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Motogp
Pedrosa: piccolo, grande campione
il 18/10/2004 in Motogp
Il più forte pilota espresso dal motociclismo spagnolo ha il fisico di un peso piuma ma nervi d’acciao e talento cristallino. Una carriera iniziata a quattro anni e vissuta sempre nel segno della precocità
A 19 anni e 18 giorni Pedrosa è il più giovane campione nella storia della 250
Dani Pedrosa, campione del mondo della 250, è probabilmente il più grande talento espresso dal motociclismo spagnolo in questa epoca. Non peraltro è il primo iberico dopo Sito Pons a conquistare l'alloro della 250, Sito si impose nel biennio ‘88 - 89.
La vita di Pedrosa ha una data di svolta, il gennaio 1999, quando incontrò Alberto Puig (ex pilota della 500) sulla pista madrilena di Jarama nel corso delle selezioni della MoviStar Activa Cup.
Parlare di Dani, che arrivò in pista accompagnato dal padre, senza toccare il capitolo Puig è impossibile. Il manager, quasi un padre-padrone, è parte stessa della carriera di Pedrosa. Sempre al suo fianco, duro, deciso, ma anche decisivo. Pedrosa era terreno fertile: fin da bambino studiava da pilota guardando le cassette di Rainey, Lawson e Doohan, memorizzando traiettorie, curve tracciati. La strada del pilota era la sua.
A 13 anni inizia a correre. Non tocca per terra con i piedi, ma arriva davanti a tutti. Certo, di esperienza ne ha: a quattro anni girava con una minicross con le rotelline laterali, due anni dopo ha una minimoto da corsa, a dieci era già terzo nel campione spagnolo, serie che vince l'anno successivo. Nel 1999 è ottavo nella Movistar Activa Cup; l'anno dopo passa al CEV, il campionato spagnolo assieme a Olivè e Jara. Per lui quattro pole in sei gare, due ritiri e il quarto posto finale. Si aprono le porte del motomondiale.
Nella sua prima stagione di gare è subito Rookye of the Year con due podi a Motegi e Valencia. Nel 2002 si conferma pilota velocissimo, vince la prima gara in Sud Africa, conquista nove podi e sei pole, è terzo, ma l'anno dopo si vendica. Stravince a due gare dalla fine il titolo a Sepang e si laurea campione a 18 anni e 13 giorni. Il più giovane spagnolo a fare questo e il secondo più giovane dopo Loris Capirossi. Ma per lui la festa è amara. A Phillip Island, durante le prove del Gp, si frattura entrambe le caviglie e può festeggiare solo da casa, completamente immobile. Il suo è un calvario: una settimana e qualche operazione in Australia, cinque settimane di completa immobilità, quattro mesi di riabilitazione. Si presenta in perfette condizioni, dicono, ai primi test in sella alla 250 a Valencia. Cammina con le stampelle, soffre, ma fa vedere subito di essere un grande.
E' in prima fila a Welkom e vince la gara. Il più giovane debuttante in 250. Da li inizia una stagione folgorante, fatta di 6 vittorie, 3 pole, 7 giri veloci. Un solo stop, la caduta di Jerez con la pista bagnata. Il fondo umido è il solo punto debole di un pilota che per la sua età ha un bagaglio tecnico da veterano. Va forte su ogni pista, ha una concentrazione mostruosa e per questo è un grande esempio per tutti i ragazzi che corrono in moto e che hanno proprio nella mente il loro punto debole. Lui è come un adulto, del resto corre da tanti anni!
Piace ai colleghi della MotoGp perché ha tutto del campione, ed è anche simpatico, anche se la sua timidezza esteriore, unita a una struttura fisica davvero mini lo fanno sembrare davvero un bambino. Ma quando sale in moto il bambino resta nel box... La sua vittoria ha altri due nomi: Honda e il suo team. La Casa giapponese gli ha cucito su misura una bicilindrica fatta apposta per lui. E la squadra, allestita da Puig con il supporto logistico e tecnico del Team Gresini che gli ha girato il capomeccanico Denis Pazzaglini che era a fianco di Kato. Non è un caso, visto che per motivare Dani, spesso gli dicono: "Bravo hai girato in uno e 42, Daijro avrebbe fatto 41".
Il suo numero è il 26, 44 i chili di peso di questo ragazzo alto 1.58 centimetri. Un vero peso piuma e questo ha indispettito la concorrenza. Non solo gli altri piloti Honda come Elias e Rolfo, che proprio nella moto non ci sta, ma i rivali, soprattutto i team manager delle altre squadre spagnole che hanno chiesto di zavorrare il minipilota. Proposta respinta, è notizia di queste ore, dalla MSMA, anche perché non si può livellare tutto.
Il peso e la taglia atletica sarà un problema per Pedrosa, quando, è inevitabile, tenterà di salire su di una MotoGp. Il primo assaggio è a Valencia, dopo il GP in compagnia di Dovizioso e Vermeulen. Qualche giro come premio da parte della Honda. Magari tra due anni, quando Dani penserà alla MotoGp davvero. Forse anche in quella occasione la HRC gli farà una moto su misura. La merita.
A 13 anni inizia a correre. Non tocca per terra con i piedi, ma arriva davanti a tutti. Certo, di esperienza ne ha: a quattro anni girava con una minicross con le rotelline laterali, due anni dopo ha una minimoto da corsa, a dieci era già terzo nel campione spagnolo, serie che vince l'anno successivo. Nel 1999 è ottavo nella Movistar Activa Cup; l'anno dopo passa al CEV, il campionato spagnolo assieme a Olivè e Jara. Per lui quattro pole in sei gare, due ritiri e il quarto posto finale. Si aprono le porte del motomondiale.
Nella sua prima stagione di gare è subito Rookye of the Year con due podi a Motegi e Valencia. Nel 2002 si conferma pilota velocissimo, vince la prima gara in Sud Africa, conquista nove podi e sei pole, è terzo, ma l'anno dopo si vendica. Stravince a due gare dalla fine il titolo a Sepang e si laurea campione a 18 anni e 13 giorni. Il più giovane spagnolo a fare questo e il secondo più giovane dopo Loris Capirossi. Ma per lui la festa è amara. A Phillip Island, durante le prove del Gp, si frattura entrambe le caviglie e può festeggiare solo da casa, completamente immobile. Il suo è un calvario: una settimana e qualche operazione in Australia, cinque settimane di completa immobilità, quattro mesi di riabilitazione. Si presenta in perfette condizioni, dicono, ai primi test in sella alla 250 a Valencia. Cammina con le stampelle, soffre, ma fa vedere subito di essere un grande.
E' in prima fila a Welkom e vince la gara. Il più giovane debuttante in 250. Da li inizia una stagione folgorante, fatta di 6 vittorie, 3 pole, 7 giri veloci. Un solo stop, la caduta di Jerez con la pista bagnata. Il fondo umido è il solo punto debole di un pilota che per la sua età ha un bagaglio tecnico da veterano. Va forte su ogni pista, ha una concentrazione mostruosa e per questo è un grande esempio per tutti i ragazzi che corrono in moto e che hanno proprio nella mente il loro punto debole. Lui è come un adulto, del resto corre da tanti anni!
Piace ai colleghi della MotoGp perché ha tutto del campione, ed è anche simpatico, anche se la sua timidezza esteriore, unita a una struttura fisica davvero mini lo fanno sembrare davvero un bambino. Ma quando sale in moto il bambino resta nel box... La sua vittoria ha altri due nomi: Honda e il suo team. La Casa giapponese gli ha cucito su misura una bicilindrica fatta apposta per lui. E la squadra, allestita da Puig con il supporto logistico e tecnico del Team Gresini che gli ha girato il capomeccanico Denis Pazzaglini che era a fianco di Kato. Non è un caso, visto che per motivare Dani, spesso gli dicono: "Bravo hai girato in uno e 42, Daijro avrebbe fatto 41".
Il suo numero è il 26, 44 i chili di peso di questo ragazzo alto 1.58 centimetri. Un vero peso piuma e questo ha indispettito la concorrenza. Non solo gli altri piloti Honda come Elias e Rolfo, che proprio nella moto non ci sta, ma i rivali, soprattutto i team manager delle altre squadre spagnole che hanno chiesto di zavorrare il minipilota. Proposta respinta, è notizia di queste ore, dalla MSMA, anche perché non si può livellare tutto.
Il peso e la taglia atletica sarà un problema per Pedrosa, quando, è inevitabile, tenterà di salire su di una MotoGp. Il primo assaggio è a Valencia, dopo il GP in compagnia di Dovizioso e Vermeulen. Qualche giro come premio da parte della Honda. Magari tra due anni, quando Dani penserà alla MotoGp davvero. Forse anche in quella occasione la HRC gli farà una moto su misura. La merita.
Pedrosa: piccolo, grande campione
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