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Scrambler Ducati Desert Sled: freedom final destination
La parola scrambler racchiude tantissime anime. Quella più dirt è incarnata dalla Desert Sled: ecco come è fatta e come va la versione 2021
Il vecchio detto “squadra che vince non si cambia” ha sempre avuto molti estimatori, e oggi più che mai questa filosofia è attualissima. La si adotta in ambito sportivo, è ovvio, ma anche in campo industriale la tendenza a evitare salti nel buio è consolidata. Una strategia sposata da Ducati, che se da un lato accetta la sfida di lanciarsi nel progetto del motore V4 senza la caratteristica distribuzione desmodromica, dall’altro conferma al cento per cento, o quasi, l’allestimento Desert Sled di Scrambler.
ANNO NUOVO, LOOK NUOVO
Così il model year 2021 si riconosce prima di tutto per l’introduzione di una versione bicolore, che abbina al bianco della parte posteriore il blu di una sezione del serbatoio e del parafango anteriore. In realtà il motore non è esente da interventi, e non solo perché sono sparite le molle che ancoravano i collettori di scarico ai terminali. Il bicilindrico, infatti, il Desmodue 803, è stato aggiornato all’omologazione Euro5. Nessuna rivoluzione, più che altro è stato introdotto un ulteriore aggiustamento in tema di contenimento delle emissioni che porta in “dote” una riduzione quasi impercettibile dei numeri caratteristici: la potenza passa da 54 a 53,6 kW, e la coppia da 67 a 66,2 Nm, senza ricadute su regimi di rotazione, che restano rispettivamente a 8.250 e 5.750 giri.La Desert Sled incarna - con stile e con un cilindro in più - lo spirito delle mono enduro Anni 80, quelle con cui potevi “farci tutto”
ANIMA DIRT
Il temperamento rimane invariato, come del resto il dettaglio che regala a questa componente della famiglia Scrambler quel nome esotico. Desert Sled, la slitta da deserto, è il nomignolo con cui gli yankee chiamano la piastra paracolpi che protegge da pietre e urti i carter motore nella guida in fuoristrada, presente oggi esattamente come lo era sulla (o meglio sotto) Ducati R/T. Quella di mezzo secolo fa era una evoluzione in chiave off-road nata per rispondere alle esigenze dei motociclisti americani, che tornata in Italia era diventata un modello di serie, questa invece non ha avuto di bisogno di un viaggio oltreoceano per diventare lo Scrambler più sorprendente.
L’estetica conta, è evidente, quindi sono benvenuti tutti quei dettagli sospesi tra passato e presente, dalla griglia metallica sul faro, alla “X” posizionata all’interno del gruppo ottico il cui scopo è quello di riportare alla mente una vecchia consuetudine utilizzata da chi usava auto e moto di serie per un uso sportivo. Ma non possono passare inosservati componenti meno sfiziosi e ben più strutturali, che realmente hanno una funzione quando si lascia l’asfalto per affrontare un percorso sterrato, non necessariamente un deserto. A far la differenza rispetto alle varie Icon, Full Throttle e Café Racer ci sono i parafanghi alti, i cerchi a raggi e soprattutto le sospensioni con escursione maggiorata, che contribuiscono a far dimenticare di essere in sella a una moto con un interasse di 1.505 millimetri e una massa che supera inesorabilmente i 209 kg dichiarati in ordine di marcia. Tutto questo, unito a due piastre di rinforzo tra motore e forcellone non presenti sul telaio standard della serie Icon, regalano un’immediata percezione di controllo sulla terra.
Non è, e non vuole essere, una enduro da competizione, l’economia di scala impone vari compromessi, non ultimo la scelta di un serbatoio che tende ad allargare le ginocchia quando si guida in piedi sulle pedane. Tuttavia il comportamento è più che intuitivo, con la ruota anteriore da 19 pollici che trasmette un’immediata confidenza e quella posteriore che può contare sui benefici derivanti dal forcellone più lungo della famiglia Scrambler. Senza dimenticare, è ovvio, che la forcella con steli da 46 millimetri e il mono posteriore mettono a disposizione 200 millimetri di escursione, un valore sufficiente ad affrontare disinvoltamente i terreni difficili. Una disinvoltura supportata dal carattere del bicilindrico, particolarmente disposto a rispondere in modo diretto e non scorbutico alle richieste in arrivo dall’acceleratore quando si sceglie il riding mode off-road, con il quale si disinserisce anche l’ABS.
mappa off-road selezionata e abs disinserito: Quando la libertà acquista subito un altro sapore