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Kawasaki Versys 650: la prima classe per tutti

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Sul mercato dal 2007, la crossover media di Akashi giunge alla quarta generazione sfoggiando una invidiabile maturità: da sempre una grande viaggiatrice che non disdegna qualche sgroppata sportiva, si arricchisce ora di un look più vicino alla sorella 1000 e di nuovi contenuti tecnici

Una parte sempre più larga del mondo motociclistico sta andando verso le moto ragionevoli con prestazioni ragionevoli: che non vuol dire noiose, bensì godibili con poco impegno. Fra i primi a interpretare questo sentimento, all’epoca ancora inespresso, è stata sicuramente Kawasaki con la sua piattaforma 650 bicilindrica, arrivata nel 2004 e che gode tuttora di ottima salute, tanto è vero che spinge tutta la gamma media di Akashi. Anche tra le crossover, la Versys 650 è stata antesignana della formula “ruote da 17” + motore twin parallelo + prezzo competitivo” che oggi va per la maggiore. E se le prime due generazioni (2007 e 2010) furono frenate dall’estetica anticonvenzionale, la terza (2015), più facile da digerire, ha iniziato a farsi apprezzare diventando un bestseller per Kawasaki, e con la attuale quarta generazione si può dire che il progetto abbia raggiunto la completa maturità.

Quarta generazione

La novità più evidente, e in un certo senso anche la più rilevante, è il nuovo look più simile alla Versys 1000, la quattro cilindri dalle straordinarie attitudini al viaggio che nel frattempo è diventata un riferimento nel mondo Travel. Oltre che più simile, la 650 è anche più abbondante nelle plastiche, restituendo quel feeling più “adulto” che finora le era un po’ mancato. Maggior protezione quindi, affidata anche a un nuovo un cupolino più alto, regolabile su 4 posizioni; arrivano poi fari full led, mentre la strumentazione è ora il pannello TFT da 4,3” a colori già visto sulla Z 650 e con la possibilità di connessione a smartphone. Praticamente immutata la sostanza a partire dal motore, sempre fedele alle manovelle a 180° mentre la maggior parte dei concorrenti si è convertita ai 270°. Omologato Euro5 già dal MY21, riceve ora l’alimentazione con doppia farfalla: una è comandata dalla manopola destra e l’altra dalla centralina. È un sistema più semplice dei ride-by-wire, ma che consente comunque di realizzare in maniera efficace il controllo di trazione, presente in due livelli e disattivabile, oltre a garantire qualche vantaggio nei flussi di alimentazione, che si traducono in una curva di coppia più piena ai bassi e medi regimi.

Cinque allestimenti

Identica anche la ciclistica, il telaio in tubi di acciaio e le quote compatte, con interasse di 1.415 mm (per dare qualche riferimento, la Yamaha Tracer 7 ha 1.460 mm, la Triumph Tiger 660 Sport 1.418 mm); l’avancorsa da 108 mm (contro i 90 mm di Yamaha e i 97,1 mm di Triumph) indica però una impostazione che privilegia la stabilità. La sella è posta a 845 mm, poco più in alto delle due rivali (835 mm). La forcella è una Showa a steli rovesciati da 41 mm, con funzioni separate; Showa anche il monoammortizzatore, montato senza leveraggi ma dotato di regolazione remota del precarico. Il serbatoio è il più capiente della categoria, e con i suoi 21 litri assicura un’autonomia da autentica Granturismo visti anche i consumi contenuti. A incoraggiare le attitudini da GT ci sono i supporti integrati nel codino per le borse e una lunga serie di accessori, in gran parte rinnovati per il 2022, che vanno dalle luci antinebbia ai paramani e dalle manopole riscaldate con comando integrato alla presa USB. Kawasaki ha scelto di predisporre quattro “pacchetti” di questi accessori offerti a un prezzo conveniente, realizzando altrettanti allestimenti della Versys 650 che si affiancano a quella base: Urban, Tourer, Tourer Plus e la completissima Grand Tourer che di serie ha praticamente tutto.

A tutto comfort

Abbastanza abbondante nelle forme, la nuova Versys 650 è stretta di cupolino, regolabile premendo un tasto alla sua base. Questo obbliga ad eseguire l’operazione con due mani e da fermi: una scelta voluta di Kawasaki per non distrarre alla guida; per lo stesso motivo la connettività del cruscotto al telefono è ridotta al minimo: qualche icona che segnala l’arrivo di un messaggio o di una chiamata, mentre non è possibile collegare un eventuale interfono. La Versys 650 ha mantenuto la sua posizione in sella, con il manubrio montato su riser lunghi e piuttosto rivolto all’indietro come tipico sulle Kawasaki che determina una seduta eretta con le braccia distese. Rispetto a una Tracer 7 o a una Tiger 660 è sicuramente meno caricata in avanti, anche per effetto del lungo serbatoio. Di sicuro è ottima l’abitabilità, anche se le gambe restano un po’ raccolte per la vicinanza del piano sella alle pedane, specie per i più alti che apprezzerebbero forse una sella più imbottita, purtroppo non prevista tra gli accessori originali. Una volta in movimento, la nuova carena protegge bene dall’aria. Lo stretto plexi di serie lascia un po’ scoperta la zona delle spalle, mentre la versione maggiorata delle versioni Tourer+ e Grand Tourer è decisamente protettiva anche in autostrada, dove il twin giapponese non ha alcuna difficoltà a mantenere i 130 km/h e oltre anche a pieno carico. Ottimo il comfort in queste condizioni, nonostante il motore lasci filtrare qualche vibrazione a manubrio e pedane.

Non solo paciosa

Buona la maneggevolezza a basse velocità, e in manovra la sella non troppo alta consente di toccare bene a terra. Soprattutto in città è evidente l’ottimo lavoro delle sospensioni, in particolare la scorrevolezza della forcella che nella prima parte di escursione assorbe del tutto la maggior parte delle asperità. Ovviamente questa morbidezza la si paga in frenata, dove l’affondamento è molto marcato se si agisce sulla leva con decisione, in compenso però la Versys non si scompone una volta raggiunto l’assetto “abbassato” e l’inserimento in curva non è compromesso. Un altro punto di forza oltre al comfort è il motore. Appena acceso non impressiona per la tonalità di scarico molto dimessa, ma si rivela estremamente lineare: la doppia farfalla gli ha regalato un bel corpo e una bella spinta ai bassi, mentre la propensione a girare alto – pur sempre senza picchi – è quasi sorprendente e consente di divertirsi fra le curve. Qui la Versys non è arrapante nei cambi di direzione come la Tiger 660, ma resta sempre sincera e non chiede di essere tirata per entrare in curva. Non serve insomma una guida da grossa motard se si vuole aggredire la strada, ma si lascia condurre restando centrali e addirittura arretrati, fidando nell’avantreno Kawasaki come sempre super stabile.

Maturità raggiunta

Nelle medie cilindrate la coperta è tendenzialmente sempre corta, e Kawasaki è quella che in questo segmento la ha tirata di più dalla parte del turismo. La Versys 650 punta senza mezze misure a chi vuole viaggiare, che sia in città o sulle strade extraurbane, anche per destinazioni lontane. A questi motociclisti offre un comfort di alto livello, un pacchetto motore-ciclistica collaudato e che sa regalare divertimento quando richiesto, consumi contenuti (abbondantemente oltre i 20 km/l praticamente in tutte le condizioni) e una dotazione completa, specie con i pacchetti Tourer+ e Grand Tourer: a voler essere pignoli, dalla lista degli accessori mancano soltanto il quickshifter e il cruise control. Un progetto come dicevamo assolutamente maturo, finalmente gratificato da una estetica personale ma non sopra le righe e che ha mantenuto prezzi competitivi: si va dagli 8.590 euro c.i.m. della versione base monocolore (nera) ai 10.990 euro sempre c.i.m. della completissima Grand Tourer in versione bicolore.
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