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Yamaha Tracer 700: la prova e i prezzi
Con la Tracer 700, Yamaha picchia ancora più forte nel segmento delle medie cilindrate e completa una gamma già baciata dal successo. Con 8.090 euro chiavi in mano ci si mette in box una moto, omologata Euro4, dagli orizzonti ampi e capace di soddisfare molti motociclisti
Dopo lo straordinario successo ottenuto con la Tracer 900, Yamaha non si ferma e presenta la Tracer 700, una tuttofare con ruote da 17” (tanto che in Yamaha la chiamano una Sport Tourer) che sfrutta la pimpante meccanica dell’MT-07. Non è difficile immaginare a chi voglia fare le scarpe: Kawasaki Versys 650, Suzuki V-Strom 650 e Honda NC750X sono le indiziate numero uno. Moto accessibili a chiunque, per il prezzo e per la facilità con cui si guidano, ma spesso sottovalutate da chi ha più esperienza. Un errore, perché con questo genere di moto si può fare di tutto, dal casa-ufficio al viaggio a Capo Nord passando per la spesa la domenica.
Anche il resto delle modifiche sono pensate per un utilizzo più ad ampio raggio: c’è la nuova parte frontale che prevede un plexi regolabile manualmente (64 mm l’escursione in verticale), il doppio faro dallo sguardo accigliato e i paramani con frecce integrate. Il codino cambia ed è provvisto di due maniglioni in alluminio dedicati al passeggero.
Cresce il serbatoio, qui da 17 litri contro i 13 precedenti (370 km l’autonomia dichiarata) e la posizione di guida è più rilassata grazie alla nuova sella (monopezzo e leggermente più alta da terra: 835 mm contro 805) e al manubrio, dalla piega più pronunciata e agganciato a riser più alti. Identico il reparto freni, rimasto un doppio disco a margherita da 282 mm davanti, come anche le ruote da 17” (120 davanti e 180 dietro). L’elettronica rimane praticamente a zero (a meno dell’ABS, qui offerto di serie), tutto per un peso dichiarato di 196 chili in ordine di marcia.
La piccola factotum Yamaha è venduta a 8.090 euro chiavi in mano, a cui vanno aggiunti di default i 538,49 euro per il pacchetto Touring Soft che prevede le valigie laterali morbide che si agganciano a un telaietto dedicato. E se ancora non basta ci sono optional un bauletto da 39 litri e una presa a 12 V. Tre le colorazioni: rosso, nero e blu.
Se pensate alla Yamaha Tracer come a una MT-07 con il cupolino vi sbagliate di grosso. Poche modifiche alla meccanica e all’ergonomia l’hanno trasformata radicalmente e proprio dove serviva, pur mantenendo i punti di forza del progetto base. Per esempio la sua immediatezza: avrà anche messo su qualche chilo, ma manovrarla a mano da fermi rimane un gioco da ragazzi. E poi è curata e ben fatta, più di quanto il suo prezzo consentirebbe. Si sale in sella ed è tutta lì, compatta tra gambe e braccia, anche se il manubrio ha una piega poco pronunciata. È accomodante grazie a dettagli come il materiale della sella, soffice, la regolazione istantanea del parabrezza (che protegge a dovere anche i più alti, anche ad alta velocità), la posizione rilassata e inserita nella moto.
Basta poco anche per entrare in sintonia con la sua guida. Merito dell’erogazione dolce del motore, dei comandi morbidi e delle sospensioni tarate soffici ma non cedevoli, anzi, migliori che sulla naked grazie a una forcella che assorbe tutto senza andare a pacco. Parametri importanti, soprattutto per chi è alle prime armi o per chi cerca una moto che non stanchi anche dopo molti chilometri. E il forcellone allungato funziona: i 5 centimetri in più non hanno stravolto le geometrie ma hanno regalato alla Tracer un comportamento più maturo. È rotonda nello scendere in piega e meno brusca in tutte le fasi di guida, con il risultato che viene meno voglia di giocare e più di viaggiare.
E così è anche per il motore, per il quale Yamaha non dichiara modifiche rispetto a quello della MT-07: è sempre lui, il frullio non mente, ma alla prova dei fatti offre meno brio a metà scala del contagiri, non mostra quell’irriverente carattere che ci ha impressionato sulla sorella. Più che i 14 kg in più rispetto alla naked, potrebbe essere ipotizzabile che il test in alta quota sugli splendidi passi Dolomitici, tutti a oltre 1.600 metri d’altitudine, abbia influito sulle prestazioni (la rarefazione dell’aria incide sempre, ma a volte lo fa in maniera percepibile, mentre altre a volte sembra non incidere. Vedremo quando la Tracer ci arriverà in redazione per un test... a livello del mare). In ogni caso, questo bicilindrico rimane uno tra i migliori nel panorama delle 650/750, soprattutto per l’erogazione brillante fin da poco oltre il minimo e fino alla zona rossa.
È una guida facile e che non stanca quella della Tracer, perché tutto è ben studiato, funzionale. E come tutte le Yamaha last generation il pacchetto è completo ed economico, difficile fare di più. Unici appunti: la frenata convince per feeling ma meno per la potenza e manca optional il cruise control.
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