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Yamaha XJR1300-XJR1300 Racer: dura e pura
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La maxi quattro cilindri Yamaha si rifà il trucco. Un doppio allestimento per i tradizionalisti e per quelli più esigenti. Un catalogo di accessori ricco per farsi la moto su misura. Questa nuda giapponese sembra uscita da un varco spazio-temporale... Sensazioni e piacere del tempo che fu. Già in vendita a 10.690 c.i.m. la standard e a 11.790 c.i.m. la Racer
Una moto nuova che si ispira alle tendenze più modaiole oppure un'operazione di marketing? Davanti alla Yamaha XJR1300 - non a caso presentata nella cornice dello spazio Deus a Sydney - la domanda sorge spontanea. Al di là dell'estetica curata, del fascino di alcuni dettagli, dell'ispirazione retró, infatti, rimane il fatto che questa maxi naked - per quanto, come vedremo, ancora piacevolissima da guidare - dal punto di vista tecnico è sostanzialmente immutata da una decina d'anni. Ma in un segmento che guarda al passato, questo potrebbe non essere per forza un difetto.
Questa moto si inserisce nel programma Yamaha denominato "Yard Built" nel quale preparatori di tutto il mondo, con le loro realizzazioni, fungono da fonte di ispirazione per la Casa giapponese. E l'XJR1300 non sfugge al meccanismo: questa versione e i vari allestimenti disponibili richiamano alla memoria le proposte di Wrenchmonkees, Deus ex Machina e Keino Cycles. La nobiltà del mondo "special" insomma…
Questa moto si inserisce nel programma Yamaha denominato "Yard Built" nel quale preparatori di tutto il mondo, con le loro realizzazioni, fungono da fonte di ispirazione per la Casa giapponese. E l'XJR1300 non sfugge al meccanismo: questa versione e i vari allestimenti disponibili richiamano alla memoria le proposte di Wrenchmonkees, Deus ex Machina e Keino Cycles. La nobiltà del mondo "special" insomma…
Il segreto della rinnovata XJR1300 è la personalizzazione. Ogni acquirente può, in sostanza, crearsi la propria special "di serie" approfittando di un ricco catalogo di accessori. La base di partenza su cui "ragionare" per giocare a fare i preparatori è doppia: la XJR è infatti disponibile in versione standard e in quella Racer che si riconosce per il piccolo cupolino, il parafango anteriore e il coprisella in carbonio e per i due semimanubri.
Tanto la base quanto la Racer si distinguono dalla "vecchia" XJR soprattutto per il codino tozzo (scelta che ha comportato l'accorciamento del telaietto posteriore), per la nuova sella e per il serbatoio decisamente più piccolo (si è passati dai 21 litri agli attuali 14,5). Altre piccole differenze sono ravvisabili nel faro anteriore più minuto, nei relativi supporti, nell'impianto di scarico e nel trattamento superficiale della forcella.
Tanto la base quanto la Racer si distinguono dalla "vecchia" XJR soprattutto per il codino tozzo (scelta che ha comportato l'accorciamento del telaietto posteriore), per la nuova sella e per il serbatoio decisamente più piccolo (si è passati dai 21 litri agli attuali 14,5). Altre piccole differenze sono ravvisabili nel faro anteriore più minuto, nei relativi supporti, nell'impianto di scarico e nel trattamento superficiale della forcella.
Il risultato di questo lifting non ha bisogno di molti commenti: le due XJR1300 si fanno certamente notare. La più appariscente è la Racer, con contaminazioni "da sparo", peccato solo che in movimento quest'ultima non sia il massimo… Il limite più grande, forse l'unico, è relativo alla posizione di guida: i semimanubri spioventi fanno infatti a pugni con le pedane centrate e la sella bassa. E il pilota si ritrova col busto proteso verso l'anteriore; a pagarne le conseguenze sono il comfort di marcia e il feeling con l'avantreno.
In questo senso è sicuramente meglio l'XJR standard che offre la solita, amichevole, confortevole posizione da naked, con il suo manubrione con cui ogni manovra vien da sé. È più intuitiva e si può sfruttare fin dai primi metri. Per il resto, con le due XJR1300 nella guida sembra di fare un salto indietro di 10-15 anni… Inutile trattarle in maniera decisa o troppo violenta, vi ripagherebbero con modi sgarbati e poco consoni al loro status. Queste maxi vanno guidate morbidamente, con traiettorie pulite: non pretendete quello che non possono dare… a partire dall'agilità. Meglio godersele apprezzando la buona scorrevolezza della forcella e il feeling che regala l'avantreno (anche se la Racer in questo senso è un passo indietro, come già detto). Il doppio ammortizzatore, invece, scalcia un po' sulle sconnessioni più pronunciate… ma ci si fa presto l'abitudine.
Il pregio più grande dell'XJR è sicuramente il quattro cilindri raffreddato ad aria: dalla sua, cinque marce ben spaziate e tanta, tanta elasticità. Ci si dimentica del cambio con questa moto, basta inserire la quinta e giocare col gas: in questa marcia si può riprendere da regimi prossimi a quelli del minimo! La frenata di per sé non è male, solo che l'impianto non è dotato di antibloccaggio. Come dire, modulabilità e potenza sono di buon livello… ma nel 2015 - mentre tutte le Case, Yamaha compresa, si impegnano sul fronte della sicurezza attiva - è paradossale che vengano lanciate nuove moto prive di ABS. Va bene che la XJR1300 non è l'unica, va bene che gli amanti del genere possono volere una moto dura e pura senza controlli, ma almeno in optional l'avremmo offerto. Consola un tantino il prezzo, allineato a quello di altre moto dal taglio "vintage" ma di cilindrata e prestazioni inferiori.
Sembra ieri che la XJR1300 sgomitava con le varie Kawasaki ZXR1200, Suzuki GSX1400 e Honda CB1300 (oggi c'è la CB1100, ma segue un altro filone ancora...). Ora tra le maxi quattro cilindri di questo tipo è rimasta solo la XJR… e scusate se è poco! Scopri tutti i dettagli nella gallery, clicca qui!
In questo senso è sicuramente meglio l'XJR standard che offre la solita, amichevole, confortevole posizione da naked, con il suo manubrione con cui ogni manovra vien da sé. È più intuitiva e si può sfruttare fin dai primi metri. Per il resto, con le due XJR1300 nella guida sembra di fare un salto indietro di 10-15 anni… Inutile trattarle in maniera decisa o troppo violenta, vi ripagherebbero con modi sgarbati e poco consoni al loro status. Queste maxi vanno guidate morbidamente, con traiettorie pulite: non pretendete quello che non possono dare… a partire dall'agilità. Meglio godersele apprezzando la buona scorrevolezza della forcella e il feeling che regala l'avantreno (anche se la Racer in questo senso è un passo indietro, come già detto). Il doppio ammortizzatore, invece, scalcia un po' sulle sconnessioni più pronunciate… ma ci si fa presto l'abitudine.
Il pregio più grande dell'XJR è sicuramente il quattro cilindri raffreddato ad aria: dalla sua, cinque marce ben spaziate e tanta, tanta elasticità. Ci si dimentica del cambio con questa moto, basta inserire la quinta e giocare col gas: in questa marcia si può riprendere da regimi prossimi a quelli del minimo! La frenata di per sé non è male, solo che l'impianto non è dotato di antibloccaggio. Come dire, modulabilità e potenza sono di buon livello… ma nel 2015 - mentre tutte le Case, Yamaha compresa, si impegnano sul fronte della sicurezza attiva - è paradossale che vengano lanciate nuove moto prive di ABS. Va bene che la XJR1300 non è l'unica, va bene che gli amanti del genere possono volere una moto dura e pura senza controlli, ma almeno in optional l'avremmo offerto. Consola un tantino il prezzo, allineato a quello di altre moto dal taglio "vintage" ma di cilindrata e prestazioni inferiori.
Sembra ieri che la XJR1300 sgomitava con le varie Kawasaki ZXR1200, Suzuki GSX1400 e Honda CB1300 (oggi c'è la CB1100, ma segue un altro filone ancora...). Ora tra le maxi quattro cilindri di questo tipo è rimasta solo la XJR… e scusate se è poco! Scopri tutti i dettagli nella gallery, clicca qui!
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