Benelli Leoncino Trail: una notte da leoni

Più di 1.200 moto vendute nei primi mesi del 2018. Il successo della Benelli Leoncino si tocca con mano. Ora arriva a darle manforte questa versione Trail, che gioca a fare la scrambler grazie ai cerchi a raggi, alla ruota anteriore più grande (da 19”, contro i 17” della Leoncino standard) e ai pneumatici leggermente tassellati.

Componenti che esaltano la linea classica, senza tempo, di questa moto. A livello dinamico le differenze con la standard sono poche, di fatto questo modello è solo lievemente più lento nella discesa in piega. Ma rimane piacevolissimo per la sua guida rotonda, intuitiva e davvero efficace.

La Leoncino ha un solo vero difetto, che vi dico subito: ha poco sterzo, il che limita la praticità negli spostamenti, almeno se siete quotidianamente chiamati a combattere il traffico cittadino. Il resto, motore, ciclistica ed estetica, non lasciano il fianco a critiche che non siano sterili. Già, perché potreste anche desiderare di più dei 48 cavalli che il bicilindrico, gentilmente, è in grado di elargire. E potreste altresì volere una taratura della forcella più sostenuta ma, nel complesso, una volta a bordo di questa (come vogliamo chiamarla, classic? Naked? Scrambler?), vi troverete d’accordo con ogni scelta progettuale. Innanzitutto: P la posizione di guida è gagliarda; manubrio largo, vicino il giusto e comandi facili da raggiungere e reattivi. Sentirete subito la moto in mano, pronta ad obbedire ai vostri ordini.
L’imbottitura della sella è morbida ma non flaccida e aiuta il lavoro del mono: smorza le asperità senza creare indolenzimenti al fondoschiena. Anche le pedane sono ben posizionate e non richiedono contorsionismi.

Nessuna paura

Vi accorgerete presto che la Leoncino Trail è una moto vera, e che appare più grande di quanto non racconti la scheda tecnica e quei “pochi” 499 cc del propulsore. In sella non sembra affatto di cavalcare una mezzo litro: forcella e ponte di comando paiono quelli di una naked di dimensioni medio grandi; il serbatoio è affusolato, ma non striminzito, e tutto è conformato per rendere piacevole lo scorrere del tempo a bordo. Anche la voce è affascinante: il bicilindrico parallelo ha un tono gutturale pieno, non invasivo ma incisivo, anche al minimo.

Partiamo? La frizione stacca bene mentre il cambio esige ordini schietti; non perché sia duro o impreciso ma perché ha una corsa lunghina, occorre muovere tanto la caviglia per sentire il tac dell’innesto. Si può accelerare senza paura, con la Leoncino. La spinta è buona, più corposa rispetto ad altre 500 in circolazione. Nonostante la cubatura ridotta, la progressione è ottima e non ci sono flessioni: il bicilindrico si distende senza entrare in affanno fino a lambire gli 8.500 giri. Il suo frullare non intorpidisce mani e piedi perché la frequenza delle vibrazioni non è fastidiosa e l’isolamento è buono, sia al manubrio che alle pedane. Insomma, questo 500 “basta e avanza”, come si dice. Anche nell’uso autostradale rimane una ottima riserva di brillantezza per affrontare lunghe salite o per effettuare sorpassi. A 130 km/h lui non si stanca... forse vi stancherete voi, per l’assenza di un riparo dall’aria. Anche la ciclistica convince: nelle frenate più decise gli affondamenti della forcella sono importanti, ma in fase di percorrenza di curva e in velocità, la stabilità è buona e il beccheggio minimo. Sul precarico del mono si può intervenire comodamente (e anche sull’idraulica, persino della forcella), grazie al comando remoto, ma la taratura standard è in grado di accontentare chi viaggia in solitaria. E non pensiate che il passeggero sia trattato male: la porzione di sella posteriore è ampia e morbida, le maniglie si raggiungono facilmente e offrono un saldo appiglio e le pedane non sono troppo vicine al piano di seduta. Bene anche la frenata: ad un’ottima risposta alla leva si accompagna un ABS non invasivo, nemmeno al posteriore, dove la pinza morde voracemente.

Dove mi metti sto

Per chi e per cosa? La Leoncino risponde democratica a queste domande. Per tutti, neopatentati e motociclisti di ritorno, e (quasi) per tutto, senza dimenticare qualche leggero tratto di strada bianca. Le dimensioni contenute la rendono una valida alternativa allo scooter per la mobilità quotidiana (ma attenti allo sterzo!) e quando è il momento di divertirsi, non si tira mai indietro. Per poco più di 6.000 euro, è un ottimo affare. Ed è anche costruita bene: le plastiche sono ben accoppiate, la viteria è di buona qualità e la verniciatura spessa e resistente. Insomma, è una bella moto. Davvero.