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Kawasaki ZX-10R SBK Team Provec: roba dell'altro mondo!

di Andrea Padovani il 29/06/2012 in Moto & Scooter

Cinque giri in sella alla rivelazione 2012 del Campionato del Mondo delle derivate di serie. Abbiamo provato la moto di Tom Sykes ad Aragon in Spagna, un mezzo facile e dal limite incredibile, neppure lontano parente della versione 2011

Kawasaki ZX-10R SBK Team Provec: roba dell'altro mondo!
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Pole position, podi a ripetizione e una vittoria. La parte alta della classifica è ormai una piacevole e consolidata consuetudine per il team Kawasaki Provec che in questo 2012 sembra aver trovato la quadratura del cerchio.
In questo inizio di Mondiale Superbike, Tom Sykes è sempre lì a giocarsi la testa della gara fin sotto alla bandiera a scacchi e la ZX-10R che guida non sembra essere neppure lontana parente della versione schierata nella passata stagione. Il salto di qualità a livello di prestazioni e rendimento è stato impressionante: abbiamo avuto modo di verificarlo in un breve test che si è svolto sulla difficile pista di Aragon, in Spagna, dove abbiamo toccato con mano i notevoli passi in avanti fatti dalla quattro cilindri giapponese.

La versione 2012 non sembra nemmeno la stessa moto che abbiamo provato lo scorso anno a Portimao dopo l'ultima gara del Mondiale. Le poche ma significative modifiche apportate alla ciclistica, al motore e all'elettronica hanno sortito un effetto davvero positivo. E i risultati si vedono…

Guarda la Kawasaki in pista, clicca qui!

Ma entriamo nel dettaglio.
La ZX-10R non è stata rivoluzionata: il motore ha guadagnato una decina di CV a tutti i regimi, cui si accompagna una curva di coppia più piena su tutto l'arco di erogazione. Questo risultato è stato ottenuto lavorando sulle camere di scoppio, sui pistoni e sulla distribuzione. È stato inoltre introdotto un nuovo e più pratico cambio estraibile per poter adattare i rapporti alle caratteristiche del tracciato. Fondamentale l'introduzione a livello elettronico del ride-by-wire che è stato integrato nell'elettronica di gestione della moto. Grazie a ciò è stato possibile smussare le spigolosità del quattro cilindri e scaricare a terra la coppia in maniera più lineare e controllata. L'acceleratore elettronico va ad affiancarsi ai sistemi già esistenti quali il controllo di trazione, l'anti impennata e il freno motore.

Molto è stato fatto anche a livello ciclistico, lavorando sulle altezze della moto (ora l'avantreno è meno caricato in maniera da ottenere una moto più piatta e dal maggior feeling), sulla zona del cannotto di sterzo e sulla lunghezza del forcellone. Il risultato? Cinque pole position su sei gare. Scusate se è poco…

E adesso andiamo in pista!

Kawasaki ZX-10R SBK Team Provec: roba dell'altro mondo!

Salire in sella ad una SBK è sempre un'emozione. se però la pista è assolutamente sconosciuta… beh, l'emozione lascia il posto a un po' di apprensione.

Il tracciato di Aragon è una bellissima cattedrale nel deserto, con curve tecniche, linee da raccordare, curvoni veloci e traiettorie obbligate. Di impararlo in cinque giri, non c'è proprio verso. Meno male che in Kawasaki hanno pensato bene di preparare anche una ZX-10R stradale con cui prendere una minima confidenza con la pista.

I cinque giri con la moto standard servono però appena per capire che la prima parte del tracciato è molto guidata, che la seconda si compone di un lungo rettilineo in discesa e che alla fine c'è un tornantino lentissimo cui segue una curva in appoggio che immette sul rettilineo del traguardo. Un po' pochino come aiuto visto che il sellino che ci attende è quello di una esplosiva superbike.
Già, esplosiva: la ricordavamo così la vecchia ZX-10R, molto caricata sull'anteriore, molto agile, un po' nervosa e dotata di un motore piuttosto spigoloso e grezzo a livello elettronico (nel 2011 il paragone con le regine di categoria era piuttosto impietoso).

Tocca a noi: l'avviatore accende la verdona col numero 66 sul cupolino, quella di Sykes. Una piccola spinta, dentro la prima. La posizione di guida rispetto alla vecchia moto è decisamente cambiata: la sella è più alta tanto che non ci si asta affatto scomodi. Certo, le braccia sono ben caricate, ma non è un problema… anzi!
Usciamo dalla corsia dei box, sinistra destra e ancora destra: non sappiamo se meravigliarci di più per il feeling col gas o per il bilanciamento ciclistico raggiunto quest'anno dalla Kawasaki. Le traiettorie da seguire in pista sono ancora improvvisate curva dopo curva ma la Ninja soccorre con una sincerità davvero impressionante. L'introduzione del ride-by-wire ha fatto fare un salto di qualità enorme alla gestibilità della moto nella guida impegnata: è evidente che la sua taratura dipende dallo stile di guida di Sykes, ma già così è prossimo alla perfezione (o almeno così sembra a noi comuni mortali). La risposta al comando del gas è dolcissima e sembra predire le volontà del pilota: allo stesso modo, la coppia scaricata a terra dalla ruota posteriore è priva di picchi o flessione, rimanendo tuttavia sempre portentosa. La spinta fuori dalle curve, complice il peso contenuto della moto, è micidiale e solo il sistema anti impennata evita di percorrere mezza pista in monoruota. Il bilanciamento ciclistico fa il resto: il compromesso raggiunto tra agilità e stabilità è ottimo e nelle molte staccate da affrontare a moto inclinata, la ZX-10R interpreta al millimetro le volontà del pilota. Sui limiti in piega… beh… quelli sembrano non arrivare mai tanto la moto è ferma sulle sospensioni, solida in appoggio sicura quando si riprendere in mano il gas.

La stessa valutazione vale per il propulsore: in un attimo si sbatte addosso al limitatore chiede marce una dopo l'altra quando si spalanca sul dritto. Basti pensare che in fondo al rettilineo di Aragon, telemetria alla mano, abbiamo toccato i 312 km/h effettivi, senza peraltro uscire dall'ultima curva con la stessa decisione di Sykes, che certo non ha timori reverenziali.
E poi – quasi al cartello dei 250 m - si frena. E che frenata: l'impianto è infaticabile e potentissimo, ben assistito dal cambio. In staccata basta buttare dentro le marce senza usare né frizione né il classico colpo di gas: l'elettronica fa tutto da sola e al pilota non rimane che concentrarsi sulla traiettoria, sulla frenata e sulle sue… emozioni. Quelle che potrete leggere su Dueruote di Settembre.

E adesso scoprite la Kawasaki SBK nella gallery!

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