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Urban Mobility

L'Italia ama la bici: nel 2022 venduti 1.772.000 pezzi

Marco Gentili
di Marco Gentili il 24/03/2023 in Urban Mobility
L'Italia ama la bici: nel 2022 venduti 1.772.000 pezzi
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I dati di mercato confermano il calo delle due ruote a pedalata muscolare e il boom delle e-bike. Magri (Ancma): "Se il governo mette targa e assicurazione fa un autogol clamoroso"

Un “rallentamento fisiologico”, l’altra faccia della medaglia degli incentivi, quella che non porta effetti e benefici strutturali. Ma anche il “complesso cambiamento di paradigma globale”, che non ha risparmiato il settore ciclo: problemi di approvvigionamento, aumento dei costi, mancanza di prodotto e incertezze legate al contesto geopolitico. Confindustria ANCMA (Associazione Ciclo Motociclo Accessori) spiega così l’andamento del mercato bici 2022, che segna un -10% sull’anno precedente.

Le stime delle vendite, presentate stamane a Milano dall’associazione, descrivono tuttavia un’Italia che sceglie la bici e sale ancora in sella dopo due anni di boom. Sono infatti oltre 1,7 milioni (1.772.000) le biciclette vendute nel 2022, con le eBike che, grazie a 337.000 pezzi, volano a +14% (+72% dal 2019) e le bici muscolari che registrano 1.435.000 acquisti, fermandosi a -15%. A crescere è invece il volume d’affari generato dai negozi specializzati - dove si concludono oltre il 68% degli acquisti - dalla grande distribuzione e dalle vendite online, che insieme raggiungono il valore di 3,2 miliardi di euro, pari a un + 18% sul 2021 (+52% rispetto al 2019). L’analisi della tipologia di bici vendute conferma il successo di alcune delle ultime tendenze. Nel perimetro della pedalata assistita il 52% di biciclette sono infatti e-city, il 43% e-mtb, il 4% e-corsa/gravel, mentre le e-cargo salgono all’1%. Le eBike rappresentano già il 19% del totale un mercato bici complessivo, dove il 29% è composto da mountain bike, il 26% sono invece city-trekking, il 15% quelle da ragazzo, l’8% corsa-gravel e il 2% quelle pieghevoli.

 

LA BILANCIA COMMERCIALE 

Anche gli indicatori industriali del comparto seguono l’andamento del mercato: segno più per la produzione di eBike, che sale del 10% rispetto all’anno precedente a seguito dell’aumento della domanda interna mentre, con 2.385.000 pezzi, scende del 18% la produzione nazionale di biciclette muscolari. Numeri che confermano tuttavia il primato dell’industria italiana del ciclo nel panorama europeo.

È, infine, sulla lettura della bilancia commerciale del settore, ovvero il conto che registra le esportazioni e le importazioni, che pesano maggiormente gli effetti di fattori quali la difficoltà nella catena di approvvigionamento e l’aumento del costo delle materie prime.  Sebbene si registri una naturale diminuzione del 20% di export di bici muscolari e del 14% di import, il 2022 è infatti contraddistinto da un aumento generale dei valori di queste voci, soprattutto per quanto riguarda le importazioni di parti bici che salgono del 50% circa. 

 

ROMAN: "TORNIAMO A PRODURRE IN ITALIA"

Il tema del costo delle componenti importate (con i telai quasi raddoppiati dal 2021 al '22) e delle parti elettroniche di provenienza orientale fanno drizzare le antenne all'associazione. Il cui vicepresidente Mariano Roman avverte come "anche se i dati sono in calo su base annua, vediamo come il settore stia andando alla grande,. Le previsioni per il 2030 parlano di un giro di affari attorno ai 10 miliardi annui. E aumenta il valore medio delle e-bike acquistate. Insomma, siamo seduti su una miniera d'oro, ma dobbiamo saper governare questo successo. Per questo è necessario riportare la produzione in Italia e in Europa di componenti, proprio per l’importanza economica e strategica del settore ciclo e la sua potenziale crescita". E tornare a investire in conoscenza: "Servono investimenti per sviluppare nel nostro Paese competenze ingegneristiche, elettroniche e meccatroniche, in modo da poter creare in casa batterie e parti fondamentali alla realizzazione di bici e soprattutto e-bike", gli fa eco Gary Fabris, responsabile Ancma per il gruppo bici.

 

MAGRI: "NIENTE TARGA E ASSICURAZIONE PER LE E-BIKE, SAREBBE UN AUTOGOL"

Ma a dominare la discussione è ancora una volta la componente politica. In Ancma non sono rimasti insensibili alle proposte di una parte della maggioranza di governo, che ha proposto una regolamentazione stringente sulle e-bike, con l'introduzione di targa, assicurazione e casco obbligatorio. "Sarebbe un autogol di dimensioni colossali per il governo, che rischia di affossare un settore dinamico e in espansione della nostra economia. Piuttosto, si pensi di abbassare l'Iva sulla vendita delle bici, come ha consigliato l'unione europea agli stati membri", chiosa il presidente Paolo Magri.

In Portogallo ciò è già stato fatto: qui il governo ha recepito l'indicazione del consiglio dei ministri dell'economia e delle finanze, portandola dal 23 al 6%. Senza pensare alla Germania, paradiso europeo di bici e soprattutto di e-bike (qui il rapporto di vendita tra le due tipologie di mezzi è 1 a 1): qui la bicicletta elettrica è stata individuata dal governo come lo strumento principe della mobilità del futuro. Insomma, in Italia c'è ancora molta strada da fare. A partire da infrastrutture e cultura ciclistica.

 

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