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Tricolori 2002: Fabrizio Lai
Il campione italiano GP 125 è pronto al grande salto nel motomondiale, dove è convinto di poter fare bene. Sempre continuando a divertirsi, come è nel suo carattere
Poche idee ma per nulla confuse. Non è facile trovare un ragazzo di 24 anni che abbia chiaro non solo il cosa fare nella vita ma anche il come; Fabrizio Lai, neocampione italiano della 125 GP in sella alla Engines Engineering, è uno di questi ed è talmente tanta la sua convinzione di riuscire a sfondare nella dura arte del motociclismo che tutte le sue energie sono concentrate verso questo scopo.
Però il suo credo resta solo e sempre quello di divertirsi, anche quando il gioco smette di essere tale e diventa un lavoro, neanche dei più facili vista la concorrenza che c’è.
Lui però non è spaventato, va dritto per la sua strada ed è pronto ad affrontare la sua prima stagione piena nel motomondiale 125 tra le fila del team Semprucci Malaguti con la giusta umiltà.
”Per me andare in moto è un divertimento, quando non lo sarà più smetterò – parla chiaro Fabrizio -. Questo non toglie che abbia deciso di affrontare questa stagione nel modo più professionale possibile. Mi alleno tutti i giorni e ho in mente solo la pista. Mi auguro che la moto vada forte perché credo di avere le qualità per stare nei quindici”.
- Arrivi al mondiale non solo come campione italiano della 125 GP ma come vero e proprio dominatore della classe tricolore…
“E’ stato un titolo che mi ha dato molta soddisfazione, anche per come l’ho conquistato: vincere quattro volte e ottenere un secondo posto in cinque gare è un bel risultato. Sono stato il più forte anche se Gioele Pellinosi è rivelato un valido avversario”.
- Che ambiente ti aspetti di trovare nel motomondiale?
”Un po’ lo conosco perché lo scorso anno ho sostituito Noboru Ueda in due gare, ad Assen e a Donington, in quest’ultima sono anche andato a punti. Mi ha colpito una cosa in negativo: c’è l’abitudine a snobbare gli ultimi arrivati. Però può anche capitare che uno come Sanna, con cui non c’è mai stato feeling, sia il primo a salutarti. Comunque mi sembra un ambiente chiuso, non mi piace ma mi dovrò abituare anche se non è nel mio carattere. In pista siamo tutti avversari, come logico, ma una volta tolta la tuta credo ci debba essere più tranquillità e più disponibilità. Forse è tipico del motociclismo esasperare però i confronti, e in questo la stampa ha la sua responsabilità, come è successo secondo me tra Rossi e Biaggi”.
- Però anche i piloti ci mettono del loro…
”E’ vero. Ma il discorso è più ampio, è questione anche di educazione. Ho iniziato a correre nel minicross perché mio padre è un appassionato di fuoristrada. Tutto era gioco e divertimento ma crescendo le cose sono cambiate. Vedevi dei padri che dicevano ai loro figli di non socializzare con quello perché era un avversario, per non parlare poi di frasi tipo “vai in pista e spaccagli il c…”, assurdo da dire ad un ragazzo. Pensa che le parole di mio padre erano “vai piano e stati attento”. Questo clima mi aveva nauseato e mi sono fermato qualche anno, passando poi alle minimoto, ma solo perché mi divertivo a guidarle”.
- Torniamo al motomondiale: associalo ad un’immagine positiva.
”La gente, la folla immensa che vedi quando esci dai box. Le due volte che ho corso è stata un’emozione incredibile, da far venire i brividi e che mette anche soggezione. Più degli avversari, che rispetto ma non temo”.
- E’ stata dura arrivare a giocarsi questa chance?
”Non è stata facile ma ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto in me e questo ha aiutato. Spesso non è così perché conta più il conto in banca delle tue qualità. Questo perché in pista una moto competitiva è essenziale per farsi largo. E poi sono importanti le conoscenze. Valentino Rossi, che è il mio idolo ed è un fuoriclasse incredibile, ha avuto comunque sempre la moto giusta. Nel cross è diverso, il fisico e il “manico” sono determinanti e tra le moto il livello di competitività è simile. Hai più possibilità di metterti in mostra. Con le moto da pista fai fatica a trovare l’occasione ma se ti capita non devi assolutamente perderla”.
- Chi assapora la ribalta iridata, anche partendo dalla 125, pensa quasi istintivamente alla MotoGP: l’hai fatto anche tu?
”E’ chiaro che è il sogno di tutti corrervi. Dicono che sono un po’ basso (169 cm) ma poi vedo cosa fanno Capirossi e Biaggi, che non sono certo dei giganti e mi dico che è possibile. Magari mettendo su prima qualche chilo di muscoli. Ma per questo c’è tempo”.
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