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MV Agusta Brutale 800 RR e Brutale 800 Dragster RR: nate per correre!
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La Casa varesina crede nelle medie cilindrate e con un paio di "R" in più nel nome lancia nell'iperspazio le sue naked, dotandole di un propulsore esagerato e arricchendole con un look ancora più ricercato e raffinato. I prezzi sono di 14.180 c.i.m. per la Brutale 800 RR e di 16.490 c.i.m. per la Dragster
Come si dice in gergo militare, "armiamo il cane". Che in sella alla MV Agusta Brutale 800 Dragster RR equivale a inserire la mappa Sport, la più cattiva tra le quattro disponibili (Normal, Rain e Custom). La risposta al comando del gas diventa rapida come un arma da guerra, per l'appunto, e l'elettronica è allertata al minimo sindacale, visto che si presuppone la bontà del pilota che l'ha volutamente selezionata.
Il traction control è in automatico impostato sul "livello 3" (su otto, facilmente selezionabili tramite il pulsante d'avviamento), mentre il tre cilindri è libero di esprimere tutto il suo potenziale. E difatti, la Dragster RR arriva a 9.000 giri in un lampo con un rapporto intermedio inserito: siamo così "presi" che non abbiamo fatto caso nemmeno in che marcia siamo, ma lo stesso "tiriamo il grilletto" cercando il fondo corsa dell'acceleratore. La streetfighter varesina si fionda in avanti come un proiettile, divorando metri con una voracità che, sulle prime, ci coglie quasi di sorpresa. La versione "base" è già di suo un bell'attrezzo, ma questa "RR" è davvero esagerata. Non capita spesso di "impugnare" armi di questo calibro e bisogna avere il polso destro davvero allenato per evitare di mettersi seriamente nei guai, magari facendo "partire un colpo" senza accorgersene: basta poco, un pensiero che ci porta per un attimo lontani dalla guida, un avvallamento non visto e la mano molle che involontariamente srotola il comando del gas, facendoci schizzare verso chissà dove per via di un'elettronica che reagisce istantaneamente a ogni imput del pilota. Impossibile non dare inizio al racconto del nostro test con le sensazioni più vive che ci sono rimaste dentro dopo aver pilotato le nuove Brutale 800 Dragster RR e Brutale 800 RR sulle bellissime strade del senese. E (non avevamo dubbi) ci sono piaciute, parecchio, visto che le inedite "RR" fanno tutto quello che già caratterizza le versioni base, solo molto meglio e più velocemente.
Per quanto riguarda l'elettronica, ormai l'affinamento ha raggiunto un livello più che buono e il cambio, dotato di quickshifter di serie (la cambiata elettroassistita), permette di salire e scendere di rapporto rapidamente senza usare la frizione, anche se solo con mappa Sport o Custom inserite. Nel dettaglio, poi, in inserimento di marcia si può tenere il gas aperto, mentre in scalata occorre chiudere completamente il comando. Un gadget cui non si riesce più fare a meno una volta provato.
Per quanto riguarda l'ABS, di serie, le "800 RR" sono dotate dell'ultimo Bosch 9 Plus con Rear wheel Lift-up Mitigation (l'antisollevamento del posteriore), che entra in funzione alle basse velocità in caso di panic stop. Un aiutino che non guasta di certo, soprattutto visto le qualità dell'impianto frenante, che ci ha colpito per l'esagerata potenza (su strada è praticamente impossibile sfruttarli a fondo), abbinata a un comando al manubrio molto dosabile.
Il traction control è in automatico impostato sul "livello 3" (su otto, facilmente selezionabili tramite il pulsante d'avviamento), mentre il tre cilindri è libero di esprimere tutto il suo potenziale. E difatti, la Dragster RR arriva a 9.000 giri in un lampo con un rapporto intermedio inserito: siamo così "presi" che non abbiamo fatto caso nemmeno in che marcia siamo, ma lo stesso "tiriamo il grilletto" cercando il fondo corsa dell'acceleratore. La streetfighter varesina si fionda in avanti come un proiettile, divorando metri con una voracità che, sulle prime, ci coglie quasi di sorpresa. La versione "base" è già di suo un bell'attrezzo, ma questa "RR" è davvero esagerata. Non capita spesso di "impugnare" armi di questo calibro e bisogna avere il polso destro davvero allenato per evitare di mettersi seriamente nei guai, magari facendo "partire un colpo" senza accorgersene: basta poco, un pensiero che ci porta per un attimo lontani dalla guida, un avvallamento non visto e la mano molle che involontariamente srotola il comando del gas, facendoci schizzare verso chissà dove per via di un'elettronica che reagisce istantaneamente a ogni imput del pilota. Impossibile non dare inizio al racconto del nostro test con le sensazioni più vive che ci sono rimaste dentro dopo aver pilotato le nuove Brutale 800 Dragster RR e Brutale 800 RR sulle bellissime strade del senese. E (non avevamo dubbi) ci sono piaciute, parecchio, visto che le inedite "RR" fanno tutto quello che già caratterizza le versioni base, solo molto meglio e più velocemente.
Per quanto riguarda l'elettronica, ormai l'affinamento ha raggiunto un livello più che buono e il cambio, dotato di quickshifter di serie (la cambiata elettroassistita), permette di salire e scendere di rapporto rapidamente senza usare la frizione, anche se solo con mappa Sport o Custom inserite. Nel dettaglio, poi, in inserimento di marcia si può tenere il gas aperto, mentre in scalata occorre chiudere completamente il comando. Un gadget cui non si riesce più fare a meno una volta provato.
Per quanto riguarda l'ABS, di serie, le "800 RR" sono dotate dell'ultimo Bosch 9 Plus con Rear wheel Lift-up Mitigation (l'antisollevamento del posteriore), che entra in funzione alle basse velocità in caso di panic stop. Un aiutino che non guasta di certo, soprattutto visto le qualità dell'impianto frenante, che ci ha colpito per l'esagerata potenza (su strada è praticamente impossibile sfruttarli a fondo), abbinata a un comando al manubrio molto dosabile.
Passando dalla mappa "Sport" alla "Normal", la Dragster RR in un batter d'occhio diventa più docile e a portata di una più ampia gamma di motociclisti. Certo, la risposta del motore è sempre prontissima (140 CV non sono proprio bruscolini anche se addomesticati), ma allo stesso tempo l'erogazione risulta leggermente filtrata e meno rabbiosa. Guidiamo di buon passo, apprezzandone il telaio bello reattivo e l'avantreno sempre solido e preciso nel seguire le traiettorie scelte, grazie non solo all'ammortizzatore di sterzo (regolabile su 8 posizioni), ma anche alla nuova forcella, tarata rigida come da copione MV e dotata di una scorrevolezza che convince maggiormente rispetto alla versione standard.
Prese le misure a una leggera inerzia nel voltare dovuta al "gommone" posteriore da 200 (non presente sulla Brutale 800 RR), la Dragster RR aggredisce il punto di corda con precisione chirurgica, trasmettendo al pilota l'impressione che si potrebbe osare ancora qualcosina. L'appoggio, anche nelle pieghe più accentuate, sembra infinito, accompagnato da un ottimo grip, che permette di sfruttare il tiro possente ai medi del tre cilindri e uscire dalle curve come spinti da una mano invisibile. Le prestazioni messe a disposizione del polso destro sono esagerate, da supersportiva di qualche annetto fa, e quando abbiamo chiesto come vi siano riusciti, la risposta (rubata durante le chiacchiere "fuori onda") è stata semplice: "Le abbiamo allargato la bocca e, di conseguenza, anche il…". Tradotto, il "triple" delle Brutale RR beneficia di due iniettori per cilindro (contro quello singolo della versione standard di "soli" 125 CV), insieme all'airbox e al sistema di scarico ridisegnati e ampliati. Interessante la possibilità di personalizzare completamente le risposte dell'elettronica della moto utilizzando la mappa Custom, che dà accesso a una infinità di parametri tra cui la gestione del freno motore, la risposta del comando del gas e molti altri ancora, con cui consigliamo di non giocare se non consapevoli di quel che si sta facendo.
Prese le misure a una leggera inerzia nel voltare dovuta al "gommone" posteriore da 200 (non presente sulla Brutale 800 RR), la Dragster RR aggredisce il punto di corda con precisione chirurgica, trasmettendo al pilota l'impressione che si potrebbe osare ancora qualcosina. L'appoggio, anche nelle pieghe più accentuate, sembra infinito, accompagnato da un ottimo grip, che permette di sfruttare il tiro possente ai medi del tre cilindri e uscire dalle curve come spinti da una mano invisibile. Le prestazioni messe a disposizione del polso destro sono esagerate, da supersportiva di qualche annetto fa, e quando abbiamo chiesto come vi siano riusciti, la risposta (rubata durante le chiacchiere "fuori onda") è stata semplice: "Le abbiamo allargato la bocca e, di conseguenza, anche il…". Tradotto, il "triple" delle Brutale RR beneficia di due iniettori per cilindro (contro quello singolo della versione standard di "soli" 125 CV), insieme all'airbox e al sistema di scarico ridisegnati e ampliati. Interessante la possibilità di personalizzare completamente le risposte dell'elettronica della moto utilizzando la mappa Custom, che dà accesso a una infinità di parametri tra cui la gestione del freno motore, la risposta del comando del gas e molti altri ancora, con cui consigliamo di non giocare se non consapevoli di quel che si sta facendo.
Di pari passo con le esaltanti doti prestazionali e di guida, va considerata anche l'attenzione maniacale al dettaglio posta, come sempre, sui prodotti MV Agusta, soprattutto su versioni "speciali" come le due "800 RR". La verniciatura perlata arricchisce ulteriormente una moto che fa dell'estetica uno dei suoi punti di forza, cui vanno a sommarsi gli stupendi cerchi raggiati a mano e con mozzo lavorato dal pieno sfoggiati dalla Dragster (in lega d'alluminio per la Brutale): una vera opera d'arte.
Difetti? Beh, qualcuno sì. Innanzitutto le vibrazioni, non proprio contenute su manubrio e pedane. E poi la sella, che sulla Dragster è così corta da non invogliare il gentilsesso a venir su. Anche la fruibilità non rientra tra le sue qualità principali, visto che per portare la Dragster RR (come la sorella Brutale RR) bisogna aver accumulato un bel po' d'esperienza.
E ora, per chiudere, due appunti anche sulla Brutale 800 RR, testata insieme alla 800 Dragster RR, dalla quale si differisce solo per dettagli estetici e alcune scelte tecniche, come una taratura delle sospensioni specifica, il pneumatico posteriore più piccolo (che regala un comportamento più omogeneo in piega e maggiore rapidità nei cambi di direzione), una posizione in sella comoda e accogliente, anche per il possibile passeggero. Addirittura, sembra anche trasmettere una superiore confidenza nella guida spinta. Eppure, una volta fermi, guardandole una fianco all'altra, la Dragster RR è talmente esplosiva che probabilmente non avremmo dubbi su quale scegliere. L'avrete già capito, passione batte razio: evviva le moto estreme!
Difetti? Beh, qualcuno sì. Innanzitutto le vibrazioni, non proprio contenute su manubrio e pedane. E poi la sella, che sulla Dragster è così corta da non invogliare il gentilsesso a venir su. Anche la fruibilità non rientra tra le sue qualità principali, visto che per portare la Dragster RR (come la sorella Brutale RR) bisogna aver accumulato un bel po' d'esperienza.
E ora, per chiudere, due appunti anche sulla Brutale 800 RR, testata insieme alla 800 Dragster RR, dalla quale si differisce solo per dettagli estetici e alcune scelte tecniche, come una taratura delle sospensioni specifica, il pneumatico posteriore più piccolo (che regala un comportamento più omogeneo in piega e maggiore rapidità nei cambi di direzione), una posizione in sella comoda e accogliente, anche per il possibile passeggero. Addirittura, sembra anche trasmettere una superiore confidenza nella guida spinta. Eppure, una volta fermi, guardandole una fianco all'altra, la Dragster RR è talmente esplosiva che probabilmente non avremmo dubbi su quale scegliere. L'avrete già capito, passione batte razio: evviva le moto estreme!
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