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Triumph Tiger Sport, la prova

di Stefano Gaeta
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La Triumph Tiger Sport si rinnova ed entra nell'era dell'elettronica. È facile, con un motore ancora più pastoso, una maggiore attenzione al comfort per i viaggi, senza perdere il suo animo sportivo. Già in vendita a 13.000 euro chiavi in mano

Triumph Tiger Sport, la prova
Triumph Tiger Sport, la prova

Se il mondo delle moto fosse una torta, di certo la fetta più grossa e variegata sarebbe il segmento delle crossover. Al suo interno, infatti, si può spaziare tranquillamente dalle moderne enduro che con le dakariane del passato hanno poco e nulla in comune fino a bombardoni dal manubrio alto e selle comode, passando per ibridi tutto divertimento un po' naked un po' motard.

Tra quest'ultime rientra la Triumph Tiger Sport, che per il 2016 si è data una rinfrescata al look senza stravolgerlo: nuove decalcomanie, frontale con deflettori e parabrezza regolabile, sella, specchietti, paramani e puntale di serie.

Dal punto di vista tecnico, il tre cilindri inglese da 1.050 cc ha ereditato le migliorie già implementate sulla cugina Speed Triple (tra le quali una inedita testata, pistoni dal nuovo disegno e l'air-box rivisto), guadagnando l'omologazione Euro4 e praticamente confermando le proprie prestazioni: 126 CV a 9.475 giri e 106 Nm di coppia a 7.000 giri, contro i 125 CV a 9.400 giri e 104 Nm a 4.300 giri della precedente versione.

In più, la nuova Tiger Sport ora adotta un pacchetto elettronico al passo coi tempi e della concorrenza: 3 riding mode (Sport, Road, Rain) che agiscono sulla reattività dell'acceleratore ride by wire, sulla potenza a disposizione (in Rain scende a 100 CV) e sull'intervento del controllo di trazione (escludibile). Presente di serie anche l'ABS disinseribile. Si aggiorna anche il prezzo, ora di 13.000 euro chiavi in mano (sale di 350), in linea con le concorrenti di stessa cilindrata.
Una volta premuto il tasto start si viene subito rapiti dall'inconfondibile voce del "triple" di Hinckley, ora ancora più piena per via dell'impianto di scarico più libero. Tiriamo la nuova morbida frizione assistita, dentro la prima di un cambio che si conferma sempre un po' ruvido nei primi rapporti e muoviamo i primi metri.

La sella non è bassissima ma si tocca con entrambi i piedi (chi scrive è alto 172 cm), i comandi sono alla distanza giusta e a portata di mano, così come la larghezza del manubrio è perfetta: offre la giusta leva per destreggiarsi agilmente nello stretto a bassa velocità e allo stesso tempo non ci si sente appesi alle alte velocità. Il motore si dimostra un mostro di dolcezza, confermando l'ottima versatilità già mostrata con i modelli precedenti. L'inedito sistema di gestione dell'acceleratore ride by wire regala una risposta del gas praticamente perfetta ed esente da on-off, limite di cui soffriva la precedente versione.
Diamo il via alla prova della Tiger in modalità Road.

La strada che costeggia il Verdon, in Francia, è quanto di meglio si possa desiderare, con bell'asfalto e traffico inesistente. Il tre cilindri sfoggia un'erogazione ancora più dolce e progressiva ed è in grado di riprendere da 2.000 giri con il rapporto più alto inserito senza fare un plissé. Passati i 7.000, poi, la Tiger Sport allunga senza accusare mai alcuna flessione fino a sbattere contro il limitatore posto intorno i 10.000, nonostante a sensazione avrebbe potuto essere qualche centinaia di giri più in alto.

Inserendo la mappa Sport, la risposta dell'acceleratore elettronico diventa ancora più pronta e il motore sembra quasi guadagnare qualche CV per la velocità con la quale sale di giri. Senza per altro perdere nulla alla voce "trattabilità". In uscita dalle curve più strette cerchiamo di proposito l'intervento del traction control, che si palesa in maniera molto progressiva, permettendoci di spalancare il gas senza il timore di essere lanciati in aria.
Tra le curve in sequenza da raccordare, la Tiger Sport asseconda perfettamente i nostri comandi. Le sospensioni Showa, con la forcella completamente settabile e il mono regolabile nel precarico e nel ritorno idraulico, risultano essere un convincente compromesso tra capacità di leggere le asperità del manto stradale e il giusto sostegno quando si decide di alzare il ritmo di guida.

Ad onor del vero, alla ricerca di una maggiore rapidità in ingresso di curva siamo andati ad agire sul registro del precarico molla dell'ammortizzatore. Il risultato è che la Tiger Sport ha subito cambiato faccia, diventando fulminea nel prendere la corda, senza perdere un briciolo di stabilità nei curvoni veloci. Segno che le sospensioni sono di qualità, riuscendo a variare le caratteristiche dinamiche della moto con pochi click di regolazione.

La frenata è potente e adeguata alle prestazioni, anche se avremmo gradito un attacco leggermente meno aggressivo delle pinze anteriori nella primissima parte di intervento e, di contro, un freno posteriore più potente. Per ultima abbiamo testato la mappa Rain, che riduce la potenza del motore a 100 CV. Perfetta per la guida in condizioni di scarsa aderenza, abbiamo scoperto che si sposa bene anche per quando si ha voglia di guidare in pieno relax, approfittando della risposta del propulsore estremamente "smooth", con in più inserito il cruise control (di serie), un accessorio perlopiù snobbato, ma che quando è presente, alla fine fa sempre piacere usare. Scopri tutti i colori e i dettagli della Triumph Tiger Sport nella gallery, clicca qui!
Triumph Tiger Sport, my 2016
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