Un track day a Misano Adriatico con l’ammaliante KTM 1290 Super Duke R EVO, la versione più raffinata – ma non per questo addomesticata – della naked più muscolare di Mattighofen
Caricare la moto sul furgone e puntare la prua verso uno dei circuiti più leggendari al mondo è un po’ un ritorno ai giorni in cui, da semplici appassionati di guida tra i cordoli, i nostri fine settimana erano spesso spesi in viaggio per raggiungere il tracciato del momento per l’ambito track day.
Nel tempo le cose sono cambiate, un po’ perché l’età avanza e un po’ perché tanti anni da tester ci hanno abituati alle organizzatissime presentazioni stampa, dove l’unica fatica prevista è quella di godersi la moto in pista.
E insomma ci fa piacere tornare a viverci la giornata per intero, guidando il furgone con una bella moto a farci compagnia dietro le spalle. Oggi la destinazione è il circuito Marco Simoncelli di Misano, dove parteciperemo a un appuntamento ormai fisso nella nostra agenda, quello dei Pro Days, la track experience voluta e ideata da Graziano Milone, presidente di VMOTO. Molti i piloti del passato e del presente che si apprestano a passare con noi un’intera giornata, tra turni di guida tra i cordoli, risate e divertimento.
KTM 1290 Super Duke R EVO: in pista, senza carene
Stavolta abbiamo optato non per la classica sportiva carenata: nel retro del nostro van riposa sorniona la “bestia”, una naked austriaca con una coppia da camion e un atteggiamento arrogante che incute rispetto. Stiamo ovviamente parlando della KTM 1290 Super Duke R, nello specifico in versione EVO, che rispetto alla R che ci aveva fatto divertire sui saliscendi di Portimao guadagna le sospensioni semiattive WP APEX di seconda generazione e un comando del gas ancora più rapido. Siamo quindi a maggior ragione curiosi di scoprire la resa del nuovo pacchetto ciclistico della Super Duke, e scoprire quanto siano possibili regolazioni di fino adatte alla guida tra i cordoli.
Giusto per rinfrescarvi la memoria, ecco qualcuno dei roboanti numeri della 1290: motore bicilindrico a V di 75° con 180 cavalli di potenza massima ma soprattutto 140 Nm di gustosissima coppia. Motore che si alimenta attraverso enormi corpi farfallati da 56 mm di diametro, con l’aria che arriva dalla presa dinamica posizionata nella mascherina porta faro. Stiamo parlando di un propulsore con un’anima molto racing, vista anche la presenza di valvole in titanio e la maniacale attenzione alla riduzione del peso, quando possibile, come nel caso dei carter motore che sono stati resi ancora più sottili per limare fino all'ultimo grammo.
WP APEX semiattive e riding mode Track
Anche il telaio è stato oggetto di una cura dimagrante visto che perde 2 chili di peso rispetto a quello della generazione precedente – grazie anche al motore portante – mentre si conferma il telaietto posteriore in materiale composito. Risultato un peso inferiore ai 200 kg in ordine di marcia.
Veniamo al piatto forte di questa EVO, le sospensioni che sono la versione attualmente più evoluta delle semiattive prodotte da WP, con forcella da 48 millimetri di diametro alloggiata in bellissime piastre forgiate e l’ammortizzatore con precarico regolabile. Di serie ci sono tre modalità di smorzamento (Comfort, Street, Sport) e la possibilità di intervenire di fino con le regolazioni passando tra il massimo confort su strada al setting più aggressivo per l’uso più sportivo, anche in pista.
Per gli incontentabili esiste poi il pacchetto Suspension Pro che offre tre ulteriori setting preimpostati: Track (la più rigida), Auto (che adatta la regolazione allo stile di guida) e Advanced, che regala la possibilità di regolazioni davvero da moto racing.
Elettronica allo stato dell'arte
La modalità Track regala però altri punti di forza tra i cordoli, perché se sulla SuperDuke R EVO i tre riding mode di serie hanno livelli di intervento di sistemi di ausilio alla guida preimpostati, con l’optional della modalità Track che si entra davvero nel mood “ready to race”, potendo intervenire sui livelli di intervento del controllo di trazione, dello sliding control e sulla risposta del comando del gas. Nella mappa Track si può anche disattivare l’antiwheelie… a proprio rischio e pericolo. E come ormai da tradizione KTM, con la modalità Supermoto si può scegliere di disattivare anche l’ABS sulla ruota posteriore.
E a proposito di freni, KTM ha fatto una scelta top con pinze Brembo Stylema che mordono dischi anteriori da 320 mm di diametro.
Bene: arrivare a destinazione e aprire le porte posteriori del furgone proprio di fronte ai box di Misano è di sicuro una scarica di adrenalina, e tirare fuori la nostra “bestia” pronta a dire la sua in mezzo a molte supersportive affilate come rasoi ci carica a palla.
Prime regolazioni e primi giri
Prima cosa, pressioni gomme. La SuperDuke calza un treno di Bridgestone S22 sviluppate espressamente per questo modello: gomme di impronta sportiva, ma non pensate per l’uso esclusivo tra i cordoli. La cosa, unita ad una temperatura dell’aria che sfiora i 40 gradi portando quella dell’asfalto a circa 60°, ci dà un po’ di apprensione pensando alla spinta del bicilindrico austriaco.
Prima di entrare per il primo turno interveniamo sulle regolazioni dell’elettronica: mappa Track ovviamente, ABS posteriore disattivato (in questo caso si disattiva anche la funzionalità cornering) ma soprattutto risposta del ride-by-wire impostata in modalità Road. Già: questa è quella che gradiamo di più quando siamo in sella alle moto austriache, specie se dotate del motore da oltre 1300 cc con la sua spinta sempre veemente e la corsa del comando del gas particolarmente corta. Preferiamo che i primi millimetri di rotazione del gas in uscita di curva, a maggior ragione nelle marce corte, non corrispondano a una spinta troppo aggressiva che potrebbe scomporre l’assetto.
Qualche classico giro per prendere le misure al tracciato e ci sentiamo già confidenti per iniziare ad alzare il ritmo.
Primo turno: una Bestia da domare!
La posizione in sella della 1290 Super Duke è da naked pura: in KTM non smettono di sottolineare quanto la loro hypernaked non derivi da una sportiva spogliata. Quindi grande sensazione di controllo regalata dall’ampio manubrio, che non costringe il pilota a caricare troppo i polsi (la posizione è regolabile) con, per contro, una sempre significativa esposizione del busto all’aria. Il fatto però che la “bestia” sia molto stretta nella congiunzione tra sella e manubrio agevola gli spostamenti in sella, fondamentali nella guida tra i cordoli. Anche l’altezza delle pedane è un compromesso vincente tra una luce a terra eccellente senza costringere le gambe in posizione da fachiro.
Al primo turno, siamo sinceri, facciamo un po’ fatica a fare amicizia con la nostra KTM. Errore nostro, dato che abbiamo difficoltà al guidare con i corretti rapporti inseriti. Conosciamo abbastanza bene il tracciato romagnolo e la marcia che ci viene naturale si rivela, in sella alla Super Duke, sempre troppo corta, con una percorrenza in curva sporcata dalla prontezza di risposta del bicilindrico austriaco. Che ci spinge poi fuori dalle curve come un uragano, costringendoci a una bella fatica fisica per gestire le reazioni della moto scossa dai 140 Nm di coppia, con i controlli che lavorano quasi di continuo.
Secondo turno: arriva il feeling
OK, reset! Ci focalizziamo sull’obiettivo di divertirci con la Super Duke e il secondo turno, come tutti quelli a seguire, va alla grandissima. Basta guidare la 1290 sfruttando la sua spinta mostruosa e utilizzando sempre un rapporto superiore rispetto all’abitudine: così facendo, ci si apre un mondo… color orange.
Nel rettilineo davanti ai box sfruttiamo la resa chirurgica del quickshifter mandando l’impulso per il cambio marcia poco meno di mille giri prima dell’intervento del limitatore. Frenata profonda – ottima e instancabile la resa dell’impianto Brembo – fin dentro la prima a destra, che la hyper austriaca attacca con una bella velocità puntando precisa il punto di corda. Angolo di piega elevatissimo e, nonostante un cambio marcia che scompensa poco l’assetto, cambio di direzione digerito con facilità, pur con una rapidità nel destra-sinistra non da record, anche per via delle gomme stradali. Gomme che comunque tollerano senza problemi il full gas nel lungo destra che porta alla curva del Rio dove, dopo qualche passaggio, arriviamo ad abbassare un po’ il livello di intervento del controllo di trazione che impediva alla nostra KTM di far strada come avremmo voluto. Certo, sentire la posteriore che scappa con una certa frequenza gela sempre il sangue nelle vene per una frazione di secondo, ma una volta presa la mano rende la guida ancora più divertente ed efficace.
Quercia e Curva grande: col fiato sospeso
Arriviamo alla frenata della curva della Quercia dove a volte l’ABS fa sentire la sua presenza facendoci arrivare un filo lunghi in ingresso. Anche in funzione di questa piccola “difficoltà” decidiamo di disattivare la funzione di gestione elettronica dell’antidive della forcella per passare all’impostazione Track, che troviamo abbia una resa più coerente e costante passaggio dopo passaggio.
Anche il leggendario Curvone è un punto del tracciato che in sella alla KTM fa trattenere il fiato per qualche interminabile secondo. Ovviamente una supersportiva, con la sua bella protezione aerodinamica e i semimanubri che aiutano a caricare l’anteriore, qui è nel suo territorio di caccia preferito; ma anche la nostra hypernaked arancione ci regala grandi soddisfazioni. Protesi il più possibile in avanti per ridurre al massimo la pressione dell’aria, che inevitabilmente alleggerisce un po’ l’anteriore, puntiamo la traiettoria ideale con l’anteriore che segna una traccia precisa (abbiamo apprezzato molto la resa della Bridgestone S22 anteriore) facendoci alleggerire appena la rotazione del comando del gas in quinta marcia. E com’è inevitabile che sia, ad ogni passaggio migliora la nostra fiducia, permettendoci un piccolo ma progressivo incremento della velocità in ingresso fino ad arrivare a leggere sul dashboard numeri decisamente interessanti.
Fine giornata: amicizia fatta!
A fine giornata, senza quasi accorgercene nonostante le condizioni meteo estreme, arriviamo a consumare un intero pieno di benzina senza sentirci particolarmente affaticati, a differenza di quel che temevamo. Segno di una resa globale in pista decisamente efficace della KTM 1290 Super Duke R EVO, che si dimostra a suo agio anche quando i ritmi si avvicinano al limite, forte di un motore gustosissimo e di una resa globale del pacchetto ciclistica-elettronica davvero di altissimo livello. Anche se, prima di poterla sfruttare al massimo delle sue possibilità, richiede un minimo di apprendistato. D’altronde, se così non fosse, non l’avrebbero soprannominata “la Bestia”…
Ricarichiamo la nostra KTM sul furgone e ci prepariamo al viaggio di ritorno, con l’adrenalina che ci ha abbandonati lasciandoci molli come un asciugamano bagnato. Abbiamo però la forza, una volta arrivati a casa, di scaricare la Super Duke per presentarci all’aperitivo di rito. Siamo certi che a qualche appassionato cadrà lo sguardo sulla nostra gomma posteriore, e noi non vogliamo perderci la sua espressione stupita per nulla al mondo!
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