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MotoGuzzi Bellagio: non chiamatela custom

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A tre anni dal debutto la moto di Mandello più fuori dagli schemi di sempre si ripresenta in versione dark Aquila Nera. Già in vendita a 10.960 euro, chiavi in mano

MotoGuzzi Bellagio: non chiamatela custom
MotoGuzzi Bellagio: non chiamatela custom
Certe volte bisogna proprio provare per credere. E il detto si adatta alla perfezione alla Moto Guzzi Bellagio che è una di quelle moto che vanno assolutamente provate prima di poter esprimere un qualsivoglia giudizio basato magari solo sull'estetica.
Così oggi a distanza di oltre due anni dalla sua presentazione siamo tornati in sella alla Bellagio nella nuova versione dark Aquila Nera per verificare se le nostre impressioni siano mutate. Sono bastate poche curve per le strade di Roma per persuaderci ancora una volta che la Bellagio è davvero una moto fuori dagli schemi, più vicina ad una naked che ad una custom.
Se però siete scettici, vi basterà verificare di persona: saliti in sella, constatata la posizione delle pedane leggermente arretrate, impugnato il largo manubrio che porta ad assumere una posizione di guida leggermente caricata in avanti, vi accorgerete che non esiste una definizione esaustiva per questa Guzzi.

La Bellagio è nata dalla matita del designer Scopel e dalla mente dell'ingegner Restelli

Una volta avviato il twin da 940 cc, dagli scarichi inizia il concerto dei cilindri di Mandello, fatto di scoppi pacati ma coinvolgenti. Se poi volete un po' di brio anche al semaforo, vi basterà una sgasata per sentire le good vibration tipiche delle Moto Guzzi.
Al verde la prima entra con un sonoro clac e all'inizio bisogna abituarsi anche alla frizione, dura da tirare, che stacca in fondo. Presa la giusta confidenza con il selettore e la frizione, le marce scivolano dentro senza alcuna esitazione. E qui viene il bello: il bicilindrico lariano da 75 CV ha un gran carattere e la potenza sufficiente per divertirsi su strada senza strafare. Fin dai bassi regimi il Guzzi offre un buon tiro, ma è ai medi che dà il meglio con un'erogazione piena e vivace.
Per cambiare dovrete farci l'orecchio e ascoltare il motore, perché il contagiri non è previsto nella strumentazione che comprende un ricco display LCD, il tachimetro e le spie di servizio.
Nei tratti guidati si apprezza la solidità della forcella - regolabile nel precarico molla e nell'idraulica in estensione - che risulta ben sostenuta e precisa nell'impostare le curve e progressiva quando si inizia la fase di frenata. Il monoammortizzatore con leveraggio progressivo ha una risposta più secca, specie sulle malformazioni dell'asfalto, ma quando la strada è liscia il suo comportamento è irreprensibile e l'assetto della moto rimane quello impostato anche quando si spalanca il gas con decisione.
Dopo qualche chilometro ci si dimentica della mole della Bellagio (224 kg a secco) e si impostano le curve con disinvoltura raggiungendo angoli di piega inaspettati, aiutati anche dal gommone posteriore da 180 che infonde molta fiducia.
Fermarsi non è mai un problema, l'impianto frenante della Brembo composto da una coppia di dischi anteriori da 320 mm a cui si aggiunge il disco da 282 mm, è pronto, potente e modulabile.
Infine una nota sul comfort. Il pilota, come detto, ha tutto sotto controllo e si affatica poco; il merito va anche alla seduta ben imbottita, oltre che delle sospensioni a punto, mentre il passeggero, nonostante che abbia una porzione di sella adeguata, si potrebbe definire un optional perché la Guzzi non ha previsto nessun appiglio per la sua sicurezza in marcia.

Per portarvi a casa la Guzzi Bellaggio in versione Aquila nera con serbatoio rigorosamente nero opaco dovrete staccare un assegno da 10.960 euro c.i.m..
MotoGuzzi Bellagio: non chiamatela custom
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