Prove della redazione
BMW F 900 R, Kawasaki Z900 e Yamaha MT-09 SP: la sfida delle naked 900!
Una volta le 900 naked erano le maxi più performanti e ambite. Oggi sono "solo" delle medie superiori, che però rappresentano in compenso alcune fra le proposte più versatili e interessanti del mercato. Mettiamo a confronto i MY2020 di BMW, Kawasaki e Yamaha
Nella quindicesima puntata, insieme a Stefano Gaeta, la BMW F 900 R sfida due mostri sacri del segmento naked come la Kawasaki Z 900 e la Yamaha MT-09 SP
Forza ragazzi, niente scuse! Qualsiasi sia il vostro frazionamento preferito, qui trovate quel che fa per voi: due, tre o quattro cilindri, in questa nostra comparativa ci sono tre tra le più significative rappresentanti di quella che è oggi la categoria delle naked di media cilindrata. Anche se parlare di “media cilindrata” di fronte a moto di quasi 1.000 cc fa un po’ sorridere.
In una giornata fredda benché primaverile abbiamo portato sul nostro tracciato di Vairano la nuova BMW F 900 R, l’aggiornata Kawasaki Z900 e la Yamaha MT-09 in versione SP. Tre declinazioni dello stesso filone, che differiscono soprattutto per effetto della configurazione del loro motore; ma non solo questo, tanto è vero che a fine test ci è apparso evidente come queste naked si rivolgano a diverse tipologie di clienti.
Il loro appeal discende infatti non solo dal look, dalla scuola tecnica e dalle peculiarità del motore, ma anche da caratteristiche di resa dinamica profondamente differenti. Il che fa sì che vengano scelte per esigenze diverse, pur rimanendo tutte in una forchetta di acquisto attorno ai 10.000 euro, superati solo dalla Yamaha MT in virtù del più raffinato allestimento SP di questo test.
BMW F 900 R: completissima
La vera novità del lotto è la BMW. La F 900 R è l’erede della F 800 R, nuda che aveva riscosso un buon successo grazie al suo equilibrio e alla classica versatilità bavarese, fatta anche di uno scarso impegno richiesto al pilota nell’uso di tutti i giorni. Il bicilindrico della F900 cresce di cilindrata, e di pari passo aumenta la potenza che ora si assesta a 105 CV a 8.500 giri/min, con 92 Nm di coppia. La roadster tedesca mostra ora un lato più dinamico e accattivante, grazie anche a una posizione in sella dall’impronta più sportiva – senza eccessi naturalmente – e a sospensioni più sostenute per valorizzarla nella guida d’attacco.
La freschezza del suo progetto emerge nella dotazione elettronica: in buona parte a pagamento, è vero; ma è la sola a poter offrire ABS e traction control di tipo cornering, sospensioni elettroniche (al retrotreno), quickshifter bidirezionale e altre finezze come l’hill start o le luci cornering. E BMW è anche la più attenta all’ergonomia, con addirittura 6 possibilità per l’altezza della seduta. Di ergonomia non appare “alta e dritta” come la MT-09, ma appena saliti ci sentiamo comunque piuttosto “sopra” la moto, con una sella dall’imbottitura abbastanza rigida. Il busto è proteso in avanti e le pedane sono alla giusta altezza. All’avviamento il motore non annuncia un gran sangue nelle vene, anche a causa del rumore di scarico decisamente sommesso che fuoriesce dal compatto scarico. Prima dentro e partiamo per il long run.
Rosso di sostanza
Fin dai primi passaggi apprezziamo l’equilibrio generale della F 900 R, che si lascia condurre con estrema facilità. L’erogazione della potenza è lineare, al punto che per trovare un interessante cambio di carattere bisogna insistere con il gas. Fino ai 3.500 giri indicati manca un po’ di grinta, ma poi non disdegna di allungare fin nei pressi del limitatore, che conviene peraltro anticipare per continuare a guadagnare velocità senza esitazioni. Efficace il quickshifter, non fulmineo come quello della Yamaha ma in compenso bidirezionale. La frenata è perfetta, con la corretta potenza e una dosabilità da riferimento per la categoria, e le sospensioni dal settaggio sportivo e sostenuto invitano a una guida allegra, restituendo un bel feeling e un rigore direzionale a prova di critica.
Bella da condurre tra le curve, la F 900 R diverte senza impegnare né fisicamente né mentalmente il suo pilota. Permette di entrare in curva con i freni in mano, scende in piega docile e puntuale e, se è inserito il rapporto corretto, esce velocemente dalla svolta. La versione a nostra disposizione era dotata del pacchetto “Riding Modes Pro” che ci ha dato la possibilità di divertirci a modificare alcune risposte gestite dall’elettronica seguendo tutte le modifiche sul bel pannello TFT a colori da 6,5 pollici.
Kawasaki Z 900: rinnovata
Interessanti novità anche per quella che è una vera e propria icona della categoria, la verde Z900 (in realtà... nera con sangue verde in questa incarnazione). Per sostenere il loro cavallo di razza – in assoluto la naked più venduta in Europa – Kawasaki ha optato per un interessante face lift, cedendo poi al fascino dell’elettronica con l’introduzione di un raffinato pacchetto che prevede finalmente le mappe motore e il controllo di trazione, ottenuti con un sistema ride-by-wire “ibrido” che prevede seconde valvole a farfalla controllate dalla centralina, che affiancano le valvole principali, comandate dalla manopola. Non più solo da “macho” quindi il quattro in linea giapponese, che con i suoi 125 CV a 9.500 giri per 98,6 Nm di coppia si presenta comunque come il più performante del trio.
La Kawasaki Z900 si pone a metà tra BMW e Yamaha. Il suo equilibrio generale e la sua versatilità sono senza dubbio le carte vincenti nel mazzo di Akashi, quelle che ne hanno decretato il successo negli anni. Anche per il modello 2020 bastano poche centinaia di metri per accorgersi che quello che c’era di positivo o è rimasto o è stato migliorato. La posizione in sella è la più “inserita” delle tre e se vogliamo la più classica, che ci permette di farci sentire subito a casa. Sotto ai nostri occhi brilla la nuova strumentazione a colori TFT tramite la quale si possono regolare le mappe motore e il livello di intervento del controllo di trazione (non cornering), in grado di migliorare la resa su strada aumentando al contempo il livello di sicurezza.
Poderoso ma amabile
La Z900 ama la guida sportiva: nonostante siano tarate un po’ più morbide rispetto alle altre due, è in questo frangente che le sospensioni danno il meglio di sé; in particolare la forcella, scorrevole senza andare a discapito del proverbiale avantreno delle sportive Kawasaki: stabile, comunicativo ed estremamente preciso. Quanto al suo quattro cilindri in linea, l’erogazione è quanto di più morbido e lineare ci si possa aspettare. Snoccioliamo una marcia dopo l’altra acquistando rapidamente velocità e godendo della bella coppia e di una spinta che rasenta la perfezione di un motore elettrico; grave pecca in questo quadro la mancanza del quickshifter, non disponibile nemmeno come optional.
Anche nei cambi di direzione, nonostante sia la più pesante del lotto con i suoi 212 kg dichiarati contro i 210 della BMW e i 193 della Yamaha, la Z900 risponde lesta ai comandi senza alcuna sensazione di inerzia, e si lascia condurre tra le curve con scarso impegno da parte del pilota. Se però insistiamo con il gas e stimoliamo tutti i 125 CV disponibili, la Z sfodera un carattere aggressivo davvero esaltante. Il limitatore posto a 10.500 giri/min arriva in un baleno, accompagnato dall’urlo tipico dei quattro in linea. E quando si aziona la leva destra si trova una frenata all’altezza, nonostante l’assenza delle ormai irrinunciabili pinze ad attacco radiale. Va forte la Z900 al bisogno, come ama lasciarsi condurre senza fretta da brava ed efficace moto per tutti i giorni.
Yamaha MT-09: evergreen
La veterana del gruppo è la Yamaha. La MT-09 è la moto che ha portato al debutto l’ormai celebre tre cilindri “crossplane” con 115 CV a 10.000 giri/min e 87,5 Nm di coppia. Dotato di quickshifter a salire e frizione antisaltellamento e assistita, è incastonato in un telaio dalle quote ciclistiche piuttosto radicali, e avvolto sulla SP in un vestito dall’accattivante livrea, che segnala la presenza di un comparto sospensioni di gran pregio: forcella KYB pluriregolabile da 43 mm e coreografico monoammortizzatore Öhlins con tanto di serbatoio e pomello di regolazione separati. Un’abbinata che fa tanto “pezzo speciale”, aspetto che ci piace molto.
La Yamaha MT-09 SP è frizzante: la risposta del motore è sempre istantanea, anche utilizzando tra le tre disponibili la mappa motore che prevede una risposta del comando del gas più filtrata. Il tre cilindri CP3 spinge senza sussulti fin da basso numero di giri e non disdegna minimamente di arrampicarsi fino alla parte alta del contagiri, con una coppia goduriosa perfettamente spalmata lungo tutto l’arco di erogazione e condita dal latrato gutturale tipico dei tre cilindri.
Frizzanti bollicine
Tutto in sella alla MT-09 avviene in maniera piuttosto diretta e decisamente veloce. Le reazioni della ciclistica sono sempre fulminee, anche se più controllate rispetto alla versione standard (che naviga al limite del nervosismo) grazie a sospensioni di alto livello, che regalano alla media Yamaha una guidabilità di riferimento. La trazione, peraltro sorvegliata dal TC non cornering, è ottima e le sequenze di curve vengono digerite senza alcun problema, bastano una semplice pressione sul manubrio e uno sguardo al punto di corda per trovarsi con il pneumatico anteriore esattamente dove volevamo.
Gas in mano in uscita, con la ruota che tende sempre a puntare il cielo e frenata potente, dal primo attacco abbastanza repentino che richiede di farci un po’ la mano. Una vera fun bike che invita alla guida da teppista, pur rimanendo molto fruibile se guidata in maniera spensierata, quando può offrire una posizione in sella discretamente comoda e poche vibrazioni a regime costante. La impostazione da motard si paga però in termini di esposizione all’aria, che risulta la maggiore del lotto a causa del manubrio largo e del busto molto eretto.
Nella undicesima puntata Roberto Ungaro ci racconta la Yamaha Tracer 900 GT e la MT-09 SP, due successi a tre cilindri della Casa giapponese
A ciascuno la sua
Non ci piace essere ecumenici, ma stavolta il gradimento complessivo delle tre moto in prova è risultato davvero equivalente. Del resto ormai le Case hanno ben chiari gusti e aspettative dei clienti, e non stupisce che pur partendo da piattaforme motoristiche e ciclistiche piuttosto diverse (basta mettere a confronto le schede tecniche) siano arrivate a risultati così vicini nel rendimento globale; e per di più a un prezzo comparabile. Cambia però il modo in cui queste prestazioni sono messe su strada. Se avete un’indole sportiva, Yamaha fa per voi: è la più aggressiva sia nell’ergonomia che nell’erogazione, e questa versione SP porta in dote un pacchetto sospensioni che nella guida spinta fa la differenza. Kawasaki conquista per il suo motore: sarà anche vecchiotto, pesante e non troppo fornito in termini di elettronica, ma ad Akashi i quattro in linea li sanno fare, e dalla tonalità all’erogazione, non gli manca nulla; in più è inserito nella ciclistica più “morbida” del lotto. E pur essendo la meno dotata in fatto di motore, anche BMW ha molto da dire: azzeccata nel look e modernissima nelle dotazioni, è bella da guidare e capace di trasformarsi da sportiva mangiacurve a tourer attingendo dall'infinito catalogo degli optional.
Una sbarazzina tre cilindri tutta pepe, pronta ad ingarellarsi su qualche passo di montagna; una “classica” quattro cilindri alla giapponese dalla doppia personalità, aperta al time attack come al commuting quotidiano; una giovane tedesca algida e raffinata, che strizza l’occhio ai viaggi ma è anche pronta a sfoderare le unghie al bisogno. Forza ragazzi, a voi la scelta... con un’unica avvertenza: se volete la Yamaha vi servirà la patente A, perché è l’unica senza versione da 35 kW.
Dati Tecnici
BMW F 900 R |
Kawasaki Z 900 |
Yamaha MT-09 SP ABS |
|
---|---|---|---|
Motore |
2 cilindri in linea trasversale | 4 cilindri in linea trasversale | 3 cilindri in linea trasversale |
Raffreddamento |
Liquido | Liquido | Liquido |
Alesaggio corsa |
86x77 | 73,4x56 | 78x59,1 |
Cilindrata (cc) |
895 | 948 | 847 |
Rapporto di compressione |
13,1:1 | 11,8:1 | 11,5:1 |
Distribuzione |
2 assi a camme in testa | 2 assi a camme in testa | 2 assi a camme in testa |
Alimentazione |
Iniezione | Iniezione | Iniezione |
Serbatoio (litri/riserva) |
13 l | 17 l | 14 l |
Frizione |
Antisaltellamento olio | In bagno d'olio | In bagno d'olio |
Telaio |
Doppio trave | Doppio trave | Doppio trave |
Materiale |
Alluminio | Acciaio | Alluminio |
Sospensione ant/regolazioni |
Forcella rovesciata | Forcella rovesciata | Forcella telescopica |
Sospensione post/regolazioni |
Forcellone | Forcellone | Forcellone |
Escursione ruota ant/post |
13,5/14,2 mm | 12/14 mm | 13,7/13 mm |
Pneumatico ant/post |
120/70-17";180/55-17" | 120/70-17";180/55-17" | 120/70-17";180/55-17" |
Freno anteriore |
Doppio disco con ABS da 320 mm | Doppio disco con ABS da 300 mm | Doppio disco con ABS da 298 mm |
Freno posteriore |
Disco con ABS da 265 mm | Disco con ABS da 250 mm | Disco con ABS da 245 mm |
Lunghezza |
2.140 mm | 2.065 mm | 2.075 mm |
Altezza sella |
815 mm | 795 mm | 820 mm |
Interasse |
1.518 mm | 1.450 mm | 1.440 mm |
Peso a secco |
195 kg | 188 kg | 174 kg |
Potenza max/giri |
77 kW (104,7 CV) a 8500 giri | 92,2 kW (125,4 CV) a 9500 giri | 84,6 kW (115 CV) a 10000 giri |
Coppia max/giri |
92 Nm (9,4 kgm) a 6500 giri | 98,6 Nm (10,1 kgm) a 7700 giri | 87,5 Nm (8,9 kgm) a 8500 giri |
Pagelle
La BMW F 900 R ci ha piacevolmente sorpreso per la sua guida immediata e neutrale, che si fa gustare anche nel guidato dove si possono tenere medie elevate senza impegno psicofisico. Ma ancor prima che per la guida, la F 900 R ci aveva sorpreso per il prezzo. Per essere una BMW questa naked è davvero competitiva e già di serie ha dotazioni a livello delle avversarie, anche se per avere il massimo in termini di elettronica e qualche plus come le manopole riscaldate bisogna mettere mano al portafogli: tra pacchetti e optional, ad esempio, l’esemplare del nostro test arriva a 12.330 euro chiavi in mano.
In un mondo dominato dalle bicilindriche e tricilindriche, la Kawasaki Z900 è quella che tiene più alto nel mercato il vessillo del quattro cilindri, e si capisce perché: comoda e facile da usare, ha la sua carta vincente proprio nel motore. Pastoso ai bassi ed esaltante agli alti, vibra pochissimo e si fa apprezzare in tutti i frangenti di guida. Grazie anche agli aggiornamenti arrivati sul MY20 e che l’hanno rimessa in pari sul fronte elettronico, la Z900 non ha veri difetti se non appunto un funzionamento dei controlli meno preciso rispetto alle concorrenti, forse anche per il fatto che sono ottenuti con un ride-by-wire “parziale” che li rende un po' più invasivi.
Anche dopo ormai parecchi anni dal suo arrivo, la Yamaha MT-09 continua a sorprendere e a strappare sorrisi quando ci sali, ancor più in questa versione SP dalle sospensioni più raffinate. È come un grosso felino che vuole una cosa sola: divertirsi, e te dice subito con la voce e con il corpo. Questa irresistibile voglia di giocare è stata alla base del suo successo, ma può diventare un limite quando si cerca relax, perché né la posizione in sella, né la erogazione del motore né la taratura delle (peraltro ottime) sospensioni sono pensate per la vita tranquilla. Niente di drammatico, intendiamoci; ma le altre due sanno essere più morbide.
Pregi e difetti
BMW F 900 R |
Kawasaki Z 900 Performance |
Yamaha MT-09 SP ABS |
|
---|---|---|---|
PREGI |
Equilibrio generale, facilità di guida | Erogazione motore, comfort | Guida, sospensioni |
DIFETTI |
Personalità motore | Setting elettronica un po’ invasivo | Comfort |
Listino
BMW
F 900 R
Kawasaki
Z 900
Yamaha
MT-09 SP ABS
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