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Yamaha MT-09 SP: la naked per palati fini
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Versione più curata della tre cilindri che ha segnato una svolta in casa Yamaha, questa moto parte dalle note qualità della versione base aggiungendo una colorazione dedicata, molta cura dei dettagli e un pacchetto sospensioni più raffinato. L'abbiamo guidata sulle strade dell'Algarve
La Yamaha MT-09 SP, dunque. Arriva un anno dopo la rinnovata MT-09, completando nel senso dell'esclusività l’offerta della piattaforma a 3 cilindri da cui nascono anche la Tracer 900 e la XSR 900. Dell’ultima MT-09, riprende tutte le migliorie: quickshifter, frizione antisaltellamento, gruppo faro LED, pacchetto elettronico aggiornato con Traction Control regolabile su 3 livelli, linea più affilata con un codino molto più corto e filante e il portatarga a filo ruota. Il prezzo di vendita è 10.450 euro chiavi in mano.
Non solo Sport
Ma "SP" per cosa sta? L’equivoco è dietro l’angolo, perché da noi la sigla evoca le versioni "Sport Production" che negli anni Novanta le Case proponevano per i frequentatori degli affollatissimi campionati monomarca, o per gli antenati della Stock, oltre che per gli appassionati sportivi. Erano soprattutto 125 2T e 600, modelli ormai scomparsi dall'orizzonte così come i campionati da cui prendevano il nome, mentre la sigla è rimasta nella memoria collettiva. Fuori dall'Italia, però, la sigla SP non ha questa connotazione; senza contare che la serie Yamaha MT non è nata per la pista, né tantomeno prevede monomarca. Quindi "SP" sta lo stesso per "Sport"?
Potrebbe, visto che la MT-09 riprende i colori della R1-M e monta un pregevole mono Öhlins al posteriore. Il quale, grazie a un’idraulica più sofisticata rispetto al KYB della versione base, è in grado di generare forze maggiori e ha quindi consentito di adottare una molla del 5% più tenera, così da copiare meglio le piccole asperità risultando anche più confortevole. La forcella KYB, aggiornata un anno fa sulla versione standard, guadagna ora una molla progressiva, con una prima parte del 30% più tenera della seconda, e una diversa taratura per accordarla al mono.
Le altre novità sono estetiche: se la MT-09 è infatti fedele al tema "Dark side of Japan", con sospensioni e plastiche nere, la MT-09 SP ha una connotazione più racing, con mono e forcella gialli, plastiche con una nota metallica, manubrio nero anziché argento e strumentazione a fondo nero anziché chiaro. Molte le serigrafie (testa forcella, cerchi) e più curati in generale i dettagli.
Dove la versione base ha un rapporto qualità/prezzo imbattibile, la SP segue infatti una filosofia diversa, più premium, cercando di porsi come alternativa alle europee. "SP" sta allora per "Special"? Potrebbe, perché l’acquirente di una SP – Yamaha si aspetta 3 SP vendute ogni 10 MT-09 – è uno che è tentato dalle tante qualità del pacchetto MT (le vedremo fra poco), ma che ne considera quasi un difetto il prezzo allettante; che preferisce scegliere una moto più esclusiva, più curata e gratificante nelle finiture, più vistosa nella gamma cromatica.
Piacere di guida: e non per modo di dire
La MT-09 ha dalla sua alcune caratteristiche uniche in questa categoria, a partire dalla impostazione a metà tra la naked e la motard. Si guida con il busto eretto e la sella e il serbatoio che portano naturalmente ad avanzare verso il manubrio. Questo, dritto ma non larghissimo, consente una guida anche arretrata, da naked classica, al prezzo di rinunciare a un po’ di quella continuità tra il proprio corpo e il serbatoio che dà sempre quel pizzico di feeling in più.
Il feeling è comunque qualcosa che alla MT-09 non difetta certo: la ciclistica è inequivocabilmente Yamaha, capace di coniugare ottimi livelli di stabilità con quella sveltezza data dall'interasse compatto (1.440 mm), dal peso contenuto (193 kg con il pieno) e perfettamente ripartito (50-50) e dalle masse ben concentrate. La moto risponde agli ordini impartiti con le braccia o con le gambe in un amen, consentendo di correggere la traiettoria e/o l’inclinazione a qualunque andatura, e riuscendo ad essere rassicurante anche sul veloce. Parte del merito va naturalmente anche alle Bridgestone Battlax
Hypersport di primo equipaggiamento, e un’altra parte va di diritto al motore.
Il triple 900 eroga 115 CV, e in un momento in cui per i 1.000 i 160 CV sono ormai la norma, è evidente che non si sia cercata tanto la potenza quanto qualità come l'elasticità e la reattività. E di queste il tre cilindri "crossplane" ne ha da vendere, grazie appunto al frazionamento e a peculiarità come gli iniettori posizionati vicinissimi alle camere di combustione.
Il motore di Iwata resta giapponese, quindi estremamente raffinato in termini di erogazione. È anzi fin troppo "pulito", gli manca forse quel pizzico di carattere che alcuni rivali europei hanno; ma a parte questa che per i giapponesi è una scelta di campo, rasenta la perfezione: ha tantissima schiena, spinge forte in qualunque marcia, richiede un ridotto uso del cambio e solo agli alti non ha la spinta veemente di un maxi.
Che ci siano 115 CV e non 150 lo si sente solo spalancando il gas a 130 km/h o oltre, quando la MT-09 riprende con la solita linearità, non slanciandosi avanti con rabbia come le maxi-naked di cilindrata piena di solito fanno. Ma in tutti gli altri frangenti – andando a spasso in due in città, pennellando nel misto veloce o tenendo il motore su di giri nello stretto – non si sente mai l’esigenza di avere "di più".
Che ci siano 115 CV e non 150 lo si sente solo spalancando il gas a 130 km/h o oltre, quando la MT-09 riprende con la solita linearità, non slanciandosi avanti con rabbia come le maxi-naked di cilindrata piena di solito fanno. Ma in tutti gli altri frangenti – andando a spasso in due in città, pennellando nel misto veloce o tenendo il motore su di giri nello stretto – non si sente mai l’esigenza di avere "di più".
Inoltre consuma poco: attorno ai 18 km/l durante il nostro test, guidando senza risparmiarsi nel misto, e oltre 20 andando tranquilli. Unico neo la trasmissione, con un quickshifter che se da un lato non sbaglia un colpo, dall'altro non ha sempre la dolcezza che ci si aspetterebbe da un meccanismo giapponese: in questo, certe rivali europee sono più a punto.
La prova su strada in Algarve
Abbiamo guidato la SP nelle strade dell'Algarve, con un clima mite tutto l’anno e un asfalto quasi sempre invidiabile per regolarità e grip. Qui si può godere delle pure qualità di guida della MT-09 SP senza essere disturbati da nulla: né dal traffico, né dal fondo stradale e nemmeno dagli insetti, che in gennaio ancora non si vedono.
È una terra di sviluppo recente, che mescola lusitani e scandinavi, negozietti e pale eoliche, vecchi camion sgangherati e lussuose auto tedesche, scolorite insegne in portoghese e sfavillanti cartelli in inglese, che reclamizzano residenze per ricchi vacanzieri. In questo periodo dell’anno è quasi deserta, nelle città non si vede anima viva e per strada non si incontrano macchine, tanto meno moto. Ma i colori sono ugualmente meravigliosi, limpidissimi, la natura immacolata e il cielo inequivocabilmente atlantico nel nitore del suo azzurro.
Il contributo del nuovo pacchetto sospensioni è discreto, ma sensibile: la trazione è diventata ancora migliore, con il posteriore che si muove meno anche aprendo il gas con decisione a moto piegata; la migliore scorrevolezza rende la moto anche più confortevole della versione base, che fa affidamento quasi solo sulla sella ampia anche se non molto imbottita; restiamo comunque sui livelli di una naked sportiva, che quindi predilige gli asfalti regolari e non il pavé dei centri storici.
Piuttosto buona per una nuda la protezione aerodinamica, come spesso succede quando il gruppo faro è ampio e basso, e riesce a deviare una buona quantità d’aria dal busto almeno fino a 130 km/h indicati.
Per cosa sta allora "SP"? Abbiamo chiesto agli uomini Yamaha Europe, che hanno chiesto a Iwata, e la risposta è stata… dipende. A volte sta per "Sport", altre volte sta per "Special". Noi la nostra idea ce la siamo fatta, a voi di farvi la vostra.
Dati tecnici dichiarati
Motore3 cilindri in linea, 847 cc,
alesaggio x corsa
78x59,1 mm, raffreddamento
a liquido, rapporto
di compressione 11,5:1,
distribuzione bialbero
a camme in testa,
4 valvole per cilindro,
iniezione con RBW YCC-T, lubrificazione
a carter umido
Trasmissione
finale a catena (45/46);
frizione multidisco
in bagno d'olio
antisaltellamento con comando meccanico; cambio elettronico
a 6 rapporti
Controlli elettronici
gestibili dal pilota
3 mappe motore;
3 livelli controllo trazione
Ciclistica
telaio a doppio trave
in alluminio, inclinazione
cannotto di sterzo 25°,
avancorsa 103 mm;
forcella rovesciata
KYB da 41 mm interamente regolabile; forcellone in alluminio e ammortizzatore Öhlins
interamente regolabile;
escursione 137/130 mm
Freni
ant. 2 dischi da 298 mm,
pinze ad attacco
radiale a 4 pistoncini;
post. disco da 245 mm,
pinza a due pistoncini;
ABS di serie
Pneumatici
ant. 120/70-ZR17;
post. 180/55-ZR17
Dimensioni (mm)
lunghezza 2.075,
larghezza 815, interasse 1.440, altezza sella 820,
serbatoio da 14 l, peso in ordine di marcia 193 kg
Prestazioni dichiarate
84,6 kW (115 CV)
a 10.000 giri, 87,5 Nm
(8,9 kgm) a 8.500 giri
Colori disponibili
argento/blu/carbonio
Pregi
Facilità di guida Erogazione motore SospensioniDifetti
Quicksifter a volte duroGallery