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Kawasaki Z650RS: la PROVA!

Stefano Gaeta
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Kawasaki lancia il secondo modello "Rétro Sport", una fascinosa media basata sulla bicilindrica Z650 ma che si rifà nel look alla Z650 B1 del 1977

Quando si dice la moto giusta al momento giusto. Perlomeno per noi, reduci da una settimana particolarmente complessa, funestata oltretutto da un meteo che avrebbe messo alla prova il più incallito degli ottimisti, preparare la borsa per una trasferta nel sud della Francia era un bel modo di staccare la spina e ritrovare il buonumore. Destinazione Marsiglia, dove Kawasaki ci ha invitati per il press test della nuova Z650RS, la seconda verdona dopo la Z900RS della nuova famiglia RS di Akashi. RS sta per “Rétro Sport”, e infatti anche questa media ostenta fortissimi richiami stilistici alle leggendarie Kawasaki Z degli Anni 70 pur conservando un cuore moderno, mutuato al 100% dalla Z650. Ci aspetta quindi una giornata di guida rilassata con ovviamente il chiaro obiettivo di scoprire le caratteristiche dinamiche di questa nuova modern classic ma anche, perché no, di goderci qualche ora spensierata trotterellando tra le strade piene di curve delle montagne provenzali.

Ritorno al futuro

La mattina del test, di fronte alla lunga fila di Z650RS vestite nell’istituzionale verde Kawa che ci attendono, il colpo d’occhio rimanda subito ad un parcheggio di moto di cinquant’anni fa. La RS ha davvero un look vintage, e a uno sguardo veloce potrebbe sembrare una moto d’epoca perfettamente conservata. Ferma sul cavalletto “riempie lo spazio” come una moto adulta, sembrando più grande di quello che in realtà è e anche della sorella Z650: un po’ lo stesso effetto che fa la Yamaha XSR700 rispetto alla MT-07.  Su tutto spicca il serbatoio, perfettamente verniciato con tanto di filetti a contrasto e scritta Kawasaki in rilievo, che riprende in toto quello della Z650B1 del 1977 ed è l’elemento più fortemente distintivo nel design della media giapponese. Si raccorda perfettamente ai fianchetti laterali e al classico codino “duck tail”, dalle dimensioni importanti rispetto ai gusti attuali ma molto armonica con il design della RS. Immancabile il faro anteriore tondo, sempre in stile rétro ma con moderna tecnologia a LED, di cui è dotato pure il gruppo ottico posteriore. 

Tecnica nota

Tecnicamente, dicevamo, la Z650RS è in tutto e per tutto uguale alla Z650 da cui deriva. Una moto compatta e leggera, con un motore razionale e affidabile secondo la tradizione Kawasaki. Il twin parallelo da 649 cc nella sua versione più aggiornata è omologato Euro5 ed eroga 68 CV a 8.000 giri con 64 Nm di coppia a 6.700 giri; è disponibile anche in versione 35 kW per i possessori di patente A2. Non c’è il ride-by-wire, ma la gestione è con doppia valvola a farfalla di cui una comandata da centralina; inoltre la frizione è assistita e antisaltellamento.   Il telaio è a traliccio come su tutte le ultime Kawasaki; il telaietto è montato meno inclinato e più orizzontale, in linea con lo stile della moto. Restano la forcella tradizionale da 41 mm, che su una modern classic non sfigura affatto, e il mono regolabile nel precarico, montato molto inclinato ma comunque con link di fissaggio al forcellone. Le ruote sono a razze sottili, con un disegno che ricorda le ruote a raggi come sulla Z900RS, mentre in campo freni l’unica concessione alla nostalgia sta nel fatto che i due dischi anteriori da 300 mm con pinze a doppio pistoncino sono tondi, e non a margherita come su molte moto di Akashi. A sorvegliare il tutto provvede un ABS di provenienza Bosch.
Una volta saliti in sella confermiamo che la RS dà al suo pilota la sensazione di trovarsi su una moto più “grande”, pur mantenendo tutta la facilità di approccio di una media: il peso percepito è davvero basso – 187 i chili dichiarati in ordine di marcia – e si appoggiano agevolmente entrambi i piedi a terra. Merito di una sella piatta e piacevolmente imbottita posizionata a 820 mm da terra (ma si può scendere fino a 800 mm con la variante bassa) e dei fianchi stretti all’altezza del raccordo tra serbatoio e sella.  Per farci sentire nel pieno dei “seventies”, sotto ai nostri occhi non c’è il solito TFT Kawasaki ma due strumenti circolari, con tanto di lancette, rivestiti da una pregevole cromatura. Nel mezzo un piccolo pannello LCD rimanda le informazioni necessarie durante la guida. La posizione a bordo prevede un busto piuttosto eretto, per via di un manubrio montato su riser decisamente alti. Braccia distese e pedane correttamente posizionate per una tipologia di moto che abbandona l’approccio decisamente più sportivo della Z650.

Ritorno al futuro

Il bicilindrico da 649 cc prende vita con un sommesso rumore di aspirazione e fa muovere alla RS i primi passi con una spinta quasi elettrica. Morbida la frizione, così come gli innesti del cambio che ha una leva dalla corsa corretta e giustamente contrastata. Andare a spasso con la RS regala un grande piacere e permette di godersi la strada senza alcuna preoccupazione. La spinta del motore è corposa fin dai regimi più bassi, e una volta raggiunti i medi regala una bella schiena, superiore a quella che ricordavamo nella Z650 a fronte di una minore predisposizione a salire verso la parte alta del contagiri. Tutto perché il “fine tuning” del bicilindrico dedicato alla RS ha portato una maggior propensione ad essere goduto ai regimi intermedi, dove infilare un rapporto dopo l’altro è un vero piacere.  Il trotto è il passo preferito della media vintage di Akashi, che risulta sempre confortevole grazie anche a una taratura delle sospensioni buona per assorbire le asperità della strada senza diventare troppo cedevole quando la guida si fa un po’ più brillante. Brillante entro certi limiti naturalmente, perché la RS non ama essere strapazzata con una guida d’attacco facendo presto capire di non essere a suo agio con frenate troppo dentro la curva o manate di gas in uscita. Rimane però precisa nel puntare il punto di corda, e in percorrenza trasmette correttamente al pilota quello che succede sotto alle ruote, con l’anteriore che resta meno caricato rispetto alla sorella Z per via della posizione in sella che arretra in maniera avvertibile la distribuzione dei pesi.

Fascino senza tempo

Bisogna insomma sfruttare la capacità della Z650 RS di diventare un vero balsamo di relax e piacere, guidando rilassati, rotondi ed evitando magari le strade a scorrimento veloce, visto che l’esposizione all’aria per il pilota diventa impegnativa già intorno ai 120 km/h. La frenata, coadiuvata da un ABS poco invasivo – unico ausilio alla guida presente sulla RS – ha il giusto mordente e non è mai troppo aggressiva nella prima parte del suo intervento.  Una vera moto trasversale quindi, questa Kawasaki Z650RS. Mette sul piatto non solo un design davvero attraente e che promette di non stancare in tempi brevi, ma anche una resa dinamica che non presta il fianco a critiche e una fattura generale di ottimo livello, a un prezzo che dovrebbe essere appena superiore a quello della Z650. Piacerà a chi ama gustarsi il viaggio in sella a una moto sempre facile e piacevole e che, una volta arrivata a destinazione, attiri sguardi di apprezzamento. La nuova Z650RS verrà venduta in tre colorazioni: grigia, nera e il bellissimo verde del nostro test, identico anche nelle finiture a quello della leggendaria Z650 B1.
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