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Pikyrent e lo Scooter sharing: lo scenario italiano

Redazione
dalla Redazione il 29/05/2024 in Urban Mobility
Pikyrent e lo Scooter sharing: lo scenario italiano
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L'analisi di Pikyrent rivela un mercato in crescita per lo scooter sharing a poco più di un anno dal lancio del servizio

Lo scooter sharing avrà un ruolo sempre più decisivo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del 2030; questo è quanto dimostra la forte crescita dei noleggi di scooter elettrici in tutta Europa, dove la Spagna è il primo paese (e il secondo al mondo). In Italia, gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility (2022) parlano di una crescita del 42% dei noleggi, arrivati a 4,4 milioni, e del 39% dei chilometri percorsi, ben 20 milioni. Si stima che il mercato della sharing mobility entro il 2027 arriverà a valere, a livello mondiale, circa 73 milioni raggiungendo quasi 500mila utenti. Il target di questo servizio è giovane (20-30 anni) e prevalentemente di sesso maschile, con un elevato livello di istruzione, nonché particolarmente attento alla sorte del pianeta, preferendo quindi per gli spostamenti in città uno scooter elettrico in condivisione.

Questi sono i dati che scaturiscono dall’analisi di Pikyrent, una startup che dal novembre 2022 offre a Bari il servizio free floating con 50 quadricicli leggeri e 100 scooter, tutti elettrici. Dal lancio del servizio i noleggi sono cresciuti gradualmente; la durata media dei noleggi è di 15-20 minuti per 4-5 km di percorrenza.

“A distanza di poco più di un anno dal lancio del nostro servizio di scooter sharing siamo orgogliosi dei risultati ottenuti e siamo pronti a esportare il nostro modello di business per far sì che la mobilità green condivisa non sia appannaggio solo delle grandi metropoli. Pikyrent è infatti oltre che operatore di sharing mobility anche fornitore in SaaS della piattaforma white label B2-Ride sviluppata in house per consentire la gestione completa della mobilità condivisa” ha dichiarato Antonella Comes, CEO di Pikyrent.
 

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Pikyrent e lo Scooter sharing: lo scenario italiano

I punti forti dei mezzi Pikyrent sono la convenienza del servizio pay-per-use, la facile reperibilità dei mezzi e l’ accesso libero nei centri storici delle città e nelle a zone a traffico limitato; gli scooter vengono usati per differenti attività, dal pendolarismo allo shopping, con un picco dopo le 18:00 quando sono il mezzo ideale per tornare a casa in alternativa al mezzo di proprietà, ai taxi o al TPL, anche la sera dopo un’uscita di piacere. Un dato interessante è che più dell’84% degli utenti si aspetta di trovare un mezzo a meno di 500 metri e il 50% a meno di 200 metri, facendo della capillarità del servizio uno dei punti cardine per il successo della sharing mobility. Pikyrent ha infine individuato gli ulteriori aspetti su cui gli operatori di scooter sharing si dovrebbero concentrare per veder crescere ulteriormente i propri servizi, contribuire concretamente alla riduzione della CO2 e avvicinarsi sempre più alle esigenze degli utenti.

Prima di tutto è necessario investire sull’innovazione tecnologica per realizzare veicoli con caratteristiche native per svolgere questo tipo di servizio, ovvero robustezza, sensoristica, box IOT a bordo sempre più sofisticate, sistemi di allarmistica integrata, sistemi GPS evoluti per localizzazioni precise e puntali, reti di trasmissione 5G sempre raggiungibili. Da non dimenticare poi gli investimenti lato software, lì dove ad esempio l’IA può aiutare a sviluppare algoritmi che siano in grado di determinare la manutenzione predittiva dei veicoli, creare sistemi di rebalancing efficaci che tengano conto di eventi straordinari o semplicemente del meteo o gestire le batterie e la loro vita grazie a sistemi in grado di tarare in modo efficace quando ricaricarle, ottimizzando tempi e metodi per allungarne la vita.

Un secondo aspetto piuttosto importante è nell’integrazione dei vari servizi di mobilità condivisa sulle piattaforme degli operatori MaaS (Mobility as a Service) pubblici e privati, dato che gli utenti hanno sempre più l’obiettivo di spostarsi in modo facile, veloce ed economico tramite tutti gli operatori del trasporto, senza distinzione. Incentivando questo sistema in ogni città, non solo nelle metropoli più grandi, si disincentiva l’utilizzo dell’auto di proprietà e si assicura una risposta alternativa al problema del traffico e dell’inquinamento dei centri urbani.

Sarebbe poi d’auspicio creare una regolamentazione unificata a livello nazionale e politiche di incentivazione sull’uso della mobilità condivisa; le normative locali possono infatti variare notevolmente da una città all'altra e i bandi emessi dalle amministrazioni comunali non riescono ad essere accolti dagli operatori perché i requisiti richiesti per partecipare sono tanti e spesso difficilissimi da soddisfare. I provvedimenti di incentivo all’utilizzo possono contribuire a trovare un equilibrio fra inclusione sociale delle aree periferiche, salvaguardia del decoro pubblico, tariffe calmierate e la sostenibilità economica delle realtà che offrono servizi innovativi per la mobilità.

Il settore assicurativo potrebbe infine cogliere le opportunità che il mercato della mobilità condivisa offre, rinnovando però le logiche che sottostanno agli attuali modelli assicurativi. Penalizzare infatti un veicolo che è registrato come “veicolo senza conducente”, va in contrasto alla rapida evoluzione che sta avendo il mondo della mobilità; non è quindi più possibile rimanere ancorati a modelli ormai obsoleti, dove il cliente tipo delle compagnie assicuratrici era soprattutto il proprietario del veicolo privato. Una formula ideale potrebbe essere rappresentata da polizze integrative smart sottoscrivibili con un click, in formula pay-per-use e integrabili tramite API sulle piattaforme degli operatori dei servizi di mobilità.  

“Siamo consapevoli delle tante difficoltà del settore in cui operiamo, ma crediamo che la più grande sia nel cambio di mindset necessario da parte di tutti gli attori coinvolti e che invece ancora stenta a imporsi. Soddisfare i bisogni di spostamento dei cittadini, che cambiano continuamente a seconda delle necessità e dei molteplici parametri coinvolti – orari, ultimo o primo miglio, meteo, occasione d’uso, percorso, urgenza, etc,. – sarebbe il primo vero obiettivo da porsi. Invece l’utilizzo del, monopattino, della bici, dello scooter o dell’auto in condivisione deve ancora fare i conti con il retaggio del possesso del veicolo di proprietà, ma siamo fiduciosi perché crediamo che la causa ambientale sia una sfida importante oltre che necessaria, e vada portata avanti grazie al contributo di tutti: imprese, cittadini e amministrazioni pubbliche.” conclude Comes.
 

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