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Triumph Bonneville T100: l'originale
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La Bonneville T100 tra tutte le proposte di Hinckley, è quella che più incarna, per spirito e dimensioni, la prima "Bonnie" del 1959: progettata per essere iper acessibile e maneggevole, rappresenta la vera entry level al mondo classic di Triumph. In vendita a 10.600 euro chiavi in mano
Andiamo subito al sodo: la T100 è la Bonneville più vera, quella che più di ogni altra si rifà allo spirito delle origini, alla capostipite del 1959, in primis per la silhouette unica. Per fare un po' di chiarezza, anche la più grande T120 è una Bonnevile al cento per cento, ma la sua maestosa eleganza e le sue dimensioni la rendono un oggetto da guardare con una certa riverenza.
Con la T100, invece, Triumph, torna alle origini facendo leva sui tre pilastri concettuali che hanno ispirato questo nuovo progetto, cioè accessibilità (anche nel prezzo), leggerezza e maneggevolezza, il tutto condito da quella ricerca nel dettaglio - e di tecnologia - su cui in Triumph non sono più disposti a scendere a compromessi.
A Hinckley definiscono la T100 la nuova "classic entry level", cioè la moto di accesso al vero mondo classic di Triumph. Qualcuno di voi potrà obiettare che all'interno della gamma costruita intorno al bicilindrico parallelo da 900 cc ci sia una eccessiva frammentazione (T100, Street Twin, Street Cup e Street Scrambler), ma vi possiamo garantire che queste quattro moto, pur rifacendosi a una comune piattaforma tecnica, hanno quattro anime differenti e che la T100, oltre a ciò, possiede uno stile assolutamente "Bonnie", che le altre non hanno.
Spieghiamo come stanno le cose. La T100 non deriva dalla T120, non è una Bonneville grande con il motore piccolo. La base tecnica arriva dalla sorella Street Twin, una campionessa in fatto di agilità e semplicità di guida. Il motore è infatti il medesimo come del resto la base telaistica. Differiscono le quote di lunghezza, interasse, inclinazione del cannotto e avancorsa, così da garantire alla T100 una personalità tutta sua anche nella guida.
Se questi interventi, pur se importanti, non si vedono, il lavoro fatto sul layout e sullo stile, invece, è immediatamente percepibile e appagante: il serbatoio è più grande rispetto alla Street Twin e ha paraginocchia in gomma - of course -, i cerchi sono a raggi, il parafango posteriore è in acciaio, la targhetta sul motore ha il marchio Bonneville, gli scarichi sono a "bottiglia" - un must - e tanti altri dettagli vengono condivisi con la più prestigiosa T120. Per i colori in Triumph hanno optato per una scelta semplice: "Pochi ma giusti". Agli iconici bicolor con finiture fatte a mano (che è possibile avere con un sovrapprezzo di 300 euro) è stato aggiunto il classico nero.
La T100 è in vendita anche nelle versioni Black, caratterizzate da numerosi dettagli di colore nero tra cui cerchi, carter motore, specchietti, cornice del faro, indicatori di direzione e impianto di scarico. La T100 Black è disponibile in nero lucido e in nero opaco (in quest'ultima cromia è più cara di 125 euro). In Triumph accostano la T100 Black allo stile "urban", ma secondo noi rappresenta un'alternativa più aggressiva alla classicità estrema - tutta cromature e luccichii - della T100.
Dinamicamente i tecnici Triumph con la T100 avevano in testa un'idea chiara: realizzare un qualcosa che fosse ancora più rilassante rispetto alla Street Twin. Bene, dopo aver fatto più di 200 chilometri possiamo dirlo in maniera serena: obiettivo centrato.
Il bicilindrico inglese si dimostra il solito: non ha bisogno dei numeri urlati per impressionare, perché è capace di spingere lì dove serve per una moto di questo tipo, cioè ai bassi. Inutile insistere con marcia, anzi, meglio cambiare prima e godere del sound pieno che esce dagli scarichi. Il maggior peso complessivo della moto, inoltre, fa sembrare l'erogazione ancora più morbida rispetto alla Steet Twin. La posizione di guida è "sociale", cioè invoglia a godersi visivamente tutto ciò che scorre intorno. Le nuove geometrie hanno reso la moto più tonda tra le curve, meno svelta ma ancora più fruibile della sorella da cui deriva, ed è oggettivamente difficile trovarle un difetto: se infatti sulla Street Twin un freno anteriore più aggressivo non avrebbe guastato, qui non se ne sente l'esigenza; e ok anche le sospensioni.
Ha un look tradizionale la T100, ma la tecnologia e il piacere di guida sono moderni: perché rinunciare alla funzionalità di ride by wire, ABS, controllo trazione, faro posteriore a led, presa USB, immobilizer e computer di bordo? Le moto del resto vanno guidate, sempre: essere classici, non significa essere vecchi.
Con la T100, invece, Triumph, torna alle origini facendo leva sui tre pilastri concettuali che hanno ispirato questo nuovo progetto, cioè accessibilità (anche nel prezzo), leggerezza e maneggevolezza, il tutto condito da quella ricerca nel dettaglio - e di tecnologia - su cui in Triumph non sono più disposti a scendere a compromessi.
A Hinckley definiscono la T100 la nuova "classic entry level", cioè la moto di accesso al vero mondo classic di Triumph. Qualcuno di voi potrà obiettare che all'interno della gamma costruita intorno al bicilindrico parallelo da 900 cc ci sia una eccessiva frammentazione (T100, Street Twin, Street Cup e Street Scrambler), ma vi possiamo garantire che queste quattro moto, pur rifacendosi a una comune piattaforma tecnica, hanno quattro anime differenti e che la T100, oltre a ciò, possiede uno stile assolutamente "Bonnie", che le altre non hanno.
Spieghiamo come stanno le cose. La T100 non deriva dalla T120, non è una Bonneville grande con il motore piccolo. La base tecnica arriva dalla sorella Street Twin, una campionessa in fatto di agilità e semplicità di guida. Il motore è infatti il medesimo come del resto la base telaistica. Differiscono le quote di lunghezza, interasse, inclinazione del cannotto e avancorsa, così da garantire alla T100 una personalità tutta sua anche nella guida.
Se questi interventi, pur se importanti, non si vedono, il lavoro fatto sul layout e sullo stile, invece, è immediatamente percepibile e appagante: il serbatoio è più grande rispetto alla Street Twin e ha paraginocchia in gomma - of course -, i cerchi sono a raggi, il parafango posteriore è in acciaio, la targhetta sul motore ha il marchio Bonneville, gli scarichi sono a "bottiglia" - un must - e tanti altri dettagli vengono condivisi con la più prestigiosa T120. Per i colori in Triumph hanno optato per una scelta semplice: "Pochi ma giusti". Agli iconici bicolor con finiture fatte a mano (che è possibile avere con un sovrapprezzo di 300 euro) è stato aggiunto il classico nero.
La T100 è in vendita anche nelle versioni Black, caratterizzate da numerosi dettagli di colore nero tra cui cerchi, carter motore, specchietti, cornice del faro, indicatori di direzione e impianto di scarico. La T100 Black è disponibile in nero lucido e in nero opaco (in quest'ultima cromia è più cara di 125 euro). In Triumph accostano la T100 Black allo stile "urban", ma secondo noi rappresenta un'alternativa più aggressiva alla classicità estrema - tutta cromature e luccichii - della T100.
Dinamicamente i tecnici Triumph con la T100 avevano in testa un'idea chiara: realizzare un qualcosa che fosse ancora più rilassante rispetto alla Street Twin. Bene, dopo aver fatto più di 200 chilometri possiamo dirlo in maniera serena: obiettivo centrato.
Il bicilindrico inglese si dimostra il solito: non ha bisogno dei numeri urlati per impressionare, perché è capace di spingere lì dove serve per una moto di questo tipo, cioè ai bassi. Inutile insistere con marcia, anzi, meglio cambiare prima e godere del sound pieno che esce dagli scarichi. Il maggior peso complessivo della moto, inoltre, fa sembrare l'erogazione ancora più morbida rispetto alla Steet Twin. La posizione di guida è "sociale", cioè invoglia a godersi visivamente tutto ciò che scorre intorno. Le nuove geometrie hanno reso la moto più tonda tra le curve, meno svelta ma ancora più fruibile della sorella da cui deriva, ed è oggettivamente difficile trovarle un difetto: se infatti sulla Street Twin un freno anteriore più aggressivo non avrebbe guastato, qui non se ne sente l'esigenza; e ok anche le sospensioni.
Ha un look tradizionale la T100, ma la tecnologia e il piacere di guida sono moderni: perché rinunciare alla funzionalità di ride by wire, ABS, controllo trazione, faro posteriore a led, presa USB, immobilizer e computer di bordo? Le moto del resto vanno guidate, sempre: essere classici, non significa essere vecchi.
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