Quotazione Moto&Scooter

Cerca

Seguici con

ADV
Moto & Scooter

I 5 mezzi più assurdi mai prodotti dalle case motociclistiche

Carlo Pettinato il 06/12/2024 in Moto & Scooter
I 5 mezzi più assurdi mai prodotti dalle case motociclistiche
Chiudi

Da Ducati a Harley-Davidson, passando per Fantic, MV Agusta e Honda: ecco quali sono i modelli più pazzi e inusuali realizzati dai costruttori di moto

Scrivere che nella storia della motocicletta se ne siano viste di tutti i colori sarà anche banale, ma è la verità. Basta andare a spulciare negli archivi per per scovare i modelli di moto più strani e assurdi mai ideati o prodotti.

La lista è potenzialmente infinita e, con ogni probabilità, potrebbe coinvolgere tutti i marchi. Noi ne abbiamo selezionati cinque, provenienti da Stati Uniti, Europa, Italia in particolare, e Giappone, ma i suggerimenti per una seconda puntata sono ben accetti.

Ecco, secondo noi, i 5 mezzi a due ruote più assurdi mai prodotti dalle case motociclistiche.

 

<div class='descrGalleryTitle'>MV Agusta 98 Motocarro</div><div class='descrGalleryText'><p>Probabilmente non lo si può nemmeno definire una motocicletta, il <b>Motocarro di MV Agusta</b> è in tutto e per tutto un mezzo da lavoro, che della moto conserva solo alcune caratteristiche. Tre ruote, la posizione di guida è tipo quella di una moto ma lo si pilota con un insolito volante al posto del manubrio. Fu prodotto per pochissimo tempo, <b>dal 1946 al ’47,</b> e in pochissimi esemplari, pare siano stati all’incirca 100. Il motore era un due tempi, la <b>cilindrata appunto di 98 cc</b> con una potenza di 3,5 cavalli e cambio a tre marce, mentre la portata del cassone era di 250 kg. Per far fronte alla mancanza di potenza in rapporto all’utilizzo, nel ’48 il Motocarro fu portato a 125 cc. Il “98” era lo stesso montato sulle moto e a tale proposito ricordiamo che la 98 fu la <b>prima MV Agusta di sempre</b>, approntata durante il periodo della guerra e messa in produzione nel ’45.</p>
</div>
MV Agusta 98 Motocarro

Probabilmente non lo si può nemmeno definire una motocicletta, il Motocarro di MV Agusta è in tutto e per tutto un mezzo da lavoro, che della moto conserva solo alcune caratteristiche. Tre ruote, la posizione di guida è tipo quella di una moto ma lo si pilota con un insolito volante al posto del manubrio. Fu prodotto per pochissimo tempo, dal 1946 al ’47, e in pochissimi esemplari, pare siano stati all’incirca 100. Il motore era un due tempi, la cilindrata appunto di 98 cc con una potenza di 3,5 cavalli e cambio a tre marce, mentre la portata del cassone era di 250 kg. Per far fronte alla mancanza di potenza in rapporto all’utilizzo, nel ’48 il Motocarro fu portato a 125 cc. Il “98” era lo stesso montato sulle moto e a tale proposito ricordiamo che la 98 fu la prima MV Agusta di sempre, approntata durante il periodo della guerra e messa in produzione nel ’45.

<div class='descrGalleryTitle'>Harley-Davidson Topper</div><div class='descrGalleryText'><p>Torniamo di nuovo indietro nel tempo e non di poco, dal 1960 al 1965, quando la statunitense Harley-Davidson mise in produzione lo <b>scooter Topper</b>. Il motore era a due tempi e la cilindrata era di 165 cc, la potenza era di 9 cavalli e la velocità di punta di tutto rispetto, <b>sfiorava i 100 chilometri l’ora</b>. L’avviamento era a strappo, simile a quello dei tagliaerba, e la trasmissione a variatore. La parte frontale della carrozzeria era in metallo, acciaio stampato, mentre quella posteriore era in vetroresina. Il successo non fu grandioso, ma ne vennero comunque costruiti<b> circa 6.000 esemplari</b>. A decretare lo scarso successo del Topper furono alcuni difetti come i consumi elevati e la propensione del motore a surriscaldarsi: era naturalmente raffreddato ad aria, ma privo di ventola; chiuso com’era all’interno della carrozzeria <b>faticava a raffreddare</b> a dovere.</p>
</div>
Harley-Davidson Topper

Torniamo di nuovo indietro nel tempo e non di poco, dal 1960 al 1965, quando la statunitense Harley-Davidson mise in produzione lo scooter Topper. Il motore era a due tempi e la cilindrata era di 165 cc, la potenza era di 9 cavalli e la velocità di punta di tutto rispetto, sfiorava i 100 chilometri l’ora. L’avviamento era a strappo, simile a quello dei tagliaerba, e la trasmissione a variatore. La parte frontale della carrozzeria era in metallo, acciaio stampato, mentre quella posteriore era in vetroresina. Il successo non fu grandioso, ma ne vennero comunque costruiti circa 6.000 esemplari. A decretare lo scarso successo del Topper furono alcuni difetti come i consumi elevati e la propensione del motore a surriscaldarsi: era naturalmente raffreddato ad aria, ma privo di ventola; chiuso com’era all’interno della carrozzeria faticava a raffreddare a dovere.

<div class='descrGalleryTitle'>Ducati Brio	</div><div class='descrGalleryText'><p>Rimaniamo in tema scooter e rimaniamo negli anni ’60, ma torniamo in Italia, la <b>patria della Vespa</b>, proprio colei che aveva dato il via al fenomeno diversi anni prima. Fu probabilmente proprio la Vespa la causa della breve vita del Ducati Brio, uno scooter prodotto <b>tra il ’63 e il ’67</b> negli stabilimenti di Borgo Panigale, successore del solo altro scooter Ducati, il Cruiser 175 che risaliva a circa 10 anni prima. Il Brio venne presentato in versione “48”, la cilindrata, destinato ai giovani, ma fu in seguito <b>affiancato dal 100 cc</b>, utilizzato anche dai Vigili Urbani di Bologna. Il motore era un semplice monocilindrico a due tempi raffreddato ad aria con trasmissione finale a catena, mentre la ciclistica si basava su una <b>scocca portante in lamiera</b> con parafango anteriore solidale alla carrozzeria in stile Lambretta; le ruote erano da 9” e la velocità massima di 40 km/h.</p>
</div>
Ducati Brio

Rimaniamo in tema scooter e rimaniamo negli anni ’60, ma torniamo in Italia, la patria della Vespa, proprio colei che aveva dato il via al fenomeno diversi anni prima. Fu probabilmente proprio la Vespa la causa della breve vita del Ducati Brio, uno scooter prodotto tra il ’63 e il ’67 negli stabilimenti di Borgo Panigale, successore del solo altro scooter Ducati, il Cruiser 175 che risaliva a circa 10 anni prima. Il Brio venne presentato in versione “48”, la cilindrata, destinato ai giovani, ma fu in seguito affiancato dal 100 cc, utilizzato anche dai Vigili Urbani di Bologna. Il motore era un semplice monocilindrico a due tempi raffreddato ad aria con trasmissione finale a catena, mentre la ciclistica si basava su una scocca portante in lamiera con parafango anteriore solidale alla carrozzeria in stile Lambretta; le ruote erano da 9” e la velocità massima di 40 km/h.

<div class='descrGalleryTitle'>Fantic Tender To</div><div class='descrGalleryText'><p>In gergo nautico, il tender è la <b>piccola imbarcazione ausiliaria</b>, solitamente un gommone, al seguito di una barca di dimensioni più importanti e utilizzata per lo sbarco dell’equipaggio. Con questo in mente, negli anni ’80 Fantic mise in produzione il Tender To, una sorta di mini moto o mini scooter <b>facilmente trasportabile in auto</b>, camper o, appunto, in barca. Il motore è un 50 cc due tempi ad aria da 1,6 cavalli con trasmissione centrifuga automatica, il telaio è in acciaio e le ruote sono da appena 8” con freni a tamburo. Punti forti del Fantic Tender To sono le dimensioni e il peso: lunghezza complessiva di 1.040 mm, altezza in configurazione da trasporto di 630 mm (<b>manubrio e sella si possono ripiegare</b> e abbassare come in una bicicletta) e <b>peso di appena 29 kg</b>. Con un serbatoio da soli 2 litri poteva comunque coprire circa 160 km, forte di consumi irrisori di 1,2 litri per 100 km.</p>
</div>
Fantic Tender To

In gergo nautico, il tender è la piccola imbarcazione ausiliaria, solitamente un gommone, al seguito di una barca di dimensioni più importanti e utilizzata per lo sbarco dell’equipaggio. Con questo in mente, negli anni ’80 Fantic mise in produzione il Tender To, una sorta di mini moto o mini scooter facilmente trasportabile in auto, camper o, appunto, in barca. Il motore è un 50 cc due tempi ad aria da 1,6 cavalli con trasmissione centrifuga automatica, il telaio è in acciaio e le ruote sono da appena 8” con freni a tamburo. Punti forti del Fantic Tender To sono le dimensioni e il peso: lunghezza complessiva di 1.040 mm, altezza in configurazione da trasporto di 630 mm (manubrio e sella si possono ripiegare e abbassare come in una bicicletta) e peso di appena 29 kg. Con un serbatoio da soli 2 litri poteva comunque coprire circa 160 km, forte di consumi irrisori di 1,2 litri per 100 km.

<div class='descrGalleryTitle'>Honda Motocompo</div><div class='descrGalleryText'><p>L’Honda NCZ 50 Motocompo è probabilmente il più noto tra i singolari modelli di questa rassegna. Il concetto alla base di questo mini scooter è lo stesso del Fantic Tender To: proporre un <b>mezzo di trasporto piccolissimo</b> e leggero che possa essere facilmente trasportato senza l’ausilio di un furgone. Il Motocompo fu prodotto per soli tre anni e veniva proposto<b> in abbinata alle automobili utilitarie</b> Honda City e Today. In particolare la City ebbe un successo maggiore del previsto, ma il Motocompo non tenne il passo: ne furono comunque venduti <b>oltre 50.000 pezzi</b>, il che lo rende un oggetto non così raro, per lo meno in Giappone. Manubrio e sella sono pieghevoli, a scomparsa per essere precisi, le ruote sono da 8”, il peso è di 45 kg e il motore è un 50 cc a due tempi. Il Motocompo è stato di recente riproposto da Honda, con il nome di <b>Motocompacto</b> e spinto da un motore elettrico.</p>
</div>
Honda Motocompo

L’Honda NCZ 50 Motocompo è probabilmente il più noto tra i singolari modelli di questa rassegna. Il concetto alla base di questo mini scooter è lo stesso del Fantic Tender To: proporre un mezzo di trasporto piccolissimo e leggero che possa essere facilmente trasportato senza l’ausilio di un furgone. Il Motocompo fu prodotto per soli tre anni e veniva proposto in abbinata alle automobili utilitarie Honda City e Today. In particolare la City ebbe un successo maggiore del previsto, ma il Motocompo non tenne il passo: ne furono comunque venduti oltre 50.000 pezzi, il che lo rende un oggetto non così raro, per lo meno in Giappone. Manubrio e sella sono pieghevoli, a scomparsa per essere precisi, le ruote sono da 8”, il peso è di 45 kg e il motore è un 50 cc a due tempi. Il Motocompo è stato di recente riproposto da Honda, con il nome di Motocompacto e spinto da un motore elettrico.

Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.

ADV
ADV