Moto & Scooter
Tre stili, una moto: W 400 TT
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Cosa succede se una vecchia Kawasaki Z400 passa nei locali delle officine della Classic Farm? Diventa una Taurus
L'atelier della Val Camonica prosegue senza soste nella produzione di nuove moto. Al Salone di Milano ha svelato la Taurus e dopo l'entusiasmo e i commenti positivi raccolti in Fiera, ha realizzato un'altra creatura risvegliando l'interesse anche sul marchio "Taurus", che però dal punto di vista strettamente storico è sempre stato collegato a moto con motore monocilindrico. Ecco come è nata questa moto.
Per scoprire le altre Taurus realizzate dalla Classic Farm, clicca qui!
"Essendo già intenzionati a realizzare una replica più fedele della mitica monocilindrica degli Anni 40 – ci ha raccontato Fabrizio di Bella titolare della Mc Deeb - come poi difatti è accaduto con la G28 di cui avete appena parlato, quando quest'ultima è nata, con l'approvazione del suo felice proprietario Tiziano Tallon, abbiamo deciso di togliere dalla piccola bicilindrica Kawasaki i loghi "Taurus" sostituendoli con altri già realizzati in precedenza col nostro marchio. Questo per non "inquinare" la stirpe Taurus, visto il grande rispetto che il sottoscritto nutre per questo marchio."
Grazie anche a questa impostazione "filologicamente" corretta fin dalle prime fasi, l'operazione moto a marchio Taurus quindi si sta evolvendo rapidamente e sotto i migliori auspici. Positivo è stato, infatti, riscontro avuto dai titolari del marchio nel settore biciclette, tuttora attivi a Vanzaghello in provincia di Milano, e addirittura entusiastica l'accoglienza riservata alla prima vera Taurus del nuovo corso dal nipote del tecnico Vittorio Guerzoni, che la costruiva all'epoca. Il noto avvocato bolognese Riccardo Ferniani, infatti, ha voluto farsi fotografare sulla "Numero 1" in occasione dell'Eicma e sarà con buona probabilità uno dei primi acquirenti dei prossimi esemplari con motorizzazione di derivazione Royal Enfield, la cui produzione è già pianificata nella factory di Bienno (BS).
Grazie anche a questa impostazione "filologicamente" corretta fin dalle prime fasi, l'operazione moto a marchio Taurus quindi si sta evolvendo rapidamente e sotto i migliori auspici. Positivo è stato, infatti, riscontro avuto dai titolari del marchio nel settore biciclette, tuttora attivi a Vanzaghello in provincia di Milano, e addirittura entusiastica l'accoglienza riservata alla prima vera Taurus del nuovo corso dal nipote del tecnico Vittorio Guerzoni, che la costruiva all'epoca. Il noto avvocato bolognese Riccardo Ferniani, infatti, ha voluto farsi fotografare sulla "Numero 1" in occasione dell'Eicma e sarà con buona probabilità uno dei primi acquirenti dei prossimi esemplari con motorizzazione di derivazione Royal Enfield, la cui produzione è già pianificata nella factory di Bienno (BS).
La riscoperta del marchio Taurus ad opera della Classic Farm Motorcycles però non si ferma alla gamma di moto, ma comprende anche una serie di accessori e di abbigliamento spiccatamente "vintage" ,che sarà possibile ammirare a breve sul sito https://www.taurusmotociclette.com.
Per tutti gli appassionati l'appuntamento per vedere le ultime creazioni della Classic Farm Motorcycles (tra le quali la replica di una moto del 1910 ma fatta oggi e omologata) è al Bike Expo di Verona, dal 20 al 22 Gennaio , padiglione 1, stand 4R-
Per tutti gli appassionati l'appuntamento per vedere le ultime creazioni della Classic Farm Motorcycles (tra le quali la replica di una moto del 1910 ma fatta oggi e omologata) è al Bike Expo di Verona, dal 20 al 22 Gennaio , padiglione 1, stand 4R-
Da dove nasce la Taurus
Quella che vedete in queste foto, altro non è che una vecchia Kawasaki Z400 a cinque marce prodotta nel 1982 che dell'originale mantiene ben poco!
Il lavoro dell'atelier bresciano ha permesso di trasformare una vecchia stradale giapponese, di costo limitato, e dallo scarso interesse collezionistico in una scrambler all'inglese con scarichi alti disposti su entrambi i lati e con efficaci gomme tassellate. Una di quelle "motine" agili e scattanti che sembra invitare a salirci su e partire per affrontare tortuose stradine di montagna, magari anche dove finisce l'asfalto.
La vecchia Z400 però non ha acquistato solo un aspetto migliore rispetto all'originale, abbastanza dimesso, ma è diventata una vera e propria "istant- classic". Di originale ha conservato l'affidabile impianto elettrico ma l'elenco delle modifiche effettuate è smisurato. Ci limitiamo pertanto solo a descrivere quelle più significative. Basti guardare i raffinati scarichi artigianali con collettori e griglie paracalore in acciaio inox, al pari dei fianchetti bombati ricavati modificando quelli di una stradale italiana degli anni sessanta. Il propulsore originale è stato sostituito con quello di una Kawasaki ma del modello 440 LTD, una poco nota custom a sei marce dell'85. La potenza, grazie anche alle modifiche allo scarico e all'aspirazione e alla nuova taratura dei carburatori è salita ad oltre 46 CV a 7000 giri/minuto, ma con la possibilità di allungare fino a 8500 senza problemi. Considerando il peso inferiore ai 145 kg (ricordiamo che molte sono le parti rifatte in alluminio) la velocità massima in sesta si attesta attorno ai 175 chilometri orari, una risultato decisamente considerevole per una moto di questo tipo, il cui impiego sui tracciati misti anche veloci riserva grandi soddisfazioni, a fronte di un limitato impegno nella guida.
Un grosso lavoro di affinamento è stato riservato al telaio, sparito il goffo parafango originale sovrastato dall'enorme gruppo ottico, che caratterizzava le giapponesi degli anni ottanta, la struttura posteriore di tipo scatolata è stata rifatta e allungata mediante un archetto in tubo che ora sorregge un delizioso parafango in alluminio battuto a mano come l'anteriore. A completare il retrotreno troviamo un faretto della miller modello "Stop", come quello adottato sulla mitica vincent ma montato su un supporto Lucas appositamente modificato. Del tutto diversa e sagomata in modo decisamente retrò la sella artigianale modificata, rivestita in alcantara, anche gli ammortizzatori sono stati realizzati appositamente per questa moto e presentano il corpo ricavato interamente in alluminio mediante lavorazione su macchine a controllo numerico: il loro peso è meno della metà rispetto a quelli originali ma la funzionalità è decisamente superiore, grazie anche all' escursione viene cresciuta a di 2,5 centimetri, al pari della forcella, che è stata rivista sia nelle molle che nell'idraulica. Sempre con un occhio all'estetica ma senza trascurare la funzionalità, una grande attenzione è stata riservata all'alleggerimento delle cosiddette " masse non sospese", che hanno una influenza determinate sulla precisione di guida e la maneggevolezza. I cerchi quindi sono delle copie dei vecchi Borrani in alluminio a bordo alto di tipo Borrani, accoppiati ai mozzi originali torniti con raggi in acciaio inox. Per incastonare il motore del 440 nel più raccolto telaio della prima versione 400, è stato necessario realizzare dei supporti artigianali e allo stesso modo è stata costruita la leggera ma robusta piastra paramotore, che risulta molto "attillata". L'elenco delle modifiche apportate prosegue con numerose altre voci, a dimostrazione di quanta attenzione sia stata riposta in ogni dettaglio, evitando deliberatamente il ricorso a componenti acquistabili sui soliti cataloghi di pezzi speciali, ma preferendo realizzare a mano ogni cosa, dai parafanghi ai relativi supporti, per finire al cruscotto, la scocca della sella, il corpo del faro anteriore con l'originale griglia, le pedane pieghevoli e moltissimi altri pezzi. Ogni singola parte deriva da una scelta ponderata e da prove effettuate nel corso di svariati "pre-montaggi " rivolti a verificare che tutto funzionasse correttamente, perché questa doveva essere la "prova generale" della capacità del proprio staff di realizzare una moto praticamente ex novo se si esclude il propulsore.
Il lavoro dell'atelier bresciano ha permesso di trasformare una vecchia stradale giapponese, di costo limitato, e dallo scarso interesse collezionistico in una scrambler all'inglese con scarichi alti disposti su entrambi i lati e con efficaci gomme tassellate. Una di quelle "motine" agili e scattanti che sembra invitare a salirci su e partire per affrontare tortuose stradine di montagna, magari anche dove finisce l'asfalto.
La vecchia Z400 però non ha acquistato solo un aspetto migliore rispetto all'originale, abbastanza dimesso, ma è diventata una vera e propria "istant- classic". Di originale ha conservato l'affidabile impianto elettrico ma l'elenco delle modifiche effettuate è smisurato. Ci limitiamo pertanto solo a descrivere quelle più significative. Basti guardare i raffinati scarichi artigianali con collettori e griglie paracalore in acciaio inox, al pari dei fianchetti bombati ricavati modificando quelli di una stradale italiana degli anni sessanta. Il propulsore originale è stato sostituito con quello di una Kawasaki ma del modello 440 LTD, una poco nota custom a sei marce dell'85. La potenza, grazie anche alle modifiche allo scarico e all'aspirazione e alla nuova taratura dei carburatori è salita ad oltre 46 CV a 7000 giri/minuto, ma con la possibilità di allungare fino a 8500 senza problemi. Considerando il peso inferiore ai 145 kg (ricordiamo che molte sono le parti rifatte in alluminio) la velocità massima in sesta si attesta attorno ai 175 chilometri orari, una risultato decisamente considerevole per una moto di questo tipo, il cui impiego sui tracciati misti anche veloci riserva grandi soddisfazioni, a fronte di un limitato impegno nella guida.
Un grosso lavoro di affinamento è stato riservato al telaio, sparito il goffo parafango originale sovrastato dall'enorme gruppo ottico, che caratterizzava le giapponesi degli anni ottanta, la struttura posteriore di tipo scatolata è stata rifatta e allungata mediante un archetto in tubo che ora sorregge un delizioso parafango in alluminio battuto a mano come l'anteriore. A completare il retrotreno troviamo un faretto della miller modello "Stop", come quello adottato sulla mitica vincent ma montato su un supporto Lucas appositamente modificato. Del tutto diversa e sagomata in modo decisamente retrò la sella artigianale modificata, rivestita in alcantara, anche gli ammortizzatori sono stati realizzati appositamente per questa moto e presentano il corpo ricavato interamente in alluminio mediante lavorazione su macchine a controllo numerico: il loro peso è meno della metà rispetto a quelli originali ma la funzionalità è decisamente superiore, grazie anche all' escursione viene cresciuta a di 2,5 centimetri, al pari della forcella, che è stata rivista sia nelle molle che nell'idraulica. Sempre con un occhio all'estetica ma senza trascurare la funzionalità, una grande attenzione è stata riservata all'alleggerimento delle cosiddette " masse non sospese", che hanno una influenza determinate sulla precisione di guida e la maneggevolezza. I cerchi quindi sono delle copie dei vecchi Borrani in alluminio a bordo alto di tipo Borrani, accoppiati ai mozzi originali torniti con raggi in acciaio inox. Per incastonare il motore del 440 nel più raccolto telaio della prima versione 400, è stato necessario realizzare dei supporti artigianali e allo stesso modo è stata costruita la leggera ma robusta piastra paramotore, che risulta molto "attillata". L'elenco delle modifiche apportate prosegue con numerose altre voci, a dimostrazione di quanta attenzione sia stata riposta in ogni dettaglio, evitando deliberatamente il ricorso a componenti acquistabili sui soliti cataloghi di pezzi speciali, ma preferendo realizzare a mano ogni cosa, dai parafanghi ai relativi supporti, per finire al cruscotto, la scocca della sella, il corpo del faro anteriore con l'originale griglia, le pedane pieghevoli e moltissimi altri pezzi. Ogni singola parte deriva da una scelta ponderata e da prove effettuate nel corso di svariati "pre-montaggi " rivolti a verificare che tutto funzionasse correttamente, perché questa doveva essere la "prova generale" della capacità del proprio staff di realizzare una moto praticamente ex novo se si esclude il propulsore.
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