E la Scrambler più Ducati di sempre: è fatta molto bene, è bella ed è molto divertente. Tante qualità è un unico grande neo: il prezzo salato
Si chiama PRO la nuova Scrambler Ducati, ed è una moto che fa un passo avanti senza scossoni. Non stravolge la sostanza della vecchia 1100, ma ora si infila di prepotenza all’interno della Land of Joy, una terra ideale che è una filosofia, uno stile di vita, e intorno a cui a Bologna hanno costruito il rilancio del mito Scrambler (guarda l’experience Days of Joy sulle strade dell’eroica).
Era una bella moto la vecchia 1100 sia chiaro, ma non generava quel trasporto emotivo delle sorelle più piccole: convincente, ma un po’ fuori dalla famiglia, più conservatrice che liberal, più austera, più rigida… meno Scrambler insomma.
Scrambler Ducati 1100 Sport PRO
Era una bella moto la vecchia 1100 sia chiaro, ma non generava quel trasporto emotivo delle sorelle più piccole: convincente, ma un po’ fuori dalla famiglia, più conservatrice che liberal, più austera, più rigida… meno Scrambler insomma.
BLACK, BLACK, BLACK
Hanno lavorato bene a Borgo Panigale perché con pochi tocchi e qualche aggiornamento hanno regalato un profumo nuovo alla Scrambler più grossa: la 1100, oggi, esiste in versione PRO e Sport PRO, cioè questa.
Per entrambe c’è una bella colata di nero su tutto ciò che prima era in alluminio, in primis il telaietto reggisella, ma l’elemento che cambia di più… è lo scarico, con i due terminali sovrapposti e non più sdoppiati. In più al posteriore c’è il parafango basso, che onestamente non è il massimo, ma che rendere la moto ancora più compatta.
Sulla Sport poi il total black è amplificato, perché sono nere anche le guance intercambiabili: toni su toni, neri su neri, con qualche inserimento di colore come il marrone scuro della sella che fa un po’ special, quasi snob nel suo essere volutamente stropicciato.
La Sport è comunque più preziosa, perché oltre al manubrio basso e agli specchietti stile cafè racer c’è una coppia di pregiate sospensioni Öhlins.
VERO PIACERE DI GUIDA
Dà gusto a guardarla, ma ancora di più ne dà quando si mette in moto il bicilindrico a L: due valvole, 1079 centimetri cubi, raffreddamento ad aria e a olio, è un pezzo di storia Ducati, oggi Euro5 ma capace di non perdere nemmeno un briciolo di personalità.
Fluido ma allo stesso tempo prontissimo, ha un corpo farfallato da 55 mm, due candele per cilindro ed è capace di esprimere 86 CV a 7.500 giri e 88,4 Nm di coppia a 4.750 giri, nella sostanza gli stessi valori del precedente Euro4. È leccatissimo anche nelle finiture, con i carter bassi di frizione e alternatore in alluminio lavorati a macchina, così come quelli delle cinghie. Un capolavoro.
Ma è tutta la moto a essere curata in ogni dettaglio, niente è lasciato al caso: dalle leve al manubrio, nere e regolabili, alla pulizia del ponte di comando; strumentazione con due elementi, molto minimal ma completa di tutto, e faro con lente in vetro, DRL e X evocativa a richiamare il passato per un intreccio continuo di modernità e tradizione, in puro spirito Scrambler.
Scrambler Ducati 1100 Sport PRO
TECNOLOGIA MODERNA
Ma se il look odora di heritage, la dotazione è maledettamente contemporanea alla ricerca di quella alchimia magica che punta a unire prestazioni gratificanti e sicurezza, coinvolgimento e spensieratezza.
Gestione elettronica Ride by Wire, piattaforma inerziale e poi ABS Cornering non disinseribile, traction control escludibile con quattro livelli di intervento e poi tre riding mode: Active, Journey e City.
Nelle prime due mappe la potenza è piena ma cambia la risposta del gas: in active è più diretta, più pronta, mentre in Journey è più smooth e il controllo di trazione è più conservativo. In City, invece, la potenza del motore è limitata a 75 CV.
Acciaio per il serbatoio da 15 litri e per il telaio, con due travi superiori che abbracciano il motore lasciandolo appeso, alluminio invece per il telaietto e il forcellone. E poi la chicca: mentre la 1100 PRO standard monta una coppia di sospensioni Marzocchi/Kayaba, qui c’è un kit completo Öhlins regolabile. Ruote da 18 pollici all’anteriore e 17 al posteriore, con escursione da 150 mm, così che land of joy non debba fermarsi solo sull’asfalto.
Su moto come queste, poi, le Pirelli MT60RS sono un must per tre motivi: uno, hanno un profilo tondo che porta a pennellare in maniera naturale; due, hanno un grande grip a dispetto del tassello; tre, hanno un look da urlo.
ABBIGLIAMENTO
Metti la prima, infili tre marce e rimani sorpreso dalla fluidità del bicilindrico, fai due rotonde e ti innamori delle ciclistica: l’avantreno è molto svelto, e anche grazie al profilo delle gomme si fa guidare con una naturalezza incredibile.
DINAMICA E SVELTA
Compatta ma senza stress, sella vicina a terra e busto caricato un po’ in avanti, si sta bene. Protezione zero, ma la posizione in sella permette di contrastare bene l’aria. Metti la prima, infili tre marce e rimani sorpreso dalla fluidità del bicilindrico, fai due rotonde e ti innamori delle ciclistica: l’avantreno è molto svelto, e anche grazie al profilo delle gomme si fa guidare con una naturalezza incredibile.
Sincera, è sempre pronta: ai bassi ti porta a spasso con gusto, poi scali due marce, inizi a far lavorare il contagiri tra i 4.000 e i 7.000 abbondanti e ti godi l’essenza di questo motore, carico di corpo. La spinta c’è e la senti tutta, ma il bello è la linearità dell’erogazione: succede esattamente quello che ti aspetti, senza sorprese e senza strappi eccessivi. Nello stretto il destra/sinistra è una danza sempre efficace: la Sport sa essere agile nel misto e rigorosa alle velocità più elevate. Il plus è l’avantreno, che anche grazie al manubrio basso ti fa capire davvero cosa succede la sotto; la sua larghezza poi ti fa chiudere i tornantini in un attimo. La forcella da 45 mm fa un grande lavoro: è sostenuta, ma nel primo tratto, quello che serve a garantire il comfort, parte benissimo regalando tanta sensibilità.
Con la 1100 Sport sei messo nella condizione anche mentale di poterti divertire: c’è l’ABS cornering e per fermarti basta davvero un dito; il doppio disco da 320 mm con pinze monoblocco a 4 pistoni ed attacco radiale sono una garanzia: Brembo Docet. Molto meno convincente invece il posteriore.
Comoda la sella anche dopo parecchie ore, larga ma soprattutto della giusta consistenza, e intuitivo il controllo dei riding mode. In movimento non te ne accorgi, ma in città con le alte temperature la moto scalda, del resto si è seduti quasi sul cilindro posteriore… ma quello del calore, ormai, è un male comune a parecchie moto.
Ma cosa manca a questa 1100 Sport? Nel suo genere niente, a partire dal look: può piacere o non piacere, ma ha parecchio carisma. Ha fascino, va un gran bene e può essere una validissima alternativa a una naked. Probabilmente non avrà lo stesso successo della 800, ma senza dubbio è quella più coinvolgente nella guida.
La Scrambler Ducati 1100 Sport Pro costa 15.740 euro chiavi in mano, giusto 2000 mila euro in più della 1100 PRO standard: bella, ricca e fascinosa. Sì, è cara, ma con lei metterete piede nella land of joy dalla porta principale.
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