Moto & Scooter
A scuola di adventure con Roberto Ungaro: non è mai troppo tardi per iniziare

Anche sorpassati gli "anta" ci si può avvicinare al mondo del fuoristrada. L'importante è avere un buon maestro, e tanta voglia di mettersi in gioco. Ecco come è nato il nostro video "a scuola di adventure" con Roberto Ungaro
Vai con lo zoppo, impari a zoppicare. È così; provate voi ad avere un compagno di banco come Roberto (Ungaro) e non farvi contagiare dalla passione per l’offroad: impossibile. Quando parla di ruote artigliate, di adventure, di enduro gli si illumina lo sguardo, la voce prende un semitono, le mani iniziano a mimare cose che non so, ma intuisco. Io, che da 30 anni metto ruote solo su asfalto, ho dato prova di grande resistenza: per più di due anni ho fatto orecchie da mercante, cercando di giustificare questa aria di passione come semplici ricordi di una giovanile affezione, mai sopita e tutta sua. Questo ho fatto, almeno fino a poche settimane fa.Tutto è cominciato con una vaga curiosità, una febbricina lieve lieve: “Robi, ma come è andata poi quella cosa là…?”. Ero ormai dentro, ora lo so. Trasportato nel racconto fattosi vivo, gestuale, cantato. Poi i sintomi si sono fatti leggermente più seri, anche a seguito dell’arrivo di un completo Acerbis da adventure, che ho voluto indossare. Ma guarda, è proprio proprio della mia taglia. Uhm.

A volte ritornano
Ma galeotto fu il test della CFMOTO MT800: 140 km su un terreno fangoso che non avevo mai considerato amico, o almeno amichevole. Beh lì, in Portogallo, su quel terreno marrone molliccio mi si è spalancato un mondo nuovo. Per dovere di cronaca: li ho fatti tutti, quei 140 km, senza nemmeno appoggiare la moto a terra. Alcuni hanno urlato al miracolo, non io. Mi sono sentito un tardivo predestinato: se solo avessi iniziato prima chissà dove sarei ora. Magari qui, vestito diverso però. Comunque. Ho dunque capito che il mondo della ruota da 21” poteva, almeno nella forma addolcita dell’adventouring, fare al caso mio. Con un po’ di scuola. E allora: “Robiiiiiiiiiiiiii!”
A essere del tutto onesto, quando ho iniziato a fare questo lavoro (nell’ormai lontano 2008), avevo acquistato una moto da enduro (vecchia, malconcia, inguidabile). “Per completezza professionale”, mi ero detto. Poi le trasferte, il fatto che di questo genere di macchine leggere snelle e alte, in redazione, se ne è sempre occupato chi più esperto di me… Insomma, ho lasciato stare. Moto venduta e casco appeso al chiodo, e di nuovo a stringere manubri e semimanubri, come sempre.

Buon adventuring a tutti
Dunque io, allievo, lui, Roberto, maestro, due moto, un mondo da capire. Partendo da zero: come stare in sella, come affrontare una curva stretta (il mio incubo), come derapare in uscita (il mio sogno).
Ed eccomi qui, prima in un piazzale sterrato, poi su un sentiero vero. Eccomi qui a guidare respirando quella libertà e quel senso di pienezza che solo certe moto, certi sentieri, certe compagnie sanno regalare. Al prezzo di mettersi in gioco, conoscendo e ammettendo i propri limiti. Bassi, molto bassi, ma chiaramente definiti entro il perentorio perimetro del “non ci riuscirò”. Ma. Ma in cima, su una cima che era adatta a me, a un neofita, ad osservare un panorama nuovo, aperto, infinito, ci sono arrivato. Che bellezza. Che pace. Che piacevole tremore a tutti i muscoli. Adrenalina la chiamano. Pace, dico io. E allora sì, se non l’avete ancora fatto, provate. Se già sapete, beh allora godetene con rispetto per chi inizia, e per tutti quelli che con altri mezzi, altre velleità, altre strade vogliono arrivare in alto. Buon adventouring a tutti.
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