Moto & Scooter
Polaris e Zero: questo matrimonio s'ha da fare
Il colosso americano annuncia una partnership tecnologica con Zero Motorcycles per lo sviluppo dei propri veicoli elettrici di qui a 10 anni. Il primo frutto dell’accordo si vedrà entro il 2021
Polaris annuncia un accordo con Zero Motorcycles per la produzione di veicoli elettrici, e potremmo chiudere qui. Sì, c’è qualche dettaglio dell’accordo – durata di 10 anni, ambiti di applicazione motociclette e motoslitte, primo veicolo previsto entro il 2021 – e il nome della strategia elettrica di Polaris: "rEV’d up", che potremmo tradurre “su di giri” se non fosse per quel gioco di parole con EV, Electric Vehicles, che lo rende intraducibile.
Quello che interessa è che Polaris, aziendina americana che fattura tra i 5 e i 6 miliardi di dollari (il quadruplo del Gruppo Piaggio, per capirci) abbia bisogno di stringere accordi con uno specialista dell’elettrico per non sbagliare in un mondo come quello elettrico, che si muove a velocità frenetica e non ammette errori.
Va ricordato che dopo aver acquistato il marchio Indian, nel 2015 Polaris rilevò anche la divisione moto di Brammo, azienda dell’Oregon che aveva già in produzione una gamma elettrica a medio-alte prestazioni fra cui la Empulse, caratterizzata dal motore americano Parker raffreddato ad acqua al quale erano stati applicati cambio e frizione sviluppati da un’azienda italiana, la SMRE di Perugia. Ma la Empulse aveva a bordo tanta altra Italia, dal telaio Accossato ai freni Brembo, dai cerchi Marchesini alla forcella Marzocchi.
Quando apparve nel 2012, la Brammo Empulse era forse la moto elettrica più evoluta del mondo, con una tecnologia proprietaria per la batteria e il primo powertrain elettrico sviluppato specificamente per una moto. Ma Polaris ha probabilmente tenuto troppo a lungo in naftalina i progetti Brammo, ed è ora costretta ad appoggiarsi a Zero (che comunque è un'altra azienda 100% americana, aspetto che ha il suo peso) per sviluppare i suoi futuri veicoli elettrificati.
Da parte sua, Zero è ben contenta di stringere accordi di questo tipo, visto che una parte consistente dei suoi proventi deriva proprio dalla cessione di tecnologia (dai costruttori di Go-Kart fino al Ministero della Difesa americano).
Questa storia fa capire come mai le grandi Case abbiano finora affrontato con cautela il mondo dell’elettrico. Il rischio di scottarsi è molto alto, come dimostrano i numerosi fallimenti di aziende che pure avevano operato molto bene dal lato della tecnologia come Mission Motors, Alta Motorcycles o la stessa Brammo; e dall’altra parte, quanto siano state brave le aziende di piccola taglia capaci di sopravvivere ed emergere in questo mondo, come le nostre Energica o Tacita.
Intanto non resta che aspettare le Polaris – e soprattutto le Indian – del futuro, presumibilmente sviluppate attorno alla moderna piattaforma SR-F di Zero; anche se Indian potrebbe richiedere una personalizzazione più spinta per raccogliere senza sfigurare la sfida lanciata da Harley-Davidson con LiveWire, un progetto decisamente ben riuscito. Insomma, i due marchi a stelle e strisce più storici hanno tutte le intenzioni di continuare a suonarsele per i prossimi cent’anni.