Retrò solo nel look
A parte l'estetica volutamente rétro, le differenze tecniche sono notevoli: il
telaio non è più in lamiera portante stile Vespa ma in tubi con sovrastrutture in vetroresina, con linee e misure riprese al millimetro dal Typ 501 – e qui stanno sia il fascino che i limiti di questo veicolo. I due strumenti circolari dietro il piantone di sterzo sono affascinanti, ma la collocazione troppo bassa obbliga a distogliere a lungo lo sguardo dalla strada – cosa che se era concessa con le velocità e il traffico della Cecoslovacchia di allora, lo è molto meno nelle metropoli di oggi. Anche la desueta
forcella leading link regala un feeling particolare, mentre la scocca chiusa lateralmente è costrittiva per i piedi in caso di emergenza.
Due i livelli di prestazione per i motori alloggiati nella ruota posteriore: il
Typ 506/01 con 5,7 kW nominali e 8 kW di picco, con 4 kWh di batteria e il Typ 506/02 con 9,2 kW nominali e 11 kW di picco.
Le celle sono Panasonic. Di fatto sono equivalenti a un 125 e a un 200 come prestazioni, con autonomia di 80-100 km per il primo e 120-140 km per il secondo. Curate le finiture, con il faro full led, la componentistica di buona qualità, le verniciature ben fatte. Ricca la lista degli optional, anche tecnologici come il
faro anteriore adattivo che compensa l'inclinazione in curva.
Il
motore ha 3 mappe più la retromarcia, e la frenata rigenerativa che si controlla ruotando al contrario la manopola del gas, come sul vecchio
Vectrix: un sistema che a noi piace, perché consente di controllare anche la decelerazione e ridurre al minimo l'uso dei freni. Inoltre il feeling al comando del gas è preciso e progressivo, senza gli strappi che a volte accompagnano gli scooter specialmente con motore ruota. Forse aiuta in questo la corsa lunga del comando del gas, anzi un filo troppo lunga.