Anteprime
Triumph Street Triple RS: come lei, c’è solo lei
La nuova Street è molto più di una sportiva svestita: è una naked in grado di offrire il meglio di sé sia su strada che in pista. Ecco la prova
È una naked atipica, la Triumph Street Triple RS, soprattutto se relazionata alle sue dirette concorrenti. Ha un DNA sportivo, pistaiolo che, in quest’ultima evoluzione, è stato ulteriormente enfatizzato. L’omologazione Euro5 non le ha fatto male, anzi.
La Triumph Street Triple RS è un giocattolo per grandi, costruito con attenzione e impreziosita da una componentistica di primo livello
Le novità in sintesi
I tecnici si sono focalizzati sul motore tre cilindri con un unico obbiettivo: non edulcorarne troppo lo spirito combattivo. E così è stato, grazie anche all’esperienza fatta in Moto2, dove Triumph è fornitrice ufficiali dei motori. Teste, pistoni, alberi a camme: dentro il tre cilindri c’è un mondo nuovo. Fuori, le modifiche sono state meno sostanziali, almeno ad una prima analisi estetica. Luci a led con DRL, strumentazione tutta nuova con funzioni implementate, corredo elettronico da maxi e un codino compatto che punta il cielo e fa il paio con lo sguardo cattivo che, ormai, è una firma conosciutissima. Il carattere, quello sì che è cambiato: il tre cilindri ha medi regimi corposi come non lo sono mai stati e, in pista come su strada, questa caratteristica si traduce con una sola parola: goduria.Questione di coppia
Dimenticatevi l’erogazione appuntita tipica dei motori plurifrazionati di media cilindrata. Qui, a bordo della Triumph Street Triple RS, coppia e potenza vengono elargite a mani basse, fin dai minimi regimi. È un crescendo privo di flessioni, quello che questa moto offre e che si riesce a sfruttare senza problemi grazie anche al cambio con quickshifter bidirezionale integrato (e di serie). I passaggi di rapporto sono fluidi, precisi, e il propulsore risponde senza negarsi a tutte le richieste. Su strada, è un piacere. Si può danzare fra le curve facendo urlare lo scarico, o abbandonarsi ad una guida più morigerata, sfruttando l’inaspettata elasticità di un motore che sembra più grande di quello che è. In pista, la generosità del tre cilindri rende il gioco ancora più bello. L’abbiamo provato nel tortuoso tracciato di Cartagena, in Spagna: la Street tira fuori da qualsiasi curva con veemenza, senza negarsi mai. Proprio fra i cordoli viene fuori quello che è uno dei suoi pochissimi “nei”: la luce a terra. I comandi a pedale sono troppo vicini al suolo e il contatto, anche nelle pieghe meno enfatizzate, è all’ordine del giorno. Poco male, a riparare le belle pedane in alluminio ci sono i piolini di sicurezza, ma l’effetto è comunque poco gradevole.
Per il resto, è tutto piacere. La forcella Showa Big Piston è una certezza: ben frenata anche nel ritorno, regala consistenza ad un avantreno molto preciso e dialoga a dovere con il monoammortizzatore Ohlins, che copia con precisione e regala trazione e stabilità.
I trasferimenti di carico sono minimi così come il beccheggio in fase di percorrenza. Con il gas, si può strafare: i 123 CV non mettono troppo in soggezione e il controllo di trazione è vigile e gli si può riporre tanta fiducia.
Il grande rigore direzionale si traduce in una maneggevolezza leggermente inferiore a quello che potrebbe suggerire la scheda tecnica e i 168 kg dichiarati: la Street Triple è una moto che va guidata e indirizzata, ma che ubbidisce agli ordini senza controbattere. Inoltre, i Pirelli Supercorsa SP di primo equipaggiamento, danno quell’ulteriore sicurezza che non fa certo male quando si spinge sul serio. Lo stesso discorso vale per le pinze Brembo Monoblocco M50 che lavorano all’anteriore e mordono con forza la coppia di dischi.
L’ABS, disinseribile al posteriore, entra in gioco solo se si esagera ma non dilata troppo gli spazi di arresto. La modalità di erogazione si può modificare attraverso le cinque mappature (Rain, Street, Sport e Track e la Rider, completamente personalizzabile), così come gli interventi del controllo di trazione, il tutto attraverso la strumentazione TFT che, purtroppo, pecca un po’ in visibilità se esposta a luce diretta.
I trasferimenti di carico sono minimi così come il beccheggio in fase di percorrenza. Con il gas, si può strafare: i 123 CV non mettono troppo in soggezione e il controllo di trazione è vigile e gli si può riporre tanta fiducia.
Il grande rigore direzionale si traduce in una maneggevolezza leggermente inferiore a quello che potrebbe suggerire la scheda tecnica e i 168 kg dichiarati: la Street Triple è una moto che va guidata e indirizzata, ma che ubbidisce agli ordini senza controbattere. Inoltre, i Pirelli Supercorsa SP di primo equipaggiamento, danno quell’ulteriore sicurezza che non fa certo male quando si spinge sul serio. Lo stesso discorso vale per le pinze Brembo Monoblocco M50 che lavorano all’anteriore e mordono con forza la coppia di dischi.
L’ABS, disinseribile al posteriore, entra in gioco solo se si esagera ma non dilata troppo gli spazi di arresto. La modalità di erogazione si può modificare attraverso le cinque mappature (Rain, Street, Sport e Track e la Rider, completamente personalizzabile), così come gli interventi del controllo di trazione, il tutto attraverso la strumentazione TFT che, purtroppo, pecca un po’ in visibilità se esposta a luce diretta.
Conclusioni e prezzo
Insomma: ad Hinckley hanno di nuovo tirato fuori il coniglio dal cilindro, ma partivano da un’ottima base. La Street Triple ha sempre avuto una spiccata personalità, fin dal suo esordio avvenuto oltre 10 anni fa.Ora è ancora di più una sportiva svestita, in grado di offrire il meglio di sé sia su strada che in pista. È capace di divertire i più esperti e non mettere troppo in soggezione chi ha meno mestiere e, inoltre, offre anche un discreto comfort. Le dimensioni sono compatte e in sella ci si muove senza restrizioni e senza patimenti. È un giocattolo per grandi, costruito con attenzione e impreziosita da una componentistica di primo livello. Non costa poco, 11.900 euro f.c., ma non si tira indietro davanti a nulla. Poi, come lei, c’è solo lei.