiali inerti.
Se la scelta del tracciato ha richiesto tempo, ben più semplice è stato l’orientamento verso la moto da scegliere, sapendo che avrebbe dovuto essere preferibilmente agile e leggera, senza necessariamente disporre di una potenza esplosiva. Una decisione facile perché se in altre occasioni le prove di questo genere le avevo organizzate in proprio, selezionando le migliori opzioni, questa volta la sfida mi era stata proposta da un’azienda intenzionata a sfruttare il test di durata condensato in 24 ore per mettere alla prova i loro prodotti. Bardahl ha infatti chiesto di effettuare il tentativo senza effettuare il cambio olio, che per i motori da competizione è sempre inferiore all’equivalente di una giornata intera in azione. Una scommessa possibile solo con il consenso di un costruttore di moto partner di Bardahl, nello specifico Fantic, che ha messo a disposizione due XEF 250 a quattro tempi con l’olio sintetico di punta della gamma, vale a dire l’XTC C60 10W40.
Quando tutto era ormai pronto per il via, alle 15 del 5 maggio, dalle postazioni per i cronometristi ai moduli per le dichiarazioni dei testimoni, il conto alla rovescia è stato interrotto a causa di un’allerta meteo che ha convinto a posticipare di sei giorni la partenza, anche se è noto che la pioggia è parte integrante della vita di un motociclista. Ma questa non è una gita tra amici, nemmeno una gara in cui tutti si confrontano nelle stesse condizioni, si tratta di dover percorrere almeno un metro in più di Ali Abdo Ali, l’egiziano che nel 2017 ha stabilito l’attuale record guidando in condizioni ideali, stabilendo una distanza di tutto rispetto. Quindi nulla può essere lasciato al caso, anche perché il tentativo ha anche un altro fine oltre a quelli noti: l’obiettivo è infatti quello di raccogliere 10 euro per ogni km percorso in più, da destinare all’associazione “In moto con l’Africa” che raccoglie fondi per acquistare moto-ambulanze da affidare ai medici che in Africa si occupano di pronto intervento in villaggi isolati e difficilmente raggiungibili.
Tre, due, uno, si parte. La partenza non può essere la stessa di una manche di cross o di una prova speciale di enduro, lo scopo non è quello di fare spettacolo; la precedenza va alla regolarità (non intesa come specialità antenata dell’attuale enduro), e alla volontà di evitare imprevisti. I ricambi ci sono, compresi pneumatici di scorta, ma ogni eventuale sosta per rimediare un inconveniente costa inevitabilmente tempo, che notoriamente ha un indissolubile legame con lo spazio.
Tutto quello che si può fare è cercare di rispettare delle tabelle, ambiziose ma senza eccessi, che prevedano il superamento del limite precedente e il raggiungimento di uno nuovo, distribuito su 22 ore, in modo da avere due ore da gestire per le soste dedicate ai rifornimenti ed eventualmente a un riposo più prolungato in caso di necessità. Quel che conta è cercare di girare sotto la soglia dei 3 minuti, un passo relativamente semplice da mantenere all’inizio, un po’ meno nelle ore che vanno dalla mezzanotte all’alba, che risultano sempre le più complicate. Con questa andatura il record di Ali potrebbe essere raggiunto entro l’ora di pranzo di giovedì (giocando le due ore jolly), in modo da avere a disposizione le ultime tre ore per stabilire il nuovo primato.
La tecnica è quella collaudata in prove simili, comprese le ultime due del 2021 (la 24 ore con la minimoto Polini e il viaggio di 2014 km dalla Svezia all’Italia con la MV Turismo Veloce, certificato dall’associazione IronButt), vale a dire guidare liberando la mente, senza tenere conto dei minuti, e tantomeno delle ore che scandiscono il conto alla rovescia sul display dei cronometristi posizionato sulla linea di arrivo. Bisogna guidare in libertà, curandosi di non oltrepassare la soglia prestabilita e gustarsi quel che accade intorno come se si stesse affrontando un viaggio, dimenticando di girare in tondo.
Ecco quindi che mentre tutte le persone dello staff seguono i miei passaggi, io osservo i loro comportamenti, che cambiano con il passare delle ore. Giro dopo giro sono meno tesi, si divertono, si riposano, si rifocillano coccolati dal cuoco, e a loro volta coccolano me e la moto ogni volta che mi fermo per il rifornimento. Quando arriva la notte ormai conosco a memoria il tracciato, ma inevitabilmente il buio altera le prospettive e invita la fauna a uscire, con lepri e volpi che anche questa notte sono impegnate nella loro quotidiana corsa per la vita.
Scelgo di fermarmi ogni ora, e ogni due i tecnici provvedono a effettuare il rifornimento di benzina e a lubrificare la catena. Il rispetto della tabella di marcia consente anche una pausa prolungata, oltre un’ora per la cena e per un sonnellino, per poi ritrovare l’andatura e arrivare finalmente all’alba, che riporta tutto alla normalità.
Alle 11,42 passo per la trecentoventinovesima volta sul traguardo, e il prossimo passaggio mi consentirà di passare alla seconda fase, quella dell’accumulo di km che andranno a incrementare il record. Qualcosa però non funziona: il cronometro continua la sua marcia, ma il contagiri segna ancora quota 329. E continua così, una , due, tre volte, senza mostrare la volontà di proseguire la sua marcia. Non è possibile, sembra di vivere un incubo…
E si tratta esattamente di quello che ho sognato qualche giorno prima della partenza. Nella realtà l’inizio è andato come l’ho immaginato, mentre le cose sono andate così, come recita il comunicato stampa diffuso da Bardhal (di cui pubblichiamo una parte) mentre io stavo per andare a farmi una meritata doccia…
“L’impegnativa maratona fuoristradistica in solitaria, organizzata da Bardahl Italia con la collaborazione di Fantic Motor e di Dueruote come media partner, si è conclusa alle 15.00 di giovedì 12 maggio.
Il precedente limite di 613,59 km, conquistato dall’egiziano Ali Abdo Ali il 29 e il 30 giugno 2017 con una Honda 250, è crollato alle 8,48 del mattino, quando la Fantic XEF 250 guidata da Boni ha ultimato il 330mo giro e ha iniziato ad accumulare chilometri che sono andati a incrementare il record, portandolo ad un totale di 398 giri e 740,9 km. Un esito stupefacente, pianificato con una tabella di marcia dettagliata e ottenuto con determinazione, puntando tutto sulla regolarità di marcia seppure a ritmi elevati.
Il traguardo finale ha visto quindi Valerio Boni conquistare il primato, con un ospite d’eccezione, il “dakariano” Franco Picco, pilota ufficiale del Fantic Factory Rally Team, che ha voluto essere presente per le fasi finali dell’evento, affiancando Boni negli ultimi giri della sua performances, in sella ad una Caballero 500 Rally.
Per 24 ore la cava Nuova Demi di Brembate, ubicata nella zona della confluenza del fiume Brembo nell’Adda ai confini meridionali di quella che è definita l’Isola Bergamasca, è stata trasformata nel quartier generale dell’evento che aveva come obiettivo quello di spostare verso l’alto l’asticella nella categoria “Greatest distance on a motocross bike in 24 hours (individual)”.
Nel rispetto delle rigide linee guida del Guinness World Records, il tentativo non si è svolto su una classica pista di motocross, ma su un tracciato disegnato espressamente per questo evento. Un circuito lungo 1.861 metri ricavato in parte attorno a un laghetto artificiale, con una sezione che lambiva l’area di accumulo e lavorazione di sabbia e ghiaia della cava. Una pista pianeggiante, ma assolutamente non banale, tecnicamente valida e in un’ambientazione naturale, con caratteristiche molto simili alle gare di enduro.
Ad accompagnare Valerio Boni in questa sfida è stata Bardahl Italia, che ha deciso di legare nome e immagine a questo tentativo di record, mettendo a disposizione l’esperienza e la tecnologia dei suoi lubrificanti, fluidi ed additivi di qualità superiore, da sempre sinonimo di eccellenza e performances. Per Bardahl Italia, già fornitore unico in primo equipaggiamento per tutta la produzione Fantic Motor, così come per la casa motociclistica italiana, è stata anche l’occasione per un test finalizzato alla durata e all’efficacia, anche in un uso prolungato come l’arco delle 24 ore no-stop.
La prova ha visto solo rapidi interventi di manutenzione, che hanno interessato la lubrificazione della catena di trasmissione e del filtro dell’aria con i prodotti Bardahl Foamy Chain Lube e Bardahl Air Filter, oltre al montaggio di un faro supplementare per la guida durante le ore notturne.
Il nuovo record è stato certificato dal cronometraggio ufficiale della F.I.C. dalle riprese video mai interrotte di due webcam e dalle dichiarazioni dei testimoni indipendenti che si sono alternati in turni di quattro ore. Per potersi fregiare del titolo di “Officially Amazing GWR” Valerio Boni dovrà attendere l’omologazione formale dalla sede londinese del Guinness World Record, che prevede la verifica di tutto il materiale video e la documentazione richiesta. Qualche settimana di pazienza e il nuovo record mondiale avrà anche l’iscrizione ufficiale”.
Dalla partenza all'arrivo in questa gallery tutti i momenti della 24 ore in fuoristrada